Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
UCOS
assemblages in R. H. M A. Z (a cura di), Approaches to faunal analysis in the Middle
, EADOW - EDER
East Cambridge University Press, Cambridge, 1978, pag. 53.
, 16
in vita, quegli animali sono oggetti per la proprietà, l’eredità, lo scambio, il
14
commercio ».
Per l’autore, dunque, il vero scopo dell’addomesticamento è quello di convertire
gli animali in proprietà.
Ingold (1980) scompone l’addomesticamento in tre fasi, un po’ come fa Bökönyi:
cioè la conduzione dell’animale nella famiglia, non
1. dominazione,
necessariamente come proprietà;
2. aggregamento, che comporta la cattura di gruppi di animali come proprietà;
3. allevamento, che prevede il controllo della riproduzione.
l’incorporazione sociale o
Per Ingold (1984) addomesticamento significa «[…] 15
l’appropriazione di generazioni successive di animali da parte degli uomini ». Egli
considera gli animali domestici come un mezzo attraverso il quale prendono vita
relazioni tra individui umani e famiglie. Dunque viene formulato un concetto di
addomesticamento nel quale gli animali appaiono come risorsa sociale, che si
acquisisce attraverso la proprietà degli animali stessi.
Digard (1990) sebbene veda il possesso e la dominazione come caratteri chiave
dell’addomesticamento, s’immagina quest’ultimo come un processo che è
essenzialmente lo stesso in tutti i casi. Il grado di addomesticamento varia in
relazione all’idoneità delle specie animali ed ai caratteri tecnologici e sociali della
sfera umana. Digard si focalizza principalmente sull’azione addomesticatoria che gli
uomini esercitano sugli animali nel contesto di un sistema addomesticatorio
particolare, trascurando di definire una precisa soglia alla quale gli animali possano
considerarsi pienamente domestici.
Al di là delle definizioni di addomesticamento, è innegabile che esso abbia
14 P. D Ivi, pag. 54.
UCOS,
15 T. I Time, social relationships and the exploitation of animals: Anthropological reflections
,
NGOLD
on prehistory, in J. C B C. G (a cura di), Animals and archaeology:3. Early
LUTTON- ROCK - RIGSON
herders and their flocks, British Archaeological Reports, Oxford, 1984, p. 4. 17
rappresentato un punto cruciale nel cammino dell’umanità, una svolta economica
formidabile, un modificatore potente dell’evoluzione culturale e biologica della
nostra specie; parimenti l’addomesticamento ha influenzato anche il destino di
numerosi animali e piante. Molte delle loro caratteristiche biologiche, ed in qualche
dell’uomo,
caso anche la loro stessa esistenza, dipendono direttamente dall’intervento
dalle sue necessità, dai suoi progetti; possono rispondere alle sue esigenze alimentari,
di protezione, di lavoro, di locomozione; possono riflettere idiosincrasie e
rispecchiare valori estetici e gusti di un’epoca o di una società.
Con lo sviluppo delle moderne biotecnologie la nozione tradizionale di
addomesticamento andrà forse modificata. In quest’ottica, infatti,
l’addomesticamento compie un salto quantico, un progresso qualitativo: invece di
agire sui fenotipi l’uomo sta imparando a modificare direttamente i genotipi. Le
biotecnologie permettono il superamento della barriera allo scambio genico tra specie
non imparentate: un ostacolo naturale contro cui le tecniche di selezione sono
inefficaci. Dunque il processo di addomesticamento, al contrario di quanto si possa
pensare, non è concluso, ma è in continuo divenire, perché la natura è ‘manipolata’ da
una società che si evolve perennemente.
Per comprendere i meccanismi dell’addomesticamento è opportuno discutere di tre
concetti: la selezione naturale, la selezione sessuale e la selezione artificiale. Charles
Darwin per primo descrisse la selezione artificiale nel 1859 nella sua opera On the
Origin of Species. La selezione sessuale fu affrontata in Descent of Man, and
Selection Related to Sex, opera del 1871. Nel 1868 Darwin pubblicò The Variation of
Animals and Plants Under Domestication, lavoro nel quale trattò della selezione
artificiale. Darwin considerava la selezione sessuale come una parte della selezione
naturale, e sosteneva che la selezione artificiale fosse di due tipi: metodica ed
inconscia. La selezione inconscia non presuppone un volere consapevole né una
prospettiva di alterare permanentemente una specie, mentre la selezione metodica è
guidata da qualche progetto predeterminato riguardo a ciò che è meglio. Pertanto è
l’intenzione la differenza sostanziale.
Oggi si può affermare, così come fece Darwin, che la selezione naturale è il
18
processo meccanicistico, condotto a livello ambientale, attraverso il quale più tratti
vantaggiosi sono interamente trasmessi alle generazioni successive più spesso di
quelli meno vantaggiosi grazie alla riproduzione differenziale degli individui che
possiedono tali tratti positivi.
La selezione sessuale è un processo naturale di competizione intraspecifica che
punta all’accoppiamento degli individui più ‘idonei’.
La selezione artificiale, generalmente la forza motivante dietro
l’addomesticamento, è spesso messa sullo stesso piano della riproduzione selettiva.
Questo spesso equivale alla selezione pre-zigotica (dove gli individui da far
accoppiare sono scelti dall’uomo) contro la selezione post-zigotica (dove la prole più
idonea si riproduce in modo differenziale) come nella selezione naturale.
naturale giochi un ruolo considerevole nell’evoluzione di
Sebbene la selezione
molti tratti (si veda la resistenza alle malattie) durante il processo di
addomesticamento animale, la selezione sessuale è effettivamente manipolata dai
‘piani di accoppiamento’ imposti dal desiderio umano di particolari caratteri sessuali
secondari. La selezione artificiale è un processo conscio e pertanto viene
generalmente considerato effettuabile solo dagli uomini. La selezione artificiale ha
due forme: una debole e una forte. Nella selezione artificiale debole la pressione
selettiva è applicata post-zigoticamente e la selezione naturale prosegue da questa
base genetica modificata. Nella selezione artificiale forte, invece, la selezione è sia
pre-zigotica che post-zigotica.
1.3 Caratteristiche fisiche e fisiologiche degli animali domestici
I tipi addomesticati sono specie separate? La risposta generalmente è ‘no’, in base
al concetto di specie biologica. Le specie sono interfertili e si incrociano se viene data
loro l’opportunità. Quando gli animali domestici sono simpatrici con le specie
selvatiche di origine (se queste ultime esistono ancora), il flusso genico generalmente
19
può avvenire.
È difficile affermare quando un animale sia completamente domestico, tuttavia un
insieme interconnesso e caratteristico di tratti modificabili coinvolgenti fisiologia,
morfologia e comportamento sono spesso associati con l’addomesticamento. Tutti gli
addomesticati innanzitutto tollerano notevolmente la vicinanza della gente.
Cambiamenti del ciclo riproduttivo come la poliestralia (più periodi di fecondità
l’anno, invece di uno solo) e adattamenti ad una nuova (spesso più povera)
durante
dieta sono tipici. Le principali ricorrenze fisiche e fisiologiche comuni tra i
mammiferi addomesticati sono:
1. modifica della taglia originaria;
2. colore misto del manto;
3. pelo ondulato o riccio;
4. code arrotolate;
5. code più corte, vertebre meno numerose;
6. orecchie flosce.
Anche il cranio va incontro a diversi cambiamenti: diminuisce in molte specie la
dimensione del cervello, si riducono lo splancto cranio, la dimensione dei denti e la
regione facciale; aumenta invece la variazione a carico delle corna.
Si manifestano cambiamenti nella deposizione di grasso sottocutaneo e tra i fasci
muscolari, inoltre nelle specie animali con abitudini più sedentarie si assiste ad una
delle superfici articolari e delle creste ossee, mentre in
riduzione dell’estensione
animali sottoposti a grande stress fisico, come quelli da lavoro, questi cambiamenti
possono essere particolarmente marcati.
L’addomesticamento influenza anche l’umore, le emozioni, il comportamento
agnostico od affiliativo, la comunicazione sociale, tutti tratti che vengono alterati in
modi diversi. L’addomesticamento accelera il raggiungimento dell’età adulta; spesso,
20
però, accade anche l’opposto: l’adulto può conservare tratti anatomici tipici dei
giovani (deposizione di grasso sottocutaneo, mascelle più corte), e se ne sono
interessati i caratteri etologici, allora, come nel caso del cane, si parla di neotenia
comportamentale.
Gli apprezzabili cambiamenti metabolici e morfologici, che spesso accompagnano
l’adattamento comportamentale all’ambiente umano, di solito portano ad una
significativa dipendenza dagli uomini per cibo e rifugio.
Merita considerazione un altro effetto, benché indesiderato,
dell’addomesticamento, cioè lo sviluppo di molte malattie infettive dovute al
passaggio di virus, batteri ed eucarioti parassiti dagli animali domestici all’uomo.
Zoonosi sono state descritte per molti mammiferi ed uccelli domestici, semi-
domestici o semplicemente antropofili. Malattie come il morbillo, la tubercolosi ed il
vaiolo, per esempio, sono causate nella nostra specie da patogeni strettamente
imparentati con quelli di molti bovini domestici; anche il maiale è attaccato da
nell’uomo dell’influenza e della pertosse; inoltre
patogeni affini a quelli responsabili
sembra dimostrato che Plasmodium falciparum, il protozoo trasmesso dalla zanzara
Anopheles e responsabile della forma più grave di malaria, si sia evoluto per
trasferimento dall’ospite aviario a quello umano (Diamond, 1997).
1.4 Primi animali domestici
Il primo animale domestico fu il cane (Canis lupus familiaris): esso fu senza dubbio
un commensale dell’uomo a lungo prima che quest’ultimo pensasse di trarre qualche
vantaggio da questa coabitazione. La presenza del cane, a meno che non si tratti di un
lupo di piccolissima statura del tutto anormale, è stata riconosciuta nell’Aziliano di
(Dordogna) nel X millennio a.C. (9640±120 a.C.). Un’osservazione
Pont-d’Ambon
altrettanto antica era stata fatta in una tomba natufiana della Palestina dove un
giovane canide era stato posto fra le braccia di un bambino. Anche resti ossei trovati
21
nei livelli inferiori di Gerico e nella grotta di Pelegrawa in Iran (X millennio a.C.)
sono stati attribuiti al cane. Altri esemplari indiscuti