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Estratto del documento

COME PRODURRE

............................................................................................................ 10

1. Superare le barriere di competenza ......................................................................... 10

1.1 Applicazione di metodologie collaudate ................................................................ 10

1.2 Come introdurre tali metodologie nelle moveable factories ................................. 12

2. Superare le barriere d’infrastruttura ...................................................................... 13

2.1 La criticità del deficit infrastrutturale e l’inadeguatezza dell’industria di massa 13

2.2 Come le moveable factories superano il deficit infrastrutturale ........................... 14

3. Riflessione sui risultati ............................................................................................... 15

PERCHÈ PRODURRE ........................................................................................................ 17

1. RBT, KBV, TCE e obiettivi dell’industria .............................................................. 17

2. Shoring manifatturiero .............................................................................................. 18

3. L’industria sostenibile ............................................................................................... 19

4. L’industria avanzata .................................................................................................. 21

5. Ditributed manufacturing ......................................................................................... 22

Conclusioni .......................................................................................................................... 24

Bibliografia ......................................................................................................................... 26

Sitografia ......................................................................................................................... 27

Indice delle figure

Il Corno d’Africa

Figura 1 – ................................................................................................. 5

L’Africa dell’Ovest

Figura 2 – .............................................................................................. 6

Raised-panel pushing jig

Figura 3 – ................................................................................... 11

Come giungere alla diffusione del manufacturing con le moveable factories....

Figura 4 – 16

1 Introduzione

Introduzione

La diffusione dell’industria moderna nelle regioni sottosviluppate dell’Africa è essenziale

per contrastare la povertà della gente che le abita. Qui si vuole chiarire come l’introduzione

delle moveable factories può rendere possibile lo sviluppo dell’industria in Regioni che

non hanno mai avuto la possibilità di investire seriamente in infrastrutture e educazione,

ovvero di instaurare una produzione sostenibile all’interno di Regioni senza infrastrutture e

skill manifatturiera. L’articolo di riferimento è tratto dalla rivista internazionale

Technology in Society, ed è intitolato: “Moveable factories: How to enable sustainable

widespread manufacturing by local people in regions without manufacturing skills and

infrastructure”, di Stephen Fox. L’autore è un esperto in ingegneria industriale e civile, con

un bagaglio di esperienza all’interno dell’industria di venticinque anni, lavorando come

apprendista, come artigiano, poi manager e infine direttore. Durante il suo lavoro di ricerca

ha scritto in numerose riviste scientifiche quali Journal of Manufacturing Technology

Management, Technology Forecasting and Social Change, e la sopracitata rivista

Technology in Society. Nell’articolo in questione l’autore spiega come l’attuale industria

africana e la persistenza di un’economia di sussistenza e principalmente basata

sull’esportazione di materie prime ed importazione di prodotti finiti non consentono lo

sviluppo di una classe media, e contribuiscono a rendere la povertà sempre più radicata. La

soluzione non è sicuramente la costruzione di grandi industrie centralizzate come quelle

che attualmente sono sinonimo di crescita economica nei Paesi Industrializzati. Sia perché,

per l’attuale situazione economica, la costruzione di tali impianti e sistemi in queste regioni

è quasi impensabile, sia perché le grandi industrie di massa sono una delle principali cause

che concorrono a rendere endemico l’inquinamento ambientale. Lo sviluppo di

un’economia africana propria è senza dubbio auspicabile e le barriere educative e

finanziarie non sono alte come un tempo. Si pensi all’attuale fenomeno dell’immigrazione:

2 Introduzione

una delle principali cause dello spropositato aumento di tale fenomeno è la povertà,

insieme ad altre che in qualche modo sono ad essa collegate. Anche se il dibattito su come

i migranti possano creare il proprio benessere nei Paesi d’origine non è molto sviluppato, è

facilmente intuibile come tale possibilità non giovi soltanto all’economia africana. Le

domande a cui l’autore vuole trovare risposta sono: quali beni dovrebbero essere prodotti

dalla gente locale in regioni senza alcuna skill manifatturiera e infrastrutture? E come può

tale mancanza essere superata? In particolare l’indagine è stata focalizzata sulle regioni del

Corno d’Africa e dell’Africa dell’Ovest, attraverso interviste e questionari semi strutturati.

Dal sondaggio sono emersi quei beni che sono considerati avere maggior potenziale

redditizio, considerando le caratteristiche delle moveable factories e le condizioni di

domanda e offerta delle varie regioni.

L’autore presenta tre differenti tipi di moveable factory: le singole fabbriche mobili,

insiemi di fabbriche mobili e fabbriche modulari. Tutte hanno la caratteristica di poter

cambiare il luogo di produzione, spostarsi. Le prime si muovono sul retro di un autocarro,

montate su una sorta di container, e possono spostarsi anche giornalmente. Le seconde

necessitano invece di parecchi container e dunque sono adatte per produzioni che non

richiedono spostamenti per parecchi mesi (uno degli scopi delle moveable factories è

infatti quello di minimizzare i trasporti, perché costituiscono costi e non aggiungono

valore). Queste possono funzionare come industrie flessibili e pertanto sono adatte quando

si necessita di celle specializzate, così da produrre con più alta efficienza. Infine abbiamo

fabbriche modulari, che sono composte da elementi non volumetrici, trasportate e montate

nel luogo adatto di produzione; per queste caratteristiche, sono adatte quando la sede di

produzione può essere sistemata per diversi anni e/o sono richiesti ambienti interni

particolari. Questo tipo di industrie presenta innumerevoli vantaggi rispetto all’industria

centralizzata di massa (i.e. riduzione dei costi di trasporto e dell’inquinamento ad esso

connesso) e permettono, come si vedrà, il raggiungimento degli obiettivi globali

3 Introduzione

dell’industria. La struttura dell’elaborato segue questo schema: cosa produrre, come

superare le difficoltà che ostacolano la produzione e perché produrlo. In particolare, il

capitolo 1 analizza separatamente quali prodotti è conveniente produrre nel Corno d’Africa

e quali nell’Africa dell’Ovest, focalizzandosi sul potenziale insito nella produzione di

questi prodotti con le moveable factories. Il capitolo 2 si occupa di rispondere alla seconda

domanda, ovvero come produrre i beni di cui si parla nel capitolo 1, analizzando

separatamente le barriere di competenza, ovvero il gap di skill degli abitanti del Corno

d’Africa e dell’Africa dell’Ovest, e la mancanza di infrastrutture in tali regioni. Infine nel

capitolo 3 viene detto come l’adozione delle moveable factories sia in linea con gli

obiettivi mondiali dell’industria, ovvero come queste contribuiscono ad una produzione

sostenibile e distribuita. L’articolo di S. Fox risulta molto efficace in quanto in ogni analisi

l’autore segue tre prospettive teoriche: Resource – Based Theory (RBT), Knowledge –

Based View (KBV) e Transaction Cost Economy (TCE). Il capitolo 3 si apre proprio con

un’esposizione sintetica di queste. 4

Capitolo 1 Cosa produrre

CAPITOLO 1

COSA PRODURRE

1. Cosa produrre nel Corno d’Africa

Le numerose ricerche effettuate dall’autore gli hanno permesso di redigere una lista di

beni, qui presentata in ordine di redditività decrescente, ovvero secondo un criterio che

metta ai primi posti i beni considerati avere un maggior potenziale remunerativo se

prodotti nel Corno d’Africa (Eritrea, Gibuti, Somalia, Etiopia) all’interno delle moveable

factories (Fig.1): beni di cuoio, edifici, architravi, mattoni

etc., pannelli solari, chiodi, bulloni, maniglie, staffe, etc.,

pannelli di copertura in lamierato, succhi di frutta, salsa di

pomodoro, torri e serbatoi d’acqua, pane, biscotti, torte. Per

comprendere perché sono questi i beni emersi dal

sondaggio dell’autore bisogna naturalmente dare uno

Il Corno d’Africa

Figura 1 – sguardo alla situazione economica dei Paesi del Corno

Fonte: it.wikipedia.org

d’Africa e alle principali risorse di cui dispongono. Ad esempio la vasta disponibilità di

bestiame fornisce una grande disponibilità di input per la produzione di beni di cuoio. Per

quanto riguarda l’edilizia, si tratta per lo più di una necessità, e la possibilità di produrre

nel proprio Paese gli elementi da costruzione è indiscutibilmente un’opportunità. Dal

sondaggio sono emersi anche: pannelli solari, torri e serbatoi d’acqua. Questo perché la

fornitura irregolare di energia ed acqua è un problema che affligge i territori dell’Africa in

generale da sempre. La produzione di pannelli solari e grandi serbatoi è fattibile con le

5

Capitolo 1 Cosa produrre

moveable factories, ma questa potrebbe non risultare remunerativa. Infatti, prendendo

l’esempio dei pannelli solari, sebbene l’Africa sia considerata come uno dei luoghi in cui è

particolarmente ideale investire in energia solare (percentuale di irraggiamento pari a 6,5 –

2

7,5 kWh/m giornalieri), la produzione di pannelli solari potrebbe non essere remunerativa

se si fosse costretti a produrre tali dispositivi su scala familiare. Infatti gli intervistati erano

convinti che le singole famiglie avrebbero pagato direttamente per l’installazione degli

specifici pannelli solari e serbatoi d’acqua di famiglia. Tuttavia non erano certi che queste

avrebbero collaborato proporzionalmente nel condividere tali beni,

Dettagli
A.A. 2015-2016
28 pagine
SSD Ingegneria industriale e dell'informazione ING-IND/35 Ingegneria economico-gestionale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher RiccardoScimeca di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Ingegneria gestionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Di Lorenzo Rosanna.