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LESO E. CORTELLAZZO M. PACCAGNELLA I. FORESTI F.
e il fascismo, Bologna, Consorzio Provinciale Pubblica Lettura.
19
Data emblematica dell’ascesa fascista in Italia è senza dubbio il
27 ottobre del 1922, giorno che, con la marcia su Roma, segnò
l’espansione del totalitarismo in tutto l’O ccidente.
I paesi conformatisi all’ideologia fascista erano accomunati dalla
concezione della nazione come “totale, omogenea, suprema”
avente come obiettivo quello di formare uomini e donne nuovi,
integrati nel più grande organismo statale .
37
Emerge, da questi sistemi totalitari, che la massificazione sia il
fattore determinante per la riqualificazione di una supposta
identità nazionale e politica alla base del confinamento
38
compatto di tutti coloro i quali non rispecchiavano i modelli
imposti.
Tale atteggiamento oppressivo provocò la segregazione di molta
gente nei manicomi intensificando la violenza delle cure
psichiatriche con l’introduzione nel 1913 delle terapie di shock, a
seguito di due scoperte fondamentali. La prima, nel 1913, ad
opera del giapponese Hideyo Noguchi, primo ad aver osservato
treponema pallidum;
il patogeno della paralisi progressiva nel
l’altra, invece, fu eseguita dall’austriaco Julius Wagner-Jauregg
che, della paralisi progressiva, scoprì l’agente patogeno in grado
plasmodium malariae.
di sconfiggerla: il
Inoltre, somministrando in soggetti affetti da paralisi progressiva
più shock febbrili, lo studioso si accorse di un importante
miglioramento delle condizioni dei pazienti.
L’intento degli scienziati, riguardo l’uso delle terapie shock, è in
definitiva quello di rimuovere gli effetti di una malattia
precedente, introducendone una nuova nel corpo dei pazienti .
39
A tale brutale approccio della scienza si accostò, in particolare in
Italia, il livellamento dei linguaggi medico e politico,
37 Il fascismo in tre capitoli,
GENTILE G. (2018), Roma-Bari, Laterza.
La nazionalizzazione delle masse. Simbolismo politico e
38 MOSSE G.L. (2009),
movimenti di massa in Germania (1815-1933), trad. it. di FELICE L.,Bologna, il
Mulino.
39 Liberi tutti. Manicomi e psichiatri in Italia. Una storia del
BABINI V. (2009),
Novecento, Bologna, il Mulino. 20
degenerando nell’approvazione in merito all’abuso
dell’elettroshock, pratica ritenuta economica e pulita.
In poco tempo essa finì per diventare l’orgoglio della medicina
italiana e molte donne furono internate senza validi motivi.
La vera e propria “questione femminile” venne avviata
ufficialmente da Mussolini in persona, duce del fascismo, in
onore del discorso dell’Ascensione, il 26 maggio del 1927, di
fronte all’appena riaperta Camera dei Deputati.
Il discorso prende il nome dalla festività che ricorreva proprio il
giorno in cui venne pronunciato. Esso spiegava alcuni importanti
principi della politica estera ed interna fascista.
Uno dei temi attenzionati fu quello del «numero come forza»
40
che per il regime fascista rappresentava un tassello alla base
della propria politica imperialistica, fondamentale per ottenere la
supremazia dello Stato sulla popolazione.
In quel momento storico l’Italia si presentava ancora
insufficientemente industrializzata e non vantava una buona
riserva di materie prime , ma si sarebbe avviata verso la
41
seconda metà del Novecento con una popolazione di quasi
sessanta milioni di individui, registrando un aumento
demografico di circa venti milioni di abitanti .
42
Inoltre, in quel periodo si registrava, in tutta la nazione, un
preoccupante incremento dei “disturbi nervosi” tra la gente che
aveva partecipato alla prima guerra mondiale e su tutto il
territorio andavano diffondendosi le cosiddette “malattie
sociali” : tubercolosi, malaria, tumori maligni, alcolismo e
43
suicidi.
Quella dell’evidente decadenza in cui l’Italia incorreva fu
certamente il primario motivo che spinse il regime fascista ad
Il numero come forza,
40 GINI C. (1975), «Critica Fascista», 1928.
I matti del duce. Manicomi e repressione politica nell’Italia
41 PETRACCI M. (2014)
fascista, Roma, Donzelli. Discorso dell’Ascensione. Il regime fascista per la
42 MUSSOLINI B. (1927)
grandezza d’Italia. Pronunciato il 26 maggio 1927 alla camera dei Deputati, Roma-
Milano, Libreria del Littorio, Anno V dell’era fascista, pp. 17-19.
43 Ivi, pp. 12-15. 21
intervenire per cercare di ostacolare il dilagarsi dei pericoli
biologici, minaccia concreta, per l’Italia del primo dopoguerra.
In tal senso Mussolini si mosse promuovendo la campagna
demografica a favore del fisico e della razza 44
“risanamento ”,
intervento che determinò delle conseguenze decisamente
negative, in particolare per le donne.
Ad esse, infatti, il regime fascista assegnò una missione molto
importante, considerata “non meno sacra di quella del soldato
verso la patria ”: quella di diventare modello di moglie dedita
45
ad assecondare i compiti riproduttivi e materni loro propri, con
l’obiettivo di salvaguardare la razza sin dall’età infantile.
46
In particolare, durante l’inaugurazione della Mostra delle Colonie
estive e dell’Assistenza a Roma nel 1937 Mussolini si
raccomanda a loro attraverso queste parole:
«Come donne italiane e fasciste voi avete dei particolari doveri da
compiere: voi dovete essere le custodi dei focolari, voi dovete dare
con la vostra vigilante attenzione, col vostro indefettibile amore, la
prima impronta alla prole che noi desideriamo numerosa e
gagliarda» .
47
Ciononostante l’idea politica del regime riguardo all’universo
femminile prese forma già dal primo ventennio del Novecento,
quando venne fondata l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia
(ONMI) che svolgeva la funzione di madricultura e di assistenza
48
44 Ivi, p. 9. Malacarne. Donne e manicomio nell’Italia fascista
45 VALERIANO A. (2017), , Roma,
Donzelli. A più riprese Mussolini parla di una presunta missione femminile,
avanzando la similitudine tra la virtù guerrigliera dell’uomo e quella materna
della donna. Così, «la guerra sta all’uomo come la maternità alla donna.». Cfr.
Discorso al Parlamento,26 maggio 1934 Scritti e
MUSSOLINI B., in IDEM,
discorsi1933-1940, Hoepli, Milano, vol. XI, pp. 119-120.
Discorso dell’Ascensione. Il regime fascista per la
46 MUSSOLINI B. (1927),
grandezza d’Italia. Pronunciato il 26 maggio 1927 alla camera dei Deputati, Roma-
Milano, Libreria
del Littorio, Anno V dell’era fascista.
Le opere i discorsi e gli scritti (1914-1942). Alle donne fasciste (20
47 MUSSOLINI B.,
giugno 1937), on-line all’indirizzo: https://www.adamoli.org
48 L’Opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI), ente assistenziale voluto
dall’allora ministro dell’Interno Luigi Federzoni (1878-1967), venne fondato nel
22
a gestanti e puerpere indigenti. L’obiettivo finale del regime era
quello di erigere a modello universale la figura della donna,
custode del focolare domestico. A lei spettava il compito di far
figli e prendersi cura della casa .
49
A tale immagine si aggiunse anche uno scenario tipicamente
rurale, simbolo di autenticità e genuinità, segno di un aspirato
ritorno a tale dimensione da parte del governo mussoliniano.
Le preoccupazioni di vedere realmente la concretizzazione di
tale quadro venivano alimentate dalla sempre maggiore
collocazione delle donne nelle officine, nelle industrie e nei
campi , a causa della situazione emergenziale derivata dalla
50
guerra.
Gli stessi Fasci Femminili diffondevano come immagine simbolo
51
di donna proprio personaggi come Ines Donati, fotografata in
grembiule di tela con una ramazza in mano mentre si sostituiva
agli spazzini durante lo sciopero del 1920 .
52
1925.
49 Autorità dell’uomo,
PALAZZI M. (1933), «Critica fascista», 10, pp. 183-184.
Sposa e madre esemplare: ideologia e politica della donna e
50 MELDINI P. (1975),
della famiglia durante il fascismo, Rimini, Guaraldi.
51 Fondati nel 1921 da Elisa Mayer Rizzioli.
Sposa e madre esemplare: ideologia e politica della donna e
52 MELDINI P. (1975),
della famiglia durante il fascismo, Rimini, Guaraldi.
23
Figura 1: Ines Donati in azione antisciopero nei pubblici servizi. Immagine tratta da:
https://www.ereticamente.net/wp-content/uploads/2020/05/3.-Ines-Donati.jpg
[05/03/2023]
Che la politica femminile condotta dal fascismo durante il
Ventennio risultasse ambigua e non definita era evidente anche
dalla promessa riguardante il diritto di voto amministrativo e
politico per le donne italiane. Essa fu avanzata inizialmente da
Mussolini durante il congresso dell’Alleanza internazionale pro-
suffragio, svoltosi a Roma nel 1923 , per poi risultare un vero e
53
proprio fallimento nella messa in atto con la legge n. 2125 del
22 novembre 1925. Infatti, essa garantiva alle donne che
avessero compiuto 25 anni, in possesso di titoli d’istruzione o di
censo, alle madri e vedove di caduti di guerra e, nonché alle
decorate l’elettorato attivo e passivo .
54
Le evidenti restrizioni presenti nella legge mostrarono, tuttavia, i
pregiudizi verso l’emancipazione femminile in un momento
storico, da un lato, segnato da una politica di stampo
maschilista, ma, dall’altro, fondamentale per ricostituire
economicamente il paese fortemente provato dalla Grande
Guerra . Infatti, l’entrata in vigore della legge Acerbo fu
55
vanificata dalla successiva legge n.237 del 4 febbraio 1926 che
53 Archivio Storico Camera dei Deputati, Discussione, tornata 15 maggio 1925, p.
Diventare cittadine. Il voto alle donne in
3631. Cfr. ROSSIDORIA A. (1996),
Italia,Firenze, Giunti.
54 Riguardo a quest’ultimo l’art.2 comprendeva, tuttavia, l’impossibilità di poter
eleggere una donna agli uffici di sindaco, assessore, presidente
dell’amministrazione provinciale, come deputato provinciale, come componente
della giunta provinciale amministrativa o al consiglio di leva. Cfr COCCHIARA M.A.
Donne e cittadinanza politica: una prospettiva storica. Breve storia del diritto
(2009)
di voto alle donne in Italia, Donne, politica e istituzioni. Percorsi, esperienze
in IDEM,
e idee, Roma, Aracne. Ada e le altre. Donne cattoliche tra fascismo e democrazia
55 cfr. SALVINI E. (2013), ,
Fascismo, storia e storiografia
Milano, Franco Angeli; STOLZI I. (2013), , in «Quaderni
Mussolini il duce. Gli anni del
fiorentini&raq