Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
SUPPORTO E SERVIZIO
Riparazione e assistenza tecnica Consegna
Installazione COMPONENTI
DI PACKAGING
Confezione
Marca Qualità
Formazione COMPONENTI E Garanzia
CARATTERISTICHE
FUNZIONALI DEL
PRODOTTO FISICO
Design Stile
Colore Componenti
Altri servizi di di ricambio
supporto
Il prodotto come “paniere di attributi”.
Fonte: Valdani E., Bertoli G., 2006, p. 343.
3.1. Sviluppo di nuovi prodotti internazionali.
Lo sviluppo di un nuovo prodotto segue determinate fasi che sono piuttosto simili da azienda ad
azienda. Questo processo, in ambito internazionale, presenta alcune differenze all’interno delle
singole fasi, rendendole dunque più complesse (Pride W. M., Ferrel O. C., Podestà S. (a cura di),
2005; Czinkota M. R., Ronkainen I. A., 2007).
1. Generazione delle idee. In questa fase si sviluppano idee di prodotto che possono derivare
dall’interno dell’impresa o anche dall’esterno (concorrenti, clienti, istituti di ricerca).
Un’impresa che già opera in ambito internazionale riceverà idee dall’esterno e dall’interno
che rispecchiano questa sua internazionalità. Ad esempio l’insieme dei clienti delle
differenti aree geografiche possono essere spunto per differenti idee di prodotto, o anche
diverse realtà e competenze internazionali all’interno generano un insieme di idee spesso più
complesse. 18
2. Selezione delle idee. Le idee generate più promettenti vengono selezionate per poter essere
successivamente studiate più approfonditamente. Nell’impresa internazionalizzata molto
spesso le idee scartate sono poi successivamente riprese a causa della complessità del
mercato globale e della sua poca prevedibilità. Anche in questo caso le idee vengono
selezionate pensando al prodotto nel suo contesto internazionale.
3. Test del concetto di prodotto. Si presenta a un campione di potenziali acquirenti un’idea di
prodotto (concept) e se ne studiano atteggiamenti o comportamenti di acquisto riguardo il
prodotto. Le aziende utilizzano a tal fine un focus group, un diffuso strumento di ricerca
esplorativo; o anche uno strumento più sofisticato quale la con-joint analysis (analisi
congiunta). Questa è una tecnica statistica multivariata il quale obiettivo è quello di
determinare quale combinazione di un certo numero di attributi ha più impatto sulle scelte
dei consumatori.
4. Sviluppo del prodotto. La fase del vero e proprio sviluppo del prodotto è caratterizzato da un
processo delicato che richiede tempo, organizzazione aziendale, investimenti in ricerca e
sviluppo e che infine genererà un prototipo di prodotto, oggetto delle successive ultime fasi.
Vuol dire progettare e generare il prodotto complessivo dei suoi elementi, in particolare
quelli più tecnici. Le aziende globali, soprattutto quelle possedenti filiali e divisioni in varie
località, presentano il vantaggio di poter beneficiare delle diverse risorse e competenze
provenienti dalle zone in cui opera. Così è possibile che si concentri la progettazione in un
determinato Paese, magari fonte di risorse umane ad elevate competenze, e si
commercializzi successivamente il prodotto risultante in un altro Paese. Altra eventualità è
la R&S nella casa madre e commercializzazione nei mercati esteri, soprattutto quando si
hanno pochi stabilimenti e filiali internazionali. Nelle imprese più complesse in termini di
internazionalità o con prodotti da sviluppare più complessi, singole attività dello sviluppo
vengono localizzate, talvolta anche singoli componenti vengono studiati localmente in una
determinata area geografica. In tali casi, grazie ad un necessario coordinamento dalla casa
madre, si trae vantaggio dalle singole competenze locali. La localizzazione delle attività che
caratterizzano questa fase sono dunque importanti, permettendo anche un contatto con il
mercato locale tale da soddisfare le esigenze di questo e dunque ridurre tempi, difficoltà,
costi e probabilità di errori. Lo sviluppo del prodotto richiede poi una ristrutturazione dei
processi produttivi e organizzativi aziendali, soprattutto in casi di prodotti innovativi.
5. Test di mercato. “Il prodotto viene introdotto in un mercato su base limitata per misurare il
grado in cui i potenziali clienti lo acquisteranno effettivamente” (Pride W. M., Ferrel O. C.,
Podestà S. (a cura di), 2005, p. 228) e dunque misurare la performance di vendita. In tale
19
fase si mette in gioco tutto il marketing mix. In termini di prodotto si vanno a testare
particolarmente componenti di supporto e servizio e alcune componenti di packaging che
potrebbero essere facilmente modificabili. Nel contesto internazionale le imprese
introducono il prodotto in un determinato mercato-Paese o regione come base per una
successiva espansione in un’area più grande. Ad esempio la Unilever ha usato la Thailandia
come test di mercato per l’intero mercato asiatico. A complicare le cose possono esserci
però problemi tecnici o incongruenze tra gli elementi del marketing mix. Così caratteristiche
specifiche del prodotto non possono essere sfruttate a causa di esistenti canali distributivi o
approcci di vendita, oppure il prodotto non è supportato da una congruente campagna
pubblicitaria. Queste e altre questioni a causa della complessità del marketing
internazionale.
6. Commercializzazione. I risultati del test di mercato permettono ai marketing manager di
apportare quei cambiamenti utili a poter lanciare il prodotto su larga scala, prevedendo
anche vendite, performance, costi. Lanciare un prodotto globale vuol dire introdurre un
prodotto in più regioni di uno o più Paesi esteri in poca distanza di tempo. Tale processo
considera già le differenze tra i vari Paesi rilevati nelle fasi precedenti, in particolare la (4).
Le singole fasi del processo di sviluppo di un nuovo prodotto rilevano come ognuna, con gradi e
modalità differenti, possano mettere in evidenza le differenze socio-culturali, tecnologiche,
strutturali, economiche, politico-legali dei diversi Paesi e mercati a cui un’impresa è in contatto.
A fronte di questa complessità nasce e si sviluppa un dilemma strategico: adattamento o
standardizzazione.
Standardizzazione (o globalizzazione). Consiste nel presentare la propria offerta ai diversi
mercati senza apportare cambiamenti significativi.
Adattamento (o personalizzazione). Le imprese, considerando complessità e differenze dei
vari mercati, commercializzano il prodotto adattandolo alle specificità ed alle esigenze
locali, apportando dunque certe modifiche.
Queste due politiche non sono che due estremi entro i quali si sviluppano strategie intermedie,
anche per il fatto che una standardizzazione non è quasi mai perfetta, ma tale soltanto in teoria; e
che l’adattamento difficilmente è specifico per ogni singolo Paese, ma viene piuttosto praticato per
cluster di mercato-Paese (Valdani E., Bertoli G., 2006). Sono oggetto delle due politiche tutti gli
elementi del marketing mix: comunicazione, prezzo, prodotto, distribuzione. In termini di prodotto,
che è anche molto spesso l’elemento più soggetto a tali decisioni, nel processo di un suo sviluppo
internazionale, la considerazione di tali politiche è già presente nelle prime fasi. Si posso
selezionare le idee considerando quelle che si adattano meglio alle specificità locali, oppure quelle
20
che permettono una maggiore standardizzazione. In fase specifica di sviluppo, oggetto
preponderante di queste politiche sono le componenti più tecniche ed essenziali di prodotto e certi
elementi di packaging quali design, stile, confezione, qualità. Elementi quali colore o marca, e le
restanti componenti di supporto e servizio potranno anche essere standardizzati o adattati nei test di
mercato o nel lancio. Oltre alle considerazioni sul lancio di un nuovo prodotto, tali decisioni
internazionali sul prodotto vengono applicate anche quando quest’ultimo si trova in una fase
avanzata del suo ciclo di vita. Questo accade spesso in settori dinamici e ad alta innovazioni
continua (automobili, hi-tech), o quando le condizioni ambientali esterne cambiano frequentemente
(Czinkota M. R, Ronkainen I. A., 2007).
3.2. Standardizzazione e adattamento del prodotto.
Nella scelta della strategia da adottare (standardizzazione o adattamento) si contrappongono due
logiche (Lambin J. J., 2004; Valdani E., Bertoli G., 2006).
Logica della produzione. Secondo questa la produttività di un’impresa è aumentata
attraverso la standardizzazione dei prodotti. Prevale la ricerca dell’efficienza produttiva,
senza comunque tralasciare l’esigenza dei consumatori nei vari Paesi. Ciò però si persegue
cercando di adattare la domanda del mercato estero al prodotto standardizzato offerto.
Logica del marketing. Prevale la ricerca dell’efficacia, ottenuta personalizzando il prodotto
alle esigenze specifiche dei diversi mercati esteri. E’ una scelta onerosa supportata da una
logica di profitto di lungo periodo o dalle complesse peculiarità dei mercati.
Queste due logiche fanno diretto riferimento alle principali variabili interne aziendali che guidano le
relative scelte, dietro le quali vi sono considerazioni societarie riguardanti le risorse,
l’organizzazione, le opportunità di mercato, gli obiettivi, i costi. I fattori esterni, spesso più
preponderanti, sono quelli descritti nel capitolo 2, e sul prodotto avranno modalità diverse di
influenza che successivamente si analizzeranno.
3.2.1. Standardizzazione del prodotto.
La logica di produzione sottostante alla decisione di collocare lo stesso prodotto in più Paesi
comporta una riduzione di costi in quanto l’impresa beneficia di effetto scala, effetto
apprendimento, accrescimento del potere contrattuale verso i fornitori, minore oneri da
progettazione (Valdani E., Bertoli G., 2006). Questa politica è inoltre preferibile se esistono ampi
segmenti internazionali di mercato. 21
La politica di standardizzazione può manifestarsi in due modalità: (1) trasferimento, a sua volta
realizzato in due forme, e (2) prodotto ideato originariamente per essere standard (Valdani E.,
Bertoli G., 2006).
1. A .Trasferimento all’estero, senza alcuna modifica, di un prodotto progettato per il mercato
domestico. In questi casi un prodotto che era stato precedentemente progettato come
nazionale viene commercializzato anche all’estero attraverso una graduale espansione
dell’azienda produttrice, che serve dunque più Paesi. Queste pratiche possono essere
facilitate dalla distribuzione commerciale e da caratteristiche distintive dei prodotti, come i
prodotti di moda italiani, grazie alla loro immagine e al loro “effetto made -