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CAPITOLO I
Europa 2020
Il Consiglio europeo, nel marzo 2000 a Lisbona, ha dato inizio a una nuova strategia
decennale volta a sostenere l’occupazione, la coesione sociale e le riforme
economiche con l’obiettivo di rendere l’economia europea, basata sulla conoscenza,
la più competitiva e dinamica del mondo.
risultati raggiunti hanno portato l’unione e gli stati membri a
Nel 2005, gli scarsi
rilanciare la strategia focalizzandosi prevalentemente sulla crescita e l’occupazione,
estendendo il piano non più solo agli aspetti economici ma anche a quelli sociali.
In questa prospettiva, le istituzioni europee individuarono sommariamente tre
obiettivi:
Miglioramento dell'ambiente economico con riforme strutturali nella
regolamentazione e nell'integrazione dei mercati;
Innalzamento della capacità innovativa e competitiva del sistema produttivo
europeo attraverso l’aumento della spesa per la ricerca e la diffusione delle
nuove tecnologie;
Crescita dei livelli di occupazione con politiche volte a incentivare la
partecipazione dei cittadini e delle parti sociali;
Alla fine del decennio, il risultato non è stato però quello auspicato. Globalmente, la
strategia ha avuto un’influenza positiva poiché ha promosso azioni comuni in
risposta alle principali sfide con cui l’UE doveva confrontarsi. Nella pratica invece,
il ritmo di implementazione delle riforme, lento e diseguale, il mancato
riconoscimento dell’importanza dell’interdipendenza delle singole economie
nazionali e la concomitanza temporale della crisi economico-finanziaria, non hanno
reso possibile il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
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In questo nuovo contesto è la Commissione europea a prendere l’iniziativa per il
“dopo Lisbona”, elaborando la strategia Europa 2020.
Europa 2020 incarna quindi in sostanza la prosecuzione del ciclo della strategia di
Lisbona: l’obiettivo fondamentale era appunto quello di far ripartire lo sviluppo ma
allo stesso tempo garantire la sostenibilità dei conti pubblici in un momento di forte
crisi in cui era sempre più evidente l’interconnessione delle economie dei singoli
Stati membri.
Il nuovo piano volto a migliorare la collaborazione tra Unione e Stati membri e ad
incentivare lo sviluppo grazie ad un uso migliore degli strumenti disponibili,
delineava un quadro economico incentrato su tre ambiti prioritari quali, crescita
inclusiva, crescita sostenibile e crescita intelligente.(Si veda la figura 1)
Crescita inclusiva significa:
Aumentare il tasso di occupazione dell'UE con un numero maggiore di lavori
qualificati, specie per donne, giovani e lavoratori più anziani.
Aiutare le persone di ogni età a gestire il cambiamento investendo
in competenze e formazione.
Modernizzare i mercati del lavoro e i sistemi previdenziali.
Garantire che i benefici della crescita raggiungano tutte le parti dell'UE.
Crescita sostenibile significa:
Costruire un'economia a basse emissioni di CO2 più competitiva, capace di
sfruttare le risorse in modo efficiente e sostenibile.
Tutelare l'ambiente, ridurre le emissioni e prevenire la perdita di biodiversità.
Servirsi del ruolo guida dell'Europa per sviluppare nuove tecnologie e metodi
di produzione verdi.
Introdurre reti elettriche intelligenti ed efficienti.
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Sfruttare le reti su scala europea per conferire alle imprese (specie le piccole
aziende industriali) un ulteriore vantaggio competitivo.
Migliorare l'ambiente in cui operano le imprese, in particolare le piccole e
medie (PMI).
Aiutare i consumatori a fare delle scelte informate.
Crescita intelligente significa migliorare le prestazioni dell'UE nei seguenti campi:
Istruzione (incoraggiare le persone ad apprendere, studiare ed aggiornare le
loro competenze)
Ricerca/innovazione (creazione di nuovi prodotti/servizi in grado di
stimolare la crescita e l'occupazione per affrontare le sfide della società)
Società digitale (uso delle tecnologie dell'informazione e della
comunicazione)
Per far fronte alle priorità stabilite e registrare i risultati ottenuti in questi campi,
sono stati individuati cinque obiettivi fondamentali da realizzare entro la fine del
decennio che tengono conto delle realtà di partenza e delle condizioni degli Stati
Membri. Ciascun obiettivo viene incanalato in una delle sette iniziative faro su cui
quali l'innovazione, l’economia digitale, l'occupazione,
si basa Europa 2020,
l’istruzione , la politica industriale, la povertà e l'uso efficiente delle risorse.
Figura 1: Priorità e obiettivi di Europa 2020. 8
Osservando la strategia nel suo complesso emerge il ruolo essenziale
dell’investimento nella ricerca scientifica e nello sviluppo tecnologico. Attraverso
questi fattori, l’Europa si aprirebbe alla frontiera dell’innovazione e risulterebbe più
competitiva. Per questo motivo gli obiettivi racchiusi nel modello di crescita
intelligente, vengono sostenuti da tre iniziative faro, di cruciale importanza:
“L’unione dell’innovazione”: iniziativa faro che propone un approccio
integrato e strategico sul tema della ricerca per potenziare la competitività
globale europea.
“Youth on the move”: iniziativa faro che comprende progetti nel campo
dell’istruzione in modo da accrescere le capacità di progresso e innovazione
del futuro.
“Agenda digitale”: iniziativa faro con l’obiettivo di sfruttare al meglio le
tecnologie di informazione e comunicazione in modo da creare nuovi
mercati, nuovi lavori, nuove opportunità di collaborazione e nuove modalità
di partecipazione della cittadinanza.
1.1 L’Agenda Digitale europea
L’Agenda digitale europea, come già detto, è una delle sette iniziative faro della
strategia Europa 2020, che ha l’obiettivo di stabilire il ruolo chiave delle tecnologie
dell’informazione e della comunicazione (TIC), in particolare internet, per
raggiungere gli obiettivi che l’Europa si è prefissata per il 2020.
Le TIC fanno parte di un settore per sua natura estremamente dinamico e in
continua evoluzione, perciò risulta alquanto difficile dare una definizione univoca
dell’argomento; tuttavia, per definire un quadro più chiaro possiamo dire che nelle
TIC si fondono differenti componenti, quali la computer technology, le
telecomunicazioni, l’elettronica e i media. Il suddetto ambito genera direttamente il
5% del PIL europeo e rappresenta un valore di mercato di 660 miliardi di euro
annui, ma contribuisce alla crescita complessiva della produttività in misura
9 1
notevolmente superiore a causa dell’influenza esercitata negli altri settori. Queste
tecnologie, infatti, provocano mutamenti profondi e veloci riuscendo a trasformare,
per esempio, le tipologie di beni e servizi prodotti, i sistemi produttivi, le sedi delle
attività produttive, le infrastrutture e le organizzazioni aziendali, consentendo di
crescita delle prestazioni e dell’efficienza.
conseguenza la
Nonostante i beni e servizi TIC vengano sempre più utilizzati dai cittadini per le
esigenze di vita quotidiana, dalle pubbliche amministrazioni per l’erogazione dei
servizi e dalle imprese per le loro attività produttive, i benefici che si potrebbero
trarre vengono limitati da una serie di preoccupazioni legate a problemi di rilievo
come:
Frammentazione dei mercati digitali:
I contenuti e i servizi commerciali e culturali devono poter superare i confini
definiti da un mosaico di mercati nazionali online che, ancora oggi, impediscono ai
cittadini di beneficiare dei vantaggi di un mercato digitale unico.
Mancanza di interoperabilità:
Le carenze in materia di definizione degli standard, appalti pubblici e
coordinamento tra amministrazioni pubbliche impediscono ai servizi e ai dispositivi
digitali utilizzati dai cittadini dell’unione di funzionare in modo corretto e
omogeneo.
Aumento della criminalità informatica e rischio di un calo della fiducia nelle
reti:
La criminalità informatica, definita come attività criminale che coinvolge la
struttura della tecnologia di informazione, accompagnata al moltiplicarsi delle basi
di dati e delle nuove tecnologie che consentono il controllo degli individui a
distanza, sollevano nuove problematiche legate alla tutela dei diritti fondamentali
dei cittadini dell’Unione relativamente alla riservatezza e ai dati personali.
1 Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale
europeo e al Comitato delle regioni, 245 (2010). 10
Mancanza di investimenti nelle reti:
Dovere dell’Europa è stimolare gli investimenti privati così da assicurare che
l’arteria dell’economia del futuro, la cosiddetta banda larga veloce e super veloce,
venga adottata da tutti.
Impegno insufficiente nella ricerca e nell’innovazione:
L’Europa, rispetto agli Usa, continua a investire troppo poco nelle attività di ricerca
e sviluppo connesse alle TIC. Occorre fare leva sul talento dei ricercatori per creare
un clima di innovazione nel quale le aziende che operano nel settore possano
mettere a punto prodotti eccellenti in grado di generare domanda.
Mancanza di alfabetizzazione digitale e competenze informatiche:
Il concetto tradizionale di alfabetizzazione deve comprendere l'intera gamma di
competenze informatiche e relative ai media, necessarie in una società e in
un'economia basate sulla conoscenza. È importante inoltre affrontare le questioni
2
connesse alle competenze eSkills per soddisfare la crescente domanda di specialisti
altamente qualificati e rispondere alle esigenze in rapida evoluzione dell’industria.
Opportunità mancate nella risposta ai problemi della società:
Utilizzando appieno le TIC, l’Europa potrebbe affrontare in modo strategico alcuni
dei problemi più pressanti della società quali ad esempio lo sviluppo dei servizi
pubblici, i crescenti costi sanitari, la bassa inclusione dei disabili, gli alti consumi
energetici e la digitalizzazione del patrimonio culturale.
Individualmente o in combinazione, questi ostacoli minano gli sforzi compiuti per
sfruttare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione ed evidenziano la
necessità di una risposta esaustiva e unitaria a livello europeo.
2 Competenze informatiche. 11
1.2 Campi d’azione dell’Agenda Digitale.
L’agenda digitale europea individua le sette azioni fondamentali basate sulla
necessità di affrontare in modo sistematico le suddette problematiche. In sostanza si
c