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RAGIONE ED EMOZIONE: UN BINOMIO POSSIBILE?.......................................4
CAPITOLO 2................................................................................................................7
DEFINIZIONI DI INTELLIGENZA EMOTIVA:........................................................7
MODELLI A CONFRONTO........................................................................................7
2. 1 Modelli di Abilità Mentali.................................................................................8
2.1.1 John D. Mayer - Peter Salovey........................................................................8
2. 2 Modelli Misti...................................................................................................12
2.2.1 Reuven Bar-On..............................................................................................12
2.2.2 Daniel Goleman.............................................................................................13
2.3 Misurare l’intelligenza emotiva........................................................................16
2.4 Nodi irrisolti nei vari modelli...........................................................................17
CAPITOLO 3..............................................................................................................19
CAMPI DI APPLICAZIONE DELL’INTELLIGENZA EMOTIVA.........................19
3.1 L’intelligenza emotiva nelle imprese e nelle organizzazioni............................20
3.2 L’intelligenza emotiva nella scuola...................................................................21
3.2.1 Esperienze scolastiche di alfabetizzazione emotiva in Italia.........................24
CAPITOLO 4..............................................................................................................25
SITI WEB ED ORGANIZZAZIONI SULL’INTELLIGENZA EMOTIVA..............25
CONCLUSIONI.........................................................................................................26
BIBLIOGRAFIA........................................................................................................28
SITOGRAFIA.............................................................................................................29
INTRODUZIONE
Lavorare sul concetto di Intelligenza Emotiva (IE) è stato interessante ed
impegnativo.
Le pubblicazioni sul tema, a partire dal 1990, si sono susseguite senza
sosta e in internet sono presenti migliaia di articoli e lavori sull’Intelligenza
Emotiva, alcuni di notevole interesse, altri piuttosto ripetitivi e soggetti alle
più diverse interpretazioni, la cui fonte non è sempre ben identificabile.
Pertanto, accanto ad un lavoro di lettura dei testi di diversi autori, il cui
nome è direttamente legato agli studi sull’Intelligenza Emotiva, ho cercato di
integrare la ricerca con le informazioni fornite dalla rete internet, rispetto alle
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quali mi si è posto non solo il problema dell’attendibilità, ma anche della
ridondanza delle informazioni, che ho dovuto valutare e selezionare tenendo
conto delle mie domande di partenza, dell’autorevolezza della fonte e della
copertura dell’argomento.
Meno problematica – se non per il fattore linguistico - la ricerca in lingua
inglese, che ha restituito importanti informazioni desumibili sia da siti gestiti
direttamente dagli autori presi in considerazione o da istituzioni riconosciute,
sia da articoli e brani in originale che hanno contribuito a delineare meglio il
percorso sullo studio dell’Intelligenza Emotiva.
Ho suddiviso questo lavoro in 4 capitoli, introdotti da questa breve
Premessa; il primo capitolo prende in esame il rapporto tra ragione ed
emozione, con un rapido excursus storico sullo studio delle emozioni; il
secondo capitolo mette a confronto i vari modelli di Intelligenza Emotiva
elaborati nel corso dell’ultimo ventennio, con una trattazione più ampia del
modello Salovey – Mayer, gli autori che hanno coniato il termine di
Intelligenza Emotiva.
Completano il capitolo i relativi paragrafi sugli strumenti elaborati per la
misurazione dell’Intelligenza Emotiva e sui nodi irrisolti nei diversi modelli. Il
terzo capitolo è strutturato sulle possibili applicazioni dell’Intelligenza
Emotiva nei diversi campi dell’attività umana,come il settore scolastico.
In questo caso, ho posto la mia attenzione sullo sviluppo delle abilità
personali e sociali, sull’educazione all’affettività nel sistema scolastico
italiano, con uno sguardo anche alla dimensione europea. Il quarto capitolo,
infine, presenta una serie di esperienze realizzate nelle scuole
sull’alfabetizzazione emotiva ed elenca alcune risorse elettroniche di
particolare interesse per lo studio dell’intelligenza emotiva.
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CAPITOLO 1
RAGIONE ED EMOZIONE: UN BINOMIO POSSIBILE?
“L’emozione è come uno strattone. Qualcuno ti sollecita, ti tira per la
manica. A volte è una scossa violenta, un colpo doloroso. Richiede di essere
riconosciuta, esige di essere compresa. Le emozioni rappresentano indicatori
preziosi dell’importanza di un dato elemento e costituiscono l’occasione per
porsi un determinato problema. Come tali sono fra gli aspetti più affascinanti
della vita mentale, sia per noi stessi che per coloro che ci stanno a cuore.”
(Oatley 2007, 30)
Fino a non molti anni fa non è stata prestata, da parte della comunità
scientifica, una particolare attenzione alle emozioni ed allo studio dei
meccanismi cerebrali che le determinano.
E’ dalla nascita della filosofia, con Aristotele e Cartesio, infatti, che ci
deriva la distinzione tra emozione e ragione in quanto aree separate ed
antagoniste. Questo postulato riguardante i reciproci rapporti fra emozione e
ragione ha permeato scienza e filosofia per molti secoli. Le emozioni sono
state chiamate in causa quasi sempre come emblema del non-razionale, del
non-ragionevole, ostacoli all’agire intelligente.
La lontananza dell’ambiente scientifico dallo studio delle emozioni è
attribuibile, infatti, alla convinzione che la componente soggettiva
dell’affettività ne avrebbe impedito il rigore metodologico.
Il primo scienziato che ha sovvertito la dimensione del rapporto
emozione-ragione, è stato Charles Darwin, il quale, nell’opera L’espressione
delle emozioni nell’uomo e negli animali, pubblicata nel 1882, ha considerato
l’emozione come un elemento di adattamento per la sopravvivenza della
specie e perciò rientrante nella logica evoluzionistica. L’emozione acquista
così il significato di elemento portante del comportamento, in quanto lo
influenza e ne determina l’espressione.Nel 1920 lo psicologo statunitense
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Edward Lee Thorndike sviluppa il concetto di "intelligenza sociale", definita
come la “capacità di comprendere gli altri, di saperli affrontare e di
comportarsi in modo saggio nelle relazioni” (Goleman 1996, 63).
In epoca più recente, il lavoro dei neuroscienziati si è man mano
orientato verso il recupero della dimensione emotiva della nostra natura di
esseri umani, alla luce dei risultati ottenuti dagli studi sul funzionamento
mentale, che hanno dimostrato come emozione e ragione interagiscono
sinergicamente all’espletamento delle attività mentali.
Nelle scienze cognitive quindi, oltre alle due forme di intelligenza
“classiche”, l’intelligenza astratta (la capacità cioè di comprendere e
maneggiare simboli verbali e matematici) e l’intelligenza concreta (la capacità
di comprendere la natura degli oggetti e di maneggiarli) è stata rivalutata
l’importanza di quella che genericamente possiamo chiamare intelligenza
sociale, ovvero la capacità di comprendere se stessi, le persone e di
relazionarsi con loro (Cucchi, italia.6second.org).
Nel 1983 Howard Gardner pubblica Formae Mentis, opera fondamentale
di riferimento per tutti gli studi successivi sul rapporto tra intelligenza ed
emozione. Nel criticare il concetto monolitico di intelligenza e gli strumenti di
misurazione basati esclusivamente sulla registrazione del Quoziente
Intellettivo (Q.I.), Gardner introduce il concetto di intelligenze multiple, tra cui
spiccano l’Intelligenza interpersonale, intesa come abilità di interpretare le
emozioni, le motivazioni e gli stati d'animo degli altri, e l’Intelligenza
intrapersonale, ovvero l’abilità di comprendere le proprie emozioni e di
incanalarle in forme socialmente accettabili. In psicoanalisi, queste abilità
vengono spesso definite auto-consapevolezza emotiva ed empatia.
Arriviamo, infine, ai due psicologi statunitensi John Mayer e Peter
Salovey (1990) che introducono il moderno concetto di Intelligenza Emotiva,
intesa come la “capacità di monitorare le emozioni proprie e quelle degli altri
e di usarle per guidare il pensiero e l’azione”.
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Oggi il lavoro dei ricercatori si sta focalizzando sulle rifiniture al concetto di
Intelligenza Emotiva e sul perfezionamento di misure sempre più attendibili.
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CAPITOLO 2
DEFINIZIONI DI INTELLIGENZA EMOTIVA:
MODELLI A CONFRONTO
Come appena accennato, l’elaborazione delle prime definizioni e dei
modelli teorici di Intelligenza Emotiva (IE) risale ai primi anni '90. Da allora
vi è stata una vera e propria escalation di studi e di pubblicazioni in merito,
che continua ancora senza sosta,soprattutto per le evidenti ripercussioni che
l’IE può avere nella vita quotidiana,nei rapporti interpersonali e in particolare
nel mondo del lavoro. Dunque il concetto di IE interessa non solo la comunità
scientifica, ma anche un vasto pubblico più eterogeneo (genitori, docenti,
responsabili di organizzazioni…).
Infatti una delle implicazioni del concetto di IE è che le persone che non
brillano in ambito scolastico-accademico potrebbero avere comunque successo
nella vita se dimostrano alti punteggi nei test di misurazione dell’IE.
Inoltre la gente, sulla base dei resoconti di scrittori e giornalisti che si
sono interessati all’argomento, ha cominciato a credere a conclusioni audaci e
non ancora del tutto dimostrate scientificamente, cioè che l’IE possa renderci
sani, ricchi, realizzati, amati e felici (Ciarrochi, Forgas e Mayer 2001, XIII).
Senza dubbio l’IE è diventata uno dei concetti più popolari degli ultimi
dieci anni, grazie anche al successo del best seller di Daniel Goleman,
Intelligenza emotiva, apparso nel 1995.
Esistono diverse definizioni del concetto di Intelligenza Emotiva,
riconducibili sostanzialmente a due diversi modelli elaborati da studiosi e
ricercatori nel campo delle neuroscienze e della psicologia.
Si tratta di modelli di abilità mentali e model