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CORRELATI NEUROANATOMICI E
NEUROFISIOLOGICI DEI PROCESSI DI PERCEZIONE
TEMPORALE
Nuclei della base
E’ stato ipotizzato che i nuclei della base svolgano un ruolo
fondamentale nel controllare i processi dello stadio del pace-maker
1
temporale o dell’orologio interno (internal clock). Il ruolo dei nuclei
della base nei compiti di valutazione della durata di un evento è stato
esaminato in pazienti con malattia di Parkinson ed in soggetti normali
in varie condizioni farmacologiche. Inoltre alcuni studi su modelli
animali hanno rivolto particolare attenzione al ruolo dei sistemi
dopaminergici nei compiti di percezione temporale.
Modulazione dopaminergica della percezione temporale in modelli
animali
Meck e collaboratori hanno proposto in una recente review che un
circuito dei nuclei della base nigro striatale, attraverso le proiezioni
dei neuroni dopaminergici della sostanza nigra pars compacta (SNc)
1 Modello dualistico che si prefigge di spiegare la percezione del tempo a partire dal confronto tra
“Mental Clock” (orologio interno) e Official Time (Tempo misurato dagli orologi) 36
sullo striato, rappresenti il pace-maker interno di discrete unità
temporali (o internal clock). E’ stato evidenziato in studi su ratti come
la somministrazione di agonisti dopaminergici (DA) sia in grado di
accelerare la velocità dell’orologio interno, mentre antagonisti come
l’aloperidolo determinano invece un rallentamento. Inoltre lesioni con
6-OH-dopamina sullo striato eliminano le capacità dei roditori di
valutare la durata degli eventi, e tale danno non è ristabilito dalla
somministrazione di agonisti dopaminergici. Di contro, le abilità di
stima temporale sono ristabilite dalla somministrazione di l-dopa in
quegli animali nei quali era stata danneggiata selettivamente la SNc,
suggerendo che questi neuroni-pacemaker striatali sono effettivamente
sensibili alle proiezioni dopaminergiche ( Meck WH, 1996). La
tendenza a sovrastimare la durata degli eventi, dovuta ad un
rallentamento dell’orologio interno indotta sperimentalmente dalla
somministrazione di farmaci dopamino-antagonisti, sembra essere
specifica per i sistemi recettoriali D . Questi studi rafforzano il ruolo
2
dei nuclei della base nelle operazioni di percezione temporale, poiché
i recettori DA del gruppo sono particolarmente espressi nel caudato e
nel putamen della famiglia D .
2 37
Cervelletto
Il cervelletto è stato tradizionalmente associato con il controllo
motorio. In quest’ambito molte ricerche hanno enfatizzato il ruolo del
cervelletto nel controllare gli aspetti temporali dei movimenti di
agonisti ed antagonisti. Recentemente è stato proposto che tale
proprietà del cervelletto possa essere estesa oltre il controllo del
movimento. Ivry e Keele (1988) per primi hanno dimostrato che i
pazienti con lesioni cerebellari presentano un aumento della variabilità
delle prestazioni in compiti di percezione temporale. Ancora più
interessante è stata la scoperta che i pazienti cerebellari mostrano
deficit nel discriminare la durata di intervalli temporali su stimoli
acustici e anche in questo caso è stato riscontrato un aumento della
variabilità, ma non una chiara tendenza a sopra o sottostimare la
durata degli eventi (Ivry e Keele, 1989). Inoltre sono state
recentemente ridefinite le differenze funzionali tra le regioni mediali e
cerebellari in quest’ambito.
laterali degli emisferi
Un aumento scalare della variabilità nella stima di intervalli temporali
è stato trovato esclusivamente in pazienti con lesioni focali delle
porzioni laterali e dei rispettivi nuclei profondi, mentre tale deficit non
38
era riscontrato in pazienti con lesioni delle porzioni mesiali cerebellari
o del verme (Malapani e coll.1998).
Corteccia cerebrale
Sorprendentemente pochi autori hanno preso in esame il ruolo della
corteccia cerebrale nella percezione del tempo, nonostante sia i nuclei
della base, sia il cervelletto, presentino multiple connessioni corticali.
Nei ratti è stato dimostrato che un danno della corteccia frontale altera
la percezione del tempo ( Meck, 1996), mentre i dati che emergono
dagli studi sugli umani sono discordanti, e non sono stati delineati
specifici circuiti neurali corticali implicati in processi cognitivi che
sottendono la percezione cosciente del tempo ( Ivry e Keele 1989;
Lacruz e coll. 1992; Nichelli e coll. 1995). Studi su gruppi di pazienti
con lesioni focali corticali hanno suggerito che le regioni prefrontali
(in particolar modo la corteccia frontale dorso laterale destra) e
parietali sembrano essere comunque le strutture critiche per
un’accurata percezione dello scorrere del tempo e tale ruolo è stato
messo in relazione probabilmente con funzioni attentive o di working
memory sottese a queste regioni (Harrington e coll. 1998). 39
Deficit selettivo di percezione del tempo in un paziente con lesione
della corteccia dorsolaterale prefrontale di destra.
sostegno dell’ipotesi di una rappresentazione
A ulteriore
prevalentemente corticale dell’informazione temporale, recentemente
è stato descritto il primo caso di disturbo selettivo di percezione
temporale dopo lesione della corteccia prefrontale. Questo primo
lavoro nasce da un osservazione diretta su un paziente che lamentava
singolari disturbi soggettivi di alterata percezione temporale nelle
normali attività quotidiane (Koch G, Oliveri M, G A. Carlesimo and C
Caltagirone, 2002).
Descrizione del caso
Un uomo di 49 anni fu ricoverato in ospedale a seguito
dell’improvvisa insorgenza di uno stato di confusione mentale e
difficoltà di concentrazione. All’ingresso l’esame obiettivo
neurologico non evidenziava grossolani deficit focali ad eccezione di
sinistra, regredita poi completamente nell’arco di
una lieve emiparesi
pochi giorni. La RMN encefalo evidenziava una lesione ischemica a
livello del lobo frontale destro, in prossimità della corteccia
dorsolaterale prefrontale (DLPFC; area di Broadmann 46/9). L’angio-
dei vasi extracranici mostrava un’occlusione dell’arteria
RMN 40
carotide interna. Dopo la risoluzione dell’acuzie, tornato alla normale
attività lavorativa, il paziente si rendeva conto di soffrire di una
singolare difficoltà nello stimare la durata degli eventi, tendendo
spesso a giudicarli più brevi di quanto fossero. Ad esempio riferiva di
avere difficoltà a valutare quanto tempo fosse passato dall’inizio di un
determinato evento (un film, un programma televisivo) o ancora non
l’orologio, di decidere
era in grado, senza guardare continuamente
quando fosse giunta l’ora di terminare la giornata lavorativa, lasciando
spesso l’ufficio in anticipo rispetto l’orario previsto.
Valutazione neuropsicologica
Il paziente otteneva punteggi normali ad un ampia valutazione
neuropsicologica che esplorava le funzioni mnesiche a breve e lungo
termine (Lista delle parole di Rey: rievocazione immediata e differita;
Figura di Rey-b: rievocazione immediata e differita; Digit Span; Corsi
Span, avanti e indietro; Supraspan verbale; Memoria visiva
immediata), le abilità visuospaziali e l’intelligenza generale (Raven
Progressive Matrices), l’attenzione (Trial Making Test), la prassia
costruttiva (copia disegni semplici e complessi), il linguaggio
(Costruzione di frasi, Boston Naming Test) e le funzioni esecutive
41
(Tower of London; Wisconsin Card Sortine Test; Fluidità verbale).
Non presentava inoltre segni frontali come impersistenza motoria o
iteratività.
Test di stima del tempo
Al fine di valutare il deficit di stima del tempo il paziente ed otto
soggetti di controllo di pari età sono stati sottoposti ad un semplice
test di stima verbale del tempo nel quale il compito consisteva nel
riportare la durata di un trial indicato da markers visivi. In particolare
stimoli numerici (da 1 a 9) erano proiettati su uno schermo di un
computer con presentazione random, con durata variabile da 200 a
2000 ms, sino a quando il tempo precedentemente scelto era
completato. Gli intervalli selezionati erano di 5, 10, 30, 60 e 90
secondi. Ogni intervallo era ripetuto in maniera randomizzata quattro
volte. Al termine di ogni trial ai soggetti era richiesto di esprimere una
stima verbale dell’intervallo appena presentato. Durante ogni trial
inoltre ai soggetti era richiesto di leggere a voce alta i numeri
presentati sullo schermo, al fine di prevenire un possibile conteggio
sub-vocale. Il paziente si dimostrava significativamente meno
accurato nel confronto con i soggetti di controllo soprattutto nel
42
giudicare gli intervalli più lunghi, mostrando una chiara tendenza a
sottostimare la durata degli eventi (durata stimata più corta di 2,5 SD
rispetto alla media dei controlli).
I risultati di precedenti ricerche su gruppi di pazienti con lesioni focali
hanno suggerito che la corteccia frontale destra è implicata nella
percezione del tempo. Questo lavoro descrive il caso di un singolo
paziente nel quale l’alterata percezione temporale emerge come deficit
selettivo a seguito di una lesione della DLPFC di destra. Il ruolo della
DLPFC di destra è stato messo in relazione con la codifica in memoria
di informazioni temporali ed alcuni studi hanno proposto il tempo
come la quarta dimensione della working memory (Gruber e coll.
2000). I risultati indicano che la DLPFC di destra potrebbe essere
implicata anche nella valutazione di intervalli temporali più lunghi, al
di fuori dei confini della memoria a breve termine e quindi della
working memory. Una possibile ipotesi è che la DLPFC di destra
possa fungere da accumulatore di un possibile orologio interno
centrale, ricevendo informazioni dai gangli della base o dal cervelletto
per formare una rappresentazione cosciente degli intervalli temporali
sia nell’ambito della memoria a breve termine, sia in relazione ad un
magazzino di memoria a lungo termine, pronto per essere utilizzato
per successivi compiti di comparazione o di stima di diversi intervalli.
43
La percezione del tempo nella malattia di Parkinson: evidenze sul
ruolo dei nuclei della base ed effetti della stimolazione del nucleo
subtalamico
Evidenze sperimentali hanno mostrato che i pazienti con malattia di
Parkinson (PD) hanno una distorsione nella percezione del tempo. I
pazienti con PD sono stati confrontati con soggetti normali in diversi
aspetti percettivi riguardanti gli intervali temporali, come la
discriminazione tra diversi intervalli, la stima verbale, la riproduzione
temporale, la fusione di soglie temporali e il digittaping (O’Boyle et
al.1996; Malapani et al.1998, Pastor et al.1992, Nakamura et al. 1978;
Artiera et al.