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Spesso in internet si trovano foto di emo che si fotografano specchiandosi allo specchio.

Questo è un simbolo distintivo che racchiude in sé l’importanza della personalizzazione che

differenzia i nuovi aspetti di questa sottocultura: l’emo si trucca e si cura con la massima

attenzione perché deve fotografarsi e cercare di farsi notare il più possibile dagli altri emo.

Si potrebbe infatti chiamare “sottocultura dell’autoscatto”, che oltre ad uniformarsi con

l’abbigliamento lo fa anche con la posa. Se si guardano le foto in internet degli emo kids,

moltissimi si fotografano davanti allo specchio e altre volte si fotografano posizionando il

cellulare sopra la testa in modo da mettere in risalto con la prospettiva il lungo ciuffo o la

pettinatura curata al dettaglio. Il risultato è pur sempre una forte uniformità data

dall’imitazione dei gesti e dal modo di vestire. Come scrive Viviani nel libro “Il corpo dei

giovani: tra moda e tradizione”:

Gli stili di consumo e di vita (stile alimentare, uso di alcool, droga, etc) sono frutto di scelte individuali

finalizzate a creare il corpo bello e alla moda.

L’idea di fondo è che l’importanza che ha oggi il corpo sia il risultato della continua ricerca che ha il

soggetto di differenziarsi dagli altri, ad acquisire, quindi, una propria identità, pur in una insicurezza

generale che lo spinge a farsi riconoscere dagli altri, in una sorta di differenziazione che conduce, quindi,

all’omologazione (Viviani, 2010: p. 14) .

Ritengo sia la sottocultura che ricerca più di tutte una distinzione individuale

completamente basata sull’aspetto esteriore. Il continuo rinnovamento dell’abito è il

simbolo di appartenenza e di riconoscimento degli emo. Non si tratta più di una lotta

ideologica tra classi basata su una spettacolarizzazione simbolica come era per le prime

sottoculture. Adesso la “lotta giovanile” si riduce a voler apparire migliori degli altri

membri del gruppo e per marcare la diversità da chi non ne fa parte.

21 Sul sito Repubblica.it il video non è più visibile. E’ disponibile su:

<http://www.youtube.com/watch?v=ZhYrLIuCjME>. 49

22

Guardando le foto di Versluis e Uyttenbroek risalta anche per questa sottocultura una

forte omologazione al gruppo e una differenziazione individuale basata su diversità che

riguardano il dettaglio dell’abbigliamento. Gli emo in questione, non indossano vestiti

particolarmente attillati perché le fotografie sono state scattate nel 2006, anno in cui la

moda emo kids non era ancora esplosa e non erano ancora presenti tutti i siti di

abbigliamento emo che dal 2008 hanno cominciato a riempire il web.

5.2. Emo e emo kids si raccontano

Per avere un riscontro empirico su quanto scritto della moda emo kids, mi sono iscritta a

diversi loro forum e gruppi. Dopo aver effettuato le registrazioni, non riuscivo ad avere

alcuna attenzione dai membri, ma dal momento che ho inserito nel mio profilo varie foto

emo (prese da Google), sono stati diversi i ragazzi e le ragazze che mi “hanno chiesto

l’amicizia”. Le prime domande degli emo kids che mi hanno rivolto erano sul mio

orientamento sessuale, i miei gruppi musicali preferiti e le marche di vestiti che indossavo

di più. Particolare è stato chiedere ad alcuni di loro quale fosse il loro orientamento sessuale

e più di uno mi ha detto che ancora non lo sapeva ma che spesso si divertiva a provare “un

po’ di tutto”, perché nella vita, secondo loro, è importante provare tutto. Non è importante

cosa provare, ma l’importante è provare. Nelle interviste che riporto qui sotto non

accennerò a nessuna domanda di questo tipo per volere degli intervistati.

Da parte mia, mi sono sentita distante anni luce dal loro mondo e dalle loro passioni. Ho

visto foto di ragazze che ogni dieci minuti postavano almeno cinque foto del loro nuovo

look, smalto, felpa e pantaloni. Un’ esempio di questa “mania dell’autoscatto” rimando alla

figura 21 in appendice 1. I ragazzi invece caricavano molte foto che immortalavano il loro

taglio di capelli, la t-shirt di un gruppo musicale. Molti ragazzi si fotografano insieme a una

ragazza e, come per le emo kids, più foto postavano insieme a una compagna e più voti

avevano. Come esempio rimando alle fotografie 18 e 19 in appendice.

22 cfr. paragrafo 5, p. 33.

50

Intervista a Bubby_Suicide. Nome: Enrico. Età: 16. Forum: emoitalia.vampire-legend.net

Intervista attraverso il forum. Per accedere al forum mi sono giustamente registrata, ma per ricevere

l’attenzione di qualche giovane, ho dovuto inserire sul mio profilo delle foto emo (prese da google) altrimenti

non riuscivo a farmi notare per iniziare l’intervista.

>Come hai conosciuto la sottocultura emo?

>A scuola. Un giorno un mio compagno, Vincenzo, era arrivato con un taglio davvero incredibile: era molto

scalato e l’unica parte non scalata era il ciuffo. Ma la cosa strana è che se l’era anche tinto di rosso! Gli chiesi

come mai del suo cambiamento e mi disse perché era stufo delle solite cose e soprattutto della scuola, voleva

una nuova vita e voleva isolarsi per un po’ perché non aveva soddisfazioni. Tra l’altro l’aveva appena lasciato

la ragazza. Era un momento particolare che non sto qui a spiegare. Questa nuova vita era quella emo. E’

stato lui a farmi conoscere questo mondo e per me è stato un colpo al cuore (un tempo avrei detto di fulmine

(risata)). Ho cominciato ad ascoltare la musica emocore e me ne sono innamorato. Pian piano ho cambiato il

mio look e il mio abbigliamento. Pensa che prima ero uno skater e vestivo largo!

>Quindi ti ha avvicinato il tuo amico a questa sottocultura. Ma la ritieni una sottocultura?

>E’ più di una sottocultura, è il mio mondo. Mi piace condividere le mie passioni su questo e altri forum e

condividerle con i miei amici emo. Da quando sono emo ho anche iniziato a suonare il basso. La sua melodia

mi ricorda il battito del cuore. Mi ha aiutato a concretizzarmi. I miei genitori mi dicono che dovrei

impegnarmi di più a scuola e suonare di meno, ma loro non mi capiscono, non capiscono quanto la melodia

del basso mi gratifichi molto più della scuola. Non me ne frega niente della scuola. Litighiamo spesso da

quando seguo le mie emozioni, ma in realtà è perché loro sono al di fuori di me, della mia mentalità. L’unico

che mi capisce davvero è il mio amico Vincenzo.

> Seguiresti le tue emozioni anche senza vestirti da emo?

>Mi vesto così perché mi piaccio di più e perché mi sento molto più a mio agio. Io sono emo nel cuore, sono

sempre stato malinconico e soprattutto timido. Quindi è dentro di me vestirmi così. Se non mi vestissi di

nero e con le mitiche felpe nere col “cappuccione” che adoro, e che, tra l’altro anche quando ero skater mi

piacevano e giravo sempre con il cappuccio in testa, non mi sentirei completo, a mio agio.

>Quindi ti aiuta a identificarti con la tua personalità l’abbigliamento?

>Bè assolutamente sì. Mi fa stare bene.

>Gli altri tuoi compagni di classe che non seguono il tuo stile come si comportano con te?

>Di m****. Dicono che sono uno sfigato e che voglio solo rimanere un bambino. Ma che si guardino loro

che si sentono forti solo perché non sono alternativi! Ma sai cosa ti dico? Che deve andare così, perché loro

non sono emo dentro; lo spirito emo, lo senti solo se c’è, è una specie di vocazione. Quando capisci di averla è

giusto che ti lasci avvolgere da lei. Ho imparato a non ascoltare i miei compagni, tanto in realtà non dicono

niente. Non ascoltare ciò che è esterno a te e ascolta solo te stesso. Questo è il mio modo di pensare e che mi

aiuta giorno per giorno. Comunque ho anche compagni che mi accettano per quello che sono e questo mi fa

molto piacere.

>Invece con i tuoi amici che condividono il tuo pensiero come ti trovi? Hai una compagnia “emo”?

>Sì ce l’ho, pensa che quattro miei amici che la frequentano erano nella mia vecchia compagnia di skater,

anche loro sono diventati emo. Mi trovo bene, spesso ci troviamo al pomeriggio a casa di uno di noi e

giochiamo al computer e beviamo una birretta. Il venerdì pomeriggio io e altri miei amici della compagnia ci

troviamo per suonare perché abbiamo messo su un gruppo musicale. Vuoi proprio sapere che musica

suoniamo? Dai sto scherzando, comunque sì, sempre e ovviamente emocore, facciamo anche dei pezzi

screamo anche se mi piacciono di meno. Facciamo anche metal ma la cosa bella è che riusciamo ad

arrangiarla con dei suoni armoniosi. Hai presente alcuni pezzi dei System of Down? Comunque se guardi sui

51

miei post le trovi. Spero che ti piacciano.

>Hai mai frequentato un Durex Gold?

>(risata) Sì sì certo. Almeno una volta nella vita bisogna provarli. Ah, comunque, io non sono niente del tipo

“vip” o robe di questo genere, proprio non mi interessano. A parte che anche se non sei vip le tue occasioni le

trovi. Sono dei party stupendi, ti senti capito al volo da tutti, e tutti capiscono la tua sofferenza per un

mondo che dà solo noia. Lì invece c’è il divertimento puro e puoi esprimere liberamente cosa ti fa soffrire o

cosa ti deprime. Non esiste niente di più bello. Adesso sto prendendo l’abitudine di andarci tutti i mesi, ma

non sempre riesco ad andarci.

>Cosa succede in questi Durex per farti dire che non si conosce la noia?

>Sono cose difficili da spiegare, le devi vivere, ti posso dire che lo sballo è fantastico, quando sono lì sono in

pace con me stesso. Poi conosci gente e il giorno dopo la ritrovi su Facebook e scopri a quanti forum è

iscritta e così si allarga il tuo giro di amicizie. E’ bello perché tutti condividono lo stesso pensiero, e spesso

mi fanno conoscere delle canzoni nuove e dei vestiti nuovi.

>Usi molto internet per comprare i vestiti?

>Sì, a parte che è più comodo, ma hai anche molta più scelta. Purtroppo in Italia non si trova più molta roba

emo e sono anche costretto a comprarla su internet. Non sai quanto mi rattrista e mi infastidisce! Ma non

diventi emo un giorno e il giorno dopo non lo sei più. Io ho trovato il mio più grande amore con questo

mondo. Non lascerò mai più il basso.

>Se dovessero sparire anche i prodotti su internet che cosa faresti?

>Non voglio pensarci..ma non credo che succederà. Guarda che sono davvero tanti gli emo nel mondo. E’

solo in Italia che sono pochi. Penso che quando sarò più grande mi trasferirò in America e mi piacerebbe

suonare nei locali. Comunque io rima

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
64 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Nadiaz di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei processi culturali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Di Nicola Paola.