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T
espresso dal numero di Rayleigh:
α 3
gΔTH
=
Ra
! (1.1)
νκ
! : coefficiente di espansione termica
α
ν
! : viscosità cinematica
κ
! : diffusività termica
Esso rappresenta il rapporto tra le forze di galleggiamento e quelle di attrito viscoso
Fig. 1.2
Valori misurati a pressione atmosferica a 15 °C
Fig 1.3 5
<
Non si osserva convezione per ! : il fluido trasporta calore esclusivamente per
Ra 1708
diffusione molecolare. Per ! leggermente maggiori di 1708 abbiamo convezione in
Ra
pattern alternati vero l’alto e verso il basso. In certe particolari condizioni si osserva che la
disposizione delle celle convettive diviene regolare e metastabile, cioè stabile per piccole
perturbazioni con configurazioni che dipendono dalle condizioni iniziali, dalla natura del
liquido e dalla temperatura delle piastre. Spesso sulla superficie del fluido si instaura una
tessitura ad esagoni chiamata appunto convezione di Rayleigh-Bénard.
! Fig. 1.4
Sotto le ipotesi di sottigliezza dello strato liquido, per piaste piane e lisce e sotto particolari
valori di temperatura si ottiene la formazione di un mosaico regolare sulla superficie
superiore del liquido, vedi Fig. 1.5 e Fig. 1.6 a), b), c). La configurazione d) della Fig. 1.6,
ottenuta in presenza di piastre non perfettamente lisce, non presenta nessun pattern regolare.
Si noti come tale configurazione caotica somigli alla disposizione delle nubi nell’atmosfera.
Fig. 1.5
Time-lapse in cui il fluido sale al centro si muove verso l’esterno scendendo ai limiti delle
celle. 6
Fig. 1.6
Quando ! è più volte il valore critico (1708) questi schemi diventano instabili, si instaura
Ra
uno schema oscillatorio e infine per ! ancora maggiori la convezione diventa caotica.
Ra
1.5 Convezione top-to-bottom turbolenta
La convezione studiata da Rayleigh e Bénard nella sezione precedente rappresenta un caso
particolare molto lontano dai fenomeni convettivi naturali. Infatti i valori tipici del numero
di Rayleigh nell’atmosfera o per bacini d’acqua naturali sono molto maggiori di 1000. Ad
esempio in uno strato limite atmosferico spesso 500 m soggetto ad una differenza di
= ×
temperatura di 3 °C, il numero di Rayleigh assume il valore di: ! . In queste
16
Ra 4 10
condizioni chiaramente la convezione è turbolenta ed è caratterizzata dalla formazione e dal
distacco di termiche (come in Fig 1.7) dallo strato in esame nel verso del flusso
destabilizzante. Fig. 1.7
Per termiche si intende il richiamo di fluido ascendente più caldo e quindi più leggero di
quello circostante. Esse vengono sfruttate in natura da molti rapaci e dall’uomo, imitando
questi ultimi, nel volo ad aliante. 7
1.6 Convezione penetrativa in fluidi stratificati
Nella sezione precedente si è considerato un sistema pienamente convettivo in stato
stazionario eccetto il graduale aumento/diminuzione della temperatura complessiva al
passare del tempo. Spesso però nell’atmosfera la convezione opera contro una
stratificazione preesistente che viene da essa gradualmente erosa, come descritto nella
sezione 1.3.
La parte bassa dell’atmosfera dunque si raffredda durante la notte a al mattino il terreno è
coperto da uno strato di aria fredda. Quando sorge il sole la superficie assorbe la radiazione
solare e scalda l’atmosfera dal basso erodendo gradualmente la stratificazione di
temperature raggiunta durante la notte.
La convezione penetrativa in fluidi stratificati è stata simulata in laboratorio ed è emerso che
la temperatura nella zona convettiva risulta uniforme, infatti i moti convettivi permettono un
efficace mescolamento del fluido spingendo alla diffusione delle temperature verso un
valore uniforme. Fig. 1.8
Profili verticali di temperatura
nell’esperimento di convezione penetrativa
in cui un fluido stratificato viene scaldato dal
basso. Gli indici sui profili rappresentano lo
scorrere dei minuti.
Nella zona di contatto tra lo strato convettivo e la stratificazione rimanente abbiamo una
zona in cui la temperatura è localmente più bassa di quella che c’era prima che la
convezione arrivasse a quel punto. In altre parole, il trascinamento nella zona convettiva è
preceduto da un crollo di temperatura prima dell’aumento sotto l’azione del riscaldamento
netto del sistema. 8
Capitolo 2
Dalle equazioni di Navier-Stokes alle equazioni
della convezione di Saltzman
2.1 Introduzione
Nelle sezioni precedenti si sono visti alcuni esempi specifici volti a sottolineare le principali
caratteristiche della convezione atmosferica. Per trattare l’atmosfera in maniera globale
tuttavia le variabili in gioco sono molte di più e occorre partire dalle leggi in forma più
estesa per poi ridurne la complessità in relazione al fenomeno studiato.
In questo capitolo si richiama la formulazione più generale delle equazioni di Navier-Stokes
per un qualsiasi campo fluidodinamico, per poi, usando l’approssimazione di Oberbeck-
Boussinesq ottenere un sistema semplificato.
Nella meccanica dei fluidi poche sono le approssimazioni che si sono dimostrate utili nel
predire fenomeni fluidodinamici quanto l’approssimazione di Oberbeck-Boussinesq. Essa è
usata per una grande varietà di flussi, sia nella fluidodinamica astrofisica, che in quella
geofisica. Il più celebre utilizzo è proprio quello di descrizione del fenomeno di convezione
naturale. Infatti, con alcune eccezioni, i moti atmosferici a tutte le scale sono di origine
convettiva. Le forme particolari che questi moti prendono variano molto sia in scala che in
caratteristiche, passando da turbolenze termiche caotiche a sistemi altamente organizzati
quali uragani. Per tutti i casi però c’è la proprietà comune che il moto che si sviluppa
trasporta calore e vortici (quantità di moto); sono questi processi che introducono contenuti
non lineari nel comportamento atmosferico. Come primo passo per comprendere la
complessità di tali non linearità è necessario studiare modelli di sistemi molto più semplici.
Dall’approssimazione di Oberbeck-Boussinesq derivano le equazioni della convezione di
Saltzman (1962), che descrivono il fenomeno di convezione ad ampiezza finita. Le
equazioni di Saltzman sono di interesse in questa trattazione poiché sono state utilizzate da
Edward N. Lorenz nell’ottenere il suo celebre modello, che non è altro che una
semplificazione di queste ultime. 9
2.2 Equazioni di Navier-Stokes
Il sistema di 3 equazioni che descrive un qualsiasi campo fluidodinamico è il seguente:
⎧ ρ
∂ ρ
+ ∇ ⋅( =
⎪ V ) 0
∂t
⎪
⎪ ∂V
⎛ ⎞ ⎡ ⎤
( ) ( )
2
ρ µ µ ρ
+ ⋅∇V = −∇p + ∇ ∇V + ∇V − ∇ ⋅V +
T
⎨ V I f
! ⎜ ⎟ ⎢ ⎥
⎝ ⎠
∂t ⎣ ⎦
3
⎪
⎪ ∂E ⎧ ⎫
⎛ ⎞ ⎡ ⎤
( ) ( )
2
ρ µ µ ρ
+ ⋅∇E = −∇ ⋅( + ∇ ⋅ ∇V + ∇V − ∇ ⋅V ⋅V + ⋅V + ∇ ⋅(k∇T +
⎪ T
⎨ ⎬
⎜ ⎟
V pV ) I f ) Q
⎢ ⎥
⎝ ⎠
∂t v
⎣ ⎦
⎪ ⎩ ⎭
3
⎩ (2.1)
Le tre equazioni rappresentano in ordine: la conservazione della massa, la conservazione
della quantità di moto e la conservazione dell’energia. Essendo le variabili incognite più
delle equazioni sono state introdotte delle ulteriori relazioni esplicite riportate qui sotto:
τ µ λ
= + ⋅V
! (2.2)
2 D (∇ )I
τ τ
Π = − +
! è la parte non-isotropa della matrice degli sforzi ! ; rappresenta gli sforzi
pI
viscosi ed è caratterizzata dalla proprietà di essere imputabile solo alla presenza del
τ
movimento del fluido. Infatti il tensore degli sforzi viscosi ! dipende soltanto dalla
distribuzione istantanea della velocità del fluido nell’intorno dell’elemento considerato.
Questa relazione rientra nella proprietà dei fluidi Newtoniani, cioè fluidi che soddisfano una
relazione lineare tra sforzi viscosi ed il gradiente di velocità.
2
µ λ
+ = λ µ
= −
! o ! (2.3)
(2 3 ) 0 3
Quest’altra relazione rappresenta l’ipotesi di Stokes che equivale ad assumere che la
pressione del fluido in movimento coincide con la pressione termodinamica. Questo nel
caso in cui si possa trascurare il contributo della viscosità di volume.
Considerando i flussi di calore si ha la legge di Fourier ultima delle relazioni esplicite da
allegare al sistema (2.1): = −k∇T
! (2.4)
q
k
dove ! è la conducibilità termica.
Quindi l’espressione (2.1) delle equazioni di Navier-Stokes permette di calcolare il campo
! ! ! ρ
= + + E
vettoriale ! e le due variabili scalari ! ed ! .
V ui v j wk
Le variabili rimanenti che definiscono lo stato termodinamico si ottengono dalle relazioni di
stato addizionali elencate sopra, specifiche per il fluido in esame. 10
2.3 Semplificazioni nel caso di convezione
Data l’elevata complessità del sistema di equazioni (2.1) si procede con la semplificazione
operando assunzioni sul comportamento del fluido, che però descrivano con buona
approssimazione il fenomeno della convezione atmosferica.
Si consideri quindi una porzione di fluido limitata sopra e sotto. Il limite superiore mantiene
la temperatura ! , mentre quello inferiore mantiene la temperatura ! con ! . La
>
T T T T
f c c f
ΔT = −
differenza di temperatura ! è dunque fissata, ma può essere modulata per ottenere
T T
c f
diversi comportamenti. Il sistema consiste nel fluido che viene scaldato dal bordo inferiore,
mentre viene raffreddato da quello superiore, esattamente come nel sistema studiato da
Rayleigh e Bénard. Useremo questa cella convettiva per simulare il comportamento
ΔT
qualitativo dell’atmosfera. Se ! rimane piccolo il fluido rimane fermo e l’energia termica
rilasciata dal bordo inferiore è trasmessa al bordo superiore solamente tramite conduzione
termica. La temperatura ! del fluido in regime conduttivo può essere descritta da:
T
cond z
( ) = − ΔT
! (2.5)
T x, z,t T
cond c h
dove ! è la quota misurata dal limite inferiore del sistema, ! è la coordinata orizzontale e !
z x h
è l’altezza complessiva del sistema. Assumendo ora che la maggioranza delle va