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CAPITOLO SECONDO
La forza delle Metafore di Marketing
2.1 Un viaggio nella mente del consumatore
Uno degli obiettivi primari di un manager è quello di riuscire a mettere a nudo la
mente del consumatore. La maggior parte di ciò che sanno i consumatori non sanno
di conoscerlo (e, pertanto, quello che dicono potrebbe non corrispondere a quello che
in realtà pensano) dal momento che molti pensieri si verificano a livello inconscio.
Questo ci porta alla conclusione che le persone non riescono ad articolare con facilità
molti dei loro pensieri e sentimenti se non quando i manager, con un metodo che va
oltre il focus group o altri metodi d'indagine, non li aiutano a esprimerli.
Accade che durante questo percorso i manager si ritrovino dinanzi a ostacoli che non
riescono prontamente a superare. La riflessione profonda è difficile da attuare.
I manager, spesse volte, non vanno al fondo delle cose semplicemente perchè si
dedicano alla lettura di circolari, partecipano ad un sacco di riunioni e trascorrono
ore in ufficio o in giro.
Per andare in profondità occorre adottare un' immaginazione ferma e controllata alle
indicazioni profonde che provengono dai consumatori.
Capita anche fin troppo spesso che molti esperti di marketing non comprendano il
modo in cui le loro menti e quelli dei consumatori interagiscono, non tengono in
considerazione che due persone possono osservare gli stessi dati e darne due
interpretazioni differenti. Questo avviene frequentemente nelle ricerche di mercato,
causando frustrazioni sia nei marketing manager sia nei consumatori.
Per porre rimedio a tutto ciò i manager devono sfruttare le nuove opportunità
incrementando in modo significativo le loro conoscenze riguardanti il modo di
pensare e di agire dei clienti.
Questo vuol dire saper comprendere sia le dinamiche consce e, soprattutto quelle
inconsce del modo di pensare dei clienti, dal momento che sono proprio queste
dinamiche a determinare il successo commerciale.
Il tutto ha aperto uno spiraglio di luce nel mondo del marketing in quanto i marketing
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manager hanno acquisito una nuova consapevolezza riguardo al funzionamento delle
loro menti: stanno iniziando a capire come i loro processi mentali inconsci
influenzino il modo in cui entrano in contatto con i consumatori, plasmando le
risposte ottenute e distorcendo le interpretazioni che loro stessi danno delle risposte
verbali e dei comportamenti dei consumatori.
Stanno iniziando finalmente a capire che le loro menti non funzionano in modo
diverso da quelle dei consumatori.
Andiamo ora a vedere, più da vicino, quelli che sono gli errori più comuni presenti
nel marketing.
In primo luogo, vi è l’errore che, molti manager sono convinti che i consumatori
prendano le loro decisioni in modo deliberato, vale a dire che essi analizzino e
meditino con razionalità le caratteristiche di un prodotto al fine di poterlo acquistare.
A volte, il processo decisionale del consumatore può includere la cosiddetta
riflessione razionale, ma tutto questo non può descrivere in modo adeguato il modo
in cui il consumatore compie le sue scelte.
Alcuni degli studi che in origine sostenevano questa tesi, ora considerano il criterio
di scelta razionale come un’eccezione e non una regola.
Il processo di selezione deriva dalle abitudini e da altre componenti inconsce ed è
fortemente influenzato dal contesto fisico e sociale in cui si trova il consumatore.
Un altro aspetto che influisce durante il processo decisionale è quello delle emozioni.
Per esempio, la fragranza di un profumo può evocare in un potenziale acquirente un
ricordo particolare e un'emozione ad esso associata.
Se il ricordo scatena un’emozione dolorosa è probabile che quella persona non
comprerà il profumo anche se tutte le sue componenti sono di suo gusto.
In questo particolare caso, sicuramente, gli esperti di marketing giudicheranno il suo
comportamento come irrazionale fino a quando non avranno capito perchè lei ha
scartato il profumo.
C'è da dire che gli esperti di marketing di solito preferiscono non essere coinvolti
nella dimensione emotiva dei consumatori.
Molti manager, una volta identificata un’emozione, le attribuiscono lo stesso
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significato che viene popolarmente dato dalle persone.
Messi alle strette, esploreranno le emozioni a un livello superficiale, e non saranno in
grado di acquisire una comprensione profonda della struttura di una particolare
emozione.
Un secondo errore comune deriva dalla convinzione che la maggior parte dei nostri
processi mentali risieda nelle nostre menti consce. In realtà i consumatori sono molto
meno consapevoli delle loro attività mentali di quanto credano i manager.
Ad esempio, gli esperti di marketing presuppongono che i consumatori possano
analizzare e descrivere con facilità le proprie emozioni.
In realtà le emozioni sono per definizione inconsce. Per riuscire a farle emergere, i
ricercatori devono ricorrere a tecniche di indagine specifiche.
I metodi standard di immagine a volte possono riuscire a far emergere le opinioni dei
consumatori riguardo a beni e servizi comuni, purchè i pensieri e le emozioni siano
facilmente accessibili.
Si tratta però di situazioni poco frequenti. Ad esempio, i questionari a risposta fissa
non sono in grado di raggiungere emozioni e/o pensieri più rilevanti in quanto si
rivolgono a un livello puramente superficiale.
Gli esperti di marketing hanno poi la tendenza a considerare il cervello dei
consumatori come una macchina fotografica: un dispositivo meccanico che scatta
foto sotto forma di ricordi. Credono che quello che il consumatore dice di ricordare
rimane costante nel tempo. Ma i nostri ricordi sono in continua trasformazione.
Inoltre, molti stimoli utilizzati dai ricercatori marketing per attivare un ricordo, come
l’ordine di presentazione delle domande, modificano il suo contenuto.
Un altro errore che possiamo riscontrare è quello che gli esperti marketing sono poi
convinti che i pensieri del consumatore di articolano in maniera verbale.
Il pensiero umano nasce da quelle che i neuroscienziati chiamano immagini.
Le attività neurali, o immagini, coinvolte nella creazione di un pensiero non sono
necessariamente immagini come le intendiamo generalmente.
Gli stimoli che portano al pensiero possono assumere molte forme.
Per esempio, l’attività neurale stimolata dall’odore del caffè che percepiamo mentre
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stiamo andando a lavoro può produrre in noi l'immagine di noi stessi che leggiamo il
giornale nel bar.
Tale attività neurale può innescarsi tramite un suono, gesti, esperienze tattili, dalle
nostre emozioni.
Come abbiamo visto, il linguaggio verbale interviene nella rappresentazione,
immagazzinamento e nella comunicazione del pensiero.
Ma nonostante sia molto importante per agevolare i processi cognitivi, il linguaggio
non coincide con il pensiero. Le persone non pensano in modo verbale, l’attività che
si sviluppa in quelle aree del cervello che hanno a che fare con il linguaggio verbale
si attivano solo in un secondo momento, quando una persona inconsciamente sceglie
di esplicitare a parole quei pensieri di fronte a se stessa o agli altri.
A causa di questa convinzione, i marketing manager vedono la mente del
consumatore come una serie di pagine bianche su cui scrivere qualsiasi cosa
vogliono. Queste convinzioni vanno in senso opposto rispetto a una ricca tradizione
di ricerca su come le persone creano il significato.
I consumatori attribuiscono il loro personale significato ad un prodotto, mescolando
all’informazione che proviene dall’azienda i propri ricordi, altri stimoli occasionali e
le metafore che gli vengono in mente quando pensano al messaggio dell’azienda.
Quando i manager cadono preda di questi equivoci appena descritti, compiono alcuni
errori che possono arrivare a distruggere il lancio di un prodotto studiato con grande
attenzione.
Capire in profondità i consumatori consente di scoprire la fonte di comportamento
condivisa da diversi target di mercato.
La capacità di spingersi a fondo nell’analisi dei pensieri dei consumatori e quindi, di
conseguenza, anticiparne le risposte, sta alla base del marketing di successo.
Fino ad ora abbiamo finito col riferirci al processo di pensiero profondo come a
un’attività di workable wordering.
«Questa pratica comprende l’utilizzo di informazioni empiriche, rigorose e rilevanti
per mettere alla prova i propri presupposti e impegnarsi in un esercizio di
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immaginazione controllata».
Non si tratta semplicemente di raccogliere informazioni, ma di riflettere sugli spunti
offerti dai consumatori, si tratta si saper leggere tra le righe.
Senza il workable wordering, molti dei beni e dei servizi di cui oggi disponiamo non
esisterebbero nemmeno. C'è stato bisogno che qualcuno cominciasse a ragionare in
modo profondo e creativo. A tal proposito però c’è anche da dire che , se mancano
spunti interessanti da parte dei consumatori ha poca importanza quanta
immaginazione abbia chi è chiamato ad analizzarle.
Un requisito importante per il workable wordering è quello di ricevere spunti
profondi dai consumatori.
Questo è possibile se si ha la capacità di: andare oltre il pensiero e i comportamenti
superficiali del consumatore esplorando parte inconscia della sua mente. E dalla
capacità di capire il modo in cui il consumatore pensa e agisce.
Le metafore profonde possono essere di grande aiuto per raccogliere questi spunti.
Attraverso la loro comprensione si possono evitare errori di comunicazione in
quanto, come ho già affermato in precedenza, quello che esprimono gli addetti al
marketing e quello che recepiscono i consumatori sono due cose diverse.
Le metafore profonde spiegano queste differenze.
Nel paragrafo che segue andrò ad approfondire quello che è il concetto di
“metafora”.
2.2 La metafora come esperienza soggettivo – emozionale del consumatore
La metafora è una figura retorica che implica un trasferimento di significato. Si ha
quando, al termine che normalmente occuperebbe il posto nella frase, se ne sostituisce un
altro la cui essenza o funzione va a sovrapporsi a quella del termine originario creando,
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così, immagini di forte carica espressiva.
Secondo una stima recente, noi utilizziamo circa sei metafore ogni volta che
parliamo per un minuto. Attraverso tecnologie che permettono di visualizzare i
processi cerebrali, i ricercatori sono riusciti a comprendere meglio i fondamenti
13 Cit. Zaltman, G. – Zaltman, L.(2008). Metafore di Marketing, Etas, Milano, p. 13.
14 Cit. http:// it.wikipedia.org/wiki/Metafora , ultima consultazione 15 Gennaio 2014.
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