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STRUMENTI

Vengono utilizzati diversi strumenti sia con le famiglie che con i bambini, oppure con

entrambi, con modalità e tempistiche diversi in base al tipo di strumento. Il questionario

sulle paure notturne è uno strumento soggettivo e viene utilizzato al fine di valutare la

gravità delle paure notturne del bambino su una scala a cinque punti.

Un altro strumento soggettivo è rappresentato dalle registrazioni giornaliere del sonno: ai

genitori viene chiesto di compilare rapporti giornalieri sui modelli di sonno del loro

bambino per sette giorni consecutivi.

Uno strumento oggettivo usato è l’actigrafia, ovvero il monitoraggio del sonno attraverso

gli actigrafi micro-mini, dispositivi non invasivi da attaccare al polso non dominante del

bambino per sette notti consecutive, esso è in grado di valutare le misure di qualità del

sonno, utilizzando l'algoritmo di Sadeh, che considera il numero di risvegli notturni e la

durata della veglia durante la notte dall'inizio del sonno al risveglio.

Il questionario breve sul sonno del bambino (BCSQ) è stato ideato inizialmente nella

versione per neonati chiamata BISQ (Brief infant sleep questionnaire) dagli sviluppatori

Avi Sadeh, Mindell e Tikotzky (2021). La versione citata in questo articolo è una sua

modifica e si rivolge ai bambini invece che ai neonati; il questionario è progettato per

valutare i modelli e i disturbi del sonno dei bambini sulla base dei rapporti dei genitori.

La valutazione dello sviluppo e del benessere (DAWBA) invece viene svolta da un

valutatore ceco addestrato che verifica lo stato psichiatrico del bambino; la DAWBA

prevede un'intervista strutturata somministrata ai genitori.

Infine, il questionario di soddisfazione dei genitori viene effettuato durante la valutazione

post-intervento e riguarda le loro percezioni dell'efficacia del trattamento e della

soddisfazione complessiva.

RISULTATI PRINCIPALI

Prima di elencare i risultati, è opportuno sottolineare che non sono stati riscontrate

differenze significative al basale tra i gruppi di intervento per età del bambino, sesso, o

per le altre variabili demografiche, così come non sono state trovate differenze

significative nella presenza di disturbi psichiatrici.

26

Riguardo ai livelli dei valori di NF riportati dai genitori nel questionario sulle paure

notturne si può notare una riduzione significativa delle NF post-intervento, ciò indica che

dopo il trattamento i bambini avevano meno risvegli notturni e trascorrevano meno tempo

svegli durante la notte rispetto alle valutazioni di base. Gli stessi risultati di cui sopra sono

stati rilevati per quanto riguarda le misure actigrafiche.

L’analisi delle registrazioni del sonno giornaliere ha evidenziato effetti significativi del

tempo per il numero di risvegli notturni del bambino e per il numero di notti a settimana

in cui si è verificato il co-sleeping con i genitori: le comparazioni tra i gruppi di intervento

hanno indicato un miglioramento significativo nei modelli di sonno in entrambi i gruppi

di intervento, ma con una maggiore diminuzione del co-sleeping nel gruppo CBT-PIP.

I punteggi raccolti dall’analisi del questionario breve sul sonno del bambino (BCSQ)

indicano una significativa riduzione dei problemi di sonno riportati dai genitori a seguito

dell'intervento, inoltre è stato trovato un significativo effetto di interazione tra gruppo e

tempo, in particolare nei soggetti del gruppo CBT-PIP, con un decremento che nel gruppo

TEPT risulta non significativo.

I genitori appartenenti al gruppo di intervento CBT-PIP risultano più soddisfatti rispetto

a quelli del gruppo TEPT. In generale i risultati hanno rivelato riduzioni significative

nelle NFs come riferito dai genitori dopo entrambi gli interventi CBT-PIP e TEPT, così

come notevoli miglioramenti nei problemi di sonno misurati oggettivamente e

soggettivamente. La soddisfazione è stata maggiore per i genitori del gruppo CBT-PIP

anche alla luce della scelta di ridurre il coinvolgimento dei genitori e il co-sleeping

durante la notte.

grande limite di questo studio risiede nell'omissione dell’inclusione di un gruppo di

Un

controllo, motivo per cui non è possibile escludere le potenziali influenze degli effetti non

specifici del trattamento e dei fattori esterni.

CONCLUSIONI

Entrambi i trattamenti hanno ridotto significativamente le NFs, ma il CBT-PIP ha portato

a riduzioni significativamente maggiori dei sintomi comportamentali delle NFs rispetto

al TEPT. 27

2.2 Articolo 2

Kayyal, M. H., & Widen, S. C. (2021). Imaginary and Realistic Fears: Palestinian and

American Children’s Understanding of Fear’s Situational Elicitors and Behavioral

Consequences. Merrill-Palmer Quarterly, 67, 1-22.

INTRODUZIONE

Questo è il primo studio transculturale che mira a confrontare le risposte di etichettatura

libera di bambini palestinesi e americani a degli stimoli di paura immaginari e realistici e

le conseguenze comportamentali che associano a questi stimoli; traendo origine da studi

precedenti sulla risposta agli stimoli di paura, gli autori si interrogano sulla misura in cui

il concetto di paura dei bambini potrebbe essere universale.

OBIETTIVI E IPOTESI DI RICERCA

Lo studio ha come obiettivo l’analisi della descrizione degli stimolatori situazionali della

paura in due situazioni, al fine di verificare se il vantaggio per un tipo specifico di

stimolatore di paura in un formato di storia porta allo stesso vantaggio in un formato di

risposta di etichettatura libera.

Inoltre gli autori decidono di prendere in esame un aspetto aggiuntivo del concetto di

paura dei bambini, ovvero la loro comprensione delle conseguenze comportamentali

associate alla paura.

L’ipotesi che viene mossa vede la possibilità della presenza di una variazione

interculturale dell’accessibilità cognitiva degli elicitori di paura immaginari o realistici.

Riprendendo la teoria di Harris (1998), il quale adotta nel suo studio una visione

occidentale dell’argomento, gli autori hanno deciso di esaminare un gruppo di confronto

palestinese, fornendo il primo test transculturale della teoria del 1998.

PARTECIPANTI

Dopo aver ottenuto, per ciascun partecipante, il consenso parentale informato scritto,

hanno partecipato a questo studio un totale di 144 bambini tra i 3 e gli 8 anni, equiparati

per sesso e età.

72 bambini erano palestinesi, dei quali 49 maschi e 23 femmine, la loro età era compresa

tra 3 anni e 9 mesi e 8 anni e 10 mesi, iscritti nei centri per l'infanzia a Ramallah e Beit

Hanina e sono stati testati in arabo, la loro lingua primaria.

28

I restanti 72 bambini americani erano abbinati al campione palestinese per sesso e per età,

con un’età compresa tra 3 anni e 5 mesi e 8 anni e 4 mesi, quindi con la stessa età media

dei bambini americani, iscritti nei centri per l'infanzia nell'area di Greater Boston e sono

stati testati in inglese, la loro lingua primaria. Il campione americano era etnicamente

diversificato e rappresentativo della composizione etnica dell'area: il 71% erano

caucasici, il 6% asiatici, il 10% ispanici, l'1% afroamericani, l'11% di etnia mista e l'1%

di altre etnie.

I bambini palestinesi e americani vengono divisi in due gruppi di età: al gruppo (a) hanno

partecipato i bambini più giovani (con un’età compresa tra 41 e 63 mesi) e al gruppo (b)

i più grandi (età compresa tra 64 e 106 mesi). Ogni gruppo di età era composto da 36

americani e 36 palestinesi.

PROCEDURA

La sperimentatrice scelta per testare i bambini è fluente sia in inglese che in arabo, le

sessioni sono state registrate su nastro e sono state controllate da due bilingui inglese-

arabo per validarlo, verificando anche che la sperimentatrice mantenga un tono neutro

durante tutto il processo.

Durante la prima visita al centro per l'infanzia, la sperimentatrice ha trascorso del tempo

giocando con i bambini fino a quando loro sembravano a loro agio con la sperimentatrice;

in una visita successiva, la sperimentatrice ha invitato il bambino a partecipare a un gioco

riguardante le emozioni, per il quale la partecipazione dei bambini era volontaria, erano

liberi di rifiutarsi di partecipare o di interrompere in qualsiasi momento il gioco. Oltre ai

144 bambini che hanno completato lo studio, altri cinque sono stati esclusi dal campione

perché hanno smesso di partecipare prima che il trial dello studio fosse completato.

All’inizio del gioco la sperimentatrice e il bambino hanno una conversazione in cui

vengono introdotte le parole felice, triste, arrabbiato, spaventato e sorpreso, al fine di

poter constatare il livello di competenza emotiva del bambino la sperimentatrice pone al

bambino domande come “Sei mai stato felice/triste?”, senza commentare o chiedere

ulteriori informazioni dopo la risposta del bambino.

Segue il compito di etichettatura degli animali, usato come prova pratica per garantire che

i bambini siano disposti e in grado di fornire etichette su richiesta. Il bambino ascolta

brevi descrizioni di tre animali comuni e gli viene chiesto di etichettarlo prima che gli

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venga mostrata l'immagine corrispondente. Gli animali vengono presentati in ordine

casuale.

Viene proposto un nuovo gioco in cui il bambino avrebbe ascoltato brevi storie su una

ragazza di nome Sally per i bambini americani, Sahar per quelli palestinesi. La

sperimentatrice legge sette storie (prove emotive), quattro per la paura, di cui due per la

paura con elicitori realistici, due per la paura con elicitori immaginari, una per felicità,

una per la tristezza e una per la sorpresa. La prova felice è sempre la prima e serve come

prova di controllo: il bambino è tenuto ad etichettare questa prova come felice per essere

incluso nel campione. Le altre storie vengono presentate in un ordine casuale con la

clausola che non più di due storie di paura devono essere consecutive. Dopo ogni storia,

al bambino viene chiesto "Come pensi che si senta Sally (/Sahar)?", così che i bambini

etichettare liberamente l'emozione del protagonista nelle storie: la sperimentatrice non

usa la parola emozione, non fornisce etichette emotive o indirizza il bambino ad

utilizzarne una, tutte le risposte vengono leggermente lodate e non vengono corrette.

Dopo di ciò al bambino viene chiesto di fornire una conseguenza comportamentale: "E

quando Sally (Sahar) si è sentita in questo modo, cosa ha fatto?". Tutte le risposte dei

bambini sono state trascritte integralmente. Per la codifica delle conseguenze

comportamentali le risposte codificabili sono state codificate in una delle cinque categorie

mutualmente esclusive, ciascuna basata sul tipo di conseguenza comportamentale

generata dal bambino: fuga, ricerca di aiuto, curiosità, auto-protezione e altro.

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
53 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher LisiBisi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Lombardi Laura.