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DAL GESTO ALLA PAROLA
2.1 L’influenza dei gesti dei bambini sulle loro vocalizzazioni
Mediante il sistema dei neuroni specchio, gli esseri umani possono comprendere il significato
dell’azione attivando la rappresentazione motoria dell’azione osservata. Usando il doppio
comando del sistema mano-bocca, questo repertorio di gesti del braccio potrebbe essere
condiviso con la bocca e trasferito ad essa (Gentilucci e Corballis, 2006).
Gentilucci, Stefanini, Roy e Santunione (2004) hanno constatato che l’esecuzione e
l’osservazione della presa degli oggetti influenzano la pronuncia simultanea delle sillabe.
In particolare, quando si esegue o si osserva la presa di grandi rispetto a piccoli oggetti
l’apertura del labbro e l’aumento dei vocalizzi corrisponde alla variazione della forma del dito
durante questi movimenti di presa (Gentilucci et al., 2004).
Questi effetti, però, non si limitano solo all’azione di presa. Infatti, l’esecuzione e
l’osservazione dell’azione di portare grandi e piccoli frutti alla bocca influenza la pronuncia
simultanea di sillabe. L’esecuzione e l’osservazione dell’azione guidata da frutti grandi
induce un aumento rispetto all’esecuzione e all’osservazione della stessa azione guidata da
frutti piccoli (Gentilucci, Santunione, Roy e Stefanini, 2004; Gentilucci, Stefanini, Roy e
Santunione, 2004).
Un altro studio ha esplorato il rapporto tra l’attività motoria e la qualità delle vocalizzazioni,
analizzando le vocalizzazioni prodotte durante periodi di manipolazione degli oggetti. In
questo studio di tipo trasversale su bambini di età compresa tra i 6 e i 9 mesi, Fagan e Iverson
(2007) hanno esaminato le caratteristiche delle vocalizzazioni associate al contatto con la
bocca e li hanno confrontati con le vocalizzazioni prodotte senza contatto con la bocca. I
risultati suggeriscono che il gesto di mettere in bocca gli oggetti può influenzare le
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caratteristiche fonetiche dei vocalizzi in quanto si ha la chiusura del tratto vocale con
conseguente variazione della produzione di consonanti.
Nonostante il fatto che (a) il periodo di picco dell’uso della bocca come mezzo per esplorare
gli oggetti, che si verifica tra i 6 e i 9 mesi di età, coincide con la comparsa delle consonanti, e
(b) il mettere in bocca gli oggetti può essere un mezzo per provocare la chiusura del tratto
vocale, caratteristica chiave delle consonanti formate dalla lingua o dalle labbra (ad esempio
[d]), il possibile ruolo del contatto con la bocca nelle vocalizzazioni infantili e lo sviluppo
vocale è stato in gran parte ignorato (Iverson, 2010).
Infine, ci sono dati che indicano i legami tra le caratteristiche di vocalizzazione e le
caratteristiche degli oggetti che vengono manipolati. Bernardis, Bello, Pettenati, Stefanini e
Gentilucci (2008) hanno presentato, a bambini di età compresa tra i 9 e gli 11 mesi, uno per
volta, oggetti in legno di piccole (2 cm) e di grandi (4 cm) dimensioni. In ogni prova, uno
sperimentatore ha attirato l’attenzione del bambino sull’oggetto, manipolandolo e poi
mettendolo sul tavolo di fronte al bambino. Tutte le vocalizzazioni prodotte durante la
manipolazione degli oggetti sono state registrate e analizzate.
Da questo studio è emerso che le vocalizzazioni dei neonati durante l’attività di
manipolazione si modulavano in base alla dimensione dell’oggetto. In particolare, le
vocalizzazioni sono risultate più forti durante la manipolazione dell’oggetto di grandi
dimensioni rispetto alla manipolazione dell’oggetto più piccolo. Questo effetto potrebbe
essere interpretato perciò come conseguenza di un’analisi visiva dell’oggetto in quanto il
bambino, durante le vocalizzazioni, si concentra sullo stimolo presentato. In altre parole,
potrebbe dipendere dal grado di eccitazione provocato dallo stimolo: oggetti più grandi
risultano più interessanti e quindi più eccitanti per il bambino.
Sulla base dei risultati ottenuti, Bernardis e colleghi (Bernardis, Bello, Pettenati, Stefanini e
Gentilucci, 2008) hanno ipotizzato che l’attività del sistema dei neuroni specchio e il sistema
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dei doppi comandi mano-bocca potrebbero essere coinvolti nella prima fase di sviluppo del
linguaggio. Questo si trova in accordo con l’evidenza che esiste una stretta relazione tra
l’inizio dello sviluppo del linguaggio nei bambini e i diversi aspetti delle azioni manuali.
Ad esempio, la lallazione nei bambini di età compresa tra i 6 e gli 8 mesi di vita è
generalmente accompagnata da movimenti ritmici della mano. Inoltre, la lingua parlata e il
gesto manuale si sviluppano in parallelo durante le successive fasi di acquisizione
comunicativa e linguistica. Tra gli 8 e gli 11 mesi di vita, i neonati generalmente iniziano a
mostrare prove della comprensione delle parole. Questo fenomeno è correlato all’aumento
della capacità di mettere in atto il gioco esplorativo e la manipolazione degli oggetti con
9
l’emergere dei gesti deittici , che precedono e accompagnano la comparsa delle prime parole
(Bernardis et al., 2008).
Da un esperimento effettuato su 9 bambini con sviluppo tipico, reclutati dalle scuole materne
di Parma, Bernardis et al. (2008), ci dimostrano come i bambini usano più frequentemente due
mani per manipolare oggetti piccoli rispetto a quelli grandi.
Figura 1. Fonte: Bernardis, Bello, Pettenati, Stefanini e Gentilucci, 2008, p. 602
La Figura 1 mostra un tipico esempio di manipolazione (Fig 1 B) e il movimento del gesto di
richiesta effettuato con il braccio (Fig 1 A) di un infante che vocalizza durante le due attività.
9 I gesti deittici sono utilizzati per richiamare l’attenzione sugli oggetti, sui luoghi o su eventi. 23
Questo ci indica che gli effetti sulle vocalizzazioni non sono dovuti ai comandi di una o due
mani durante la manipolazione di oggetti piccoli e grandi.
Alla luce delle prove che indicano l’esistenza dalla nascita di uno stretto legame tra i sistemi
manuali e i sistemi orali-vocali, Iverson (2010) ha interpretato questi dati suggerendo che,
quando un bambino si prepara a manipolare un grande oggetto, il comando motorio per
aumentare l’apertura delle dita per la manipolazione degli oggetti di grandi dimensioni viene
inviato anche alla bocca, causando un’apertura della bocca che da origine alle vocalizzazioni.
Riassumendo, lo sviluppo linguistico sembra essere strettamente correlato all’attività manuale
approssimativamente all’età tra gli 8 e i 13 mesi, ossia prima e all’inizio della produzione
verbale. A questa età i bambini sono in grado di utilizzare in modo appropriato gli oggetti e
sono in grado di eseguire i gesti deittici, al fine di comunicare le loro richieste. L’ipotesi che
le interazioni manuali con gli oggetti contribuiscano allo sviluppo del linguaggio prevede che
le vocalizzazioni dei bambini, tra gli 8 e i 13 mesi, siano influenzate dalla dimensione degli
oggetti manipolati. In altre parole, i risultati dell’attività manuale esplorativa, ossia le
proprietà intrinseche legate alle interazioni con gli oggetti, possono influenzare le
vocalizzazione utilizzate per identificare un oggetto. Inoltre, se queste proprietà sono oggetto
di un segnale di comunicazione, possono influenzare anche le vocalizzazioni che
accompagnano i gesti di richiesta effettuati con il braccio.
2.2 La combinazione gesto – parola 24
Il gesto e la parola costituiscono un sistema semantico e temporalmente integrato delle
comunicazioni degli adulti, nonostante il fatto che ogni modalità rappresenta un significato in
modi diversi (Kendon, 2004).
I bambini conseguono, nel corso dello sviluppo, l'integrazione semantica e temporale tra il
gesto e la parola relativamente presto (Mayberry e Jaques, 2000).
I gesti degli arti superiori, così come le azioni transitive, ossia agite su un oggetto, quando
sono eseguite o osservate influenzano il discorso. L’area di Broca, come abbiamo visto
precedentemente, sembra essere coinvolta nell’integrazione tra le rappresentazioni motorie
del braccio e della bocca (Bernardis e Gentilucci, 2006; Gentilucci, Santunione, Roy e
Stefanini, 2004; Gentilucci, Stefanini, Roy e Santunione, 2004).
I bambini comunicano con i gesti prima che siano in grado di parlare, ed è noto che i primi
gesti emergono tra i 9 e i 12 mesi di vita.
Nelle prime fasi di apprendimento della lingua, cioè dai 14 ai 22 mesi, nel momento in cui i
bambini sono limitati nella loro capacità di esprimere un enunciato, il gesto offre loro lo
strumento per esprimere quel significato.
I bambini utilizzano questo strumento per trasmettere costruzioni linguistiche sempre più
complesse all’interno della combinazione gesto-parola prima di produrre delle costruzioni
formate da solo parole. L’atto di esprimere due diversi pezzi di informazioni, entro i limiti di
un singolo atto comunicativo, mette in chiaro che il bambino non solo è a conoscenza dei due
elementi, ma è anche in grado di assemblare gli elementi in una singola unità relazionale
(Özçalışkan e Goldin-Meadow, 2009).
Corballis (2003) sostiene che il linguaggio espresso per mezzo del gesto è emerso, nel corso
dell’evoluzione umana, prima della lingua parlata. Come da lui osservato, la lingua parlata è
di per sé un sistema gestuale: i movimenti delle labbra, della lingua, del palato molle e della
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laringe sono controllati dai muscoli come sono controllate le espressioni facciali e manuali
che spesso accompagnano il discorso (Corballis, 2003).
La combinazione gesto-parola all’interno di una singola espressione può aumentare la portata
comunicativa a disposizione del bambino: la maggior parte delle combinazioni gesto-parola
che i bambini producono contengono gesti che trasmettono informazioni ridondanti con le
informazioni trasmesse nel discorso, ad esempio, puntando un oggetto mentre lo si nomina.
I gesti che i bambini producono nelle fasi iniziali dello sviluppo del linguaggio forniscono un
modo per loro di comunicare le informazioni che essi non possono ancora esprimere
verbalmente. Ad esempio, il gesto dell’indicare offre ai bambini una tecnica per riferirsi agli
oggetti prima che essi abbiano imparato le parole relative a tali oggetti. Inoltre, la
combinazione gesto-parola offre ai bambini una tecnica per comunicare due tipi di
informazioni all’interno di una singola espressione, prima di poter produrre frasi composte da
due parole.
I bambini piccoli si caratterizzano anche per la produzione di combinazioni gesto-parola in
cui il gesto veicola informazioni che sono differenti dalle informazioni trasmesse nel discorso,
ad esempio, indicando un oggetto mentre si descrive l’azione da fare per l’oggetto, o
indicando un oggetto nominando il proprietario dell’ogge