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Spazi di coworking e la loro organizzazione

Molti spazi di coworking somigliano ad un piuttosto che ad un ufficio. In genere gli utenti pagano per avere la propria postazione privata e poi possono usare l'area comune per favorire l'interazione.

Una richiesta diffusa è quella di accedere a tali spazi 24h/24h: quasi nessuno utilizza i tradizionali orari di ufficio. I servizi di base comprendono elettricità e connessione Wi-Fi, fax, proiettori, stampanti, telefoni, scanner, lavagne, carta, mobilio, biblioteca, acqua, caffè e assicurazioni. Servizi aggiuntivi possono includere l'affitto di dispositivi laptop, portineria, armadietti, telefoni per chiamate internazionali.

L'obiettivo è quello di creare una comunità di utenti e proprio per questo ogni organizzazione possiede il proprio "Wiki": si tratta di pagine web modificabili che permettono una facile collaborazione e l'aggiornamento di informazioni tra gli utenti.

I "Wiki" forniscono tutte le informazioni relative alla prenotazione delle sale conferenze, le discussioni, la programmazione di eventi e inoltre permettono a tutti gli spazi di coworking presenti in tutto il mondo di tenersi in contatto ed organizzare eventi incrociati, promuovendo lo sviluppo di nuove iniziative e la creazione di imprese locali. Anche se gli spazi sono diversi per servizi e cultura, essi condividono i valori di collaborazione, apertura, comunità e sostenibilità utilizzando spesso materiali ecosostenibili come negli arredi (v. fig. 3.2).
B. Building, Ricardo Van Loenen, Amsterdam 2015
Fig. 3.2 - B. Building, Ricardo Van Loenen, Amsterdam 2015
Tra i punti di forza del coworking c'è sicuramente l'economicità dell'affitto di una postazione rispetto alla gestione di un proprio ufficio, la flessibilità dei costi in relazione al tempo di utilizzo della postazione, ma soprattutto chi si affida a questa modalità di lavoro gode non solo dei benefici derivanti.dall'esperienza di socializzazione e di partecipazione ad una comunità, ma anche dell'opportunità di scambio tra professionisti provenienti da settori differenziati.

3.2 Storia del coworking

Il coworking, per come lo conosciamo oggi, nasce nel 2005 quando Brad Neuberg usa il termine per descrivere uno spazio fisico condiviso da lavoratori indipendenti e dinamici. Egli fonda il primo spazio di coworking, la Hat Factory, in un loft a San Francisco. L'anno successivo a New York cominciano a diffondersi i Jellies, incontri occasionali in cui piccoli gruppi di persone hanno la possibilità di condividere idee e collaborare in un'atmosfera informale.

Nel 2007 la parola coworking appare per la prima volta su Wikipedia e diventa popolare su Google Search.

Nel 2008 nasce il primo programma di accordo volontario per consentire ai membri di altri spazi di visitare la rete gratuitamente, chiamato Coworking Visa Program.

Nel 2009 in California nasce la prima community, Next Space.

che si sviluppa il coworking come una nuova forma di lavoro collaborativo, in cui professionisti di diverse discipline condividono uno spazio di lavoro comune. Questo modello favorisce la condivisione di idee, la collaborazione e lo scambio di conoscenze tra i coworker. Il coworking ha avuto origine negli Stati Uniti, con la creazione del primo spazio di coworking a San Francisco nel 2005. Da allora, il fenomeno si è diffuso in tutto il mondo, con la nascita di numerosi spazi di coworking in diverse città. Uno degli eventi più importanti nel campo del coworking è la Global Coworking Unconference Conference, che si tiene ogni anno ad Austin, Texas. Questo evento riunisce appassionati e professionisti del coworking da tutto il mondo, offrendo l'opportunità di condividere idee, ispirazioni e strategie per lo sviluppo del coworking a livello globale. Nel 2010 è stata lanciata la prima rivista online specializzata nel coworking, Deskmag. Questa rivista fornisce informazioni e approfondimenti sul fenomeno del coworking, offrendo uno sguardo dettagliato sul suo sviluppo in Europa e nel resto del mondo. Il coworking è diventato sempre più popolare nel corso degli anni, grazie ai suoi numerosi vantaggi. Oltre a offrire uno spazio di lavoro condiviso, il coworking favorisce la creazione di una comunità di professionisti che possono collaborare, condividere risorse e supportarsi a vicenda. In conclusione, il coworking è una forma di lavoro collaborativo che favorisce lo scambio di idee e informazioni tra professionisti di diverse discipline. Questo modello di lavoro è diventato sempre più diffuso in tutto il mondo, grazie a eventi come la Global Coworking Unconference Conference e riviste specializzate come Deskmag.

Di questa conferenza che nasce l'idea per la European Jelly Week, che è avvenuta per la prima volta nel 2011, un evento teso a incoraggiare la collaborazione internazionale tra diverse Worldwide Jellycittà europee. Un anno dopo si è infatti trasformata in estendendosi in tutto il globo.

Nel 2012 nasce un'organizzazione che promuove la collaborazione tra gli "uffici condivisi" in tutto il mondo e ne supporta i progetti. Il Coworking Wiki Project, ad esempio, offre risorse operative a chiunque sia coinvolto o interessato ad entrare a far parte della comunità.

Nel 2013 nasce la prima associazione internazionale che unisce i fondatori di spazi di co-working. In Canada viene lanciato il primo programma di assicurazione sanitaria offerto ai membri degli spazi di coworking.

Nel 2017 apre a Roma in zona Aurelia Maglianella, un'area dedicata al co-working di 200 mq, all'interno di una sede di 500 mq.

Ospita postazioni in open space, uffici indipendenti, sala riunioni per 15 persone, aula corsi per 12 (v. fig. 3.3) e conference room per 30.
HonosCowork (aula corsi), HONOS s.r.l., Roma 2017
Fig. 3.3 - HonosCowork (aula corsi), HONOS s.r.l., Roma 2017

3.3 Il coworking in Italia

Il fenomeno del coworking è arrivato in Italia tra il 2008 e il 2010 e si è sviluppato seguendo tre tipologie: ibrido, importato e nativo.

Ibrido: uno spazio nato come ufficio tradizionale e riadattato per assolvere le funzioni di uno spazio condiviso (è il caso, per esempio, di Cowo la prima rete di coworking aperta in Italia nel 2008);

Importato: un network estero già avviato e funzionante, che ha aperto filiali anche in Italia (come nel caso di The Hub, poi divenuto Impact Hub, aperto a Milano nel 2010);

Nativo: un'attività pensata fin dal principio come coworking e sviluppata in Italia (il primo esempio è stato Toolbox Coworking (v. fig. 3.4), aperto a Torino nel 2010, con 1000 m² di spazi condivisi che lo...

resero il più grande del Paese). Nel 2016 il fenomeno ha raggiunto, solo in Italia, 300 spazi attivi; quello stesso anno una pubblicazione dell'IRES Piemonte ha indicato gli spazi di coworking come una delle strade percorribili per porre rimedio all'abbandono dei vuoti post-industrial.
Toolbox Coworking, Torino 2010
Fig. 3.4 - Toolbox Coworking, Torino 2010
Se all'inizio del 2010 si contavano poche decine di sedi in tutta Italia, quasi tutte concentrate nelle grandi città del centro-nord, oggi sono cresciute velocemente in tutto il Paese. Inizialmente le statistiche sul fenomeno erano inesistenti o inaffidabili, risultando così difficile tenere il passo sui numeri dei coworking in Italia anche perché l'universo di questa attività è molto vario. Per questo motivo un team qualificato "Italian coworking" ha effettuato una statistica direttamente dal web1 che riporta a fine 2017 un numero poco più elevato di 500, grazie ad1 Italian coworking.

è un team nato per mettere in contatto, attraverso il sito web https://www.italiancoworking.it, centinaia di strutture in Italia create per innovare il modo di lavorare.

un’estesa ricerca web e sui social networks. All’ultima ricognizione del 30 novembre 2018, realizzata in collaborazione con il Forum PA per il rapporto ICityRate2018, sono stati rintracciati poco più di 650 coworking in Italia. Aggiornando la lista dei coworking con quelli che in questi due anni hanno chiuso (circa 50), a Gennaio 2019 si è superata la quota di 660 (v. fig. 3.5). Con una dovuta approssimazione si può dire che il trend di crescita degli spazi di lavoro condivisi in Italia continua ad essere in forte espansione.

La tendenza italiana al coworking è caratterizzata di realtà piccolissime e di grandi players, di iniziative associative e di esperienze collaterali. Dunque diversi modelli che differiscono anche molto in termini di organizzazione, investimenti, vocazione.

motivazioni e finalità. Il 60% dei coworking opera nel Nord Italia con una prevalenza nel Nord-ovest (227). La Lombardia in particolare è senza dubbio la regione dove sono più presenti, non solo perché qui sono concentrati più di un quarto dei coworking italiani, ma anche perché qui si registra il tasso più alto di spazi per abitante (1 coworking per ogni 57mila abitanti). Fatta eccezione per i capoluoghi di regione, Liguria e soprattutto Piemonte ospitano un numero nettamente inferiore di coworking sia in termini assoluti, sia di densità. Nel nord-est sono il Veneto e l'Emilia Romagna le regioni dove sono presenti più spazi (171) con una elevata densità per abitanti di poco più bassa della Lombardia. Nelle regioni del centro ritroviamo una situazione analoga, con l'eccezione del Lazio, i cui coworking sono concentrati quasi esclusivamente a Roma.

Fig. 3.5 - Grafico degli spazi di coworking censiti in Italia

da “Italian coworking”

Fonte: https://www.italiancoworking.it

Milano, con circa 90 coworking attivi mappati, è il comune che ne possiede di più in Italia, sia per numero (13%), sia per densità in rapporto alla popolazione (1 spazio ogni 14mila ab.). Non a caso, “coworking” a Milano è sempre la parola chiave più ricercata su internet a proposito di spazi condivisi. Ne è un esempio il polo multifunzionale Base (v. fig. 3.6), il progetto per la cultura e la creatività che ha visto restituire alla città gli storici spazi delle ex officine Ansaldo come luogo di produzione culturale, sperimentazione e condivisione.

Fig. 3.6 - BASE polo multifunzionale, David Chipperfield, Milano, 2016

Pur crescendo di molto negli ultimi anni, Roma è nettamente al secondo posto con poco più di 50 coworking rintracciati e 1 spazio ogni 50mila abitanti.

Al terzo si trova Bologna con 17 esperienze (1 spazio ogni 20mila abitanti circa).

Seguono Torino (15), Firenze (15) e Verona (13). La sorpresa viene dal Sud e dalle Isole, dove negli ultimi anni sono nati numerosissimi spazi (134) che in parte hanno colmato il forte gap esistente. Puglia e Sicilia sono le regioni in cui questo trend è più visibile (anche grazie ad alcune scelte di politiche regionali), mentre il coworking si afferma con più lentezza in regioni come la Campania, tra quelle più popolose, e la Calabria. Tuttavia il divario con le altre regioni si colma velocemente e le esperienze di condivisione al Sud e nelle Isole fanno ormai parte del quotidiano lavorativo di molti freelance e imprese. La città al Sud con più coworking attivi è Palermo che ne conta 13, mentre a Napoli ne sono stati rilevati solo 10, si tratta di una delle densità più bass
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Publisher
A.A. 2019-2020
16 pagine
SSD Ingegneria industriale e dell'informazione ING-IND/35 Ingegneria economico-gestionale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ArchSofia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Laboratorio tesi di laurea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Angelico Walter.