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3.1 CHE NE SARA’ DEL BITCOIN?
Arrivati a questo punto non resta che provare a proiettare Bitcoin nel futuro per capire
quali siano le probabilità di sopravvivenza, gli scenari di sviluppo, le problematiche non
ancora evidenti (ma che in futuro potrebbero manifestarsi) e le opportunità di utilizzo
alternative.
Nei capitoli precedenti è stato ricostruito un quadro breve ma concreto su come funziona
Bitcoin, sulle potenzialità come sistema dei pagamenti e sulle problematiche della moneta.
Una problematica su tutte evidenziata è la sua quantità prefissata e convertibile nel mercato
monetario che la rende una moneta deflazionistica, elevando, di conseguenza, la funzione
di riserva di valore ma con una volatilità che influenza negativamente tutte e tre le funzioni
monetarie, spingendo il bitcoin ad un utilizzo puramente speculativo. Una moneta che non
ha incentivi ad essere utilizzata negli scambi non ha grandi possibilità future di utilizzo
massiccio in quanto il problema risiede nella struttura stessa. Tra l’altro, non è detto che il
valore continui ad aumentare costantemente nel tempo ma potrebbe verosimilmente
accadere che, arrivati ad un certo punto, nell’immaginario collettivo si diffonda l’idea che
un ulteriore estensione nell’uso del bitcoin sia improbabile. A tal proposito i dati a sostegno
di questa tesi di certo non mancano, come evidenziato in parte dalla Figura 2.2 che mette in
risalto lo scarso utilizzo di bitcoin come mezzo di pagamento. Queste aspettative di scarso
utilizzo provocherebbero inevitabilmente una svalutazione del bitcoin molto forte e non è
23
escluso che l’intero sistema imploda.
Un secondo importante aspetto da sottolineare è che una moneta così inegualmente
distribuita com’è bitcoin, se si diffondesse nell’economia, potrebbe causare forti pressioni
da parte dei possessori nei confronti degli effettivi utilizzatori ( che ad esempio hanno
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23 Proprio nel maggio 2017, il bitcoin ha distrutto il suo record raggiungendo i 1700 dollari, a seguito
dall’apertura del Giappone che ha consentito l’uso del bitcoin come mezzo di pagamento, però, aldilà di ciò,
non sembrerebbero esserci motivazioni sufficienti da giustificare tale incremento, tanto che gli analisti hanno
parlato di un “rischio bolla” che potrebbe potenzialmente esplodere quando gli investitori acquisiranno
consapevolezza della sopravvalutazione. 26
ricevuto un prestito). Detto in altri termini potrebbe accadere una vera e propria
centralizzazione del potere nelle mani di pochi, tra l’altro ingiustificata in termini di lavoro
svolto visto che una quantità significativa di bitcoin è stata estratta già nei primi anni e con
uno sforzo di calcolo relativamente basso. Un altro segnale con il quale si potrebbe
auspicare una centralizzazione del sistema bitcoin è legato alla tendenza all’aumento dello
fra prezzo di acquisto e prezzo di vendita nei mercati in cui bitcoin è quotato.
spread
Questa tendenza all’aumento del differenziale tra i prezzi di acquisto e di vendita è
riconducibile sia al ridotto numero di scambi, ma in particolare fa riferimento all’aumento
del numero di intermediari coinvolti nella transazione, tra cui: marketplace, fornitori di
portafogli elettronici, piattaforme di pagamento, cambiavalute, agenzie di rating
specializzate e, infine, non è da escludere che in futuro si aggiungeranno anche banche e
altri intermediari finanziari tradizionali. In tal modo si creerebbe un controsenso: Bitcoin
ha le sue ragioni di vita proprio nella disintermediazione ma di giorno in giorno si
24
sviluppano sempre più servizi che ne centralizzano l’utilizzo e la circolazione , con i loro
inevitabili rischi di insolvenza, di frode e operativi riscontrabili anche nei tradizionali
intermediari. Quindi bitcoin nasce per contrastare la centralizzazione del potere ma con
passare del tempo rischia, a causa dei sui difetti strutturali, di dar vita a forme di oligopoli
da parte di società fornitrici di servizi che ne rendono più intuitivo e rapido l’utilizzo.
In un futuro prossimo, molti esperti del settore ma anche autorità bancarie internazionali,
tra cui l’EBA (Autorità Bancaria Europea) hanno avanzato la possibilità che la tecnologia
utilizzata dal sistema Bitcoin, la possa essere adottata anche dalle banche
blockchain,
centrali per migliorare lo svolgimento dei loro compiti e la convergenza agli obiettivi, in
particolare attraverso l’emissione della moneta virtuale da parte della banca centrale stessa.
Questo sarebbe anche terreno fertile per abbandonare la predisposizione della quantità di
moneta estratta senza però rinunciare ai vantaggi della blockchain e in generale di Bitcoin
come mezzo di pagamento. Si parlerebbe in tal caso di un modello misto in cui non solo si
manterrebbero i vantaggi del contante digitale e la disintermediazione delle banche
commerciali ma si conferirebbe alla cripto-valuta quella flessibilità nell’offerta di moneta
che potrebbe favorire l’evoluzione e stabilizzarne il corso grazie all’adeguamento della
quantità a seconda delle esigenze del tasso d’inflazione e del tasso di cambio. Tutto questo
influirebbe positivamente sull’utilizzo della moneta come mezzo di scambio piuttosto che
per un utilizzo di natura speculativa. Dinnanzi a queste prospettive di apertura delle banche
centrali alle cripto-valute bisogna, però, considerare anche gli ostacoli che potrebbero
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24 Amato, Fantacci, 2016. 27
renderne difficile l’applicazione. In particolare, se la banca centrale emettesse cripto-valuta
senza coinvolgere le banche commerciali, dovrebbe farsi carico anche di decidere a chi
distribuirla. Di conseguenza la banca centrale si ritroverebbe ad applicare non soltanto una
politica monetaria ma anche una politica di distribuzione dei redditi e fiscale. Quest’ultime
sono politiche che, in Europa, sono lasciate ai governi dei paesi membri e quindi, in questo
caso, la BCE andrebbe a violare il suo statuto, inoltre, il principio di indipendenza, uno dei
principi cardine delle politiche europee, potrebbe essere messo a repentaglio. Tale principio
è stato introdotto per evitare che i governi dei paesi membri possano ricevere degli aiuti
diretti da parte della BCE e porre delle pressioni al fine di ottenere dei vantaggi, ad
esempio tramite l’acquisto di titoli di debito pubblico (come tra l’altro sta avvenendo con i
programmi di o, come in questo caso, ricevendo quantità di cripto-
quantitative easing)
valuta.
Una strada alternativa a quella appena descritta, ma comunque rivolta a salvaguardare le
potenzialità del sistema Bitcoin e a risolvere le problematiche della moneta, potrebbe
dispiegarsi nell’ ancorare la cripto-valuta ad una moneta ufficiale, come il dollaro,
garantendo in ogni istante la convertibilità in dollari a un tasso fisso prestabilito. Un po’
come un Gold Echange Standard ma senza l’ancoraggio del dollaro all’oro. Un
meccanismo del genere, però, creerebbe una forma di centralizzazione nei confronti del
fornitore del servizio di cambio e di conseguenza implicherebbe dei rischi (operativi, di
liquidità). La banca centrale potrebbe eliminare questi rischi grazie al suo potere di creare
potenzialmente moneta in quantità illimitata ma con la conseguenza, per alcune banche
centrali, di violare il proprio statuto.
Con riferimento alle banche centrali potrebbe essere interessante riportare alcuni
orientamenti, comunicati e pensieri che le stesse anno espresso riguardo le valute virtuali e
la Blockchain. Tra le banche centrali, quella che si è maggiormente interessata del
fenomeno è sicuramente la Banca d’Inghilterra che in un sua comunicazione del 2014 non
lascia molto spazio alle interpretazioni: “Le valute digitali non rivestono attualmente un
25
ruolo monetario importante nella società e,…vi sono seri ostacoli a una loro ampia
diffusione nel lungo periodo. Ciò significa che è assai improbabile che una delle valute
digitali, nella loro configurazione attuale, possa essere utilizzata come forma prevalente di
26
denaro in un’economia” . Da notare che viene utilizzato il termine “improbabile” e questo
lascia aperta la possibilità che un’ influenza del Bitcoin potrebbe anche esserci nel futuro,
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25 I seri ostacoli a cui si fa riferimento sono quelli che già abbiamo visto nel capitolo 2: deflazione monetaria,
predeterminazione dell’offerta, volatilità.
26
Bank of England, 2014. 28
anche se non senza costi per il benessere sociale, a detta della Banca d’Inghilterra. Infine,
la Banca d’Inghilterra propone delle soluzioni future per affrontare il problema della
predeterminazione dell’offerta parlando di un meccanismo che adegui l’offerta di moneta
al volume delle transazioni così da non portare la moneta in deflazione.
A sorpresa, anche la Banca d’Italia ha riportato il suo pensiero in merito alle valute
virtuali in un comunicato del 30 gennaio 2015. In tale contesto la Banca d’Italia ha, per
prima cosa, posto l’accento sul fatto che le valute virtuali non hanno corso legale e non
27
devono essere confuse con la moneta elettronica . In secondo luogo, la Banca d’Italia
riporta nel comunicato il pensiero dell’EBA e dichiara di condividerlo in toto: in
particolare, l’EBA ha individuato numerosi rischi nell’utilizzo e nella detenzione delle
valute virtuali, sia per gli utilizzatori, sia per gli intermediari coinvolti e anche per il
sistema finanziario e dei pagamenti. Tra l’altro, alcuni di questi rischi si sono già
manifestati con furti di valute virtuali, fallimenti di alcune piattaforme di scambio e altre
condotte criminali. Secondo l’EBA, quindi, i benefici sarebbero inferiori ai costi. Vengono,
inoltre, scoraggiati gli intermediari nell’acquisto e nella vendita di valuta virtuale e
incoraggiate le autorità di vigilanza nei controlli. Infine, la Banca d’Italia, si riserva la
possibilità di assumere misure specifiche di carattere prudenziale (Banca d’Italia, 2015). È
quindi evidente che anche la Banca d’Italia riveste grande scetticismo sulle valute virtuali.
Prima ancora della Banca d’Italia è stata la BCE a prendere in considerazione i risvolti
del Bitcoin con considerazioni simili a quelle che abbiamo visto ma con una
preoccupazione maggiore per gli effetti che Bitcoin potrebbe causare alla politica
monetaria e alla stabilità dei prezzi, con raccomandazioni sul controllo del volume di
bitcoin emessi, sulle connessioni con l’economia reale e sulla vigilanza in generale, tanto
che si è parla