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La distinzione tra vendita e permuta secondo le categorie giuridiche
L'obbligazione del pagamento del prezzo di una compravendita costituisce un debito di valuta, con conseguente applicazione di quanto previsto dagli artt. 1277ss. c.c. con specifico riguardo alle obbligazioni pecuniarie. Da un'analisi di tali articoli emerge che il principio di base, posto dall'art. 1277 c.c., secondo cui "i debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello Stato al tempo del pagamento", può essere derogato dalla volontà delle parti, posto che gli artt. 1278 e 1279 c.c. prendono espressamente in esame il caso in cui sia convenuto il pagamento "in una moneta non avente corso legale nello Stato".
Entrambi tali articoli paiono adattarsi perfettamente alle obbligazioni pecuniarie espresse in bitcoin. Lo sviluppo di tale tecnologia è avvenuto, fino a tempi recenti, in maniera quasi indipendente da una
compatibilità con i vari ordinamenti, considerati come degli "avversari" nei confronti di tale nuovo sistema basato sulla virtualità. Tuttavia tale indifferenza si è ridotta mano a mano che il fenomeno delle criptovalute usciva dalla cerchia di early adopters in cui era originariamente confinato, andando a determinare degli interventi di tipo regolatorio. Nonostante i progressi raggiunti sul fronte legislativo dall'UE (si pensi alla dir. 2018/843/UE) e ai vari Paesi, appare comunque necessaria l'adozione di una prospettiva che abbracci il mondo intero andando a scongiurare il pericolo di una "blockchain friendly". Per capire tuttavia come questi fenomeni debbano essere regolati, serve tempo, perché la tecnologia è troppo recente e instabile per riuscire a concepire una manovra efficace e coerente. 3.4 Legale o Illegale? C'è una domanda che tutti coloro che hanno approcciato questanuova criptovaluta si sono posti: il Bitcoin è legale? La risposta più immediata da dare è "assolutamente sì, Bitcoin è legale". Questa risposta è frutto di un sistema estremamente sicuro e trasparente che mira a proteggere la privacy degli utenti e non esiste alcuna traccia di eventuali frodi provenienti dal protocollo (gli hacker sono un argomento a parte che non ha nulla a che vedere con il sistema in sé). La situazione è un po' più complessa se ci si chiede se il suo utilizzo sia legale o meno. Per rispondere a questo quesito è necessario capire se le banche centrali e le istituzioni competenti approvano o quantomeno consentono l'uso di Bitcoin. Inizialmente governi e istituti bancari hanno provato ad osteggiare in tutti i modi Bitcoin, ma con il passare del tempo si sono resi conto della potenzialità delle criptovalute e ad oggi alcuni istituti stanno studiando il modo di supportarle. Ovviamente è difficile se non impossibile delineare unQuadro completo ed esaustivo sulla legalità delle criptovalute poiché la situazione varia da paese a paese, e da banca a banca. A proposito dell'illegalità bisogna chiarire alcuni concetti. Anzitutto definiamo il concetto di deep web: con tale termine si intendono tutti quei contenuti non segnalati dai normali motori di ricerca. I siti che ci appaiono digitando un termine su Google o su qualsiasi altro browser sono solo una piccola parte di tutto il vero web. È ormai assodato che la parte del web che tutti conoscono ed utilizzano quotidianamente compone circa il 4% dell'intero web; la restante parte (il 96%) viene chiamata deep web (o web sommerso). Su tutto ciò che viene considerato deep web le uniche valute utilizzate come pagamento sono le criptovalute e, prima tra tutte, Bitcoin; questo perché lì è possibile comprare e vendere qualsiasi oggetto senza nessun limite o regolamento e quindi l'anonimato e la non tracciabilità sono due caratteristiche fondamentali.
fondamentali che ogni utente ricerca. In questo spazio vengono svolte attività considerate illegali in molti paesi del mondo come la vendita di droghe, armi, persone e qualsiasi bene per cui esista una domanda.
Il punto è che anche se con i bitcoin si svolgono tali attività, questo non fa del sistema di pagamento un protocollo illegale in quanto non è nato con questo scopo e il suo fine non è quello di favorire il mercato degli oggetti sopra citati (anche se in realtà, indirettamente, lo fa). L'illegalità per Bitcoin può rappresentare non solo un motore trainante per la sua crescita e diffusione, ma anche una forte leva che può modificarne il prezzo.
Alla luce di quanto detto finora, l'ambiente generato con la nascita Bitcoin e delle alternative coins sembra perfetto per svolgere attività illecite quali il riciclaggio di denaro, l'esportazione illecita di capitali e l'evasione fiscale.
Il riciclaggio di denaro è una pratica resa più semplice
delle transazioni. L'individuo può quindi utilizzare i suoi bitcoin per acquistare beni o servizi all'estero, senza che nessuno possa verificare l'origine dei fondi. In questo modo, l'esportazione illecita di capitali diventa molto più semplice e difficile da individuare. Tuttavia, è importante sottolineare che l'utilizzo delle criptovalute per scopi illegali non è consigliato né etico. Le autorità di regolamentazione stanno sempre più attuando misure per contrastare l'uso illecito delle criptovalute e per garantire la trasparenza delle transazioni. Inoltre, molte piattaforme di scambio di criptovalute richiedono l'identificazione degli utenti e la verifica delle transazioni per prevenire attività illegali. In conclusione, sebbene le criptovalute offrano un certo grado di anonimato e non tracciabilità, è importante agire in modo responsabile e legale quando si utilizzano queste valute digitali.dimoneta appena originato, perciò il soggetto in questione potrebbe tranquillamen-te trasferire il patrimonio di bitcoin su un altro conto (aperto in qualsiasi parte del mondo) intestato magari a soggetti terzi. Una volta ultimato questo ipotetico processo il risultato è che i bitcoin hanno cambiato paese e anche giurisdizione. In questo modo i capitali sono stati trasferiti verso una destinazione completamente ignota e l'operazione effettuata non lascia alcuna traccia agli occhi di autorità finanziarie tra cui quelle dell'antiriciclaggio e del controllo sull'esportazione di capitali. Diverso invece è il problema fiscale: se si guadagnano bitcoin, come ci si deve rapportare con il Fisco? Al momento la legge non supporta ancora del tutto il caso delle cripto-monete quindi ci si deve per forza rivolgere ad un esperto fiscale.commercialista per valutare ogni situazione nello specifico. Bitcoin è a tutti gli effetti un fenomeno mondiale che si sta espandendo costantemente e i dati ci danno prova che vengono registrate moltissime transazioni ogni giorno. Una situazione del genere non può essere ignorata dal Fisco perché questo significherebbe favorire l'illegalità e la circolazione di denaro "in nero". Le uniche tasse si pagano nel momento in cui si fa la conversione da bitcoin a valuta legale, ma questo non è assolutamente detto che avvenga; è possibile ottenere bitcoin e utilizzarli per acquistare qualsiasi cosa senza mai convertirli. Concettualmente se vengono generati profitti con le cripto-monete si tratta a tutti gli effetti di guadagni, e in quanto tali andrebbero dichiarati e tassati. Detto ciò Bitcoin risulta uno strumento incredibilmente potente per eludere i controlli sulla circolazione di denaro "sporco" e per gli acquisti online diprodottiillegali.L'introduzione di tecnologie innovative causa sempre l'accesso a nuove opportunità, anche illecite, ed è un compito del governo emanare norme altrettanto innovative atte a contrastarle.
La Banca d'Italia nel 2015 scrisse l'"Avvertenza sull'utilizzo delle cosiddette valute virtuali" in cui afferma che "In Italia, l'acquisto, l'utilizzo e l'accettazione in pagamento delle valute virtuali debbono allo stato ritenersi attività lecite; le parti sono libere di obbligarsi a corrispondere somme anche non espresse in valute aventi corso legale".
3.5 Normative Antiriciclaggio e Criptovalute
Dalla nascita dell'UE fino a oggi, gli organi competenti comunitari e nazionali si sono mossi per sfavorire le pratiche, considerate ovviamente illegali, di riciclaggio. La Ia Direttiva antiriciclaggio risale al 1991, fu pubblicata dalla CE e riguardava obblighi di identificazione, segnalazione e registrazione.
di qualunque operazione finanziaria sospetta, a carico di enti creditizi e finanziari; la IIa Direttiva antiriciclaggio venne pubblicata dieci anni più tardi, nel 2001, e allargava la competenza di tali obblighi anche ai professionisti; la IIIa Direttiva, risalente al 2005, applicò al terrorismo le metodologie e gli obblighi già in vigore contro il riciclaggio; la IVa Direttiva, infine, nel 2015, introdusse novità di sistema, come ad esempio la presenza di controlli ai movimenti finanziari di personaggi politici, la criminalizzazione di reati fiscali e l'istituzione di un registro nazionale degli effettivi beneficiari di transazioni sospette.
Il 3 Aprile 2016 sono stati pubblicati i c.d. Panama Papers, ovvero un corposo fascicolo di oltre 11 milioni di documenti che contengono informazioni dettagliate su oltre 200mila società offshore e relativi organigrammi. Il nome di
Questa inchiesta è dovuta allo studio legale Mossack Fonseca, che ha sede a Panama per l'appunto. Questo studio riportò nomi e somme di denaro di personaggi pubblici, politici e di soggetti attivi nel campo dell'economia privata e della finanza, compresi manager italiani, i quali dovranno rispondere dell'accusa di evasione fiscale. I dati raccolti iniziano dal 1970 e arrivano al 2015. Oltre 400 giornalisti, attivi in più di 80 paesi, hanno analizzato il fascicolo.
In Italia si pronunciarono su questo argomento sia Banca d'Italia che l'Ufficio di Informazione Finanziaria. Banca d'Italia guardava soprattutto ai rischi per gli operatori da essa vigilati in considerazione a una potenziale violazione della riserva di legge sulla raccolta del risparmio e sui servizi di pagamento. L'UIF, invece, pubblicò il documento "Utilizzo anonimo delle valute virtuali", in cui si evidenziava l'effetto che le criptovalute potessero avere sul riciclaggio e sul
fina