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CAPITOLO II
Giovanni Verga.
Luigi Russo Cit., p. 273.
28
1. L’espressionismo musicale: la Scuola di Vienna.
Ed ecco l’espressionista riaprire all’uomo la bocca. Fin troppo ha ascoltato tacendo,
29
l’uomo: ora vuole che lo spirito risponda . Blaue Reiter (Il cavaliere azzurro) 30
Nel 1911 Wassilij Kandinskij e Franz Marc, fondatori del
iniziarono a sostenere e a propagandare una nuova concezione dell’arte basata sull’interiorità,
un’arte che non si proponeva di imitare la realtà ma che ambiva ad esprimere una verità più
profonda e più vera di quella apparente, nella quale potesse emergere il tesoro delle
esperienze accumulate dall’artista: «l’ispirazione pittorica era ricondotta a puri impulsi
31
spirituali» .
I mezzi di espressione ricercati da questo gruppo di artisti confluiscono nel nuovo linguaggio di
sintesi tra io e opera, un linguaggio immediato che trascende la limitazione semantica che lo
condiziona e lo rende comunicabile, un linguaggio significante il suo fondamento primordiale,
l’Ur-schrei, 32
il «grido originario, istintivo, interiore» . «Naturalmente esso deve risuonare ed
33
essere sentito. Il grido dev’essere possibile.» E, se dal punto di vista pittorico l’immediatezza
espressiva si tradusse nella scelta di forme semplificate e colori puri, in ambito musicale
furono le soluzioni artistiche scaturite dai musicisti della Scuola di Vienna che provvidero a far
risuonare tale grido interiore. Expressionismus.
Così scriveva Hermann Bahr nel saggio del 1916 intitolato Cfr. Carlo
29 Storia dell’arte italiana. Volume quarto
Bertelli - Giuliano Briganti - Antonio Giuliano . Cit., p.
296. Sulla scelta del colore azzurro per la sua forte risonanza spirituale e emotiva cfr. Carlo
30 Storia dell’arte italiana. Volume quarto.
Bertelli - Giuliano Briganti - Antonio Giuliano Cit., pp.
353-segg.
Ibidem.
31 Dissoluzione tonale e interiorizzazione espressiva. La scuola musicale di
Luigi Rognoni In:
32
Vienna. Espressionismo e dodecafonia. Torino, Einaudi, 1974, p. 38.
Ivi, p. 39.
33 Der Blaue Reiter Almanach,
Sul il volume pubblicato da Marc e Kandinskij un anno dopo la
34
fondazione del gruppo, compare tra gli altri saggi un articolo sul rapporto musica-testo del
giovane musicista viennese Arnold Schönberg:
Sono relativamente poche le persone in grado di intendere, in termini puramente
musicali, ciò che la musica ha da dire. La convinzione che un brano musicale debba
richiamare delle immagini, e che, se le immagini mancano, esso non vien compreso o
non vale nulla, è tanto diffusa come può essere diffuso soltanto ciò che è banale e falso.
[…] Alcuni anni fa mi vergognai moltissimo rendendomi conto di non avere la più pallida
Lieder
idea di ciò che contenessero i testi poetici di alcuni di Schubert, a me ben noti.
Tuttavia, dopo che ebbi letto le poesie, mi accorsi di non averne tratto alcun vantaggio
Lieder.
per la migliore comprensione di quei La lettura, infatti, non mi aveva per nulla
indotto a mutare il mio modo di concepirne l’interpretazione musicale. Al contrario, mi
resi conto che, sebbene non avessi conosciuto il testo poetico, ne avevo colto il
contenuto, quello vero, forse ancora più profondamente che se mi fossi strettamente
35
attenuto alla superficie dei puri e semplici pensieri espressi dalle parole .
La riflessione di Schönberg palesa in modo inequivocabile l’esigenza profonda di ricerca
formale che lo aveva portato, già nel primo periodo della sua attività compositiva, a una
decisiva rottura con il linguaggio musicale tradizionale. Il nuovo significato da lui attribuito al
rapporto tra la musica e il testo è da ravvisare, in senso più generale, anche nel rapporto tra il
linguaggio musicale e l’immagine sonora interna al compositore: quest’ultima necessita di
36
espressione diretta, priva di qualsiasi tipo di mediazione , mentre il linguaggio, a sua volta,
per assolvere alla rinnovata funzione, abbisogna di una nuova sintassi musicale, che
Schönberg di fatto individuerà nella sospensione tonale e, in seguito, nell’adozione della
Almanacco
dodecafonia. Nell’anno in cui il summenzionato articolo apparve sull’ il giovane
Style and Idea
Poi incluso nel volume pubblicato a New York nel 1950.
34 Stile e idea. Con un saggio di Luigi Pestalozza.
Arnold Schönberg Milano, Feltrinelli, 1975,
35
pp. 13-17.
Risultano significative a tal proposito le raccomandazioni rivolte da Schönberg al direttore
36 Fünf Orchesterstücke
d’orchestra in occasione dell’esecuzione dei op. 16 del 1909: l’esecutore
«non deve più “interpretare”, ma “tradurre”, senza equivoci, l’immagine sonora del
Dissoluzione tonale e interiorizzazione espressiva.
compositore». Cfr. Luigi Rognoni Cit., p. 47.
compositore aveva già ultimato la stesura delle sue prime diciannove opere, testimonianza del
processo di graduale maturazione formale che muoveva già i suoi primi e incerti passi nella
Verklärte Nacht [Notte trasfigurata]
“tonalissima” op. 4 del 1899, per divenire decisa
Kammersymphonie Sechs Kleine
consapevolezza nella op. 9 del 1906, ed evolvere infine nei
Klavierstücke op. 19 del 1911 in astrattismo sonoro che mira all’essenza della visione
Fünf
37
interiore . L’intenzione espressionista di Schönberg è evidente, ad esempio, nel primo dei
Orchesterstücke Presentimenti,
38
op. 16 del 1909, originariamente intitolato in cui vengono
utilizzati particolari effetti timbrici dei tromboni e del basso tuba al fine di far culminare
Ur-schrei
l’esecuzione in un grido acutissimo, un inequivocabile, che non necessitava
evidentemente di alcuna interpretazione da parte dell’esecutore.
interpretare
La capacità del nuovo linguaggio musicale non di un sentimento già altrimenti
costituire
espresso ma di il sentimento stesso è pertanto, a conclusione del primo decennio del
Novecento, ormai pienamente affermata.
Le soluzioni formali dei tre grandi musicisti correntemente accomunati nella definizione di
39
Scuola di Vienna risultano, com’è facile immaginare, strettamente interrelate: Anton Webern
e Alban Berg applicarono il linguaggio atonale e il metodo dodecafonico elaborati dal Maestro,
ma le opere di ciascuno di essi rivelano un’interpretazione originale e personalissima delle
esigenze formali della spiritualità moderna, ormai divenute impellenti e destinate ad accogliere
40
i nuovi «contenuti precipitati» . fin de siècle,
Alban Berg fu profondamente partecipe della società la sua ribellione significò il
tentativo di riscatto dell’individuo in una società che la tecnocrazia avviava
41
all’autodistruzione . Dal linguaggio schonberghiano, Berg ricava i due elementi base del
linguaggio atonale ma che alla tonalità sono ancora legati, l’accordo esatonale e l’accordo di
quarta, i quali entreranno assai spesso nelle sue composizioni, ma, a differenza di Schönberg e
Dissoluzione tonale e interiorizzazione espressiva. p.
Luigi Rognoni Cit., 47.
37 I cinque pezzi per orchestra furono infine pubblicati dall’autore senza alcun titolo, ma in
38
origine erano stati pensati in riferimento a stati d’animo o a percezioni sensibili interiori.
L’etichetta di “Prima Scuola Viennese” viene tradizionalmente attribuita a Haydin, Mozart e
39
Beethoven, vissuti a Vienna ma non viennesi. Per “Seconda Scuola Viennese” si intende invece
quella rappresentata da Schönberg e dai suoi allievi. “In senso estensivo con scuola viennese
si comprende tutta la produzione musicale che, rifacendosi ai procedimenti dei tre suddetti
maestri si espande oltre i limiti geografici della sua origine austriaca fra il 1900 e il 1960”. Cfr.
Dai Greci a Schönberg. Corso di storia della musica.
Rino Maione Milano, Hoepli, 1986, p. 357.
Filosofia della musica moderna.
Theodor W. Adorno p. 47.
40 L’esperienza lirica di Alban Berg. La scuola musicale di Vienna.
Luigi Rognoni In:
41
Espressionismo e dodecafonia. Torino, Einaudi, 1974, p. 108.
di Webern, che portarono agli estremi limiti il processo di dissoluzione del linguaggio armonico
e spinsero la concentrazione formale fino all’essenzialità dell’aforisma («tre note di violino
42
equivalenti a una sinfonia» ), Berg rimase legato alla tecnica strumentale sviluppata. Egli
inoltre non rinunciò mai del tutto alla tonalità, subordinando la dissonanza alle sue esigenze di
compositore. Schönberg scrive a questo proposito:
Alban Berg, che fu forse il meno ortodosso di noi tre – Webern, Berg ed io – mescolava,
nelle sue opere, pezzi o frammenti strettamente scritti in una determinata tonalità con
altri pezzi o frammenti non tonali. Egli spiegava questo fatto, pretendendo che un
compositore d’opera non poteva sempre rinunciare – e questo per ragioni d’espressione
e di caratterizzazione drammatiche – al contrasto che è fornito dal cambiamento dal
“maggiore” al “minore”. Sebbene egli abbia avuto ragione come compositore, si
43
sbagliava dal punto di vista teorico .
Elemento, infine, senz’altro peculiare delle composizioni di Berg è il rigoroso formalismo, la
meticolosa strutturazione formale che ha una reale corrispondenza nel movente ispirativo del
compositore e nell’esigenza drammatica. Il linguaggio musicale veniva considerato da Berg
come il più profondo mezzo di espressione della soggettività umana,
così vasto e sfuggente a precise connotazioni da richiedere appunto un rigoroso
– a priori a posteriori
controllo e – fra l’impulso espressivo […] e il risultato finale della
.
44
costruzione sonora
Wozzeck,
Nel terzo atto del ad esempio, colpisce la simmetria dell’architettura: un tema di 7
battute che sviluppa 7 variazioni cui segue una doppia fuga costruita a sua volta su 2 soggetti
di 7 note ciascuno. Tale rigorosa simmetria per Berg è funzionale alla diretta espressione della
45
regolarità con cui gli avvenimenti narrati seguono la loro predestinazione .
Dai Greci a Schönberg.
Così si disse delle composizioni di Webern. Cfr. Rino Maione Cit., p.
42
357. Il teatro musicale di Alban Berg. La scuola musicale di Vienna.
Luigi Rognoni In:
43
Espressionismo e dodecafonia. Torino, Einaudi, 1974, p. 157 (in nota).
L’esperienza lirica di Alban Berg.
Luigi Rognoni Cit., p. 120.
44 Il teatro musicale di Alban B