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In caso di avaria, il pilota potrà così disporre di una miriade di ridondanze, ottenendo un margine di
sicurezza estremamente elevato.
Una volta attivato l’assetto “Feather”, la parte posteriore dell’ala e i bracci di coda si innalzano fino ad
assumere un angolo di 65° rispetto all’asse longitudinale del velivolo. Questa configurazione, oltre ad
essere molto elegante, consente di ottenere numerosi vantaggi. Primo fra tutti è sicuramente la forte
decelerazione che fornisce fin dagli strati più alti dell’atmosfera. L’esposizione del ventre della fusoliera e
della parte anteriore delle semiali al flusso d’aria crea un enorme aumento della resistenza aerodinamica.
Maggiore sarà la superficie del velivolo esposta durante il volo, maggiore sarà la forza che le molecole
d’aria eserciteranno su di essa. In questo modo la velocità decrescerà molto rapidamente e il
surriscaldamento verrà contenuto entro livelli accettabili. Il moto della navicella proseguirà su una
traiettoria inclinata di circa 60° rispetto al suo asse longitudinale.
Un’altra importante caratteristica dell’assetto “Feather” è rappresentata dalla sua capacità di adattarsi sia
al volo subsonico che a quello supersonico. Non dimentichiamoci che lo Spaceship One transita in modo
continuo da un regime di volo all’altro. La Scaled Composites ha inoltre ritenuto necessaria la costruzione di
un unico componente per la configurazione di rientro. La parte posteriore dell’ala e i bracci di coda sono
stati realizzati in modo tale che potessero costituire un pezzo integrato, garantendo il suo totale
sollevamento in ogni circostanza. Questa scelta ha contribuito notevolmente a fortificare l’intera struttura
alare, rendendola più adattabile ai vari regimi di volo.
Tier One Navigation Unit
Il volo dello Spaceship One deve essere effettuato con estrema precisione. Se il pilota non si attenesse alla
traiettoria prescritta, la navicella andrebbe fuori rotta e si correrebbe il rischio di non raggiungere la quota
desiderata o, addirittura, di non poter effettuare l’atterraggio nel luogo designato. La strumentazione di
bordo deve quindi fornire delle informazioni di posizione molto dettagliate. Questa delicata operazione può
essere svolta unicamente dall’avionica, ovvero da tutti quei sistemi in grado di elaborare i dati contenuti
nelle onde elettromagnetiche. Gli ingegneri della Scaled Composites non potevano di certo usufruire dei
sistemi avionici utilizzati dagli aeromobili, che effettuano le attività di volo all’interno dell’atmosfera
terrestre. Hanno così deciso di sviluppare una strumentazione che si potesse adattare alle esigenze del
pilota, in seguito chiamata TONU (Tier One Navigation Unit). Questo sistema è composto da due
componenti principali: il System Navigation Unit (SNU) e il Flight Director Display (FDD).
Il primo costituisce il cervello di tutta l’avionica. Fornisce le informazioni di posizione e di navigazione,
servendosi sia di un GPS (Global Positioning System) che di un INS (Inertial Navigation System). Entrambe le
strumentazioni sono in grado di ottenere autonomamente tutti i dati di volo necessari al pilota. La loro
presenza simultanea ha la sola funzione di assicurare una maggior precisione delle informazioni.
Il sistema SNU ricava tutti i dati relativi agli spostamenti lungo gli assi del velivolo, esprimendo le
accelerazioni subite dalla navicella e i suoi movimenti di beccheggio, rollio e imbardata. Tutte queste
informazioni vengono mostrate al pilota grazie ad un schermo a cristalli liquidi che costituisce il Flight
Director Display. La sua progettazione si è ispirata moltissimo ai “glass-cockpit” utilizzati dai velivoli più
moderni. Questi sistemi sono essenzialmente costituiti da un elaboratore in grado di raccogliere tutti i dati
relativi al volo e di mostrarli al pilota attraverso un unico schermo. In questo modo si può rappresentare la
situazione dell’aeromobile senza installare all’interno del cockpit una miriade di strumenti analogici che
possono indurre in errore con maggiore facilità. Il Flight Director Display dispone di molteplici modalità di
visualizzazione dei dati, ognuna corrispondente ad una precisa fase di volo. Il dispositivo esegue
l’aggiornamento della modalità in modo completamente automatico, pur non essendo negata al pilota la
possibilità di gestire manualmente la strumentazione qualora ne avesse la necessità. Si potrà quindi
disporre in ogni circostanza di parametri quali l’assetto del velivolo, la velocità e la posizione rispetto alla
traiettoria da seguire.
Il sistema FDD, grazie ai dati forniti dall’elaboratore, è in grado di rappresentare la traiettoria di volo dello
Spaceship One rispetto ad una sfera terrestre rappresentativa. La posizione della navicella è rappresentata
dalla “green apple”, ovvero da un cerchio verde di modeste dimensioni che ricorda molto la forma di una
mela. Il pilota, per seguire la corretta traiettoria, dovrà fare in modo che la “green apple” sia sovrapposta il
più possibile alla “red donuts”, ossia al punto che rappresenta la posizione ideale dello Spaceship One.
La denominazione di questo secondo cerchio è dovuta alla sua somiglianza con una ciambella di colore
rosso. È bene ricordare che tutti i parametri di volo vengono costantemente registrati dal sistema SNU, che
provvederà al loro invio a terra attraverso un apposito canale radio. Le informazioni vengono
successivamente elaborate dal centro di controllo della Scaled Composites, che fornirà assistenza
all’equipaggio in caso di necessità.
Sul Flight Director Display vengono visualizzati strumenti quali l’anemometro, il Machmetro, l’altimetro e
l’Energy Altitude Predictor. Quest’ultimo rappresenta un tipologia di strumentazione che non viene
utilizzata dai velivoli atmosferici. Basandosi essenzialmente sulla velocità ascensionale e sulla spinta del
motore a razzo, può fornire delle precise indicazioni al riguardo della quota che la navicella raggiungerebbe
nel caso di un immediato arresto del motore. Questo strumento viene quindi utilizzato per stabilire quale
sia il momento più opportuno nel quale disporre il suo spegnimento. La strumentazione TONU visualizza
anche una panoramica dettagliata della condizione operativa del motore, dell’assetto “Feather” e del
Reaction Control System.
Le fasi del volo
Il volo dello Spaceship One si articola in dieci differenti fasi:
decollo passivo con aggancio al White Knight
traino fino alla quota di lancio
separazione dalla “navicella madre”
salita supersonica verso lo spazio
raggiungimento dell’apogeo
caduta libera
rientro supersonico nell’atmosfera
discesa con assetto “Feather”
veleggiamento verso la pista
atterraggio orizzontale
Dal decollo al rilascio
Prima della partenza, lo Spaceship One viene adeguatamente assicurato al ventre del White Knight. La
navicella verrà quindi agganciata ad un pilone dotato di due ganci, uno anteriore e uno posteriore. La
struttura di sostentamento è situata sul ventre del White Knight e costituisce l’alloggio dei condotti di
riscaldamento destinati alla navicella. È bene ricordare che lo Spaceship One non dispone di un proprio
sistema di riscaldamento dell’aria, sfruttando a tal fine il flusso caldo proveniente dai motori turbofan della
“navicella madre”. Il solo aggancio della fusoliera non è sufficiente a garantire la completa immobilità del
velivolo. Le ali verranno quindi assicurate a due tiranti, posti su ciascuna semiala del White Knight.
Terminato il processo di aggancio, il White Knight potrà procedere alla fase di rullaggio, attraverso la quale
si dirigerà verso la testata pista designata per il decollo. Una volta raggiuntala, l’equipaggio potrà dare inizio
al volo, previa autorizzazione da parte dell’ente ATC. Il White Knight, sotto la spinta dei due motori
turbofan, comincerà a muoversi sulla pista con una velocità sempre crescente. Nel momento in cui le ruote
del carrello si staccano da terra, il pilota aziona la cloche, tirandola verso di sé. L’aeromobile eseguirà una
cabrata che gli consentirà di abbandonare definitivamente il suolo. Anche se il peso totale del White Knight
viene notevolmente aumentato dalla presenza della navicella, la corsa di decollo non subisce variazioni
significative. Bisogna infatti tenere presente che anche lo Spaceship One è dotato di ala, perciò saranno due
le superfici che creeranno la portanza necessaria al decollo.
La “navicella madre” manterrà invariata la propria prua per una distanza di circa 40 miglia nautiche,
raggiungendo così lo spazio aereo riservatole dalle FAA (Federal Aviation Authorities). Quest’area viene
momentaneamente interdetta a tutti gli aeromobili, in modo tale da consentire la salita del White Knight
verso la quota di lancio, stabilita intorno ai 47000 ft. Più ci si innalza nell’atmosfera e più l’aria diventa
rarefatta. Ciò rappresenta sicuramente un vantaggio per lo Spaceship One, che dovrà fronteggiare una
minore resistenza aerodinamica durante il raggiungimento dello spazio suborbitale. Il motore dovrà
erogare meno potenza, consumando una minor quantità di carburante e risparmiando sui costi del volo.
Per avere un’idea di quanto possa diminuire la densità dell’aria a quella quota, basta pensare al fatto che al
di sotto di essa è presente l’85% dell’intera atmosfera.
Il White Knight, libero da qualsiasi genere di impedimento, inizia la sua fase di salita, muovendosi a spirale
con un rateo di circa 700 ft al minuto. Nel frattempo l’equipaggio dello Spaceship One non rimane di certo
con le mani in mano. La navicella deve essere opportunamente assettata per il rilascio. Il pilota dovrà quindi
ruotare di 10 gradi i piani orizzontali di coda, conferendo al velivolo un assetto cabrante. Così facendo si
scongiura il rischio di un’improvvisa picchiata durante il distacco e si predispone la navicella ad assumere la
corretta traiettoria di salita nel momento in cui si attiva il motore. Giunto alla quota prevista, il pilota deve
iniziare la sequenza di attivazione del dispositivo di rilascio. Una spia luminosa di colore giallo si accenderà
nel cockpit del White Knight, avvertendo il suo equipaggio dell’avvenuta operazione. Il procedimento dovrà
proseguire a bordo della “navicella madre”, dove si provvederà alla disattivazione dei sistemi di ritenuta.
Un’ulteriore segnale luminoso di colore giallo segnalerà la loro inoperatività e si potrà procedere con il
lanci