IMPORTANTE:
Unità, distinzione e interdipendenza fra Scrittura e Tradizione alla luce della DV
A.
Precedentemente c’era un dibattuto: si pensava più a un rapporto prevalentemente quantitativo:
alcune verità solo nella Scrittura, altre nella tradizione.
DV ha preferito insistere sul rapporto qualitativo, di mutua illuminazione. La DV parla della
Tradizione e della Scrittura come di un unico deposito della Rivelazione. 14
La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono strettamente tra loro congiunte e
comunicanti…
Sul rapporto Scrittura-Tradizione possiamo riassumere assai schematicamente i
seguenti punti:
Unità.
I. Essa dipende da vari fattori quali:
la comune origine da Dio, perché Dio ispira la Scrittura e Dio stabilisce in
· Cristo, con l’assistenza dello Spirito, una tradizione apostolica;
Il comune fine, cioè la salvezza degli uomini;
· Il comune contenuto, il Vangelo, cioè la predicazione apostolica.
·
Distinzione.
II. Si tratta di realtà anche distinte perché:
l’una è parola divina ispirata;
· l’altra, sia nelle sue forme scritte che orali, è parola non ispirata, sebbene
· arricchita dalla garanzia dell’assistenza divina, attraverso la funzione del
Magistero;
l’una ha la struttura di un testo fissato,
· mentre l’altra ha la struttura di un messaggio vivo, ciò che il deposito
· contiene.
Interdipendenza.
III. Esse sono tuttavia strettamente interdipendenti:
per come il deposito si è formato:
· la Tradizione, che interpreta la
Ø Scrittura, è anche precedente alla Scrittura;
Ø
per come il deposito viene riconosciuto autentico:
· la Tradizione consegna il canone,
Ø ma al tempo stesso la Scrittura è fondamento ultimo
Ø per confrontare la veridicità di ciò che si trasmette;
per la loro funzione nella vita della Chiesa:
· la Tradizione esiste primordialmente per interpretare
Ø rettamente la Parola di Dio scritta (tradizione finalizzata
alla Scrittura),
ma la Parola di Dio scritta, senza la vita vissuta della
Ø Chiesa, resterebbe lettera morta (Scrittura finalizzata
alla tradizione viva).
non possono essere considerate separatamente.
La funzione del Magistero della Chiesa in rapporto alla Rivelazione
La funzione del Magistero in rapporto alla Rivelazione va compresa in primo luogo
come un servizio alla parola rivelata in ordine alla salvezza delle anime.
Autorità della successione apostolica: caratteristiche, fine, soggetto
Ø Il fine della successione apostolica
A) Il fine dell’istituzione di tale successione è la custodia viva del Vangelo,
1. fonte unica della Rivelazione da trasmettere. Così scrive la Dei verbum 7:
Gli apostoli poi, affinché il vangelo si conservasse sempre integro e
vivo nella Chiesa, lasciarono come successori i vescovi, ad essi
affidando il loro proprio posto di magistero .
Il soggetto della funzione magisteriale della Chiesa sono: i Vescovi, in unione
B) 15
con il romano Pontefice quale capo del loro Collegio.
L’autorevolezza di questo magistero è di tipo carismatico-sacramentale,
1. in continuità con l’autorità di Cristo stesso.
La Dei Verbum associa a questa funzione
2. «un carisma certo di verità» (charisma certum veritatis) (n. 8),
® trasmesso ai successori degli apostoli.
®
Nota: Le forme di esercizio del Magistero della Chiesa sono sostanzialmente
3. due:
Magistero «ordinario » (sia esso universale oppure no), e Magistero
«solenne» detto anche «straordinario». Ciascuna di esse ha al suo interno
due specificazioni, dando così origine a quattro forme
Magistero ordinario comunemente inteso
· Magistero ordinario e universale
· Magistero del Vescovo di Roma esercitato con
· dichiarazioni ex cathedra
Magistero dei Concili ecumenici
·
Il Magistero e la Parola rivelata
Riguardo il suo rapporto con la parola divina, va chiarito che il Magistero non si sostituisce
alla Rivelazione (come rimproverato non di rado ai cattolici dalla teologia dei Riformatori),
ma ha quale unica funzione quella di servirla ed esporla, come esplicitamente ricordato dalla
Dei Verbum 10:
«Il Magistero, però, non è al di sopra della Parola di Dio, ma la serve, insegnando soltanto
ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo,
piamente la ascolta, santamente la custodisce e fedelmente la espone, e da questo unico deposito
della fede attinge tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio».
L’aspetto di servizio alla Parola non è una novità del Vaticano II, ma è una dottrina
conforme a quanto era già stato affermato a Trento e nel Vaticano I.
In conclusione, nessun tipo di conflittualità è ravvisabile tra Scrittura, Tradizione e Magistero.
Al contrario, essi concorrono in perfetta armonia tra loro – ciascuno secondo le proprie specificità
– a definire, custodire, interpretare e attualizzare la Rivelazione Divina, garantendone altresì
unicità e unitarietà di contenuto. In tal modo, il depositum fidei – perennemente vivo e vivificante
– è reso presente e concretamente applicabile alla vicenda storica umana.
C. 8) La persona della BVM in rapporto al mistero di Cristo e della Chiesa: la ricchezza dei
filoni di mariologia biblica, i dogmi mariani, linee-guida nella devozione.
1. Introduzione al trattato di Mariologia
La Madre del Signore è diventata nella cultura [occidentale] un simbolo perenne (eterno o
perpetua).
Un trattato al riguardo Maria possiamo ricavare da:- Parola di Dio; testi sacri di grandi religioni
come l'Islam; documenti delle prime comunità cristiane; riflessione dei Padri della Chiesa; scritti
degli autori cristiani; Concili ecumenici e locali o dai Sinodi; dall'iconografia alla letteratura e
all'arte ..ecc..
La lettura e l'interpretazione di questo simbolo" nella storia viene confermato nel Lumen
Gentium dove afferma la partecipazione della Maria nella storia della salvezza ci presenta o
riflette i massimi dati della fede(65).
Quindi il mariologo è un mediatore tra la rivelazione biblica e la cultura del suo tempo. Ci
sono due principi di sintesi che possiamo collegare il nostro tema: Cristotipica e Ecclesiotipica. Il
primo è basato sul nesso tra Maria e il Figlio; i dogmi relativi a Maria sono relativi al Figlio –
analogia tra Maria e Gesù. Il secondo è più recente a partire dal CV II che trova il nesso tra Maria
e la Chiesa. 16
2. I filoni di Mariologia biblica
a. Maria nell’ANTICO TESTAMENTO
vediamo la figura di Maria nell’AT partire da tre linee: la prefigurazione, tre linee
tradizionali, i quattro linea figurative.
i) la prefigurazione di Maria
Maria occupa un posto grande nella realizzazione della redenzione. Di Maria “scopriamo
nell’AT la predizione o almeno la prefigurazione della sua venuta, delle sue virtù e la sua
missione.” Troviamo principalmente tre prefigurazione: Protovangelo (Gen 3:15); Isaia 7:14; colei
che deve partorire (Michea 5:1-2); Figlia di Sion (Sof. 3:14-17). Questi sono i preannunci della
figura di Maria e questi sono sempre in connessione tra la redenzione e il Redentore.
ii) tre linee tradizionali: - I) l’immagine delle madri di Israele (Sara, Rebecca, Lia, Rachele, Bila
e Zilpa, Anna, etc.); II) la linea teologica-profetica della figlia di Sion (è il modo con cui i profeti
hanno presentato il mistero dell’alleanza e di Israele); III) la figura di Eva e della donna in genere
(che sarà usata soprattutto da Giovanni).
iii) Quattro linee figurative:
1. La prima linea: la figura di Eva
Eva rimane comunque la madre di tutti i viventi. La donna, che porge il frutto della morte. In
tal modo la donna, che porta la chiave della vita, tocca direttamente il mistero dell’essere.
2. Seconda linea: le grandi madri dell’AT.
Nell’AT non ci sono solo i padri, ma anche le madri e spesso sono presentate a coppie: Sara
e Agar, Rachele e Lia, Anna e Peninna, etc. Spesso in queste coppie c’è una
contrapposizione tra fertilità e sterilità. E a volte si giunge ad una contrapposizione di valori
perché sembra che sia la sterilità ad essere benedetta.
3. Terza linea: la Figlia di Sion
In questa terza linea troviamo il punto centrale della teologia veterotestamentaria della
donna. La storia delle donne del popolo d’Israele diventa la teologia del popolo di Dio e
quindi diventa insieme la teologia dell’alleanza. La città Sion ha un carattere escatologico,
cioè il Gerusalemme celeste; il Re verrà a formare il nuovo Regno. Ha anche il nesso tra la
città santa e l’alleanza.
4. Quarta linea: la linea sapienziale
Questa linea non si trova nel NT, bensì nella liturgia della chiesa.
La sapienza si presenta come intermediaria della creazione, della storia della salvezza,
come la prima creatura di Dio, nella quale si esprime la pura figura originaria della sua volontà
creatrice e, al tempo stesso, la pura risposta che egli trova in essa. La sophía rimanda al Logos,
alla Parola che fonda la sapienza, ma anche alla risposta femminile che accoglie la sapienza e la
porta a frutto.
b. Maria nell’Nuovo Testamento (paolo e marco)
*Troviamo che nel NT si tratta di Maria con due caratteristiche:
- I sobrietà: di Maria si parla in pochi passi;
- II densità: i pochi passi contengono dati strategici per comprendere il mistero di Gesù
San PAOLO:
i. *In Paolo c’è solo un testo relativo a Maria, Galati 4,4-5.
*Struttura dei due versetti:
A) l’invio: Dio mandò il suo Figlio;
B) le modalità:
B1) nato da donna (abbassamento)
B2) nato sotto la legge
C) la finalità: 17
C1) per riscattare dalla legge
C2) perché ricevessimo l’adozione a figli (elevazione).
* Con Paolo ha inizio l’aggancio della mariologia con la cristologia.
Marco:
ii. II. In Marco i testi relativi a Maria sono due: 3,31-35 e 6,3.
3,31-35: l’espressione “è fuori di sé” non indica follia, ma piuttosto una stranezza
·
di comportamento, che suscita stupore, meraviglia o preoccupazione.
I suoi lo vengono a chiamare perché gli vogliono ricordare che il nuovo Israele deve
partire dalla sua parentela, cioè dalla stirpe di Davide. Di fronte a questa prospettiva Gesù afferma
che più importante della discendenza di sangue è il fare la volontà del Padre. La famiglia secondo<
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