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P=MC
e risanare la perdita dell’impresa, rispettando le condizioni di ottimo paretiano e il
vincolo del pareggio del bilancio. Questa condizione, però, trova difficile
applicazione nella realtà perché richiede che il regolatore abbia tutte le
informazioni necessarie ad implementare tale regola;
• Second Best: si applica laddove non possono essere raggiunti l’ottimo paretiano o
il First Best. Rispetta comunque il vincolo di bilancio.
Nel caso più semplice dell’impresa mono-prodotto, il Second Best consiste
nell’eliminare gli extra profitti del monopolista, rinunciando al raggiungimento
dell’efficienza allocativa, vincolando l’impresa a “prezzo = costo medio totale”,
che si ricava da C (q)
π pq−C q → p=
( )=0
= q
Questa comporta una perdita di benessere sociale che sarà più o meno ampia in
relazione all’andamento della curva di domanda e offerta. In altre parole, “se in una
certa situazione non è possibile ottenere il risultato economico più desiderabile la
società deve giungere a dei compromessi ed accettare una situazione che non è
quella di ottimo, ma è comunque la migliore dopo aver eliminato quella di First
5
Best.”
Il regolatore nel monopolio può ricorrere a forme di regolazione del mercato: lo Stato non
interviene in maniera diretta, ma si limita a stabilire la normativa che obbliga l’impresa
monopolistica a perseguire una maggiore efficienza. L’intervento pubblico mira a conseguire
una soluzione di Second Best limitando la rendita monopolistica dell’impresa regolamentata
mediante specifici meccanismi, tra i quali la price cap regulation e la rate of return regulation.
Approfondiremo questi argomenti nei prossimi capitoli, in particolare il price cap.
5 Lettieri (2011, p. 92) 11
CAPITOLO 2
LA PRICE CAP REGULATION
2.1 Che cos’è il price cap? p
La regolamentazione price cap prevede che il regolatore fissi un tetto massimo ( al
́ ¿
prezzo praticabile da parte dell’impresa:
p≤ p
́
L’impresa sottoposta a questo vincolo, massimizzerà il profitto seguendo
dp( y )
MR=MC+ λ dove λ ≥ ∅
dy
rappresenta il moltiplicatore associato al vincolo di regolamentazione. Il suo valore
rappresenta il contributo all’aumento del profitto che deriva da un piccolo incremento del
prezzo d’uso del capitale regolamentato. Se λ è uguale a 0, il vincolo non è stringente; ciò
comporta che se il prezzo è fissato ad un livello superiore a quello di massimo profitto,
l’impresa è libera di massimizzare il profitto. Se, invece, λ è maggiore di zero, il vincolo è
stringente: l’impresa, dunque, fisserà il prezzo al tetto massimo, e produrrà una quantità
superiore a quella di massimo profitto, poiché
dp( y ) <∅
dy
Perciò:
Se λ=∅→ p< p
́
Se λ>∅ → p= p
́
Il price cap viene utilizzato se mancano le informazioni necessarie ad implementare altre
regole di prezzo ed inoltre non richiede le informazioni sui costi relativi all’impresa. Se il limite
fosse troppo alto, però, danneggerebbe i consumatori, e se fosse troppo basso potrebbe
compromettere l’equilibrio finanziario dell’impresa o del quantitativo prodotto.
Identifichiamo adesso le regole di prezzo: nella realtà, per l’impresa mono-prodotto viene
fissato un tetto al suo tasso di variazione nel tempo, e la regola è
t t −1
p p
− ≤ IPC−X Y t=1, … , T
+
t−1
p
dove: 12
6
IPC: indice dei prezzi al consumo o CPI , che è calcolato come “media dei prezzi
o 7
ponderati per mezzo di uno specifico paniere di beni e servizi.” Per calcolarlo
bisogna seguire dei passaggi, ossia:
• Determinare il paniere di beni/servizi;
• Rilevare il prezzo del bene/servizio;
• Calcolare il costo del paniere in tutti gli anni presi in considerazione;
• Individuare l’anno base e il calcolare l’indice;
• Calcolare il tasso di inflazione, cioè la variazione in percentuale del livello
dei prezzi nel corso degli anni.
Esempio: A B
Prezzo (P) 2015 1,00 $ al kg 100 $ a paio
Prezzo (P) 2016 1,10 $ al kg 101 $ a paio
Tabella 1 – Prezzi dei beni A e B negli anni 2015 e 2016
Spesa × P 2015+Q × P 2015=10 ×1+1 ×100=110
=Q
2015 A A B B
Spesa × P 2016+Q × P 2016=10× 1,1+1× 101=112
=Q
2016 A A B B
Spesa −Spesa 112−110
2015 2016
I = = =0,01811,81
Spesa 100
2015
L’inflazione (I) che è stata calcolata tramite l’indice dei prezzi al consumo
determina la crescita del costo della spesa media fatta dai consumatori.
X: diminuzione di una percentuale collegata all’incremento atteso nella produttività
o (risparmio in termini di efficienza). Quota che viene detratta, che si riflette in una
riduzione del prezzo. Nel capitolo 2.3 verrà affrontata la problematica di questo
fattore.
Y: incremento percentuale di un ulteriore fattore che comprende l’aumento nei
o costi di produzione dovuto a fattori che non sono controllabili dall’impresa (eventi
eccezionali, imprevedibili, ad esempio l’alluvione del 2015 per il pastificio della
Rummo).
6 Consumer Price Index
7 https://it.m.wikipedia.org/wiki/Indice_dei_prezzi_al_consumo 13
In particolare, l’elemento Y di cui il regolatore deve tener conto rappresenta quell’insieme
di costi di cui l’impresa non ha il controllo e che possono essere riscontrati da una revisione a
un’altra (non è possibile riscontrarli all’inizio). Questi costi sono chiamati cost pass-through.
Tutto ciò significa che, per anni T, il tasso di variazione massimo del prezzo non deve
essere maggiore del tasso di inflazione.
Nell’impresa multi-prodotto, è fissato il limite ai prezzi in base a una media ponderata dei
prezzi dei singoli prodotti:
N
∑ t t t
( )
−1
w p p
−
i i i
i=1 ≤ IPC−x+ y t=1, … , T
N
∑ t t −1
w p
i i
i=1
dove N rappresenta il numero dei prodotti;
o it
w è il peso assegnato al tempo t al prodotto i-mo;
o T è il periodo regolatorio.
o
Nel caso dell’impresa multi-prodotto, dal punto di vista dell’efficienza allocativa, la
definizione corretta dell’indice dei prezzi, vincolato tramite price cap, induce l’impresa
monopolistica regolata a fissare prezzi per i propri beni che convergono, nel corso del tempo, ai
prezzi di Second Best. Se non sono presenti esternalità, “l’indice dei prezzi sottoposto al vincolo
8
di regolamentazione assume la semplice forma di un indice di Laspeyres , di sufficientemente
9
immediata comprensione e semplicità di applicazione.”
2.2 Origini del price cap
La regolamentazione price cap è stata introdotta per la prima volta in Gran Bretagna, con il
governo di Margaret Thatcher (1980), per privatizzare il settore della British Telecom a partire
dal 1984, al fine di “ridurre l’onere gravante sul Tesoro britannico per sostenere gli investimenti
10
nella telefonia.” Il fine principale era quello di evitare le distorsioni della regolazione dei
prezzi che “tradizionalmente venivano effettuate e che erano basate sull’individuazione di un
tasso di rendimento normale cui l’impresa aveva diritto. In particolare, con tale
regolamentazione si riducevano gli incentivi dell’impresa all’innovazione di processo (perché
l’impresa avrebbe comunque conseguito il rendimento stabilito dal regolatore) e alla
8 Numero indice composto dei prezzi espresso dal rapporto tra le medie di prezzi di beni (o servizi)
diversi calcolati nei due periodi t e 0, ponderati con le quantità al tempo 0.
(http://www.simone.it/newdiz/newdiz.php?action=view&dizionario=6&id=1595)
9 Iozzi (2002, p. 81-82)
10 Tosato (2010, p. 15) 14
minimizzazione dei costi di produzione (perché la regolazione basata sul tasso di rendimento
11
comunque prevedeva la copertura dei costi di produzione indipendentemente dal loro livello).”
Fu incaricato di presiedere una commissione del Ministero dell’Industria il professor
Littlechild, con il fine di studiare la regolamentazione della British Telecom, considerato
all’epoca un “monopolio privato”, dato che l’unica piccola società a competere era la Mercury.
Nel 1983 Littlechild presentò “The Littlechild Report” (il titolo originale è “Regulation of
the British Telecoms’ Profitability”). Nasce in questo rapporto “la formula del tetto al tasso di
12
crescita del prezzi (price cap) dell’impresa regolamentata espresso dalla formula RPI-X.”
“Il controllo dei prezzi, ad un livello adeguatamente basso, ha lo scopo di indurre le
imprese ad un miglioramento di produttività attraverso una riduzione dei costi. Se, però, la
revisione dei prezzi è troppo frequente, gli incentivi all’incremento della produttività da parte
delle imprese tenderanno a smorzarsi; infatti l’effetto positivo dell’abbassamento dei costi andrà
13
solo a vantaggio dei consumatori che vedranno ridotti i prezzi.”
Dopo la British Telecom, la regolamentazione price cap venne studiata e verificata anche
14
in altri settori delle public utilities , ed è stata applicata a British Gas a partire dal 1986, negli
aerotrasporti dal 1987, nei sistemi idrici dal 1989, infine, dal 1990, nel campo dell’energia
elettrica. In seguito venne esportata anche in altri Paesi, europei e americani.
Negli Stati Uniti il price cap è utilizzato per i servizi di telecomunicazioni a lunga distanza
15
dal 1989 (AT&T ) e per i servizi di telecomunicazione intra-statale dal 1991. Per AT&T si
individuano tre panieri di beni: imprese piccole e residenziali (totale di 800 servizi), e servizi
business. Il tasso di crescita del price cap su ogni paniere dipende dal tasso di inflazione, da cui
si sottrae un tasso esogeno determinato dal progresso tecnologico (come nel caso della British
Telecom), sulle variazioni delle tariffe di accesso che AT&T deve pagare alla centrale telefonica
16
locale, e sui vari parametri normativi (es: regole contabili, leggi fiscali, ecc.).
Esempio: British Telecom British Gas
11 http://www.treccani.it/enciclopedia/price-cap_(Dizionario-di-Economia-e-Finanza)/
12 Tosato (2010, p. 16)
13 http://www.simone.it/newdiz/newdiz.php?id=2725&action=view&dizionario=6
14 Gas, elettricità