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USA.
(Art Resource)
sul colorimento del giallone delle manifatture d’oro,
34 La sua relazione Ricerche chimico-tecnologiche
con alcun cenno sulle dorature dei bronzi fu pubblicata nel Giornale arcadico, ottobre 1826, (pp. 62-
90). Bordenache, 1978, p. 590. 29
Erano frequenti nella produzione di Fortunato Pio dei cuoricini d’oro e
d’argento, mani intrecciate, l’uccellino portalettere, o medaglioni in
cristallo di rocca per contenere ciocche di capelli.
Roma, in quel periodo, non era un centro importante per la produzione di
gioielli e probabilmente le sue creazioni erano simili a tutte le altre
realizzate in Europa. Queste opere probabilmente erano destinate ai turisti
ma, sia per mancanza di particolare originalità, sia per l’assenza del
marchio di fabbrica che caratterizzerà le creazioni più tarde, per ora non
si ritrovano molti esemplari.
Certo è che ai tempi di Fortunato Pio la produzione doveva essere
relativamente ridotta, dato che il laboratorio non era ancora organizzato
come lo fu più tardi sotto la direzione di Augusto. Dai libri dei conti e da
numerose note di pagamento della bottega appare che egli si serviva non
solo di astucciai, ma anche di argentieri e bronzisti per presentare
degnamente i gioielli più preziosi o per realizzare candelabri, vassoi,
35
servizi da tavola .
Da due lettere del 1838 e del 1839 si deduce che Fortunato Pio si rivolgeva
addirittura in Inghilterra, a una ditta di Birmingham, per avere dei disegni
“di gusto nuovo e ricco”, inoltre fece eseguire un lotto di argenterie da
fornire al Principe Doria, limitandosi ad incassare la provvigione più un
36
rimborso per le spese .
A metà degli anni trenta risale l’amicizia con il Principe Michelangelo
Caetani, Duca di Sermoneta, fra l’altro raffinato disegnatore, che gli fu
consigliere e collaboratore nello studio dei gioielli antichi che allora
35 Bordenache, 1978, p. 591.
36 Ibid. 30
venivano alla luce dalle necropoli dell’Etruria e da Pompei ed Ercolano.
All’inizio, il gusto classico si rivela in una grande quantità di intagli e
cammei, i soggetti prediletti erano le effigi dei dodici Cesari in sardonica
a due o più strati, dapprima presentati in “trofei” di bronzo dorato e
37
malachite, poi inseriti in braccialetti, spille e anelli .
Bracciale Castellani in oro con tre perle, tre zaffiri a cabochon e cammei in onice rappresentanti i
dodici Cesari. Anche i cammei, come il bracciale, sono siglati dal marchio Castellani. H. 5,5 cm.
Collezione privata. (Munn, 1983)
Verso il 1840, con l’aiuto di Caetani, Fortunato Pio fondò a Roma una
scuola per giovani orefici, dove si studiava il ritorno allo stile e ai metodi
di lavoro degli antichi. L’iniziativa è ricordata in un’iscrizione fatta
realizzare dagli orafi e argentieri di Roma nel 1875, la targa venne posta
nella sagrestia di S. Eligio degli Orefici, sotto il busto di Fortunato Pio
38
Castellani . Sarà sempre il gusto sicuro di Michelangelo Caetani a
suggerirgli di riprodurre alcuni dei gioielli rinvenuti dagli scavi delle
necropoli etrusche ed a tentare l’imitazione delle tecniche, granulazione e
filigrana, dei più antichi gioielli etruschi. Nel 1852 Caetani propose
L’ultimo senatore di Roma e le oreficerie Castellani,
37 Bordenache Battaglia Gabriella, a cura di Anna
Mura Sommella, L’Erma di Bretschneider, Roma, 1987, p. 39.
38 Hütter Luigi, Iscrizioni di Roma dal 1871 al 1920, Istituto di studi romani, Roma, 1962, p. 181.
31
inoltre, di unire l’oro al mosaico minuto in una vastissima serie di gioielli
arricchiti da motti in greco, in latino o in italiano, derivati da gemme o da
39
testi antichi e moderni . È questo un lotto di oreficerie classicheggianti
che i Castellani, inseriranno tra le loro “creazioni” e che ripeteranno per
vari anni. Bracciale Castellani in oro con scarabei in corniola e lettere greghe. Questo
gioiello è uno dei primi prototipi in stile archeologico ideati da Michelangelo
Caetani e realizzati dall’atelier Castellani. Marchio Castellani.
Mercato antiquario. (Sotheby’s, casa d’aste)
Nel 1854 il laboratorio di oreficeria fu trasferito da Via del Corso a Piazza
Poli, n. 82, e negli anni tra il 1855 e il 1860 comincia il deciso cammino
dei Castellani verso i modelli dell’arte antica, paleocristiana, medioevale
e rinascimentale, in un rapido susseguirsi di copie e rielaborazioni.
Affrettarono tale processo di consacrazione all’arte antica, due fatti
importanti: la prima, nel 1854, la pubblicazione dei favolosi corredi
scoperti nei kurgan scitici intorno alle città greche della costa
settentrionale del Mar Nero (Panticapeo, Olbia, Theodosia), riprodotti in
39 Bordenache, 1987, p. 40. 32
finissimi disegni e la seconda, nel 1858, il restauro e l’inventario dei
gioielli etruschi della collezione del Marchese Campana, dall’epoca
orientalizzante alla romana, affidato ai Castellani, prima della vendita a
Napoleone III.
Collana Castellani ispirata ai gioielli scoperti a Grande Bliznitza, in Russia
meridionale. La decorazione del collier è costituita da catenelle che
sostengono piccole anfore ornate da ricami in granulazione e filigrana,
1880 circa. Marchio Castellani.
Victoria & Albert Museum, Londra. (Catalogo on-line delle opere)
E’ a queste due fonti principali, gioielli di gusto ellenistico nei tesori di
Crimea e gioielli etruschi nella collezione Campana, che si aggiungevano
le continue scoperte che avvenivano sul ricco mercato antiquario
40
romano .
Amico di Giovanni Pietro Campana, a partire dal 1855, Fortunato Pio
lottò, insieme al figlio Augusto, per salvare la collezione di oreficerie del
all’Italia, mediante la costituzione di una società
marchese ed assicurarla
anonima per azioni. I loro sforzi riuscirono vani, ma da questo momento,
40 Ibid. 33
nella famiglia sorse la ferma volontà di formare una collezione propria di
tesori antichi che restasse in patria.
i gioielli “archeologici” originali della sua raccolta
Fortunato Pio espose
nel suo atelier, disposti in otto bacheche secondo il periodo storico, ed ai
visitatori dava la possibilità di acquistarne delle copie. Queste repliche,
presto all’ultima moda e fu
realizzate nel loro laboratorio, divennero
certamente una grande soddisfazione mostrare quanto le tecniche che
utilizzavano, potessero gareggiare con i metodi antichi, ancora, in quel
41
tempo, pieni di mistero .
Interno della Bottega Castellani, Piazza Fontana di Trevi, Roma. Qui sono esposti i gioielli moderni
suddivisi in varie tipologie stilistiche, molti vasi antichi e vari oggetti d’antiquariato.
Fotografia originale della famiglia Castellani. (Munn, 1983)
È pienamente merito di Fortunato Pio, avere scoperto a Sant’Angelo in
Vado, nella provincia di Pesaro-Urbino, alcuni contadini presso i quali
continuavano ad essere adoperate le tecniche antiche della lavorazione di
41 Munn, 1983, p. 35. 34
gioielli popolari, questi ultimi affidavano poi alle donne del paese i lavori
di rifinitura più delicati.
Uomo molto religioso, seppure di sentimenti liberali, fu terziario
dell’Ordine della Madonna delle Grazie a Porta Angelica e nel 1848 fu
42
eletto consigliere comunale . Quando si ritirò dagli affari e dalla
direzione del laboratorio di oreficeria, affidò l’azienda di famiglia ai figli,
Augusto ed Alessandro, sebbene quest’ultimo collaborò con il fratello
solo per breve tempo, a causa delle sue agitate vicende politiche e del
a Parigi. L’azienda si rinnovò, ma Fortunato Pio
seguente trasferimento
continuò a dare fermi consigli ed idee direttive, rimanendo a capo di una
famiglia patriarcale saldamente unita.
Quando il volume degli affari, grazie al soggiorno di Alessandro a Parigi
spirito d’intraprendenza di Augusto, divenne vastissimo, fu
e al notevole
sempre Fortunato, ormai vecchio, a imporre alla famiglia che una parte
degli utili superflui fosse dedicata all’acquisto di cimeli antichi,
specialmente di oreficeria, per rimpiazzare i pezzi della collezione
Campana che il papa nel 1860 aveva venduto alla Francia. Per l’unità dello
stile dei gioielli Castellani è difficile dire quali si possano attribuire con
certezza alla mano o alla concezione di Fortunato Pio. Di certo sappiamo
pezzi in argento: una pace, placchetta d’argento
opera sua soltanto
, di stile rinascimentale, con l’Adorazione
43
lavorata a niello dei Magi,
eseguita nel 1840 e offerta dal figlio Augusto alla chiesa romana di S.
Eligio degli Orefici, firmata e datata; una collana in argento a pendenti
con piccoli dischi a niello, conservata a Roma, presso una discendente dei
42 Bordenache, 1978, p. 591.
Tecnica di decorazione dell’argento. Consiste nel riempire a caldo disegni ornamentali incisi sul
43
metallo con uno speciale amalgama nero polverizzato (argento, piombo, rame, zolfo e cloruro di
ammonio), detto niello, di cui poi a freddo sono eliminate le parti in eccesso. Il niello era conosciuto
dai Greci e dai Romani, fu molto diffuso nel Rinascimento e nel secolo scorso in Russia.
35
Castellani; un servizio di posate in stile inglese, diviso tra i discendenti,
che gli è tradizionalmente attribuito, ma probabilmente fu ordinato in
44
Inghilterra come le argenterie per i principi Doria .
Pace in argento decorata a niello con cornice d’oro firmata da Fortunato Pio Castellani. Sul retro si
può leggere l’iscrizione “Saggio di niello eseguito nell’anno MDCCCXXXX da Fortunato Pio
Castellani. Offerto da Augusto Castellani figlio alla chiesa di S. Eligio”. Questa placchetta è ispirata
all’Adorazione dei magi di Andrea Zuccaro dipinta del 1563 e conservata nella cappella Grimaldi
della chiesa di S. Francesco della Vigna a Venezia. L’immagine è riprodotta in maniera speculare. H.
12,7 cm, S. Eligio degli Orefici, Roma. (Munn, 1983)
44 Munn, 1983, p. 24. 36
Collana in argento con pendenti a disco, abitualmente è attribuita a Fortunato Pio Castellani. Lo stile
di questo monile è già strettamente legato alla gioielleria archeologica. Fotografia originale della
famiglia Castellani. (Munn, 1983)
Morì a Roma il 10 gennaio 1865, ed a causa dell’attività rivoluzionaria del
figlio Alessandro, “venne portato all’avello fra gendarmi e sbirri, non
permettendo la politica autorità, che l’esanime spoglia del grande artista
ricevesse quei pubblici onori che l’arte romana dell’oreficeria aveva
fondatore”
45
richiesto rendere al suo .
Dal testamento a stampa del 2 agosto 1845 e dagli annessi codicilli risulta
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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