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Nella sua adorazione delle statue greche, fu in parte influenzato dalla sua omosessualità.
Per Winckelmann l’adorazione dell’arte greca era una religione ed egli scriveva e parlava con lo
zelo di chi vuole fare proseliti. L’unico modo per diventare grandi secondo lui era imitare gli
antichi. Egli non raccomandava di copiare le figure antiche ma auspicava un ritorno allo spirito,
oppure alle caratteristiche salienti delle dell’arte antica. La diretta influenza di Winckelmann
probabilmente fu più forte sugli scrittori e i committenti che sugli stessi artisti. Egli è stato spesso
condannato come il pedante e teorico del movimento neoclassico in realtà ne è stato poeta e il
visionario.
La rivalutazione di Omero che si ebbe nel 700 attesta e spiega un mutamento ancora più profondo
nell’atteggiamento verso l’antichità. Agli inizi del secolo Omero era considerato come uno dei
grandi poeti antichi, paragonabile a Virgilio. Sulla fine del secolo egli troneggiava su tutto il mondo
antico. Dante, Shakespeare erano gli unici che potevano stargli alla pari. La sua statura era talmente
grande che non poteva più essere tradotto nella lingua contemporanea. Questo tornare ad apprezzare
Omero coincise con una nuova considerazione della poesia arcaica in particolare delle tragedie di
Eschilo. Altre opere importanti furono quelle di Esiodo e Pindaro, Dante e Shakespeare. Questo
nuovo atteggiamento produce la contraffazione del secolo. Si svilupparono in particolar modo i
poemi in prosa attribuiti al mitico bardo gaelico Ossian, spesso si metteva a confronto Omero con
Ossian, questo non è puramente casuale, Ossian era considerato come l’equivalente nordico del
poeta greco. I suoi poemi descrivono una società sul punto di uscire dalla barbarie e prestano scarsa
attenzione alle regole classiche che erano più vincolanti. Gli eroi di Omero invece sono spesso
bugiardi, quelli di Ossian si comportano con molta nobiltà d’animo. Essi appaiono sempre in
conflitto, un conflitto da cui escono vittoriosi con uomini malvagi. I poemi di Ossian ci mostrano la
poesia primitiva, ma anche la vita primitiva così come si voleva vedere, essi sono semplici, ma allo
stesso tempo morale. I caratteri che distinguevano la poesia antica erano senza alcun dubbio lo stile
e la semplicità primitiva. Il culto letterario e quello artistico per il primitivo erano due aspetti di una
più profonda esigenza di purificare la società e di riaffermare le leggi naturali, si voleva di nuovo
dare importanza alla dignità dell’uomo.
III Arte e rivoluzione
La libertà, scriveva Winckelmann, negli anni 60 ha sollevato l’arte alla sua perfezione. Questo
modo di pensare si è rapidamente diffuso ma fu anche combattuto, infatti ha infuriato
maggiormente negli ultimi decenni del settecento, quando si potrebbe supporre che le simpatie
politiche degli artisti fossero chiare e senza mezzi termini. C’erano soprattutto forti legami che
univano il neoclassicismo all’Illuminismo. Quanto più guardiamo da vicino i singoli artisti alle
singole opere d’arte riesce difficile associare la rivoluzione artistica con quella politica. Nella
distruzione della Bastiglia avvenuta il 14 luglio del 1789 e nella devastazione di Versailles del 6
ottobre successivo l’assemblea dominata da Robespierre continuò a votare per una monarchia
costituzionale anziché per una Repubblica. Fu solo nel settembre dell’anno successivo, come
contraccolpo all’invasione austriaca, che la monarchia fu dichiarata decaduta e solo il 21 gennaio
del 1793 il re fu decapitato. La rivoluzione francese fu una serie complessa serie di avvenimenti,
una successione di rivoluzioni che si sono sovrapposte le quali però avevano origini e scopi diversi.
Gli artisti non furono implicati nella rivolta nobiliare e la loro affiliazione politica rimane ignota.
Alcuni personaggi più progressisti sul piano artistico furono politicamente o indifferenti o
reazionari. Molti naturalmente si schierarono per la rivoluzione o per convenienza o per
opportunismo. David è stato definito il perfetto artista politico però i legami tra la sua arte e la
politica sono molto meno immediati di quanto si potrebbe supporre. Dai suoi contemporanei fu
descritto come un rivoluzionario ma anche come un’opportunista che si accordò al partito
dominante del momento. Il quadro intorno la polemica è stato soprattutto il giuramento degli Orazi
del 1784 considerato come un manifesto della rivoluzione. Tuttavia quest’opera fu commissionata
per la corona dal conte D’angiviller ed ebbe la sua approvazione ufficiale anche se la tela non era
delle misure richieste. Gli Orazi giurano con fermezza assoluta di versare il loro sangue fino
all’ultima goccia per la loro patria. E in Francia a questa data il patriottismo implicava ancora lealtà
verso il re. Questa celebrazione del senso di dovere pubblico fu nel giuramento degli Orazi espressa
senza il minimo accenno del significato politico. Un altro quadro con la stessa problematica è stato
il Bruto di David del 1788 dove David ha scelto un tema della Roma repubblicana, l’espulsione di
un tiranno. Il culto di Bruto divenne più tardi il tema centrale del repertorio di immagini della
Rivoluzione. Dipingendo il giuramento degli Orazi e il Bruto David espresse lo stato d’animo di
quegli intellettuali francesi che come lui avrebbero finito per essere trascinati dall’onda della
rivoluzione. Espressa in termini artistici la loro rigida moralità, la loro fede nella ragione e nei
diritti dell’uomo egli aveva trovato ascolto anche in coloro che sarebbero stati delusi dal corso che
la rivoluzione poi prese come il suo amico Andre Chenier. Successivamente David andrà anche in
prigione perché sostenitore di Robespierre, e sembra che proprio il quadro delle Sabine sia stato
pensato come una rappresentazione per la pace e la riconciliazione. David vedrà successivamente
solo Napoleone unico capace di portare la Francia fuori dalla rivoluzione senza sacrificare i propri
principi del 1789. Questo ci mostra che un’opera d’arte veramente politica deve essere
necessariamente non ambigua, ci devono essere prese di posizioni esplicite come caricature
testimonianza documentaria di fatti memorabili. David seppe mantenere gli eroi della rivoluzione
fuori delle circostanze della loro epoca, raffigurando Marat morto e Bara morente non
esclusivamente come martiri della rivoluzione ma come esempi esaltanti di coloro che muoiono per
la loro convinzione. In entrambe le opere le allusioni contemporanee sono ridotte al minimo, la
lettera in mano a Marat e alla coccarda tricolore che il giovane Bara stringeva al cuore, non è una
coincidenza se nel giuramento della Pallacorda David ha ripetuto il gesto con cui gli Orazi avevano
giurato di versare il loro sangue per il loro paese fino all’ultima goccia. Importante soprattutto il
senso di fiducia sulla missione educativa degli artisti, che era il fondo della teoria settecentesca,
l’opera d’arte è importante soprattutto per il suo contenuto morale e sociale. Queste sono le idee che
si diffondono non solo in Francia ma anche in Inghilterra e in Italia. L’interesse che l’Illuminismo
portava all’educazione in un’epoca in cui quella delle chiese andata declinando, rendeva necessario
l’affermarsi di un codice etico extra cristiano fondato sulla ragione e sulla legge di natura per usare
le parole di Diderot. In Francia sulla metà del 700 si dava grande importanza alla formazione
intellettuale degli artisti e la realizzazione di quadri animati da un intento morale. Sulla metà del
settecento cominciò a manifestarsi in tutte le parti d’Europa il desiderio di celebrare gli uomini
famosi soprattutto scrittori e filosofi con immagini di marmo o bronzo. Questo culto fu
particolarmente vivo in Inghilterra, a Roma dove dal 1776 in poi busti di artisti e scrittori si
accumularono nel Pantheon. Sulla fine del secolo questa tendenza fu portata ancora più avanti con il
monumento architettonico, monumenti dedicati a idee generali o a singoli individui.
I più significativi furono quelli dedicati a Newton, scopritore di un ordine nell’infinito e soprattutto
quello disegnato da Boulle. La convinzione illuministica che la grandezza dei governanti si dovesse
giudicare meno dalla dalle loro conquiste territoriali e più dalle opere d’arte e di letteratura
realizzate sotto il loro governo, agisce come un ulteriore stimolo al miglioramento delle arti.
Le accademie cominciarono a moltiplicarsi e questo processo portò all’esigenza del museo
pubblico, cioè del tempio dell’arte. Le grandi collezioni reali vennero guardate con una luce
diversa. Per quanto aperti al pubblico questi musei erano ancora sostanzialmente collezioni private,
come la galleria degli Uffizi a Firenze. Tuttavia una nuova idea rivoluzionaria circa la funzione del
museo è nell’aria. La stessa idea sta alla base della creazione del Louvre come museo pubblico,
avvenuta nel 1792. Si sviluppò quindi l’idea che il museo fosse uno strumento di educazione nel
senso più basso del termine, le opere d’arte dovevano essere conservate non nei palazzi ma in
pubblici musei. L’idea dell’arte come fatto educativo si sviluppa, ed è stata accolta dagli
intellettuali, dalla borghesia che di continuo chiedeva una maggiore serietà e una moralità più
severa nelle arti come nella vita. La più importante forma d’arte è giunta a maturazione in questo
periodo: il romanzo, che trovato il suo pubblico tra coloro che non appartenevano né alla nobiltà né
al proletariato. Erano pochi i commercianti e professionisti che potevano disporre del denaro per
comprare i grandi quadri di storia e le statue eroiche. Però visitavano le esposizioni. E a Parigi a
Londra e in diverse città italiane le esposizioni pubbliche si fecero sempre più numerose. Alla fine
del secolo si svilupparono i saloon parigini che attireranno perfino 700 visitatori al giorno e tra essi
intellettuali, borghesi ma anche qualche maggiordomo. L’importanza che queste esposizioni hanno
avuto per ampliare il pubblico dell’artista è numerosa. Si diffuse in particolar modo la stampa, così i
quadri furono divulgati in tutta Europa, oltre all’illustrazione di avvenimenti contemporanei. Questo
ampliarsi dell’interesse del pubblico si ripercosse sulle condizioni dell’artista, sul concetto che
venne a farsi della sua funzione nella società. Gli artisti fino ad ora erano stati ritenuti come una
categoria più elevata di artigiani, ora invece saranno considerati figure pubbliche e professionisti.
Ma allo stesso momento mutò il rapporto con i committenti. Per quanto riguarda le opere d’arte
originali il mecenatismo delle classi medi