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CAPITOLO TERZO

La decostruzione e la

modernizzazione dei generi

71

3.1 Le nuove figure e il rapporto con la tradizione

Se da un lato la New Hollywood ha portato una forte dose di novità nel rapporto tra

realizzazione delle loro opere, dall’altro

gli autori e la notiamo anche come per gli

stessi sia stato fondamentale sviluppare un discorso di rilettura di quelle che erano

state le esperienze a cui il cinema aveva dato voce in passato. Uno dei fondamenti

sul quale molte discipline artistiche statunitensi si sono basate è sicuramente

relativo al mito di fondazione, al concetto di “americanismo” e al mito della

frontiera. Se pensiamo alla letteratura americana, essa ha da sempre presentato un

forte interesse relativo a tale discorso. Prendendo ad esempio in esame il periodo

letteratura è stato definito “Rinascimento Americano”, espressione

artistico che in

coniata dal critico letterario Francis Otto Matthiessen, esso è caratterizzato da una

serie di autori che hanno riletto la storia americana nelle sue contraddizioni per

“Moby Dick” “Walden”

elaborare le loro opere. Da di Melville, di Thoreau, fino ad

arrivare ai versi di Walt Whitman, padre della poesia americana. Tutti questi autori

hanno fatto riferimento al mito di fondazione e al particolare rapporto tra

civilizzazione ed i paesaggi naturali sterminati che il suolo statunitense presentava.

Spesso questa dialettica è stata resa con delle accezioni critiche o di denuncia.

Sarebbe sbagliato pensare che questa attitudine caratterizzi la letteratura

metà dell’Ottocento. Se ci

esclusivamente in quel periodo storico, ossia la

spostiamo infatti nel 1951, a circa cento anni di distanza dal fenomeno letterario

appena citato, la situazione cambia sicuramente ma i tratti comuni che possiamo

ritrovare sono comunque molteplici. Nel 1951 viene pubblicato uno dei romanzi

72

più significativi della letteratura americana: “On the road” di Jack Kerouac.

Manifesto della Beat Generation, espressione di quella controcultura che da lì a

poco sarebbe esplosa, il romanzo si presenta come un qualcosa di innovativo

rispetto alla tradizione precedente, soprattutto però a livello stilistico ed estetico.

Tra i tanti temi dell’opera infatti troviamo anche quella sorta di venerazione per il

suolo americano che il protagonista Sal, alter ego dell’autore, non perde occasione

di ribadire durante le sue estasi legate alla contemplazione di una natura che tutto

abbraccia. Quello che questo romanzo e tutto il movimento della Beat Generation

porta di nuovo è quel senso di rottura che le nuove generazioni porteranno nel

rapporto con le vecchie, nel rapporto con la società e nell’abolizione dei taboo.

Restano infatti memorabili le descrizioni delle serate brave dei protagonisti del

romanzo, fatte di sesso, musica jazz, alcol e droghe.

Questo discorso riguardante la letteratura americana può a mio avviso facilitare la

comprensione del discorso cinematografico. Se pensiamo alla New Hollywood e al

suo rapporto con il cinema classico del passato, così come per le nuove forme

letterarie del 900 (la beat generation su tutte) e quelle precedenti, esso è

caratterizzato da una rilettura fondamentale e da una modifica delle

rappresentazioni stilistiche e di significato. Come vedremo in seguito, i generi

cinematografici che hanno caratterizzato il cinema classico non verranno rinnegati

relazione all’estetica

ma al contrario verranno affrontati con discorsi rielaborati in

e alla rappresentazione dei loro più caratteristici stilemi. Non bisogna infatti

New Hollywood come una totale rottura portata all’interno dell’arte

considerare la

cinematografica ma come una maggiore consapevolezza artistica, una maggiore

73

sensibilità per il clima storico e sociale, una fase artistica che avrebbe comunque

portato delle modifiche importanti nel discorso cinematografico. Possiamo dunque

parlare di una modifica alle pratiche di approccio al cinema, di sensibilità agli

argomenti trattati, senza però dimenticare le lezioni del passato. Una rivoluzione

stilistica ed estetica rispetto alla tradizione, così come era stato per la Beat

Generation. Ricordiamo infatti come gli stessi autori che hanno influenzato

pesantemente la New Hollywood, i francesi della Nouvelle Vague, abbiano

ricordato quanto si potesse imparare da alcuni maestri del passato. Quello che

certamente cambiò nella scena cinematografica concerne le vere e proprie figure e

personalità che orbitavano al suo interno. I protagonisti della vecchia guardia non

scomparvero certamente, anzi alcuni si adattarono anche al fenomeno e al cambio

di rotta, mostrando anche una sorprendente sensibilità nell’approcciarvisi. Un caso

esemplare è rappresentato dalla figura di Dalton Trumbo, sceneggiatore di punta ad

“caccia 24

Hollywood prima della alle streghe” con la quale il presidente Eisenhower

contraddistinse i suoi governi. Egli fu membro della Hollywood ten, gruppo di

personalità del cinema che rifiutarono di testimoniare davanti alla commissione per

attività antiamericane nel 1947, ragion per cui fu condannato nel 1950 a quasi un

anno di reclusione e aggiunto alla lista nera. Dopo svariati anni passati a scrivere

sceneggiature sotto falsi nomi, Trumbo fu reinserito ufficialmente nei circuiti

suo “Spartacus”

hollywoodiani dopo la collaborazione con Stanley Kubrick per il

Il “Maccartismo”, dal nome del senatore repubblicano Joseph Mccarthy, fa riferimento alle

24

varie tensioni e paure sociali derivate dalla paura di un’intromissione sovietica sugli affari e sulle

istituzioni statunitensi. Di tali ansie si nutrì il governo repubblicano dell’allora presidente Dwight

Eisenhower. 74

l’autore l’unico

nel 1960. Successivamente tornerà in vesti di regista per film da lui

pieno periodo new Hollywood, “Johnny got gun” poi

diretto, nel 1971 ed in his

vincitore del premio della giuria al Festival di Cannes.

La Maggior parte dei registi però erano giovani emergenti o registi che avevano

iniziato da qualche anno a dirigere film, tutti quanti però accomunati da una

Tra i nomi di quei registi c’erano coloro che

concezione diversa del fare cinema.

avrebbero portato il cinema americano ad avvicinarsi agli avanzati modelli europei.

La cosa che più accomunava tali figure era sicuramente la volontà di scardinare e

rinnovare il linguaggio classico del cinema e tale obiettivo viene perseguito

attraverso l’esibizione del linguaggio stesso 25 , attraverso i movimenti inediti o

particolari della macchina da presa, panoramiche evidentemente rapide. Abbiamo

già evidenziato poi la frammentarietà di fondo che si denota in ogni settore tecnico

della realizzazione di un film, quel senso di impossibilità di una visione concreta o

di una visione unica e la necessità di esplorare più punti di vista o più possibilità

andando spesso incontro ad un’ambiguità di significato; spesso anche cercata.

Quello che più si cerca di evitare è quell’immagine patinata del cinema classico

hollywoodiano, a favore di un cinema più sporco e crudo. Conseguente a tale

discorso è anche la tendenza a optare per un finale negativo piuttosto che al classico

al quale si era abituati. L’azione diminuisce e come nel miglior

happy ending

cinema europeo viene sostituita da personaggi che prima di agire pensano e parlano,

in favore di quel discorso riguardante la soggettivazione che il cinema stava

L’avventura del cinematografo. Storia di un’arte e di un linguaggio,

25 S. Bernardi, Marsilio,

2007. 75

conoscendo ormai da qualche anno. Prima di enumerare e trattare questi autori

sarebbe bene concentrarsi su un ultimo punto, ossia quello riguardante un

cambiamento fondamentale negli stilemi rappresentativi del cinema

figura dell’eroe o del

hollywoodiano: la protagonista. Appare evidente come

sicuramente dal punto di vista morale il protagonista non si più adornato di

quell’aria risolutrice e affabile ma allo stesso tempo virilmente dura e sicura di sé

l’essenza

che ne caratterizzava durante i fasti del cinema classico, portandosi dietro

invece una serie di incertezze e una volontà tramutata quasi in un paranoico stato

d’ansia. I nuovi registi dovevano dunque fronte all’irreversibilità della

far

situazione, ossia di quanto non fosse ormai credibile adagiarsi sui rodati e obsoleti

dettami e sulle consuetudini espressive della vecchia Hollywood, dovendo invece

esprimersi in modo tale da rendere al meglio evidente la propria presa di coscienza

di tale circostanza fondamentale.

Come abbiamo precedentemente affermato, se da una parte il diniego verso

determinati modelli venga esplicitato, dall’altro la new Hollywood continua a

guardare al passato anche servendosene per i propri fini, cercando di modernizzarlo

rendendolo credibile e consono al mutato gusto estetico ormai diffusosi.

Un esempio perfetto a riguardo è sicuramente quello che vede protagonista Francis

Ford Coppola, più precisamente con uno dei suoi capolavori: “The Godfather” del

1972. Questo film, per il quale inizialmente Coppola non mostrò un grande

entusiasmo quando gli fu proposta dalla Paramount Pictures, riscosse un grande

successo e si presentò come un adattamento decisamente di matrice classica se

pensiamo a quanto il genere Gangster lo fosse per il vecchio cinema americano.

76

Coppola però era ben sensibile al suo gusto estetico e riuscì a permeare il film di

elementi assolutamente moderni. Basti pensare a quanto i personaggi spesso

risultino di ambigua decifrazione. Il contrasto tra bene e male non è di tipo

l’empatia

manicheo, creata con i criminali nella pellicola è qualcosa di molto vicino

a “Bonnie and Clyde”, così come la rappresentazione di sequenze ad alta tensione

o raffiguranti violenza è sicuramente più ricercata ed esteticamente affrontata.

Ovviamente questo discorso si poggia sul fatto che questa rivoluzione che la new

Hollywood stava portando avanti coinvolgeva non solo gli autori, ma anche gli

sceneggiatori, gli attori e le altre personalità e figure professionali legate

figura dell’antieroe, dell’uomo che

direttamente alla realizzazione dei film. Se la

vaga per le strade affollate di gigantesche metropoli, è quella nella quale ci si può

rispecchiare più facilmente allora serviranno anche degli interpreti adeguati. Il

un film come “The graduate” è indiscutibile,

successo di Dustin Hoffman in

nonostante la sua decisa lontananza dai modelli propinati da Hollywood dur

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
116 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher robvalente di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Analisi del film e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof Zecca Federico.