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quanto l’azione del protagonista, Trevis Brickle, sia giustificata. Il film presenta una struttura in tre atti:
1. Travis che corteggia Betsy e l’incontro casuale con Iris, prostituta minorenne. Fallisce poi il
corteggiamento con Betsy;
2. Trevis che incontra nuovamente Iris che decide di uccidere Palantine, candidato per il senato;
3. Fallimento dell’attentato a Palantine e strage dei protettori di Iris. Travis diventa eroe per un giorno
per la stampa e al ritorno alla normalità, egli incontra nuovamente Betsy, ma egli la ignora e se ne
va solitario per la strada (come nei tipici film western).
LA GENERAZIONE DEGLI INDIPEDENTI con l’esempio di Quentin Tarantino
La fine della New Hollywood è simbolicamente dettata dal film “Star Wars” (1977) e da alcuni insuccessi
come “I cancelli del cielo” (1980) di Michael Cimino e il fallimento della United Artists. Per questo, le
Majors non intendono più rischiare con film deludenti. Negli anni ’80 le Majors vengono assorbite dalle
grandi Corporations (Sony acquisisce Columbia nel 1989). Di fatto, “Star Wars” e “Lo Squalo” sono
considerati i film capostipiti dell’inizio dell’era dei Blockbuster, i film spettacolari.
La mainstream punta molto sull’attrazione spettacolare e su una semplificazione narrativa al cinema anni
’70. I film sono spettacolari e tratti dai fumetti come Batman o Spider-Man. Si apre una discussione sul
cinema mainstream tra chi vede il Blockbuster legato agli effetti speciali (subalterna alla scene d’azione) e
chi vede un mantenimento degli ideali classici con una dimensione manieristica (esempio: “Titanic” di
James Cameron, 1997), perdita della profondità di campo e long-take per maggiori grandangoli,
teleobiettivi e primi piani.
Prosegue in contemporanea il cinema d’autore “Indiewood” con personalità di spicco come Tarantino, Tim
Burton, Lynch o Clint Eastwood che rendono la distribuzione mainstream/indiewood difficile. Nella
produzione di film indiewood entra il successo di Tarantino “Le iene” (1992).
“Le iene” (1992) di Quentin Tarantino, collocato tra cinema moderno e manierista (o post-classico, post-
moderno) temi classici dell’amicizia e del gangsterismo e poi novità nella struttura narrativa moderna e
labirintica che procede per salti e discontinuità attraverso vari flashbacks dei personaggi, lunghe digressioni
e scene conversate.
Tarantino può essere collocato tra il cinema moderno e il cinema cosiddetto manierista (post-classico o
post-moderno). I film di Tarantino sono l’esempio evidente di una tendenza presente nel cinema
hollywoodiano contemporaneo d’autore che mostra una “struttura esplosa” organizzata per sequenze non
cronologiche dove si intersecano episodi complementari e collegati come un puzzle che lo spettatore deve
ricomporre. Si rompe quindi la struttura drammaturgica classica per una narrazione di intersecazioni e
scambi, flashbacks. “Le iene” (1992) e “Pulp fiction” (1994) sono esempi dei film “a puzzle” con un
approccio libero alla narrazione influenzata soprattutto dai videogiochi, fumetti, tv e dal cinema
europeo/asiatico. Lo spettatore si trova depistato e confuso. Solitamente lo stile di Tarantino si caratterizza
per frequenti sguardi in macchina, inquadrature dall’alto o dal basso, uso del fuori campo e di piani
sequenza o long-take e uso del grandangolo.
Stanley Kubrick Dal 1950 al 1999 Stanley Kubrick è autore di tredici film. Per molti critici Kubrick è un
marchio di autore che risulta unico con ogni suo film. L’uso di fonti letterarie, partecipazione alla
sceneggiatura, un gran numero di riprese e un gran lavoro di montaggio lo rendono unico nel suo genere. I
temi ricorrenti dei suoi lavori sono: scontro natura/cultura, ragione/ibrido, spazio e tempo, il doppio, lo
straniamento, il perturbante. Egli è attento all’utilizzo di nuove possibilità tecnologiche come la stedycam
in “Shining”.
“Eyes Wide Shut” (1999) il film pone in una dimensione europea-americana visto il realismo fotografico
e il rapporto arte/industria americano e lo scontro regione/irrazionalità, inconscio, satira, ironia, parodia e
straniamento europeo. Ci sono tanti riferimenti e richiami alla letteratura o alle opere classiche.
“Matrix” è un esempio del cinema della convergenza con la sua trilogia insieme a “Matrix reloaded” e
“Matrix revolution”. La narrazione è frammentata e presuppone uno spettatore che possa già aspettarsi
una narrazione frammentata.
Ci sono richiami addirittura fantascientifici con film come “Blade Runner” (post-moderno) che dà il via a
film che simulano una realtà fantascientifica e la distinzione reale/vero, tema che ritorna anche in
“Matrix”. L’influenza della realtà virtuale conduce a film di nuovo genere, sviluppata ulteriormente dagli
effetti.
SISTEMA DEI GENERI
Nella New Hollywood i generi subiscono una rielaborazione anche a livello di personaggi e di storie.
Nascono così nuovi generi come il “road movie” (chiave moderna del mito western) influenzati dal
contesto socio-culturale. Inoltre, lo spettatore non è più certo di come proseguirà la storia del film. Vi è
anche la contaminazione dei generi diversi come ad esempio “Dal tramonto all’alba” (1996) di Robert
Rodriguez. In questo momento, la commedia mantiene la sua continuità dopo i successi degli anni ’30-’40
con autori come Ernst Lubitsch.
Sicuramente Woody Allen rinnova il genere con elementi del cinema moderno, soprattutto in “Io e Annie”
(1977) e “Manhattan” (1979) che sono di riferimento per il rinnovo del genere.
“Io e Annie” (1977) di Woody Allen commedia che rappresenta i tratti caratteristici del cinema moderno
dal punto di vista dello stile e dei contenuti di matrice europea. La narrazione è costruita su flashbacks ed è
frammentata con una contaminazione tra verità ed immaginazione. Non c’è il classico happy end del
genere. Uso del dècodrage.
Genere Noir (amato da Tarantino), nascita simbolica con il film “Il mistero del falco” (1941) di John Huston
genere un po’ critico verso la generazione americana e fortemente influenzato dalla letteratura.
Presenta un versante in cui solitamente un detective mette in luce la corruzione esistente nella società,
perciò sono film scettici e disillusi verso “l’American dream”. Viene riutilizzato il bianco e il nero con
influenze espressioniste e ambientazioni notturne/urbane.
“Il grande sonno” (1946) di Howard Hawks, con Humphrey Bogart montaggio al massimo per ciò che
concerne il cinema classico e ottima interpretazione del personaggio con dialoghi decisi,
campo/controcampo e montaggio contiguo quindi molto frammentato.
Si apre una discussione sullo statuto del genere noir. Si accetta cronologicamente un periodo tra 1941 e
fine degli anni ’50 (cinema classico) con “L’infernale Quinlan” (1958) di Orson Welles, film che certamente
cambia la dimensione del detective privato. Negli anni ’60 si ha un passaggio verso il film del cinema
moderno con “Taxi Driver”, grazie al suo universo allucinato ed iperrealistico, ma soprattutto “Il lungo
addio” (1973) di Robert Allman e “Chinatown” (1974) di Roman Polanski, con Jack Nicholson come
detective, in una posizione davvero differente rispetto ai detective classici.
Nei film di Allman e Polanski vi è un omaggio nostalgico verso il genere classico (soprattutto in
“Chinatown”) che assume in alcuni momenti anche tratti parodici. I due film anticipano e presentano i
caratteri tipici del neo-noir, del disincantato, dell’ironico e delle situazioni paradossali.
“Il lungo addio” (1973) di Robert Allman assenza del montaggio rapido, ma stile dilatato e lento con la
scena del gatto iniziale che presenta un detective diverso e quasi sottomesso alle direttive del gatto. Una
sequenza che di fatto presenta il detective, senza ancora incentrarsi sulla trama del film.
“Blood Simple” (1984) di Joel Coel film importante per il neo-noir poiché ha molti riferimenti e citazioni
evidenti che lo palesano come film post-moderno che riprende in maniera diversa ciò che già è stato detto
dai film classici. Il detective è ridotto a figura corrotta e grottesca con alcune situazioni non-sense e
ibridazione tra noir e horror combinati con humour ed effetto straniante per lo spettatore.
IL CINEMA AMERICANO DOPO L’11 SETTEMBRE 2001
L’attentato terroristico delle Twin Towers dell’11 settembre 2001 non solo si palesa come evento
importante e tragico a livello politico e sociologico, ma anche il cinema risente di questo avvenimento e
inizia un cambiamento: si inizia a sentirsi insicuri, vulnerabili. Non solo il popolo americano, ma anche il
cinema attua delle scelte tematiche incentrate su questi fatti.
“La venticinquesima Ora” (2002) di Spike Lee, film che maggiormente interpreta in maniera profonda la
vicenda dell’11/09 il film si incentra sulle ultime ore di libertà di un uomo, condannato ad andare in
prigione. Non vi è nessun riferimento durante il film all’attentato terroristico. A inizio film, durante i titoli di
testa, una sequenza mostra le “Tribute in Light”, ovvero le luci che proiettano le Torri Gemelle ormai
assenti. A fine film, invece, l’ultima sequenza termina con una canzone di Bruce Springsteen, “The Fuse”,
tratta dall’album che l’artista dedicò alla vicenda. Solo questi elementi rendono il tema portante del film.
La 25esima ora rappresenta non solo l’ultimo giorno di libertà del protagonista, ma anche l’ultimo giorno
del popolo americano prima della prigione: l’insicurezza.
“Cloverfield” (2008) di Matt Reeves film innocuo cinematograficamente, ma importante a livello
sociologico. Film che detiene un potere simbolico e rappresenta una metafora esplicita sull’11/09 molto
forte e aggressiva con l’attacco alla Statua della Libertà. Film che mostra come l’America abbia perso la
testa e la sua identità.
“The Terminal” (2004) di Steven Spielberg diversi film iniziarono anche a parlare delle conseguenze
dell’attentato alle Torri Gemelle. Tra questi, il film descrive in maniera leggera la paranoia dei confini e
racconta le insicurezze degli USA verso coloro che vogliono raggiungere gli USA. Il diverso viene visto come
una minaccia, con molta incertezza e con nuovi sistemi di sorveglianza.
“A history of violence” (2005) di David Cronenberg pellicola emblematica per il cinema Americano che
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