Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
ENGAGEMENT
E VISIBILITA’
Riconoscibilità Consistency Marcatori
Storytelling
del brand creativa somatici
Pertinenza del Memoria di
Associazioni Evidenza dei messaggio breve termine
positive contenuti
1. INCREMENTO 2. FOCALIZZAZIONE 3. COINVOLGIMENTO 4. RICORDO NEL
DEL VALORE SUGLI ELEMENTI EMOZIONALE ED LUNGO
PERCEPITO CHIAVE EMPATICO TERMINE
La percezione è un processo psichico di integrazione dei dati sensoriali in forme
dotate di significato e i fattori chiave sono la riconoscibilità percettiva immediata dei
brand, dei messaggi e dei prodotti in meno di un secondo attraverso l’attivazione di
associazioni positive. È un’elaborazione inconscia ed è la parte del cervello, sempre
attiva, che processa velocemente molte informazioni, può interpretare
autonomamente, prende e influenza le decisioni.
La percezione del significato di ogni stimolo da parte del cervello avviene in modo
non consapevole e in tempi rapidissimi, da 0,197 secondi a 300 millisecondi per uno
stimolo visivo dovuto al processo cognitivo dell’inferenza. 25
L’inferenza è un procedimento di deduzione delle caratteristiche e del significato di
uni stimolo a partire da una rilevazione sensoriale effettuata su una parte di essa.
Grazie all’inferenza, alla parte meno conscia del cervello basta meno di un secondo
per riconoscere un brand o un prodotto. Per questo motivo, è importante condurre
Figura 6 – Le fasi della strategia di neuromarketing da “Manuale di Neuromarketing” Hoepli,
24
Milano 2021, pag. 100.
Garofalo C., Gallucci F., Diotto M., “Manuale di Neuromarketing”, Hoepli, Milano 2021, pag. 102.
25 28
studi di neuromarketing per identificare quali elementi del prodotto o del brand
vengono percepiti prima dal cliente, e quali vengono memorizzati e poi riconosciuti.
La visibilità invece è la caratteristica di uno stimolo di essere visibile grazie alle
proprie qualità di forma, grafica, consistenza e design.
Secondo la regola di neuromarketing, la durata utile di un punto di fissazione, ovvero
il momento in cui il cervello, attraverso la vista, raccoglie informazioni, è di 0,197
secondi. Ciò significa che non dovrebbero esserci più di cinque stimoli in un solo
secondo.
La visibilità di una vetrina di uno store fisico, è un caso di studio, che illustra
l’effetto pratico di un layout perfetto in termini di visibilità da un punto di vista
cognitivo. La vetrina semplice ed efficace, che dirige lo sguardo del cliente alle
informazioni chiave entro i primi 3 secondi, mantiene l’attenzione su un singolo
indumento che diventa l’attrattore della finestra. Mentre una vetrina più complessa,
che offre troppe informazioni al potenziale cliente, costringendo al cervello di
compiere un elevato numero di fissazioni per cercare una o più regole utili a
comprendere le informazioni della vetrina, perdendo così la sua efficacia. 26
L’attenzione, presenta come fattori chiave la consistency creativa, l’evidenza dei
contenuti e la focalizzazione sugli elementi importanti.
Questo perché la quantità di informazioni disponibili supera la capacità del cervello
umano di processarle ed è quindi necessario che le aziende diminuiscano il carico
cognitivo e tengano in considerazione delle capacità autentiche della mente umana.
Già sappiamo infatti, che quando il cervello riceve troppe informazioni, oltre ad
avere difficoltà a posizionare la giusta quota di attenzione, incorrerà nella difficoltà
di scegliere; fenomeno noto in psicologia e descritto come sovraccarico da
abbondanza di opzioni disponibili o choice overload.
La regola di neuromarketing quindi ritiene che lo stimolo deve essere visto, poi deve
attivare l’interesse (attenzione) per poi essere ricordato. Il risconto che si vuole
ottenere deve prendere in considerazione le emozioni che possono favorire e
influenzare il comportamento desiderato e le decisioni (cioè l’acquisto o l’invito
Garofalo C., Gallucci F., Fulvio F., “Neuromarketing nel negozio. Cervello, emozioni e
26
comportamenti di acquisto”, Confcommercio, 2018. 29
all’azione). Per cui la strategia di neuromarketing deve mirare ad abbassare al
minimo l’interpretazione soggettiva e a favoreggiare un’interpretazione oggettiva.
L’engagement, presenta come fattori chiave, lo storytelling, la pertinenza del
messaggio e il coinvolgimento emotivo ed empatico.
Esso è l’abilità di un prodotto, un brand, un sito web, di dar vita a relazioni solide e
costanti con i propri utenti, definendo un legame tra il brand e il cliente.
Per far ciò, è importante che il brand crei una solida base di valori condivisi con il
cliente, e deve essere capace di raccontare la storia che vi è attorno alla propria
identità e all’articolo e dando vita a un mondo attorno a cui il consumatore possa
identificarsi. Se il brand riesce a raggiungere questo obiettivo, aumenta la probabilità
che il cliente sia fedele al brand, tanto da riuscire mettere in sottordine le peculiarità
e le qualità del prodotto.
È noto che le emozioni e le esperienze precedenti, e quindi il ricordo, determinano il
richiamo e la fedeltà al marchio; per questo motivo, molti studi di neuromarketing si
concentrano sui processi neurali collegati all’archiviazione e alla memoria delle
informazioni. Tramite tecniche di brain scanning, viene esaminata l’attività cerebrale
che si verifica durante la visione di differenti messaggi pubblicitari, per capire quali
zone del cervello responsabili della memoria a lungo termine sono maggiormente
attivate, innescando qualcosa che il consumatore ricorda.
Infine, vi è la memoria, in quanto il cervello prova piacere quando impara,
questa è infatti una delle leve dello sviluppo cognitivo dell’homo sapiens.
Ma il nostro cervello ha sviluppato tecniche per rimuovere informazioni che hanno
perso la loro importanza. Uno studio condotto da Paul Frankland e Blake Richards,
ha rilevato che il vero scopo della memoria è ottimizzare il processo decisionale, e
per farlo è importante che il cervello elimini i dettagli irrilevanti e si concentri sulle
informazioni utili per il processo decisionale. La regola di neuromarketing è quindi
quella di cercare di trasmettere informazioni significative ai clienti. 30
2.3.1. Il neuromarketing applicato al brand
Il brand è un nome, un simbolo, o qualsiasi altra cosa che identifica il bene o il
servizio che un venditore presenta al mercato con requisiti peculiari rispetto a quelle
dei competitor. Esso viene quindi utilizzato a fini di business nel mondo del
marketing con l’obiettivo dell’identificazione di un valore unico e del vantaggio che i
clienti ne possono trarre.
Per brand identity si intende dunque il complesso dei codici linguistici, letterali,
sonori, olfattivi, tattili, che coinvolgono i sensi dell’essere umano. Elementi, che
insieme ai fini strategici prestabiliti, hanno il dovre di rendere tangibile e
riconoscibile un’entità.
Il neuromarketing si occupa quindi del brand e delle attività connesse al branding,
per cui i suoi studi applicati a tale mondo prendono il nome di neurobranding , che è
27
quell’attività di posizionamento di un prodotto o di un servizio nel cervello di un
soggetto tramite le tecniche di neuromarketing.
Il neurobranding utilizza tecniche predittive per comprendere la customer experience
(modalità con cui un'azienda interagisce con i propri clienti) e rilevare i bisogni
latenti dei consumatori senza creare condizionamenti manipolatori. Diventa dunque
importante la brand personality (personalità di marca), che è un complesso di
peculiarità umane attribuite archetipicamente ad una marca; elemento fondamentale
poiché assiste l’azienda a modellare il percepito emozionale dell’audience.
Le ricerche neuroscientifiche sorreggono l’idea che è più presumibile che i clienti
acquistano un brand se la sua personalità è simile alla loro.
Ciò permette di elaborare la neurobrand strategy, che consiste in quell’attività di
studio che compiono i marketer, i pubblicitari e i creativi, per definire una strategia
che permetta la conoscenza e la vendita di un prodotto o servizio, tramite la
programmazione di prodotti comunicativi.
Diotto M., Neurobranding. Il neuromarketing nell’advertising e nelle strategie di brand per
27
marketer. Hoepli, Milano, 2020. 31
Ad oggi, le aziende devono sempre più inserirsi in un mercato che prevede un
approccio crossmediale, in cui le campagne vengono svolte contemporaneamente su
diversi mezzi di comunicazione per raggiungere meglio il cliente.
Il neuromarketer dovrà creare un’esperienza ottimale per il pubblico nel mondo
offline, cercando di capire il percorso che il cliente effettua in uno store fisico e
creare una strategia dinamica nel mondo offline tramite un digital marketing
integrato, che integra le diverse attività di presenza fisica e digitale di un brand.
Tale processo avviene attraverso i funnel di acquisizione o imbuto di acquisto, che è
un modello di marketing fondato sul consumatore e che spiega il tragitto teorico del
cliente durante l’acquisto di un prodotto o servizio.
Il Neurobranding funnel model si compone di cinque fasi (Figura 7).
Figura 7 – Il Neurobranding funnel model. 28
Identificare le necessità dei consumatori è il punto di avvio ed è raffigurata
- dalla parte più larga dell’imbuto, perché il neurobranding non vuole ispirare
nuovi desideri ma riconoscere quelli già presenti nel cliente;
Figura 7 – Il Neurobranding funnel model https://www.hostingvirtuale.com/blog/funnel-inbound-
28
marketing-cose-come-funziona-7981.html 32
Creare attenzione a consapevolezza nei confronti del brand dando contenuti
- gratuiti per aumentare la visibilità di ciò che si propone e innescando la
curiosità con ad esempio un post sul un social media;
Accrescere l’interesse. In questa fase è importante ampliare la
- consapevolezza del brand e il materiale di valore da condividere con i
potenziali clienti che si erano già resi conto dell’importanza dell’azienda;
Suscitare un desiderio tramite la proposta del prodotto o servizio che risponde
- in maniera eccellente alle necessità e ai desideri identificati in partenza;
Attivare un’azione grazie al raggiungimento di un legame di fiducia dei
- clienti con il brand e i prodotti.
Il neurobranding può quindi diventare il mezzo e il metodo per costruire un nuovo
modello di marca, che non basa le nozioni neuroscientifiche