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CAPITOLO II
INDIVIDUALITA’ E COLLETTIVITA’
1. METODO INIVIDUALE O APERTO ALLA COLLETTIVITA’?
Una delle più grandi critiche rivolte al metodo Montessori riguarda la possibilità di
gioco collettivo: poiché il metodo Montessori è basato sull’ambiente preparato e sul
materiale specifico, generalmente usato individualmente dai singoli bambini, il
metodo è stato etichettato “individuale” in quanto contrario all’insegnamento rivolto
a “tutta la classe”. Tuttavia nelle scuole Montessori, l’educazione sociale occupa un
posto importante.
Innanzitutto il ruolo di guida assegnato alla maestra, specie ad inizio anno, è
essenziale per l’adattamento sociale: essa deve aiutare i bambini a familiarizzarsi
gradualmente con le norme che regolano la nuova comunità (l’asilo) e deve farlo in
modo tale da rendere possibile l’accettazione delle norme. Inoltre deve far si che
queste norme vengono rispettate.
Come in una vera comunità, vi è una libertà guidata: ciascun membro del gruppo è
abbastanza libero di essere se stesso pur limitando al tempo stesso la propria libertà
per il necessario adattamento al gruppo. La formazione sociale avviene attraverso il
conflitto fra interdipendenza personale e la dipendenza dal gruppo, il che richiede una
ricerca di un giusto equilibrio: l’eccessiva libertà individuale porta caos, la eccessiva
uniformità imposta dall’autorità dell’adulto porta ad un conformismo impersonale o
alla ribellione.
Lo stesso ambiente montessoriano educa alla società: ogni tipo di materiale ha il
proprio posto nella sezione e dopo essere stato usato deve esservi sempre riportato in
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modo tale che gli altri bambini, che desiderano adoperarlo, trovano facilmente il
materiale. L’adattamento esteriore il bambino lo raggiunge rispettando le istruzioni
dell’insegnante, tenendo conto dei compagni e dell’organizzazione dell’ambiente e
collaborando inoltre alla conservazione dell’ordine.
Nonostante le critiche, Maria Montessori, fu una delle prime a rendersi conto
dell’importanza del lavoro collettivo per lo sviluppo mentale. Il lavoro collettivo è un
dato nelle scuole dove si vedono spesso bambini piccoli a svolgere insieme lo stesso
lavoro. Molte sono le attività di vita pratica nei nidi montessoriani che favoriscono
l’educazione sociale. Una breve lezione, ad esempio, che può interessare tutto il
gruppo, se riesce a far presa sui bambini si ha come risultato un’ondata di attività.
Essi svolgeranno il lavoro individualmente, ciascuno al proprio livello e secondo la
propria perspicacia e le proprie capacità, ma per un fine comune, partecipando così ad
un avvenimento del gruppo; ed inseguito il contributo dei singoli potrà essere da tutti
considerato come un’impresa collettiva. Diverse sono le attività individuali, nell’asilo
montessoriano, a servizio del gruppo come l’apparecchiatura e il servire a tavola, e
non mancano momenti di lavori condivisi, come cartelloni fatti insieme, canzoni in
cerchio, ecc.
Nel metodo Montessori è vero che il bambino piccolo che usa il materiale si esercita
tranquillamente da solo proprio come deve fare, e quindi il lavoro può essere
considerato “egocentrico”. Ma ciò è corretto pensarlo solo quando il comportamento
del bambino è giudicato secondo gli standard degli adulti. Se si considera la vera
natura del bambino, risulta subito evidente che il termine “egocentrico” non è adatto
a specificare la sua attività. Il bambino può essere completamente assorbito e
affascinato dalla propria occupazione ma ciò significa che la sua concentrazione non
è rivolta su se stesso ma sulla cosa di cui si sta occupando.
Nelle classi Montessori il bambino non lavora soltanto con il materiale: i bambini più
piccoli osservano spesso e attentamente il lavoro degli altri. Il bambino assorbe così
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molto più di quanto non sembri e si va preparando a partecipare intensamente
all’attività della comunità scolastica.
Se per sviluppo sociale si intende soltanto lo sviluppo che si manifesta nel contatto
con i bambini fra loro, se ne sottovaluta l’essenza. Prima di procedere a tale sviluppo,
il bambino ha avuto una lunga preparazione indiretta, indispensabile a stabilire in lui
la nuova capacità di avvicinare gli altri. Il bambino che si esercita tranquillamente da
solo col materiale si sta preparando, senza rendersene conto, alla sua partecipazione
personale alla comunità nella quale più tardi troverà il proprio posto come adulto
indipendente. Il metodo Montessori vuole aiutare il bambino in questo compito così
elevato.
2. LIBERTA’ INDIVIDUALE E SOCIETA’
Tra i cardini delle teorie educative della Montessori vi è il concetto di libertà
individuale e società giusta, quello di educazione alle emozioni e all’empatia.
Il principio di libera individualità è alla base di ogni cosa:
“[…] senza questa libertà è impossibile il pieno sviluppo della
personalità. La libertà è la base di tutto, e il primo passo è
compiuto quando l’individuo può agire senza aiuto degli altri,
con la coscienza di essere un’unità vivente. È questa una
definizione primitiva della libertà, che sembra in antitesi con il
carattere sociale dell’uomo e con il funzionamento della
collettività umana. Come possono conciliarsi la libertà
individuale e la vita sociale, tutta fatta di restrizioni e di
obbedienza alle leggi sociali? La stessa difficoltà, la stessa
apparente contraddizione si riscontra nella vita sociale. Tuttavia
la libertà è la base necessaria della società organizzata. La 12
personalità individuale non potrebbe realizzarsi senza la libertà
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individuale.”
Necessario è aiutare il bambino a sviluppare la sua libera individualità in tutte le
funzioni e di favorire quello sviluppo della personalità che attua l’organizzazione
sociale. “L’istinto della libertà costituisce un piano di educazione. Ed è il
primo piano dell’educazione in se stessa. Il secondo conduce
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alla società e alla organizzazione dell’adulto.”
Per la Montessori la formazione del bambino come individuo è la base per fondare
una società sana e per prevenire la cultura dell’oppressione e della guerra.
L’individualità del bambino e la sua autonomia non sono sinonimo di egoismo:
“[…] è chiaro che l’individuo lavora alla propria formazione;
ognuno pensa a sé (pur non pensandovi di proposito), ognuno
agisce per sé. Si considera perciò il bambino come un egoista.
Ma egli non è egoista su questo piano, l’egoismo viene solo là
dove c’è la proprietà e il potere. L’egoismo del bambino è quello
stesso dell’uomo che vuole isolarsi e allontanarsi dalla società
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per coltivare la propria anima come un eremita.”
Solo dal riconoscimento di questa esigenza può nascere una società giusta in grado di
gestire i conflitti in modo razionale senza lotte tra poteri.
8 M. Montessori, “L’importanza dell’educazione per la realizzazione della pace. L’educazione dell’individuo”, Internazionale School
voor Wysbegeerte, Amersfoort 30 dicembre 1937, in “Educazione e pace”, Edizioni Opera Nazionale Montessori, Roma, 2004 p. 155
9 Ivi p. 157
10 M. Montessori, “L’importanza dell’educazione per la realizzazione della pace. L’educazione dell’individuo”, cit., p. 163 13
3. CONCENTRAZIONE E SOCIALITA’
La descrizione del fenomeno della concentrazione, così ricorrente nelle Case dei
bambini, può indurre ad individuare tale comportamento come un fatto puramente
individualistico. In effetti il contatto con il materiale sembra escludere l’originarsi e
l’espandersi della vita sociale: isolata da eventuali stimoli disturbatori che possono
giungere dall’ambiente circostante, il bambino Montessoriano è completamente
assorbito dal materiale non sentendo la presenza degli altri attorno, non partecipando
alla vita che si svolge in sezione. Il bambino tende con grandissima concentrazione a
realizzarsi come uomo in un ambiente in cui gli altri sono presenti ma non implicati.
Nell’ambiente preparato si attuano veramente le condizioni per cui il bambino, scelto
il suo lavoro, si ritira in se stesso pur rimanendo in contatto con gli altri. Inoltre vi è
rispetto per il lavoro altrui, ma l’intensificarsi dell’interesse per la propria attività
conduce al risvegliarsi e a diffondersi dell’interesse degli altri: sostanzialmente l’alto
grado di concentrazione del singolo produce ed assicura l’elevamento del livello di
concentrazione e di impegno della collettività. Dalla concentrazione e dal suo lavoro,
il bambino ricava una risposta gratificante, il cui riflesso si diffonde nell’ambiente in
cui opera e coinvolge gli altri membri della collettività.
Nelle classi montessoriane vi è una “società per coesione” che la Montessori
definisce: “[…] associazione formatasi da un bisogno spontaneo, diretta
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da un potere interiore, animata da spirito sociale.”
Ed è appunto nell’ambito di tale società che si costituisce l’integrazione sociale, cioè
quel senso di appartenenza dell’individuo a quel dato gruppo, in cui il suo successo
personale trova piena soddisfazione.
11 M. Montessori, “ La mente del bambino”, Milano, Garzanti, 1999, pag 232 14
CAPITOLO III
L’EDUCAZIONE SOCIALE NEL METODO MONTESSORI
1. IL SOCIALISMO DI MARIA MONTESSORI
La parola socialismo è una parola polivalente. Essa designa pensieri, sentimenti e
anche ideali diversi. Il suo significato più usuale e quello generico di una rivolta di
ordine morale contro le istituzioni che ritardano e limitano il progresso della
giustizia sociale intesa come equa distribuzione dei mezzi di vita, distribuzione
che migliorerebbe le condizioni dei più bisognosi. Questa rivolta è una delle
sorgenti più costanti sia nel pensiero e nella vita di Maria Montessori.
Quando nel 1907 inaugurò a Roma la “Casa dei Bambini” nel quartiere popolare
di San Lorenzo, Maria Montessori diede espressione, non per la prima volta, del
suo intimo sentimento sociale. Disinfestare queste case dai più pericolosi bacilli
della miseria sistemandole ed ordin