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3. GESTIONE DEL CONFLITTO GENITORIALE IN MEDIAZIONE

3.1 Gestione del conflitto nella fase di negoziazione ragionata

La concezione del conflitto come “errore” da eliminare o come “patologia” involutiva della vita

familiare è un pregiudizio comune sviluppatosi dall’idea utopistica di famiglia felice e senza

99

problemi, diffusa dalla nostra società, dai media e dalle pubblicità . Nella realtà dei fatti le

relazioni si sviluppano diversamente: in ogni rapporto interpersonale in cui vi siano delle

divergenze di pensiero si va incontro ad un conflitto, inteso come necessità di contrattare e

negoziare per ridurre l’opposizione reciproca. Il termine conflitto, dal latino “confligere”,

significa urtare o battere e rappresenta una situazione inevitabile nelle relazioni tra persone o

100

gruppi .

Dalle diverse ridefinizioni eseguite in ambito sociologico sulla natura del conflitto, con

riconoscimento particolare dell’opera di M. Deutsch (1973), si è giunti ad una normalizzazione

e rivalutazione delle caratteristiche, anche positive, di questo costrutto. Tale lavoro ha permesso

di valorizzare l’ambivalenza di costruttività-distruttività del conflitto nei gruppi sociali,

famiglia compresa. La conflittualità familiare viene così osservata nei suoi aspetti positivi, uno

dei quali è rappresentato dalla cooperazione, finalizzata all’individuazione di soluzioni

condivise dei problemi, in contrapposizione alla visione fittizia di stabilità coniugale, data

dall’apparente assenza di atteggiamenti divergenti. Il conflitto familiare assume, in quest’ottica,

funzioni creative, stimolanti interessi e curiosità, di prevenzione della stagnazione e di

stabilizzazione dell’identità del gruppo. Da questa prospettiva emerge la necessità di

distinguere il conflitto cooperativo dal conflitto competitivo: se il primo è sinonimo di crescita

reciproca, il secondo è guidato dal desiderio delle parti di prevalere l’una sull’altra. La

competitività così intesa può predire esiti distruttivi poiché le parti, mosse dal desiderio di

vincere, prendono posizione in una escalation conflittuale basata il più delle volte su modalità

101

di pensiero polarizzate e su visioni semplicistiche circoscritte alla diade vittoria-sconfitta .

Questa modalità conflittuale non permette al legame coniugale di essere distinto da quello

99 Cfr. Battaglini, M., & Aloe, M. C. (2001). Codice della mediazione familiare: Raccolta di norme con il

commento della giurisprudenza. A. Giuffrè.

100 Cfr. Giannella, E., Palumbo, M., & Vigliar, G. (2007). Mediazione familiare e affido condiviso: Come separarsi

insieme. Sovera.

101 Cfr. Scabini, E. (a cura di). (1985). L'organizzazione famiglia tra crisi e sviluppo. Franco Angeli.

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genitoriale e, di conseguenza, gli individui non riescono a riconoscere le proprie

102

responsabilità .

E. Scabini (1985) per la definizione del conflitto nella coppia coniugale fa riferimento ai diversi

possibili schemi relazionali ed in particolare a quelli rigidi che, portando il soggetto ad

un’incapacità integrativa dei nuovi modelli a quelli precedenti, non sono compatibili con la

conflittualità. La sociologa analizza, inoltre, il ruolo delle regole sulle diverse questioni

familiari poiché il disaccordo sulle stesse può dare origine al conflitto.

Le ricerche su tale argomento delineano due modalità principali di gestione dei disaccordi di

coppia, di cui una meno funzionale, l’evitamento, e una maggiormente costruttiva,

103

l’impegno . Indipendentemente dalla tipologia di gestione scelta, emerge che, la modalità

104

utilizzata nelle prime interazioni tenderà a cristallizzarsi e a permanere nel tempo .

La negazione delle situazioni conflittuali, l’esternalizzazione dei problemi personali della

coppia con spostamento del focus su elementi esterni (come problemi di natura fisica o stress

lavorativo), la squalificazione e svalorizzazione delle problematiche (attraverso espressioni

tipiche quali “il problema non mi disturba”) e l’utilizzo della comunicazione a doppio legame

che invia simultaneamente messaggi contrastanti, sono tutte tecniche di evitamento che possono

essere messe in atto dalla coppia per eludere l’ansia del conflitto. Contrariamente alle

apparenze, le tecniche di evitamento non costituiscono causa diretta di distruzione del rapporto

coniugale e sono invece adottate da molte coppie nel loro matrimonio.

Accanto alle strategie di evitamento troviamo quelle che si basano sull’impegno e sulla

risoluzione dei problemi. Questo ultime possono attuarsi solo in presenza di grande flessibilità

da parte di ambo i membri della coppia, i quali, partendo dall’analisi del problema, si

impegnano in un processo di ricerca di soluzioni costruttive finalizzate al reperimento di accordi

che permettano la riconciliazione emotiva. Ad un primo sguardo l’impegno può sembrare la

chiave per una relazione duratura e di successo, tuttavia, così come l’evitamento non predice

105

l’instabilità familiare, l’impegno non è garanzia di stabilità .

La natura del conflitto è stata oggetto di studio da parte di numerosi pensatori, psicologi e

ricercatori, anche di orientamenti molto diversi. Un importante contributo, per esempio, ci

102 Cfr. Marzotto, C., & Telleschi, R. (a cura di). (1999). Comporre il conflitto genitoriale. La mediazione

familiare: metodo e strumenti. Edizioni Unicopli. Milano.

103 Cfr. Rausch, H. L., & Barry, J. (1974). Communication, conflict, and marriage. Jossey-Bass. San Francisco.

104 Cfr. Scabini, E. (a cura di). (1985). L'organizzazione famiglia tra crisi e sviluppo. Franco Angeli.

105 Ibidem 48

giunge dalla psicologia freudiana che pone alla base del conflitto umano l’antagonismo tra

principio di piacere e principio di realtà, pulsioni sessuali e pulsioni dell’Io e, infine, pulsioni

di vita (Eros) e pulsioni di morte (Thanatos).

Per la psicologia del comportamento, invece, il conflitto può essere di tre tipi: attrazione-

attrazione (scelta obbligata tra più incentivi positivi), repulsione-repulsione (fuggire per non

scegliere tra incentivi sgradevoli) e repulsione-attrazione (la stessa meta ha sia incentivi positivi

che negativi). Quest’ultima forma conflittuale è implicata in diversi processi relazionali, come

dipendenza-indipendenza e solitamente si risolve ricorrendo ad un compromesso.

La conoscenza delle diverse articolazioni della conflittualità e delle aree di possibile

coinvolgimento della stessa sono competenze necessarie al mediatore familiare che, lavorando

con coppie in separazione, assisterà con frequenza alla ripresa forzata di un dialogo interrotto,

dominato da manifestazioni di rabbia e veicolato da affermazioni accusatorie.

Il ricorso ad una figura che possa mediarne l’interazione può essere interpretato come una

richiesta d’aiuto di una coppia che, in molti casi, non ha raggiunto il divorzio psichico anche a

causa dell’assunzione unilaterale della decisione di separarsi. La conoscenza delle

manifestazioni del conflitto nelle sue forme diretta, indiretta, deviata, espressiva,

competitiva/cooperativa, manifesta/reale o latente, permettono al mediatore familiare di poter

106

individuare i lati positivi di questo incontro/scontro .

Le aree che possono essere interessate dal conflitto sono molteplici e possono originare sia dalla

relazione vera e propria che dai valori e dalle regole che vengono stabiliti, più o meno

esplicitamente, all’interno del patto di coppia.

Tra gli ambiti di possibili analisi è osservabile il conflitto sui confini dell’Io, una tipologia di

conflitto che può emergere dalle relazioni sviluppate sulla base di un alto grado di fusione o,

viceversa, di distacco. Quando, cioè, ci sono delle difficoltà nella gestione dei confini e

nell’identificazione tra i partner. Il mediatore dovrà essere scrupoloso nell’accompagnare la

coppia ad una differenziazione e ad una responsabilizzazione verso il problema, spostando il

conflitto dai confini agli interessi.

Diversi sono, invece, i conflitti basati su valori, principi o religioni, tipici soprattutto delle

coppie costituite da persone che arrivano da scenari culturali differenti. Tali conflitti si

106 Cfr. Battaglini, M., & Aloe, M. C. (2001). Codice della mediazione familiare: Raccolta di norme con il

commento della giurisprudenza. A. Giuffrè. 49

manifestano nelle piccole abitudini quotidiane che, se opportunamente comprese e rispettate,

possono portare ad un arricchimento del legame di coppia. Tuttavia, il mediatore, insieme alla

coppia, deve analizzare se i conflitti sono realmente originati dalle differenze individuali o se

possono mascherare dinamiche di potere della relazione.

Tra le diverse tipologie di conflitto è utile menzionare, per il valore attribuitogli dalla

mediazione familiare, il conflitto che si sviluppa nell’area della comunicazione. Questo

conflitto nasce dall’interazione di quattro componenti: soggetto inviante la comunicazione,

soggetto ricevente, oggetto della comunicazione e mezzo utilizzato. Una cattiva

comunicazione, basata per esempio sull’utilizzo del silenzio punitivo, crea discrepanze tra

107

messaggi inviati e messaggi ricevuti, instaurando un conflitto .

La mediazione familiare, ed in particolare la fase centrale e più lunga della negoziazione

ragionata, ha l’obiettivo di raggiungere accordi su diverse aree di interesse della coppia in

separazione, garantendo al contempo una migliore gestione della prole durante questo processo.

Sebbene possano presentarsi coppie collaborative in cerca di supporto per le decisioni relative

alla separazione, nella maggior parte dei casi il mediatore si confronta con coppie ad alto livello

di conflittualità.

Stabilito il sopracitato obiettivo della mediazione familiare è doveroso interrogarsi sulla

modalità con cui il mediatore familiare intenda raggiungerlo. In altre parole, va chiarito se il

mediatore intenda risolvere i conflitti familiari, e quindi anche psicologici dei membri della

coppia, o se il suo ruolo si limiti alla composizione di una controversia indipendentemente dalla

risoluzione della conflittualità.

Le diverse modalità operative dipendono soprattutto dalla formazione specifica del mediatore:

mediatori con formazione giuridica propenderanno maggiormente per una mediazione

contrattuale, a differenza di mediatori con formazione psicosociale che prediligeranno la

gestione del conflitto o il miglioramento della comunicazione. Indipendentemente dal

background teorico del mediatore, la mediazione può talvolta placare la conflittualità della

coppia, ma questo non rapprese

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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sara.caldana di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Mediazione familiare e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Guglielmo Marconi di Roma o del prof Gentile Andrea.
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