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Cos'è il conflitto etnico?

Riguarda 2 o più gruppi etnici.

Il concetto di "etnico"

  • Ethnos (greco) = gruppo con una discendenza comune, unito da legami di sangue.
  • I Greci lo opponevano a polis.
  • Dibattito: introduce una distinzione rigida fra gruppi che possono essere classificati e comparati.

In psicologia: "insieme di persone che si definiscono tali e si sentono simili per alcuni attributi" (Rotheram e Phinney, 1987).

Attributi oggettivi: colore di pelle;

Attributi soggettivi: consapevolezza di essere una comunità e volontà di seguire scopi comuni.

Nel "conflitto etnico" la risorsa contesa è l'identità delle parti, che porta alla squalificazione dell'altro (inferiorità morale, culturale e intellettuale).

Conflitto etnico internazionale: 2 nazioni si contrappongono per la loro diversa appartenenza etnica;

Conflitto etnonazionale:

All'interno di uno stato, due gruppi di etnia diversa entrano in contrasto (di solito una maggioranza e una minoranza). Es. Rwanda

Conflitto etnico metropolitano (Cotesta, 1999): in quartieri ad alta densità straniera (es. Banlieue parigine)

Conflitto etnico è un evento in cui prevale la dimensione psicologica.

Perché il conflitto degenera in violenza? Perché la Shoah?

Dollard, Miller et al. (1939): Ipotesi della "frustrazione - aggressività"

Il conflitto si origina da eventi frustranti. L'aggressività è indotta dall'esperienza di frustrazione

Processi che intervengono nella frustrazione-aggressività

Generalizzazione: le persone preferiscono un bersaglio con caratteristiche simili alla fonte della frustrazione

Inibizione: sopprimere le risposte aggressive dirette verso la fonte della frustrazione, soprattutto se questa è potente e in grado di assegnare

punizioni.Quando questi processi convergono, l'individuo manifesta il massimo dell'aggressività, quando la somiglianza fra gli stimoli è intermedio

Aspetti positivi: l'ipotesi frustrazione-aggressività prende decisamente le distanze da una concezione di aggressività come prodotto di un istinto innato

Critiche: la frustrazione può indurre risposte diverse dall'aggressività (es. pianto), così come non sempre i comportamenti aggressivi sono causati da frustrazioni individuali (es. terrorismo)

Rielaborazione di Berkowitz:

  • L'aggressività è solo una delle risposte possibili a un sentimento negativo;
  • L'autore parla di "eventi avversi" che possono generare aggressività;
  • È una teoria che spiega il comportamento individuale e non di gruppo.

Nel 1954, Sherif e collaboratori elaborarono una teoria riguardante il conflitto intergruppi grazie ad

Un originale esperimento. Essi organizzarono un campo estivo al quale parteciparono 22 bambini di undici anni,• che vennero suddivisi in due squadre (“Aquile” e “Serpenti a sonagli”) che presero parte a delle attività competitive.

Gli autori ebbero modo di osservare che:

  • i ragazzi svilupparono un forte attaccamento nei confronti del proprio gruppo, stabilirono delle norme interne e scelsero un leader;
  • vennero amplificate le differenze esistenti tra “noi” e “loro” e nacquero soprannomi dispregiativi nei confronti dei membri dell’altro gruppo, considerato ormai avversario;
  • con il passare dei giorni e con il susseguirsi delle competizioni, la svalutazione del gruppo esterno divenne ancora più marcata, culminando in aggressioni fisiche e in reciproci atti di teppismo.

In sintesi, tra i due gruppi emersero delle ostilità mentre, nel contempo, cresceva la coesione all’interno di ciascun gruppo.

primi tentativi fatti dagli autori per appianare le ostilità tra i due gruppi (facendoli incontrare per mangiare tutti insieme o per vedere un film) si rivelarono fallimentari: i due gruppi continuarono a prendersi in giro reciprocamente e a mantenere le distanze. Per sanare il conflitto gli autori ricorsero a una strategia. Essi fecero in modo che i due gruppi cooperassero per il perseguimento di obiettivi, ossia di traguardi aventi un forte potere di richiamo per i componenti di ciascun gruppo, ma impossibili da raggiungere se non con l'impegno congiunto di tutti. Ciò permise effettivamente di far avvicinare i soggetti appartenenti alle due fazioni. teoria del conflitto Questo esperimento sul campo permise a Sherif di articolare la teoria del conflitto realistico [1966]. Secondo la teoria del conflitto realistico, l'ostilità tra gruppi è determinata dalla competizione per il possesso di risorse materiali scarse e ambite. In tali circostanze,crea uno stato di interdipendenza negativa in cui le acquisizioni di un gruppo avvengono necessariamente a spese dell'altro. La teoria del conflitto realistico postula inoltre che l'esistenza di interessi contrapposti dia luogo ad una serie di mutamenti nella relazione intergruppi in seguito ai quali gli individui cominciano a pensare in maniera stereotipata ai membri del gruppo esterno e, in rapida successione, a nutrire degli atteggiamenti pregiudiziali nei loro confronti. In un breve arco di tempo, l'escalation di reazioni negative culmina in un'aperta ostilità e in tutta una serie di comportamenti discriminatori tra i membri dei due opposti raggruppamenti. Come possiamo tradurre questa teoria? La competizione per beni materiali (es. Posti di lavoro, case..) genera conflitto, soprattutto in momenti di crisi economica o quando le risorse sono poche. La teoria del conflitto realistico è "di gruppo", ovvero mostra che il gruppo crea uno stato di interdipendenza negativa in cui le acquisizioni di un gruppo avvengono necessariamente a spese dell'altro. Questo porta a una serie di mutamenti nella relazione intergruppi, che a loro volta portano gli individui a pensare in maniera stereotipata ai membri del gruppo esterno e a nutrire atteggiamenti pregiudiziali nei loro confronti. Nel giro di poco tempo, l'escalation di reazioni negative culmina in un'aperta ostilità e in una serie di comportamenti discriminatori tra i membri dei due gruppi opposti.È un'entità a sé stante, con regole e dinamiche proprie. Un'altra teoria volta a spiegare l'antagonismo tra gruppi è quella della deprivazione relativa. Secondo la teoria della deprivazione relativa, indipendentemente dallo status sociale di cui gode il proprio gruppo, è il confronto con una fazione esterna ritenuta migliore che fa sperimentare uno stato di deprivazione relativa, ossia un'insoddisfazione riguardo alle condizioni di vita attuali. La ricerca ha individuato nel corso degli anni alcuni prerequisiti affinché si sperimenti lo stato di deprivazione relativa: l'assenza della caratteristica desiderata deve ritenersi attribuibile a fattori esterni al gruppo più che a colpe dello stesso; il gruppo esterno deve essere affine a quello di appartenenza e possedere qualche caratteristica che si desidera, come la ricchezza o un.

Elevato status sociale; tale caratteristica deve ritenersi spettante di diritto anche al proprio gruppo. La conseguenza immediata di questo stato di cose è: un incremento del pregiudizio e dell'ostilità diretti al gruppo esterno [Applegryn e Nieuwoudt 1988] che possono facilmente sfociare in agitazioni sociali volte a ribaltare lo status quo. Il gruppo al quale sono diretti questi attacchi cercherà di serrare le fila per far fronte allo stato di emergenza: l'attaccamento al gruppo diverrà più forte e un atteggiamento negativo comincerà a serpeggiare nei confronti dell'altra fazione, ormai divenuta rivale. Anche un gruppo di maggioranza, oggettivamente in una posizione sociale elevata, può sperimentare lo stato di deprivazione relativa e attaccare chi ritiene in grado di "accorciare le distanze" dal proprio gruppo di appartenenza [Vanneman e Pettigrew, 1972]. Talvolta, anche in assenza di interessi contrapposti,

La gente tende a prediligere il proprio gruppo di appartenenza, mostrandosi ostile o comunque non proprio bendisposta nei riguardi dell'outgroup. Ciò venne dimostrato da Henri Tajfel il quale mise a punto un modello divenuto noto come paradigma dei gruppi minimi. Tajfel, nei suoi esperimenti, assegnò i soggetti, sulla base di elementi effimeri e arbitrari, a gruppi che non avevano alle spalle né storia, né conflitti d'interesse, né stereotipi. Anche in situazioni di questo tipo, i soggetti manifestarono il desiderio di rendere i gruppi di appartenenza migliori, più forti e apprezzati in qualunque modo possibile. Questa particolare predilezione nei riguardi dei membri del proprio gruppo aveva luogo anche a costo di rinunciare al massimo profitto per l'ingroup. Come si spiega la condotta sistematicamente improntata al favoritismo nei confronti dell'ingroup? Teoria dell'identità sociale.

[Tajfel e Turner 1979], Secondo la teoria della identità sociale, gli individui hanno bisogno di considerare in termini positivi il proprio concetto di sé, il quale deriva in parte dalle loro identità sociali, cioè dall'appartenenza a uno o più gruppi sociali. L'autostima di un individuo dipende, infatti, non solo dai suoi successi personali, ma anche da quelli dei gruppi di cui egli fa parte.

I confronti sociali sono contaminati dalla tendenza della persona ad andare a caccia di elementi che differenzino in positivo il gruppo di appartenenza. Gli individui cercano, attraverso la svalutazione dell'outgroup, di valorizzare implicitamente il proprio gruppo. Il pregiudizio a favore dell'ingroup getta le basi per l'insorgere dell'ostilità, dei comportamenti discriminatori e del conflitto intergruppi.

Quali sono i fattori che contribuiscono ad alimentare il conflitto tra i gruppi? La polarizzazione di gruppo è il primo fattore.

noto come fenomeno di accentuazione della posizione iniziale del gruppo. Esso consiste nell'accentuarsi della posizione iniziale del gruppo in seguito• all'interazione intercorsa tra le persone che ne fanno parte [Moscovici e Zavalloni1969]. Ad esempio, se i componenti del gruppo X sono convinti di aver subito delle ingiustizie• da parte dei membri del gruppo Y, la discussione interna non farà altro che convincerli ancora di più di essere nel giusto. Ogni persona apporta delle argomentazioni nuove che, unendosi a quelle già espresse dagli altri, forniscono ulteriori prove dell'esattezza dell'opinione di gruppo; ogni persona, per paura di essere esclusa dal gruppo, tende ad adeguarsi alla norma interna, per cui la sua opinione sarà simile a quella della maggioranza o addirittura più estrema. Quindi…. Intensificarsi di un conflitto genera forte coesione inter.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
26 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/06 Psicologia del lavoro e delle organizzazioni

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valeria0186 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Conflitti nei gruppi sociali e processi di mediazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Melotti Giannino.