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Mulino, 2007
relativamente poco conosciuta, ebbe l'opportunità di farsi conoscere a livello
internazionale. Questa nascita avvenne in concomitanza con il boom economico
noto come "miracolo italiano", un periodo in cui gli investimenti nell'industria
manifatturiera superano il 6% del PIL nazionale. Questo periodo è stato
fondamentale per lo sviluppo delle imprese che ancora oggi producono i prodotti
Made in Italy. Queste imprese sono spesso di dimensioni medie o piccole, e molte di
esse sono a conduzione familiare. Nel corso degli anni, si sono adattate e evolute
per operare in un mercato in continua evoluzione. La peculiarità di queste imprese
risiede nella loro specializzazione in specifici settori di produzione e
nell'organizzazione e concentrazione a livello locale. Queste produzioni si
distinguono per la loro straordinaria raffinatezza, anche se non presentano un
elevato contenuto tecnologico. I processi produttivi si basano su secolari tradizioni
che richiedono una vasta conoscenza tecnica. Solo gli artigiani in grado di
trasmettere queste conoscenze alla produzione su larga scala possono ottenere i
migliori risultati.
Le politiche protezionistiche degli anni Sessanta hanno contribuito allo sviluppo del
marchio "Made in Italy". Gli importatori europei, in particolare quelli tedeschi e
francesi, richiedono che i produttori italiani indicassero l'origine dei prodotti tessili e
calzaturieri, al fine di informare i consumatori stranieri sull'acquisto di prodotti non
realizzati nel loro paese d'origine. Nel corso del tempo, i prodotti italiani hanno
guadagnato una reputazione all'estero, ottenendo un vantaggio commerciale
significativo. La loro superiorità qualitativa, l'attenzione ai dettagli, la creatività nel
design e la durabilità sono generalmente riconosciute a livello internazionale.
1.2 La geografia del Made in Italy
Per capire meglio l’organizzazione delle industrie italiane è importante definire il
concetto di distretto industriale, questo termine va ad indicare un’insieme di imprese
legate tra loro, le quali si trovano in una specifica area geografica, un’area
contraddistinta da persone con le stesse caratteristiche culturali e sociali le quali
sono specializzate in uno specifico settore industriale. Un’insieme di aziende che si
trovano vicine geograficamente, connesse tra loro e che utilizzano le stesse risorse,
venne definito da Michael Porter nel 1998 come “cluster”.Il modello dei distretti
industriali italiano ha valorizzato le tradizioni artigianali locali, il design e lo sviluppo
dell'innovazione.
Nel corso degli anni all'interno dei distretti industriali si sono sviluppate ottime
relazioni tra le varie aziende, le quali si scambiano lavoro, conoscenze servizi e
tecnologie ed hanno ad oggi raggiunto un alto livello di collaborazione.Tra i punti di
forza dei distretti industriali vi sono l'essenzialità e la flessibilità delle imprese,
l'auto-organizzazione degli operatori e un costante processo di evoluzione e
miglioramento.
Il modello di sviluppo basato sui distretti industriali, che implica una forte
integrazione tra l'economia e la comunità locale, continua a caratterizzare le regioni
più dinamiche dell'economia italiana. Tuttavia, in queste aree si sono verificati
importanti processi di diversificazione, sia in termini di regolamentazione dello
sviluppo locale, sia nell'organizzazione dei processi produttivi.
Giacomo Becattini ha preso in analisi i distretti industriali delle regioni più
rappresentative di questo fenomeno, ed ha individuato due modelli distinti di sviluppo
locale. Da un lato, ad esempio nella regione del Veneto, si stanno consolidando
economie basate su imprese di maggiore dimensione e sull'azione di organizzazioni
rappresentative degli interessi imprenditoriali, dimostrando che l'abilità artigianale
non è limitata solo alle piccole e medie imprese. Dall'altro lato, si osserva un
percorso di sviluppo più simile al tradizionale modello di distretto industriale,
caratterizzato da piccole imprese e da un ruolo più attivo dei governi locali. Come
brevemente accennato nelle pagine precedenti, dalla metà del secolo scorso l’Italia
è composta da vari distretti industriali e ad oggi la legislazione italiana riconosce e
tutela circa 200 distretti industriali, distribuiti in maniera irregolare all’interno del
5
nostro territorio .
5 per ulteriori approfondimenti consultare il sito:
https://web.archive.org/web/20150504102259/http://www.monitorsettori.it/filca/documenti/comuni_DI_
mobile.pdf
La creazione dei distretti industriali si è concentrata principalmente su settori
industriali caratterizzati da:
● Processi produttivi che richiedono un elevato impiego di lavoro umano e
hanno una bassa automazione.
● Necessità limitate di investimenti in capitale fisso e attrezzature.
● Scarse economie di scala nell'intero processo produttivo.
● L'innovazione è principalmente basata sull'apprendimento attraverso
l'esperienza diretta (learning by doing).
Queste peculiarità sono evidenti nella fabbricazione di prodotti durevoli per la casa,
come mobili e ceramiche, così come nella produzione di articoli personali, come
occhiali, gioielli e abbigliamento. Queste caratteristiche si riflettono anche nei
6
macchinari utilizzati per la produzione di tali beni .
Attraverso l'analisi dei sistemi locali di alcune delle regioni più rappresentative del
fenomeno in atto, è possibile individuare due modelli distinti di sviluppo locale, come
sottolineato da Giacomo Becattini. Da un lato, si osserva la crescita di economie
basate su imprese di maggiore dimensione e sull'azione delle organizzazioni
rappresentative degli interessi, soprattutto imprenditoriali, come evidente nella
regione del Veneto. Questo dimostra che l'abilità artigianale non è limitata
esclusivamente alle piccole e medie imprese.
Dall'altro lato, invece, si prosegue con un percorso di sviluppo più in linea con il
tradizionale modello di distretto industriale, che si basa su piccole imprese e su un
ruolo più attivo dei governi locali.
6 https://it.wikipedia.org/wiki/Distretto_industriale, Il distretto industriale (2007)
Il successo di un sistema economico incentrato principalmente sui distretti industriali
è dovuto a vari fattori, tra cui:
● Una concentrazione significativa di piccole e medie imprese in un'area
geografica specifica, con la possibilità di svilupparsi e crescere verso realtà
più grandi, pur mantenendo un approccio artigianale.
● Una specializzazione elevata in un settore produttivo o in settori affini.
● Una forte cooperazione tra le imprese e una stretta interdipendenza dei loro
cicli produttivi.
● Un'interazione profonda tra le imprese e l'ambiente socio-economico locale di
riferimento.
Illustrazione 1: I distretti industriali italiani. Fonte: www.osservatoriodistretti.org
I distretti industriali si caratterizzano per una serie di punti di forza che li rendono
unici nel panorama economico. Un primo aspetto fondamentale riguarda la vicinanza
geografica degli approvvigionamenti all'interno dei distretti. Nel corso del 2021, la
distanza media per il reperimento delle materie prime è stata di soli 116 chilometri,
risultando inferiore di 24 rispetto alle aree non distrettuali. Questo dato è
significativo, poiché indica un notevole vantaggio in termini di efficienza logistica e
tempi di consegna ridotti per le imprese operanti nei distretti. Inoltre, rispetto alle
zone non distrettuali, si registra anche un numero medio di fornitori per azienda
superiore, pari a 29 rispetto ai 25 delle altre aree.
Un secondo elemento che contraddistingue i distretti industriali è la loro tradizionale
vocazione all'internazionalizzazione. Ciò si riflette sia nella presenza di partecipate
estere all'interno dei distretti, con una media di 29 ogni 100 imprese, rispetto alle 19
delle aree non distrettuali, sia nell'alta percentuale di imprese che esportano i propri
prodotti. Infatti, il 62,1% delle aziende distrettuali è impegnato nell'attività
esportatrice, un valore significativamente superiore al 52,2% delle aziende delle altre
zone.
Infine, un terzo punto di forza rilevante riguarda la capacità brevettuale dei distretti
industriali. Questi si distinguono per un elevato numero di brevetti registrati, con una
media di 70,7 brevetti ogni 100 imprese. Al contrario, le aree non distrettuali si
attestano a un valore inferiore, pari a 51,5 brevetti ogni 100 imprese. Questo dato
evidenzia la propensione dei distretti a investire in ricerca e sviluppo, stimolando
l'innovazione e favorendo la creazione di nuove soluzioni tecnologiche.
La classifica dei 159 distretti analizzati nel Rapporto distretti industriali dell’Intesa
San Paolo si basa su un indicatore compreso tra 0 e 100, che sintetizza la situazione
economica dei distretti in termini di crescita del fatturato, esportazioni, redditività e
solidità finanziaria. Tra i primi 20 distretti in classifica, si evidenzia una forte presenza
del Nord-Est, con ben otto distretti di spicco. Le regioni del Veneto e
dell'Emilia-Romagna si distinguono particolarmente, ognuna con tre distretti rilevanti.
Segue il Nord-Ovest, con quattro distretti situati in Lombardia e tre in Piemonte,
mentre il Centro può vantare tre distretti di rilievo nella regione Toscana. Nel
Mezzogiorno, invece, si riscontrano due distretti significativi, uno in Sardegna e uno
in Campania. Prevalgono i distretti nell'ambito dell'Agro-alimentare, che ne conta
nove, e della Meccanica, con quattro distretti di spicco. Inoltre, sono presenti tre
distretti specializzati nella produzione di beni intermedi, due focalizzati sui mezzi di
trasporto e altri due dedicati al settore immobiliare e dell'edilizia. L'Italia vanta una
presenza diffusa di distretti industriali e città della moda in tutto il paese, dalla
Lombardia alla Puglia. Questo dimostra che quasi tutte le regioni italiane hanno una
solida tradizione industriale nel settore della moda.
Il settore dell'abbigliamento conta ben 36 distretti, distribuiti in diversi comuni,
ognuno specializzato in diverse produzioni. Questi distretti spaziano dalla
lavorazione della pelle alla produzione di tessuti, dalle calzature allo sportswear, fino
ai distretti dedicati alla produzione di gioielli e occhiali. Esaminiamo ora alcuni dei
distretti più rinomati in Italia.
Parlando dei distretti calzaturieri, i più importanti da considerare sono:
● Il Distretto della Riviera del Brenta
● Il Distretto di Casarano nel basso Salento
● Il Distretto delle calzature di Fermo
A Napoli, l'industria dell'abbigliame