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Q
L’espansione del mercato fu tale da arrivare a superare il volume di quello delle attività sottostanti
23
stesse. Già nel 2005 , il nozionale aggregato dei CDS sui debiti di molte società superava
23 21
nettamente il nozionale del debito stesso. Dopo un credit event, quindi, i protection buyers che
cercavano di comprare i bond andavano incontro a forti problemi di disponibilità sul mercato.
L’eccessiva richiesta di acquisto poteva quindi, indurre artificialmente ad un aumento del prezzo del
sottostante, rispetto al reale valore di mercato.
Fu allora introdotta una seconda modalità di regolazione del contingent payment, il cash settlement,
che è tuttora prevista per la maggior parte dei contratti. Il protection seller non riceve fisicamente il
sottostante, ma paga la differenza tra il valore nominale dell’asset e il suo valore di mercato al
momento del credit event.
Esaminiamo ora più accuratmente le fattispecie più comuni di credit event:
Bankruptcy: è considerata bancarotta una delle seguenti tipologie di evento creditizio della
reference entity:
• fallimento
• dichiarazione di insolvenza o riconosciuta incapacità di pagare i debiti per quanto
dovuto
• ammissione a procedure concorsuali
• nomina di un amministratore o liquidatore per tutte le attività
• processi di espropriazione della proprietà o parte di essa
Failure to pay: è il mancato pagamento da parte della reference entity di quanto dovuto su
una o più obbligazioni. In questa situazione viene considerato anche un periodo di
tolleranza, ovvero un ulteriore margine di tempo che viene concesso per provvedere al
pagamento
Ripudio del debito: quando la Reference entity contesta la validità del debito emesso
Ristrutturazione del debito: riguarda la ristrutturazione relativa al debito della reference
entity in modo tale che le condizioni economico-finanziarie siano meno favorevoli per i
creditori .
2.2.4: La concentrazione dei CDS
Il mercato dei CDS ha la peculiarità di essere molto concentrato: poche istituzioni importanti
controllano la maggior parte dei volumi scambiati, determinando le quotazioni dei premi di
protezione sulle diverse reference entities. Nel 2010, i dieci più grandi dealer rappresentavano il
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90% degli scambi . La concentrazione è ancora più elevata nel solo mercato statunitense, dove le
cinque più grandi banche commerciali rappresentavano più del 90% del valore nozionale . Questa
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concentrazione ha raggiunto il suo apice con AIG. Il 30 settembre 2008, il valore nozionale
aggregato dei derivati creditizi venduti da AIG era pari a $ 372 miliardi. Questi alti livelli di
concentrazione hanno sollevato una preoccupazione legittima tra i regolatori circa il rischio di
controparte nel mercato dei CDS: in questa situazione, il default di un dealer importante può avere
un grande impatto sul resto del mercato. I CDS, infatti, sono stati ripetutamente accusati di
26
fomentare l'instabilità finanziaria e di generazione di rischio sistemico . Gran parte della colpa è
Cont, R. (2010). Credit default swaps and financial stability.
Fonte: Financial Stability Review
24 Cont, R. (2010). Credit default swaps and financial stability.
Fonte: Financial Stability Review
25 Il valore nozionale è, in uno contratto derivato, il valore nominale del titolo sottostante.
26 Fonte: Longo M., Cds, quando la speculazione mette in ginocchio un paese, ilsole24ore, 14 marzo 2010 22
stata in passato attribuita al presunto ruolo determinante dei CDS speculativi nell’incremento degli
spread delle reference entities in difficoltà, rendendo loro più difficile l’accesso ai mercati del
debito. Anche i governi hanno in alcuni casi accusato questi strumenti di essere i responsabili del
deterioramento del loro debito sovrano. La preoccupazione più grave, però, è il rischio di
controparte generato dal default dei venditori di protezione di grandi dimensioni, come si può
osservare pensando al fallimento di AIG.
Secondo buona parte della letteratura economica il fatto che un CDS sia speculativo oppure no è
irrilevante: il problema è legato al fatto che l’inadempienza della controparte si verifica se il
protection seller non ha riserve di liquidità sufficienti per il pagamento del valore nominale del
titolo sottostante.
La questione chiave, quindi, non è la distinzione tra CDS speculativi e non speculativi, ma la
gestione adeguata del rischio di controparte nel mercato dei CDS.
2.3: Il Ruolo delle Agenzie di Rating 23
Un'agenzia di rating è una società che assegna un giudizio o valutazione (rating) riguardante la
solidità e la solvibilità di una società emittente titoli sul mercato finanziario. I rating sono dei voti
su una scala predeterminata, generalmente espressa in termini di lettere e/o altri simboli. Esistono
molte agenzie di rating, ma le più conosciute e influenti sono la Standard & Poor's, Moody's
Fig. 7: I livelli di rating
Fonte: Economy2050.it
Investor Service e Fitch Ratings.
Queste società sorgono per aiutare ad affrontare i problemi di asimmetria informativa presenti sul
mercato al fine di aumentarne l'efficienza a livello globale fornendo informazioni utili
d'investimento.
Gli investitori presenti sui mercati si affidano infatti ai giudizi emessi dalle agenzie di rating per
decidere quali titoli comprare e in che misura, a seconda della predisposizione al rischio dei soggetti
investitori.
Nella cartolarizzazione un ruolo fondamentale è svolto proprio dalle agenzie di rating, in quanto si
occupano di stimare il rischio di ogni tranche e di esprime un giudizio di rating. Secondo l’art. 2
della legge 130/1999, “Nel caso in cui i titoli oggetto delle operazioni di cartolarizzazione siano
offerti ad investitori non professionali, l’operazione deve essere sottoposta alla valutazione di
merito di credito da parte di operatori terzi”. L’assegnazione di un rating esterno non è invece
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richiesta nel caso di collocamento ad investitori istituzionali, questo perché si ritiene che essi siano
in grado realizzare autonomamente una valutazione ed inoltre per non appesantire eccessivamente
l’operazione con costi aggiuntivi.
Generalmente la senior tranche è valutata con la tripla A, ovvero il massimo grado di giudizio
assegnabile; la junior ha invece un giudizio da AA a BB; infine alla tranche equity non è assegnato
nessun giudizio.
Il rischio di credito complessivo attribuito ai titoli, viene analizzato in riferimento a quattro
tipologie di rischio:
il rischio di credito del portafoglio cartolarizzato;
il rischio di struttura;
il rischio di controparte;
il rischio legale.
Il rischio di credito del portafoglio cartolarizzato fa riferimento alla capacità del portafoglio
medesimo di produrre i flussi di cassa necessari alla copertura dei costi dell’operazione e al
puntuale pagamento dei portatori dei titoli. Vari fattori influenzano il giudizio in questa fase: la
natura dei crediti , il livello di eterogeneità del portafoglio, lo standard qualitativo dei debitori, la
diversificazione per settore merceologico del debitore e la localizzazione geografica, le eventuali
garanzie.
Tra i rischi di struttura i più comuni sono:
il rischio di liquidità, che deriva da possibili sfasamenti temporali fra il momento in cui il
portafoglio produce i flussi di cassa e il momento in cui sono dovuti i pagamenti sui titoli;
il rischio di interesse e il rischio di cambio sui flussi di cassa, che dipendono dal fatto che i
flussi di cassa prodotti dagli attivi cartolarizzati non coincidono perfettamente con i flussi da
pagare ai sottoscrittori dei titoli;
il rischio di rimborsi anticipati sul portafoglio dei crediti, i quali alterano la struttura e
l’ammontare del cash-flow previsto per far fronte ai pagamenti sui titoli;
il rischio fiscale, che deriva dalla possibilità che cambiamenti nella normativa fiscale
abbiano un impatto negativo sull’operazione.
Il rischio di controparte è connesso alla capacità della controparte appunto, di effettuare per tempo
le prestazioni dovute. Tale rischio è costituito da due componenti: il rischio di credito, relativo alla
possibile inadempienza della controparte per ragioni finanziarie, ed il rischio operativo, relativo alla
possibile inadempienza per ragioni tecniche.
Viene infine considerato rischio legale, quello legato alla conformità dell’operazione alle leggi
vigenti.
Le agenzie di rating sono state oggetto di critiche molto forti per il loro processo di assegnazione
del rating rispetto a tali strumenti e sono state a chiamate a testimoniare anche davanti al Congresso
Usa circa il loro operato. Le critiche si basavano principalmente su due motivi:
le valutazioni del giudizio di solvibità si basano a volte su ipotesi non realistiche per quanto
riguarda la continuità e l'affidabilità dei flussi di pagamento legati al rimborso del prestito
che fa da collateral al titolo. In particolare la valutazione si basa esclusivamente sulle
performance passate, ed ignora tutte le valutazioni prospettiche.
Vi è un conflitto d'interesse tra società emittente del titolo e agenzia di rating per almeno tre
motivi. Il primo è che nella maggior parte dei casi è la società che richiede il rating per un
suo strumento e paga per il servizio l'agenzia. Dal lato della società emittente vi è l'obiettivo
di ottenere il miglior giudizio possibile, in modo da collocare più facilmente il prodotto sul
mercato; mentre dal lato dell'agenzia vi è l'obiettivo di massimizzare i profitti, e quindi si
potrebbe tendere a concedere giudizi generosi, in modo da attrarre nuovi clienti. Il secondo
motivo è che l'agenzia di rating svolge anche l'attività di consulenza rispetto a come
strutturare dei prodotti finanziari. In questo modo può prima consigliare un tipo di prodotto,
e poi assegnare un rating che confermi la qualità del prodotto suggerito. Infine spesso gli
25
investitori delle agenzie di rating sono spesso gli stessi clienti che richiedono l'assegnazione
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del giudizio di rating .
Il rating dei titoli della finanza strutturata è molto remunerativo per le agenzie, visto che
generalmente le commissione per questo tipo di servizio sono circa il doppio, rispetto a quelle di un
classico prodotto finanziario non strutturato. Per dare un'idea si stima che nel 2006 il 44% del
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fatturato di Moody's era collegato a tale tipo di servizio .
Secondo molti osservatori l'attività posta in essere dalle tre agenzie di rating più impo