vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
MUTUI SUBPRIME vs SVB
Negli ultimi giorni, innumerevoli persone si sono domandate se il fallimento della Silicon
Valley Bank possa essere il segnale d’allarme di una nuova crisi economico-finanziaria a
livello globale, ricordando la caduta del gigante Lehman Brothers nel 2008.
Per comprendere se questa preoccupazione generale possa essere fondata, bisogna
analizzare brevemente i due disastri finanziari e i fattori scatenati alla base di essi.
La crisi che ha colpito dapprima l’America e successivamente il globo, tra 2007 e 2009,
viene ricordata come la crisi dei mutui subprime, poiché fu proprio la concessione di mutui,
operata dalle banche in favore di individui non esattamente affidabili o raccomandabili, a
rendere possibile l’effetto domino che si creò nel giro di poco tempo.
Sfruttando l’idea delle ABS di Lewis Ranieri, migliaia di mutui vennero impacchettati tra loro,
dando origine a strumenti derivati legati a crediti immobiliari, gli MBS, divisi in tranche per
diversificare il rischio. Una volta emessi questi titoli, gli investitori iniziarono ad acquistarli,
basandosi sulle valutazioni attribuitegli dalle agenzie di rating. Seguendo il medesimo
procedimento, si crearono pacchetti composti da MBS di medio-basso livello invenduti,
alcuni dei quali ricevettero una valutazione notevolmente elevata per il rischio che
presentavano, poiché le agenzie di rating ne traevano profitto.
Nessuno si pose il problema che alla base della maggior parte dei titoli, ci fossero mutui
concessi a soggetti economicamente in difficoltà, poiché erano garantiti da ipoteca in un
contesto di costante crescita dei prezzi immobiliari, quindi ritrovarsi eventualmente in mano
una proprietà immobiliare, poteva essere un buon compromesso. Però, quando sempre più
mutuatari risultarono inadempienti, le case in circolazione divennero troppe, portando il calo
dei relativi prezzi. Conseguentemente, anche coloro che potevano permettersi la restituzione
del prestito, preferirono non farlo, così da acquistare direttamente un’altra casa ad un prezzo
più basso.
La bolla immobiliare era scoppiata e con essa anche la crisi.
Avendo fortemente investito nel mercato immobiliare e nei nuovi strumenti finanziari, le
investment banks, si trovarono ad affrontare gravi problemi di liquidità, che nel caso del
colosso statunitense Lehman Brothers ne causarono il fallimento.
Tornando al presente, post pandemia (2020/2021) la liquidità scorreva a fiumi, grazie ai
programmi di sostegno del governo e alla predisposizione accomodante della FED.
Perciò SVB, che aveva un’unica tipologia di clienti, ovvero le startup della Silicon Valley, con
il boom del mondo tech, startup e venture capital, ha visto crescere esponenzialmente i
propri depositi.
La banca ha investito questi soldi in Titoli di Stato Americani, forse l’investimento più sicuro
al mondo. Essendo un periodo di tassi rasenti lo zero, SVB doveva corrispondere ai
depositanti cifre minori rispetto a quelle che guadagnava dai propri bond, dal rendimento
circa dell’1%.
Il tutto inizia a complicarsi nel 2022, quando la FED, per combattere la crescente inflazione,
effettua un incredibile rialzo dei tassi, che in un anno arrivano circa al 4,75%.
Di conseguenza, SVB si ritrova in portafoglio obbligazioni che rendevano molto meno
rispetto a quelle che si scambiavano sul mercato, finendo per calare drasticamente di
prezzo. In una situazione normale non ci sarebbe nulla di strano, in quanto questi titoli sono
attività a basso rischio classificate come “held to maturity”, cioè che non presentano mai
perdite effettive in bilancio, poiché si suppone che verranno mantenute fino alla scadenza.
I problemi sorgono quando molte startup, specie quelle non troppo sviluppate, iniziano a
ritirare i soldi depositati, dato che i tassi erano stati alzati e quindi chiedere denaro in prestito
costava di più. Non avendo abbastanza liquidità, SVB si è vista costretta a vendere i propri
bond, registrando perdite per circa 2 miliardi di dollari.
La banca ha cercato di reagire vendendo milioni di azioni sul mercato,
ma ciò ha destato preoccupazione tra i suoi clienti, portandoli a
prelevare tutti i fondi possibili. Si è verificata la cosiddetta corsa agli
sportelli, che ne ha determinato il fallimento immediato.
Molti esperti del settore bancario e finanziario si sono espressi in merito alla vicenda,
concordando generalmente sul fatto che, con il fallimento di SVB, non si sfocerà in una
nuova crisi globale, anche se è comunque troppo presto per esserne sicuri.