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IL NOME E IL VALORE SIMBOLICO DELLA MARCA
4.1 IL NOME
“Cosa conta il nome? Se chiamiamo la rosa con un altro nome, il suo profumo
non cambierà” (Shakspeare)
“Shakspeare si sbagliava, con un altro nome la rosa non sarebbe altrettanto
profumata.. per questo la decisione più importante in assoluto nel marketing di un
nome”
profumo è il (Al Ries e Jack Trout)
Ho deciso di iniziare con queste due affermazioni contrastanti ma che permettono
insieme al simbolo, l’indicatore primario della marca che
di capire come il nome sia,
permette ai consumatori di riconoscere facilmente un prodotto, grazie al fatto che la
caratteristica più importante del nome è quella di generare associazioni che servono a
il nome può costituire un’ottima barriera
descrivere il prodotto. Una volta consolidato,
all’entrata che risulta più utile di un brevetto che spesso è troppo costoso da difendere.
Creare un nome che sia facilmente memorizzabile non è semplice ed è per questo che
nella decisione vengono coinvolti non solo soggetti interni all’azienda ma anche
professionisti esterni mediante il naming, la branca del marketing che studia la scelta
dei nomi per prodotti, servizi e aziende. Gli esperti del naming devono essere in grado
di generare e valutare le alternative proposte tenendo conto di quali parole e frasi
possano descrivere le associazioni giudicate utili per il prodotto. Un criterio è quello di
creare associazioni di parole utili per generare una serie di alternative combinandole in
facendo dell’umorismo..
frasi, usando delle rime, aggiungendo prefissi, suffissi, La
ossia l’uso di una parola
metafora, che esprime un concetto in luogo di un altro, è una
fonte significativa per nomi e slogan: per esempio Apple in quanto si dice che fosse il
frutto preferito di Steve Jobs, il suo fondatore, o ancora Adobe in quanto era il fiume
che scorreva dietro casa del co-fondatore Warnock. Altre fonti utilizzate possono essere:
20
Nomi veri:Ford dal nome del fondatore così come Dell
le congiunzioni, mescolando due parole insieme per formare una nuova parola:
che è l’unione di
Microsoft che deriva da Microcomputer+software o Skype Sky + Peer-
to-Peer
l’uso di termini latini,
i derivati, greci per evocare una marca: Nike prende il
nome dalla dea greca della vittoria o Xerox che deriva dal greco Xeros (a secco) e
Graphos (scrittura)
“Google”
giochi di parole come per esempio che in realtà doveva essere Googol
o Reebok che è una variante di rhebok (antilope africana)
abbreviazioni: BMW (Bayerische Motoren Werke), DKNY (Donna Karan New
York)
Nella creazione del nome della marca è importante quindi favorire il ricordo e
invogliare il comportamento di acquisto del consumatore, vi sono alcuni elementi che è
importante considerare:
la creazione di un nome abbastanza insolito che possa attirare l’attenzione
il nome deve sollecitare un’immagine mentale in quanto un’immagine visiva è
più facile da ricordare di un concetto astratto
il nome deve essere ricco di significato e indurre emozioni
il nome deve essere semplice
4.2 Il SIMBOLO
All’inizio della trattazione abbiamo spiegato come la marca risulti essere un
nome,un termine,un simbolo. Quando è difficile differenziare prodotti e servizi, il
valore della marca può fare riferimento al simbolo, le immagini visive infatti si
ricordano più facilmente dei nomi e per questo dovrebbero favorire la notorietà della
marca e andare a incidere sugli elementi del brand equity quali fedeltà di marca e
qualità percepita. La marca intesa come simbolo non rappresenta quindi un semplice
attributo semantico del prodotto ma svolge un ruolo di differenziazione del prodotto
nella percezione dei consumatori. 21
I simboli possono essere di qualunque tipo: forme geometriche, loghi, personaggi
ma tra quelli più apprezzati vi sono i personaggi dei fumetti che suscitano buon umore e
fanno si che le persone associno la simpatia o l’antipatia verso un personaggio agli
oggetti che si collegano a questo. I ruoli attribuibili al simbolo sono quindi due:
creare associazioni come Mastro Lindo il marinaio muscoloso che incarna la
forza del prodotto oppure Milka rappresentata da una mucca per fare capire come il
cioccolato sia fatto solo con buon latte
indicatore della marca: il simbolo per essere efficace dovrebbe riflettere o
ricordare il prodotto come avviene per Sony o IBM
Quando un simbolo si afferma e diviene elemento di riconoscimento di una marca
diventa rischioso cambiarlo in quanto ciò comporterebbe un processo di identificazione
ex novo. Questo non significa che il simbolo deve rimanere sempre uguale nel tempo,
quando inizia a diventare datato può dare origine a dei significati sbagliati e fuori luogo
e necessita quindi di esser aggiornato dall’azienda pur mantenendo inalterate le
emozioni e le associazioni che si vengono a creare attorno ad esso. Il simbolo quindi va
da evitare l’erosione da parte di concorrenti
salvaguardato nel tempo in modo tale
esterni del parco clienti, il simbolo non deve essere collocato in un contesto che possa
favorire questo inconveniente, per esempio la cessione in licenza del simbolo potrebbe
essere un modo per aumentare la propria esposizione.
Per concludere abbiamo visto come il nome e il simbolo sono due assets
fondamentali per lo sviluppo del valore della marca in quanto fungono da indicatori
La forza della “brand identity “
determinanti per la sua visibilità e riconoscibilità. che
racchiude non solo il nome e il valore simbolico ma anche tutti quei segni che
costituiscono gli elementi visibili della marca, sta nella sua coerenza e permanenza nel
tempo, ciò che cambia per adattarsi ai tempi è la comunicazione di un dato prodotto, i
segni rimangono invece immutati assicurandone l’identificabilità anche dopo anni.
22
PARTE SECONDA
LE POLITICHE DI MARCA E IL RUOLO DELLE STRATEGIE DI
BRAND EXTENSION NEL PROCESSO DI GLOBALIZZAZIONE
1.LE POLITICHE DI MARCA
Le politiche di marca sono le modalità che legano una data offerta ad una definita
domanda e variano in relazione al sistema di responsabilità che l’azienda produttrice del
marchio si va ad assumere. Le politiche di marca sono quindi finalizzate a sviluppare
una marca per instaurare e mantenere una relazione con un dato mercato o con più
mercati sfruttando, nei mercati ad elevata concorrenza ,lo strumento di gestione della
relazione che è tutt’altro che statica dato che l’intensità
stabilità con il mercato,
concorrenziale determina instabilità nei rapporti tra domanda e offerta. Prima di passare
a esaminare quelle che sono le principali politiche di marca che un’azienda può adottare
occorre fare un accenno a quella che è la gestione del portafoglio di marca che
rappresenta un aspetto essenziale del brand managment .Due sono le politiche di
portafoglio che un’azienda può scegliere di perseguire:
Mono-brand Multi-brand
portafoglio portafoglio
competizione focalizzata creare i mercati
esasperazione leve operative soddisfare esigenze mercati regionali
concentrazione risorse frammentazione risorse
“promessa per più “una promessa per ogni segmento
segmenti”
Fonte:S. M Brondoni- A. Di Gregorio,Brand Equity e politiche di marca 23
La politica di portafoglio multi-brand prevede una specifica marca per ogni
L’impresa quindi si adopera per
segmento delle domande di riferimento. caratterizzare
le singole offerte sviluppando per ognuna di queste una specifica conoscenza della
marca. I vantaggi riguardano sia il fatto che una molteplicità di marche può concorrere a
formare un mercato di ingenti dimensioni, sia di competere con più marche su uno
stesso mercato e infine soddisfare le esigenze di mercati regionali dove i marchi
internazionali sono supportati da marchi regionali. Una politica multi-brand deve esser
sostenuta tramite azioni promozionali specifiche che mirino a soddisfare i bisogni di
per evitare che l’onerosità
una specifica branca di consumatori di queste politiche non si
traduca in investimenti inadeguati al sostegno promozionale.
La politica mono-brand, che si contrappone a quanto descritto precedentemente si
che,
fonda sull’idea indipendentemente dalla numerosità dei segmenti della domanda, le
risorse aziendali sono destinate a sviluppare un’unica marca. E’ proprio su questo tipo
di politica che si incentrano i discorsi relativi ai tre tipi di politiche di marca:
marca-prodotto
marca-gamma
marca-ombrello
Possiamo inoltre affermare che i vantaggi di una politica mono-brand sono quelli
di concentrare risorse finanziarie e manageriali su un’unica marca con il limite per le
aziende che adottano tale politica di essere focalizzate a competere su più segmenti con
un’unica “promessa”.
1.1 MARCA-PRODOTTO
La politica di marca-prodotto configura un collegamento diretto tra una marca e
uno specifico prodotto;l’adozione di specifiche marche consente di ottenere almeno due
vantaggi significativi:
Permette di tenere distinte le associazioni positive/negative dei singoli
prodotti
Rende possibile la copertura di diversi segmenti del mercato
24
l’entità delle risorse e più
Il problema principale di questa politica riguarda
specificatamente degli strumenti di comunicazione necessari per sostenere le marche-
prodotto.
1.2 MARCA-GAMMA
La politica di marca-gamma si riferisce a una determinata linea di prodotti che
un’impresa gestisce e che fanno riferimento a dei bisogni simili. Si parte quindi da
un’unica promessa, ossia il soddisfacimento di un certo bisogno collettivo per giungere
Quando l’impresa gestisce numerose linee di
al posizionamento di più prodotti.
prodotto, la politica di marca-gamma si presenta articolata su più livelli basti pensare
per es. ai detersivi dove i prodotti sono proposti con un'unica promessa a cui
corrispondono diverse linee a loro volta distinte in specifiche classi di prodotto. La
politica di marca-gamma presenta alcuni vantaggi quali:
Far sì che si crei una specifica relazione con i prodotti appartenenti a una certa
linea anche quando il ciclo di vita dei beni risulta essere breve. La marca risulta essere
uno dei fattori per il sostegno di nuove offerte.
Combinare pubblicità e promozioni rivolte al consumatore finale al fine di
ottenere un effetto complessivo soddisfacente
L’utilizzo di una politica di marca-gamma può comportare però anche de