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PRIMO SOCCORSO AL GRAVE TRAUMATIZZATO
VERTEBRO - MIDOLLARE
Durante il proprio operato, l'infermiere militare si trova a dover prestare
immediato soccorso sul campo ai soldati che, in seguito a traumi fisici
come ferite da arma da fuoco o esplosioni di ordigni, riportano danni a
carico del midollo spinale. Ci si trova così di fronte, ad un eventuale
trauma vertebro - midollare costituito da una frattura o lesione delle
strutture ossee della colonna vertebrale. Quest'ultime, interagendo con il
midollo, ne determinano una compromissione strutturale. Tale
compromissione dà vita ad una complessa e grave disabilità, che
interessa alcune regioni corporee e le loro funzioni e che ha un notevole
impatto sulla qualità di vita di questi pazienti. Ciò avviene perché viene
interrotta parzialmente o totalmente la connessione funzionale tra il
midollo spinale da una parte e il cervello e i nervi periferici dall'altra. A
seconda del segmento midollare danneggiato, ne deriva la perdita di
alcune funzioni motorie come il movimento (tetra/paraplegia) e la
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respirazione, sensoriali come la sensibilità tattile, termica e dolorifica,
dell'attività sessuale e sfinterica e dei riflessi.
4.1 Anatomia e fisiopatologia del midollo spinale
Per poter comprendere l'importanza di tale danno e le conseguenti
manifestazioni cliniche, bisogna avere ben chiara quale sia la struttura di
questa formazione anatomica. Il midollo spinale è la porzione più
caudale del sistema nervoso centrale (o nevrasse) e mantiene la
conformazione cilindrica del tubo neurale da cui deriva. È posto nel
canale vertebrale, si estende da subito sotto il foro occipitale ed è
rivestito in superficie da involucri connettivali riccamente vascolarizzati,
le meningi spinali, insieme alle quali occupa il canale vertebrale. Esso
risulta essere connesso alla periferia da 33 paia di nervi spinali e grazie
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alla compatta disposizione periferica della sua sostanza bianca, si
caratterizza rispetto all'encefalo come maggiormente flessibile, elastico e
consistente. Continua cranialmente con il bulbo mentre inferiormente a
livello lombare, si restringe nel cono midollare. Dall'apice del cono
prosegue con un lungo e sottile filamento fibroso, denominato filo
terminale, giungendo poi, fino al coccige al quale si va ad ancorare.
Protetto dalle meningi spinali e dal liquido cefalorachidiano e grazie ai
suoi mezzi di fissità, il midollo spinale segue la colonna vertebrale in
tutti i suoi movimenti, senza entrare mai in contatto con le superfici
ossee. Il midollo spinale non ha calibro uniforme: si assottiglia
procedendo verso il basso e presenta due rigonfiamenti fusiformi che,
per il livello che occupano, sono detti rigonfiamento cervicale e
rigonfiamento lombare. Tali rigonfiamenti, dovuti soprattutto ad un
aumento di spessore in senso antero -posteriore, corrispondono ai punti
di emergenza dei nervi destinati rispettivamente agli arti superiori
(plesso brachiale) e a quelli inferiori (plesso lombosacrale). Una sezione
trasversale del midollo spinale adulto, mostra la presenza di sostanza
bianca esterna, sostanza grigia all'interno e un piccolo canale centrale
costituito da un singolo strato di cellule detto ependimale. La sostanza
bianca contiene le fibre nervose mieliniche e amieliniche che conducono
le informazioni verso l'alto o verso il basso del midollo. La sostanza
grigia, invece, contiene i corpi cellulari dei neuroni che innervano il
muscolo scheletrico e gli organi viscerali e pelvici ed è composta dai
nuclei sensoriali che ricevono le informazioni somatosensoriali.
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Come precedentemente detto, il midollo spinale passa all'interno della
colonna vertebrale che, pertanto, rappresenta la principale struttura
protettiva dello stesso. Inoltre, grazie alla sua struttura formata da 33-34
vertebre, di cui 7 cervicali, 12 dorsali, 5 lombari e 9 o 10 sacro -
coccigee, il canale vertebrale permette il mantenimento dell'equilibrio,
della stazione eretta e il movimento nello spazio. Ogni vertebra è formata
anteriormente da un corpo vertebrale e posteriormente da un arco che
delimita il foro vertebrale in cui è contenuto il midollo spinale. Per far sì
che le vertebre siano ben salde tra loro è presente il disco intervertebrale,
una formazione fibro-cartilaginea dall’aspetto anulare perifericamente
(anulus) e occupata al centro dal nucleo polposo ad altissimo contenuto
di acqua e perciò incompressibile, capace di spostarsi avanti e indietro
durante i movimenti di flesso-estensione della colonna e lateralmente
durante quelli di inclinazione laterale. La presenza del disco permette di
ammortizzare e distribuire le sollecitazioni che interessano le vertebre,
soprattutto a livello dei segmenti maggiormente esposti all’insorgenza di
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lesioni, in seguito ad evento traumatico, come il tratto cervicale e quello
lombare. Durante i primi anni di vita la colonna cervicale e la parte di
midollo spinale si accrescono in egual misura, mentre la colonna toracica
e lombare crescono più del midollo corrispondente. Questo fenomeno,
chiamato ascensione midollare, fa sì che, al termine del suo sviluppo il
midollo spinale non riempia completamente in lunghezza il canale
vertebrale, arrestandosi quindi all’altezza della seconda vertebra lombare
(L2). Le lesioni midollari possono interrompere il flusso di segnali
nervosi che passano lungo il midollo spinale, danneggiando il sistema di
feedback che collega la via sensoriale e motoria al cervello. Si
manifestano, pertanto, una serie di deficit sotto il livello della lesione
midollare, associati spesso a complicanze non solo neurologiche ma
anche respiratorie e cardiovascolari. Clinicamente si manifesta il
cosiddetto "shock midollare", nel quale risultano soppresse le funzioni
sottolesionali motorie, sensitive e viscerali. Questa fase può durare circa
6 settimane e corrisponde con la formazione di edema sul midollo e con
la mancanza di ossigeno, condizioni determinate dallo schiacciamento
della struttura midollare da parte delle vertebre. Chiaramente, in questa
fase, la funzionalità del midollo viene meno e ogni attività sottolesionale
sembra completamente assente. Durante le prime settimane post trauma,
il tessuto midollare danneggiato viene ripulito dai macrofagi con
conseguente formazione di cavità rivestite da tessuto cicatriziale,
all'interno delle quali, alcune molecole si dispongono a barriera
ostacolando la rigenerazione neuronale. Tuttavia è solo quando l'edema
inizia a diminuire, che si può valutare l'effettivo danno midollare
presente. Dopo l'impatto iniziale però, l'emorragia e la flogosi vanno ad
interessare la sostanza grigia e a causa della disfunzione del sistema
nervoso autonomo e quindi dell'ipotensione e della bradicardia risultanti,
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l'ischemia viene aggravata. Inoltre, nella parte di midollo danneggiata si
accumulano radicali liberi che causano la rottura delle membrane
lipidiche e proteiche, bloccando la rigenerazione tissutale.
Successivamente, la ripresa delle attività sottolesionali avviene in base
alla gravità, all'estensione, all'ampiezza e alla parte di midollo coinvolto
o non è più possibile, in caso di sezione completa della struttura
midollare. La lesione spinale può dar vita a quattro differenti quadri
clinici: paraplegia, tetraplegia, paraparesi e tetraparesi. Mi occuperò qui
di trattare il primo soccorso e l'assistenza del paziente con paraplegia,
ovvero, con quella sindrome sensitivo-motoria che causa paralisi agli arti
inferiori, disturbi sfinterici e disfunzioni sessuali. Più precisamente, la
paraplegia deriva da un danno al midollo che si verifica a partire dalla
prima vertebra toracica (T1) verso il basso. Se la lesione interessa le
vertebre toraciche, il deficit comprenderà anche il tronco mentre se il
danno interessa esclusivamente le vertebre lombari (L1-L5) avremo una
paralisi degli arti inferiori.
V.2 Prima assistenza in trincea
V.3 Il primo soccorso nel paziente con lesioni midollari è di
fondamentale importanza per evitare di creare ulteriori danni che
potrebbero ancor di più peggiorarne le condizioni precarie.
Chiaramente la sanità militare dei diversi paesi è organizzata in
maniera differente e comprende personale militare medico e
infermieristico con caratteristiche professionali e competenze
estremamente disomogenee. Per tale motivo, è nata l'esigenza di
uniformare l'assistenza preospedaliera del paziente con trauma
vertebro - midollare, basandola sulle evidenze scientifiche, in modo
da renderla applicabile alla realtà nazionale. La gestione del
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traumatizzato in ambito extra ospedaliero si basa, quindi, sulle linee
guida PreHospital Trauma Life Support (PHTLS). Tali linee guida si
basano su una serie di azioni da svolgere in sequenza logica per
garantire tempestività e qualità durante il soccorso. Inizialmente
bisognerà fare una valutazione primaria del paziente per riconoscere
e trattare immediatamente quelle situazioni che ne mettono in
pericolo la vita. Lo scopo è di garantire le funzioni essenziali per la
sopravvivenza quali la circolazione e gli scambi respiratori. Si
effettua quindi la "Primary Survey" che segue lo schema "ABCDE"
di primo soccorso:
A airway: pervietà delle vie aeree e controllo del rachide cervicale. In un
paziente traumatizzato l'ipossia rappresenta la più rapida causa di morte,
pertanto, verificare la pervietà delle vie aeree è di fondamentale
importanza. Compito dell'infermiere sarà quello di valutare l'attività
respiratoria e di riscontrare eventuali segni clinici come respiro
rumoroso, cianosi e materiale organico che possono essere indicativi di
un ostruzione. Se il paziente è incosciente, la diminuzione del riflesso
della tosse e la perdita del tono muscolare con conseguente caduta
all'indietro della lingua favoriscono un eventuale ostruzione delle alte vie
respiratorie. In presenza di questo target di pazienti, bisognerebbe
effettuare un iperestensione del capo, ma nel paziente con trauma
vertebro - midollare, ciò potrebbe determinare lo spostamento di vertebre
instabili aggravando la lesione midollare già presente. Si deve invece
utilizzare la sublussazione della mandibola che facilita la pervietà delle
vie aeree e permette la visione di eventuali corpi estranei o secrezioni
presenti. Quest'ultimi vanno rimossi attraverso un aspiratore portatile o
strumentario idoneo come la pinza di Magill. Potrebbe essere necessario,
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anche il posizionamento della cannula orofaringea detta cannula di
Guedel o di Mayo che impedisce l'occlus