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LA SANITÀ DOPO LA RIFORMA DEL TITOLO V
3.4 LA SANITÀ DOPO LA RIFORMA DEL TITOLO V
CAPITOLO 4- I NUMERI DEL SSN
314.1 LA SPESA PER LA SANITÀ IN ITALIA TRA PUBBLICO E PRIVATO
31 354.2 IL PERSONALE E LE STRUTTURE DEL SSN
CAPITOLO 5- L’IMPATTO DEL COVID-19
37375.1 L’ITALIA E IL NUOVO CORONAVIRUS
395.2 LA RISPOSTA AL COVID -19 IN EUROPA E NEL MONDO
415.3 LA LEZIONE DELLA PANDEMIA
INTRODUZIONE
“La salute non è tutto ma senza salute tutto è niente.” (Arthur Schopenhauer)
Il filosofo tedesco Schopenhauer rende bene l’idea su quali siano le priorità della vita, e in questa sua massima mette al primo posto la salute. Il concetto di salute è un paradigma che si è evoluto nel tempo, ma lo stato di benessere è la condizione a cui tutti gli uomini hanno sempre aspirato. Sin dalle prime civiltà il ruolo del medico è stato il ruolo più ambito, poiché si pensava che chi aveva il potere di guarire fosse allo stesso livello di un Dio, e
ciò conferiva un grande prestigio a quella professione. Arrivando ai giorni nostri, la salute è un concetto più evoluto rispetto al solo benessere fisico, e infatti si è evoluto anche per quanto riguarda l'aspetto mentale, comprendendo anche l'ambiente in cui uno si sposta, lavora, svolge attività e frequenta altre persone, ampliando il suo significato al di fuori della persona in sé; allo stesso tempo, però, oltre il fattore ambientale che ci circonda, l'obiettivo di stare bene è sempre nella mente dell'essere umano, e a tal proposito le strutture e il personale sanitario ricoprono una parte molto importante nella società moderna. Ospedali, cliniche, strutture e relativi personale, che funzionano efficientemente e in modo coerente con la loro professione sono indispensabili per il buon funzionamento di una comunità, e la loro presenza è assolutamente necessaria in ogni parte del mondo, anche sequesto non sempre accade:se nel mondo “Occidentale” le cure sono accessibili a tutti (o quasi), nei paesi del “terzo mondo” ein via di sviluppo permane una situazione tragica e straziante, soprattutto per quanto riguarda lamortalità infantile.
“18.000 bambini che vivono in massima parte in Africa e in Asia meridionale perdono la vita quasisempre per cause banali, facili da prevenire o curare, e che in Occidente sono state da tempodebellate. Come la malaria, il morbillo, la diarrea o lo stesso AIDS, che insieme provocano circa il30% della mortalità infantile a livello globale, ma che in Italia o negli altri paesi OCSE solo1eccezionalmente mietono vittime.”
La mancanza di istituzioni ed enti che si occupino della sanità in questi paesi rende ancora piùsconcertante quello che accade, invece, in paesi che vengono considerati eccellenze dal punto divista sanitario, come ad esempio negli Stati Uniti d’America:
“Il 2
- Luglio 2008 una donna giamaicana di quarantanove anni scivola dalla sedia dell'astanteria del Kings County Hospital di Brooklyn dove era rimasta agonizzante per ventiquattro ore in mezza ad altre persone in attesa. Scivola sul pavimento, ma prima che qualcuno si accorga di lei passano altri quarantacinque minuti. E quando un infermiere si avvicina a quel mucchio buttato per terra, la signora è morta.
Questa storia, inaccettabile per un paese sviluppato come gli USA, dimostra le fallacie di quel sistema che privilegia la sanità in mano ai privati, lasciando la sanità pubblica con meno risorse e meno possibilità. Non è un caso, infatti, che nella lista stilata da Bloomberg riguardanti i migliori sistemi sanitari del mondo, gli Stati Uniti risultino solo al cinquantaquattresimo posto, mentre ai primi posti troviamo Stati che fanno della sanità pubblica un baluardo da difendere: pensiamo all'Italia.
alla Spagna, che se negli indicatori economici europei generali risultano non sempre tra i migliori, in questa speciale classifica si trovano rispettivamente al quarto e al terzo posto.
Si può dedurre, quindi, che è giusto che lo Stato non sprechi i soldi pubblici, ma un finanziamento per le spese sanitarie non può mai essere considerato dispendioso se in gioco c'è la vita anche di una sola persona.
- LE ORIGINI DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE
- DAL 1861 ALLA LEGGE CRISPI-PAGLIANI
Nel 1861, anno dell'unità d'Italia, la situazione sanitaria del Paese è critica: secondo le stime dell'epoca si vive in media 16-17 anni di meno rispetto alla Svezia. Nel 1863, su 1000 bambini nati vivi, 232 muoiono durante il primo anno di vita. Con l'ausilio dei dati Istat a partire
dipendente dal Ministero dell'Interno. Crispi istituì il Comitato di Igiene Pubblica, che aveva il compito di monitorare e prevenire le malattie infettive. Inoltre, furono introdotte misure di igiene pubblica, come la bonifica delle zone malariche e la costruzione di acquedotti e fognature. Queste prime riforme ebbero un impatto significativo sulla salute della popolazione italiana. Ad esempio, l'incidenza della malaria diminuì notevolmente grazie alla bonifica delle zone paludose. Inoltre, furono introdotte campagne di vaccinazione contro malattie come il vaiolo e la tubercolosi, che contribuirono a ridurre il numero di decessi. Nonostante questi progressi, la situazione sanitaria in Italia rimaneva precaria. Le condizioni di vita erano ancora molto difficili per gran parte della popolazione, soprattutto nelle zone rurali. Inoltre, l'accesso alle cure mediche era limitato e le malattie infettive continuavano a rappresentare una minaccia per la salute pubblica. Solo a partire dal XX secolo, con l'istituzione del Ministero della Sanità nel 1919, furono introdotte riforme più ampie e strutturate per migliorare la salute della popolazione italiana. Tuttavia, i primi passi verso la tutela sanitaria furono compiuti nel periodo post-unitario, grazie alle prime riforme introdotte dai governi dell'epoca.inquadrata nell'ambito del Ministero dell'Interno, che nel 1887 era proprio nelle mani di Crispi. Il presidente del Consiglio, con un'azione non consuetudinaria, chiese all'epidemiologo dell'Università di Torino Luigi Pagliani di redigere un piano che avrebbe dovuto "rivoluzionare" l'idea di salute pubblica italiana. Nacque, perciò, la legge "Sulla tutela dell'igiene e della sanità pubblica" (Crispi-Pagliani) che crea una struttura organizzativa piramidale, con a capo la Direzione generale della Sanità (sotto la direzione del Ministero dell'Interno) coadiuvata dal Consiglio Superiore della Sanità; nel gradino intermedio si trovavano i Consigli Provinciali, mentre alla base vi era l'Ufficiale Sanitario, inserito nell'ambito comunale o in un consorzio di comuni. Tante volte poteva capitare che l'Ufficiale sanitario combaciava con la figura del medico condotto, ossia colui
Il quale prestava assistenza medica gratuita per i meno abbienti. I compiti di ognuna di queste figure erano proporzionali al ruolo politico di riferimento: Il Consiglio Superiore di Sanità emanava indicazioni di carattere generale, il Consiglio Provinciale si occupava della gestione dell'igiene nella sua area di riferimento, mentre l'Ufficiale Sanitario era la personalità più vicina al cittadino del proprio comune, e assumeva ruoli di polizia sanitaria locale, di controllo e di pronta assistenza alla popolazione.
Un altro dei punti di forza di questa legge fu rappresentato dalla Scuola di perfezionamento in Igiene, destinata non solo ai medici, ma anche a veterinari, farmacisti e a chiunque avesse dovuto avere a che fare con questioni sanitarie; all'interno di questo ambito vennero inseriti anche gli ingegneri.
La legge 5849, quindi, si poneva come un primo baluardo per evitare lo scoppio di grosse epidemie che avrebbero potuto provocare ulteriori danni.
La legge per la tutela dell'igiene e della sanità pubblica del 22 dicembre 1888, n. 5849, ebbe un impatto significativo sulla popolazione italiana. La sua struttura piramidale prevedeva il coordinamento tra le diverse fasce del territorio e instaurava un rapporto più diretto tra medico e cittadino.
Nonostante la legge non risolvesse tutti i problemi sanitari dell'epoca, i progressi furono notevoli ed immediati. In quindici anni, l'età mediana dei deceduti di entrambi i sessi al di sopra dei cinque anni passò dai 57,61 anni del 1887 ai 62,53 del 1903. Si registrarono notevoli miglioramenti anche nella fascia di età dei neonati, con un aumento dell'età mediana da 6,86 anni nel 1888 a 24,90 nel 1903. Questo è un segno di un miglioramento delle condizioni generali di vita e di salute della popolazione italiana.
Fonti:
- "Legge per la tutela dell'igiene e della sanità pubblica." L. 22 Dicembre 1888, n. 5849
- ISTAT: Sommario statistiche storiche italiane 1861-1955. Roma, 1958.
Pg 558 Ivi, pg.54 7Dopo la redazione della legge Crispi-Pagliani, la stessa ha subito alcune modifiche di natura sia pratica che regolamentare, ma ha comunque contribuito all'evoluzione di un sistema sanitario debole come quello Italiano.
Le materie sanitarie, però, si perdevano nel mare magnum della legislazione italiana, contenenti un numero spropositato di testi normativi che contribuivano a creare confusione, e il primo personaggio che contribuì a creare un po' di chiarezza sotto questo punto fu il senatore savonese del Regno d'Italia Giuseppe Saredo, che pubblicò, destinandolo anche alla popolazione, il "Codice dell'igiene e della sanità pubblica", un manuale nel quale venivano spiegate le leggi e i regolamenti in fatto di prevenzione, igiene e sanità.
Una regolamentazione prettamente politica venne invece effettuata, invece, nel 1907, sotto il governo Giolitti con l'approvazione del Testo Unico in fatto di
materie sanitarie: questo testo riunisce tutte le leggi e i regolamenti trattanti l'argomento sanità e li raggruppa in un unico corpo normativo in modo da aumentarne l'efficienza e l'efficacia. Vengono confermate le disposizioni emanate dalla legge n° 5849 in materia di organizzazione verticistica e in ambito di medicina territoriale.
Il testo giolittiano rimane il punto di riferimento della sanità per 27 anni, quando venne scritto dal governo mussoliniano un nuovo Testo Unico che andava a riformare in una visione più centralizzata e burocratizzata il precedente Testo Unico giolittiano, esaltando la visione fascista dello Stato.
I primi articoli del T.U. confermavano il fatto che la tutela della salute pubblica era posta sotto l'egida del Ministero dell'Interno, mentre al di sotto rispetto al livello ministeriale il controllo era invece affidato ai prefetti (livello provinciale) e ai podestà (livello comunale); i podestà,
Inoltre, avevano alle proprie dipendenze un ufficiale sani