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GLI INVESTIMENTI EMOTIVI E LA REATTIVITÀ COSTRUTTIVA
L’Assistente per l’Autonomia e la Comunicazione che sostiene gli studenti con
disabilità e difficoltà di apprendimento mette in gioco non solo la sua preparazione
tecnica, ma anche le sue emozioni. Conoscendo lo studente, si diventa più consapevoli
anche dei suoi sentimenti: in questo modo emerge la persona, al di là della diagnosi che
tende ad “etichettare”. Se si sperimenta che lo studente sta vivendo un senso di
realizzazione nei compiti di apprendimento, oltre che di soddisfazione e successo, si
noterà anche un incremento delle sue fiducia e autostima: a questo punto occorre
riconoscere e far leva su questi sentimenti positivi, per incoraggiarlo a proseguire (non
senza fatiche) il suo percorso di apprendimento, che comprende l’ambito scolastico ma
anche interessi e passioni individuali. In questa situazione, la stessa positività si
ripercuoterà inevitabilmente sull’Assistente. Quando avviene invece che lo studente
sperimenti frustrazione a causa dell’inadeguato livello dei compiti di apprendimento,
emergono la sofferenza e l’insoddisfazione legate principalmente al fatto che le strutture
di supporto non soddisfano a pieno le sue esigenze. A questo punto lo studente incontra
un senso di fallimento dovuto al mancato raggiungimento degli obiettivi prefissi per lui
e tende alla rinuncia, oltre che ad altri comportamenti negativi. Anche in questo caso
l’Assistente empatizza con il suo studente: sente la medesima frustrazione e la stessa
sensazione di fallimento, quindi cerca di intervenire coinvolgendo altri membri del team
di supporto per poter risolvere il problema e alleviare le percezioni negative dello
studente. Il tentativo è sempre quello di migliorare la qualità della vita dello studente;
tuttavia può presentarsi un’incapacità o un’impossibilità di modificare il percorso
educativo, soprattutto nel caso in cui lo studente non abbia una regolare frequenza
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scolastica. L’Assistente cercherà dunque di avvicinarsi, oltre che al corpo docenti, anche
ai genitori, con la preoccupazione di sentirsi inadeguato. Questa paura molto spesso
viene trasformata in forza e la preoccupazione per lo studente preso in carico si
concretizza nella necessità, ad ogni costo, di creare una situazione di felicità e benessere
per lui: percorrendo dunque più tortuose linee di confine, l’Assistente persegue il suo
obiettivo primario facendo lo slalom tra le aspettative della famiglia e degli insegnanti,
nonché dei tecnici sanitari e dell’amministrazione scolastica. Non vuole essere un
insegnante, ma a volte si sente gettato in questo ruolo e, allo stesso tempo, escluso da
esso. Non vuole essere genitore, ma la disfunzionalità di alcuni nuclei familiari
totalmente deleganti lo proiettano nel ruolo di tutore a tutti gli effetti. Il ruolo di
supporto, quindi, richiede enormi quantità di tempo ed energia: gli studenti assegnati
hanno esigenze fisiche e comportamentali particolari e caratterizzanti, in un range che
va dalla moderata alla severa entità, e le ore assegnate ad ogni Assistente per un caso in
particolare possono essere molte. Questo perché va riconosciuta l’importanza
fondamentale dello sviluppo delle abilità sia scolastiche che sociali, imparando la vita
all’interno di una comunità più ampia, e della conoscenza di sé, rafforzando le
competenze che portano all’autonomia e all’indipendenza. L’Assistente per
l’Autonomia e la Comunicazione sa quindi che tutta la rosa delle abilità deve essere
portata avanti alla pari, anche perché la preoccupazione per il futuro del proprio
studente deve confrontarsi con la consapevolezza che, presto o tardi, si affaccerà la
necessità di ritirare o ricostituire il team di supporto: assieme alla crescita della persona
e dello studente, deve evolversi anche la sovrastruttura che si occupa del suo sostegno.
Il momento del necessario cambiamento è infatti centrale nel rapporto educativo,
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soprattutto perché alcuni studenti non sono pronti ad accettare agevolmente nuove
figure di riferimento: sta quindi all’Assistente anche il compito di presentare il suo
studente a chi, eventualmente, subentra all’interno del team di supporto in un secondo
momento, per poter creare una situazione di massimo agio possibile per tutti i
partecipanti al percorso educativo. Si torna perciò all’inizio di questo circolo psico-
pedagogico e alla centralità della conoscenza dei reali bisogni della persona e delle sue
peculiarità caratteriali, per poter generare nuovi cardini al fine di rinnovare la rete di
supporto. 6
LA COSTRUZIONE DEL RAPPORTO PERSONALE COME CHIAVE
L’Assistente per l’Autonomia e la Comunicazione supporta i propri studenti
sviluppando una buona comprensione del loro stato d’animo e delle loro necessità,
sapendo scindere le caratteristiche relative alle loro personalità e capacità di
apprendimento. Questi assunti sono fondamentali per lo sviluppo del rapporto
Assistente-studente, al fine di capire le esigenze individuali. La qualità di questo
rapporto incide anche e soprattutto nelle situazioni di difficoltà in cui emergono le
differenze nelle autonomie tra lo studente assistito e gli altri: ci sono casi in cui lo
studente con grave disabilità può non essere totalmente in grado di svolgere i compiti di
base agevolmente e non è garantito che il suo disagio venga percepito dalla totalità del
gruppo classe. Possono verificarsi episodi di bullismo e ghettizzazione, frustranti per lo
studente assistito ma anche per gli studenti che hanno teso “l’aggressione”, poiché
carenti nelle strutture mentali che coinvolgono i processi empatici e collaborativi.
L’Assistente dunque, che già deve aver ottenuto la fiducia del suo studente, lavorerà su
due fronti: lo sviluppo delle autonomie e della motivazione del suo assistito e la
sensibilizzazione del gruppo classe, con l’aiuto di tutto il corpo docente. Sul primo
versante si occuperà di supportare e monitorare, evitando di provocare imbarazzo o
disagio; sul secondo, tenderà all’apertura di un dialogo con i provocatori, mirando a
metterli a loro agio nell’affrontare le situazioni di diversità. In questo modo l’Assistente
si fa punto di riferimento non solo per gli studenti con disabilità e disturbi
dell’apprendimento, ma anche per gli studenti il cui disagio è dato dalla mancanza di
prerequisiti necessari ad affrontare, senza paura, la diversità dell’altro. E’ molto
importante che, in questo quadro, gli studenti dell’Assistente non avvertano di essere
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trattati in modo inappropriato, soprattutto a partire dalla scuola secondaria di primo
grado: la preadolescenza e l’adolescenza sono fasi cruciali, durante le quali è importante
parlare con lo studente in difficoltà riguardo la sua concezione di sé in rapporto
all’altro, sia a scopo di monitoring che a scopo di verifica del lavoro svolto assieme.
Concepire di essere “trattati diversamente” presenta molteplici sfaccettature, alcune da
accettare (in rapporto appunto all’entità del proprio bisogno e della propria disabilità o
del disturbo) e alcune da rivestire di dignità, per impedire che lo studente disabile dia
alla propria diversità un’accezione del tutto negativa. Per questa ragione è importante
svolgere le attività assieme agli altri, ove possibile: i meccanismi e le memorie positive
si concretizzano sempre in un contesto di condivisione, perché sia possibile il confronto
e la costruzione di nuove dinamiche di inclusione.
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LA CONSULTAZIONE REGOLARE E LA PIANIFICAZIONE IN RETE
I programmi educativi individuali consentono all’Assistente per l’Autonomia e la
Comunicazione di conoscere lo studente e, di conseguenza, di fornire importanti
informazioni su di esso a tutti i membri della rete operativa (corpo docenti, famiglia,
tecnici). Quest’ultima è fondamentale, specialmente nella situazione in cui l’Assistente
è nuovo all’interno dell’istituto scolastico e si sente come se le uniche risorse su cui fare
affidamento siano le proprie esperienze di vita e derivanti dalla propria formazione: si fa
ricorso al proprio background per apprendere la disabilità, la genitorialità, le esigenze, i
diversi ruoli, ed è col tempo che questa conoscenza esperienziale aiuta l’Assistente a
costruire il rapporto con il suo studente. In alcuni casi può succedere che la conoscenza
si sviluppi a partire dalla prima infanzia e si protragga per anni: la stretta vicinanza
durante i primi anni di sviluppo, in questo tipo di rapporti, permette all’Assistente di
condividere momenti cruciali con lo studente, di imparare ad ascoltarlo e ad
interpretarlo. La tendenza è quella di strutturare rapporti positivi, in cui avvengono
riconoscimento e adattamento delle emozioni, durante le diverse fasi dello sviluppo.
Considerando l’aspetto didattico, per esempio, l’Assistente diventa capace di
riconoscere posizioni e comportamenti positivi (l’eccitazione, la felicità, l’impegno, il
comfort…), che indicano sentimenti di realizzazione da investire in direzione
dell’autostima e della fiducia. Questo succede quando il piano di studi individuale
rispecchia lo stile e le esigenze di apprendimento dello studente. Al contrario, i
sentimenti di frustrazione, malinteso, rabbia e non conformità indicano la necessità di
una o più modifiche al piano di studi, nonché al percorso educativo. L’Assistente per
l’Autonomia e la Comunicazione deve riconoscere l’importanza della costruzione di
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programmi di apprendimento personalizzati e individualizzati, specialmente laddove lo
studente non riesce ad omologarsi ai ritmi dettati dal gruppo classe. Non meno
importante è, tuttavia, l’accettazione da parte dello studente in difficoltà di essere
aiutato: nessun rapporto di lavoro efficace può svilupparsi senza questo requisito. I
progressi nell’apprendimento sono strettamente collegati all’agio sperimentato dallo
studente, oltre che al rapporto di continuità verificabile con l’assidua presenza dello
stesso Assistente per lo stesso studente: avere punti di riferimento stabili significa, per
lo studente, avvertire maggiori protezione e sicurezza. Per l’Assistente, porsi come
punto di riferimento e facilitatore, significa inevitabilmente condividere frequentemente
le notizie derivanti dal rapporto con il proprio studente con gli altri membri della rete
educativa, i quali potranno essere concepiti da lui allo stesso m