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Estratto del documento

XIII

anche fenomeni di colamento nei depositi argilloso sabbiosi. In seguito è stato effettuato un

rilevamento geomorfologico sul campo nel periodo 17 20/04/2013, in cui sono state utilizzate

carte CTR (Carte Tecniche Regionali) in scala 1:10.000 e stralci di carte geologiche in scala

1:25.000, grazie alle quali si sono potute riconoscere le varie morfologie sia già osservate

durante l’analisi fotogeologica sia ex novo.

– Foto aeree dell’area di Bagnoregio. –

Fig. 16 Fotogramma 527 528, strisciata 25, foglio 100.000 n°.137,

quota volo 6000 m, scala 35000, formato 23x23, anno 1954 (foto aeree del Volo GAI, IGM).

Per la produzione della carta geomorfologica della zona, si è fatto uso di un software GIS

(ArcGIS version 9.3 by ESRI), dove si sono potuti realizzare i vari layers cartografici in formato

vettoriale (scala 1:10.000) in base a tutte le informazioni apprese dalle precedenti indagini. In

questo elaborato cartografico sono state messe in evidenza le varie morfologie in relazione ai

processi morfogenetici che più hanno influenzato la loro formazione e lo stato di attività delle

forme presenti e incontrate. Infine sempre tramite l’ausilio del software GIS, sono state sviluppate

quantitativa dell’acclività dei versanti (carta dello

delle carte tematiche riguardanti la misura

l’esposizione dei versanti (carta dell’aspect) e l’influenza della topografia sui processi

slope), –

idrologici (carta del TWI Topograpichal Wetness Index) alla scala 1:50.000, partendo

dall’elaborazione dell’immagine dell’area in esame.

DEM (Digital Elevation Model)

– l’interpretazione delle foto aeree.

Fig. 17 Stereoscopio usato per lo studio e XIV

dell’area studiata

Inquadramento geomorfologico

Tutta l’area intorno Bagnoregio, Civita di Bagnoregio e Lubriano è caratterizzata da una

particolare morfologia influenzata dalla struttura delle varie litologie affioranti e dai processi

dovuti alla gravità, alle acque dilavanti e all’attività di incisione fluviale

erosivi, principalmente

(quest’ultima localizzata soprattutto in corrispondenza dei bordi dei plateaux). Come si può

notare in fig. 18, la complessa articolazione e gerarchizzazione della rete idrografica, unita alla

presenza di spesse coperture tufacee sub orizzontali nel settore W rispetto Civita, le quali

producono un innalzamento della topografia, consentono la formazione di profonde incisioni

vallive (Fosso del Pidocchio Fosso di Lubriano a N di Civita e Fosso (o Rio) Torbido a S di

Civita), modellando quindi in maniera importante il paesaggio.

– dell’area studiata (Cattuto et alii, 2013).

Fig. 18 Rete idrografica gerarchizzata

Inoltre, sempre in fig. 18, si può notare come nel settore E rispetto Civita sia molto più sviluppata

e articolate l’idrografia, in quanto, a causa della continua e incessante azione delle acque

dilavanti, c’è la presenza di una fitta serie di rivoli e solchi in approfondimento impostata nei

depositi argilloso sabbiosi. Il tipico paesaggio in questo settore è quello rappresentato dai

calanchi: sia dall’analisi fotogeologica (Fig.16) sia dal rilevamento geomorfologico eseguito in

campagna, sono stati riconosciute queste forme peculiari della zona, associate sì all’azione delle

acque dilavanti, ma anche all’azione della gravità (in cartografia per questo motivo sono stati

rappresentati come forme influenzate sia da uno che dall’altro processo morfogenetico). Nel

settore W invece l’idrografia non è molto articolata (Fig. 18), ma la presenza di fratture localizzate

fanno sì che l’acqua si infiltri

principalmente nelle porzioni periferiche dei plateaux e penetri in

profondità, alimentando un acquifero sotterraneo con sporadiche emergenze idriche, in

corrispondenza di litotipi più compatti (lave leucitiche, sulla carta geomorfologica in località

Seppie). XV

Nell’area di Bagnoregio si può notare come l’esposizione dei versanti sia un fattore molto

importante per l’impostazione dei calanchi. Infatti il dilavamento delle acque superficiali modella i

versanti esposti a S, sui quali si formano delle dorsaline strette e aguzze (Ciccacci, 2010, Cattuto

et alii, 2013), a volte con la tipica forma “a lama” (Fig. 13). Invece sui versanti esposti a N, a

l’azione e l’influenza

causa di una maggiore crescita di vegetazione, che inibisce delle acque

dilavanti, sono più sviluppati e frequenti movimenti in massa, rendendo meno sviluppate le forme

Come descritto da Cattuto et alii (2013), “i solchi d’erosione e le vallecole

calanchive (Fig. 19).

percorse dai colamenti assumono una caratteristica sezione a conca, specialmente durante la

stagione invernale”.

Fig. 19 Differenza del modellamento tra i versanti esposti a N e a S in relazione a diversi processi

morfogenetici (Cattuto et alii, 2013).

tempo i processi erosivi hanno portato all’isolamento parziale (Bagnoregio) o totale (Civita di

Nel

Bagnoregio) delle coperture tufacee tabulari (Di Buduo, 2012), le quali attualmente risultano

bordate da pareti sub verticali. In questo contesto il principale processo morfogenetico è

rappresentato dalla forza di gravità, legata sempre a fattori strutturali. Infatti sono molto diffuse

frane da crollo, impostate sui caprock tufacei (Fig. 15), indotte dallo scalzamento al piede della

rupe per lateral spread delle argille sottostanti (Fig. 14) e frane a movimento complesso (roto

traslative). A S di Lubriano (Fig. 20) e a S di Bagnoregio (Fig. 21) si possono notare due grandi

corone di frane a movimento complesso, oramai in uno stato non più attivo.

Fig. 20 Corona di frana inattiva a S di Lubriano (cartografia GIS). XVI

Fig. 21 Corona di frana inattiva a S di Bagnoregio, in località Ponzano e San Salvatore (cartografia GIS).

Se invece si sposta l’attenzione sui depositi argillosi, si può affermare che la rapida evoluzione

morfologica, oltre che dai calanchi, è indotta dalla manifestazione di diversi fenomeni gravitativi,

come colamenti, movimenti lenti nel regolite e soil creep (Di Buduo, 2012). In qualche caso,

laddove si impostano dei fenomeni franosi su versanti ripidi e di natura argillosa, si possono

verificare dei fenomeni di trasporto di massa, tipo mudflows. Questi fenomeni, a volte possono

verificarsi anche all’interno dei corpi di frana da colamento, come nel caso della fig. 22.

– all’interno di un corpo .

Fig. 22 Mudflow impostato da colamento. Riproposto in cartografia GIS XVII

Risultati e discussione dei dati ottenuti

e l’interpretazione fotogeologica, il rilevamento

Tutti i dati ottenuti grazie all’analisi

l’ausilio della cartografia CTR al 10.000 e geologica al 25.000

geomorfologico diretto sul campo,

hanno permesso l’elaborazione di una carta geomorfologica in scala 1:10.000. In questa carta

sono state rappresentate tutte le morfosculture associate ai diversi agenti morfogenetici in atto.

Per questo lavoro sono stati scelti quattro tipologie di agenti, in base alla maggiore influenza sul

territorio: forza di gravità (colore rosso), azione delle acque dilavanti (colore verde), struttura

(colore marrone) e attività antropica (colore nero). In alcuni casi, dove possibile, è stato indicato

processi riconosciuti all’interno di questa zona (per

anche lo stato di attività delle forme e dei

esempio, per le forme legate alla gravità, si è usato rosso scuro per lo stato inattivo e rosso

chiaro per lo stato attivo). Per ogni tipo di agente morfogenetico sono stati creati dei dati vettoriali

puntuali, lineari e poligonali usati per la rappresentazione cartografica in ambiente GIS. Infine in

tutta l’area sono stati indicati tre diversi litotipi, ognuno dei –

quali presenta delle qualità fisico

meccaniche differenti, in base alla natura litologica: in grigio chiaro sono state rappresentate le

argille, in giallo i tufi stratificati basali e in arancione i tufi massivi superiori e le lave leucitiche.

 Forme legate alla gravità : la forza di gravità è uno dei principali agenti che modella e fa

evolvere il paesaggio dell’intera area. I fenomeni franosi sono molto frequenti e di diversa

manifestazione, tutti legati a fattori ambientali, climatici, morfologici, strutturali, antropici e

idrologici. È stata riscontrata la presenza di numerose frane da crollo attive e riattivabili

(Fig. 23), movimenti complessi roto traslativi attivi (Fig. 24) e inattivi (a S di Lubriano del

1114 e a S di Bagnoregio risalente circa al 1700) (Fig. 20 21), fenomeni di colamento

lento attivi, nei cui corpi di frana si possono talvolta impostare fenomeni di trasporto in

massa, tipo mudflow. Lo stato di attività delle frane è stato riconosciuto da diversi

indicatori geomorfologici, quali la freschezza delle superfici di rottura e dei piani di taglio,

l’assenza di suolo sulle superfici di rottura del versante, vegetazione assente o comunque

diversa rispetto all’area circostante non interessata da frana. Gran parte dei versanti,

inoltre sono interessati da fenomeni di reptazione (soil creep), presentando irregolarità

topografiche e un andamento concavo convesso.

Fig. 23 - Il fenomeno di crollo è palesemente in rapido ampliamento. Località Mercatello.

(Foto: Geol. Di Buduo) XVIII

Fig. 24 - Versante N di Civita. 22/12/2011 (sinistra) - 11/02/2012 (destra). Movimento rototraslativo.

(Foto: Geol. Di Cencio).

 Forme legate all’azione delle acque dilavanti: appartengono a questa tipologia tutte

quelle forme la cui capacità erosiva è influenzata dalle acque piovane, le quali, attraverso

l’azione del ruscellamento superficiale lineare, dapprima come piccoli rivoli (rill erosion) e

poi come veri e propri solchi in approfondimento (gully erosion), determinano un

modellamento geomorfologico importante. Le forme tipiche del modellamento dovuto al

dilavamento superficiale sono i calanchi, da cui prende nome la Valle dei Calanchi. Nella

dall’interazione tra

carta geomorfologica i calanchi sono stati interpretati come influenzati

forza di gravità e azione delle acque dilavanti, perciò il loro simbolo rimanda sia al primo

sia al secondo agente morfogenetico. Inoltre importanti sono le forme associate allo

scorrimento di acque incanalate in veri e propri alvei in approfondimento (per esempio

Fosso del Pidocchio, Rio Torbido), i quali in alcuni tratti del loro percorso determinano la

formazione di piccole scarpate di terrazzi fluviali di I ordine lungo gli argini (in cartografia

queste piccole scarpate non sono state segnate per motivi estetici, ma nel

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
26 pagine
1 download
SSD Scienze della terra GEO/04 Geografia fisica e geomorfologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Paolo Capo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Rilevamento geomorfologico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Della Seta Maria.