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183 GRUPPO DI LAVORO DELLA REGIONE TOSCANA E DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI

TRENTO, op. cit., p. 30.

184 GW, M16555; IBE, 3417; IGI, 5625.

185 GW, 2187; IBE, 436; IGI, 691.

186 GW, 6052; IBE, 1448; IGI, 2459.

187 GW, 7963; IBE, 281; IGI, 357.

188 GW, M13141; IBE, 3207; IGI, 2413. 67

motivi a volute; al centro la legenda ‘‘MONTE CALVARIO’’ (Tav. 21). È interessante

attenzionare l’importanza del timbro per ricostruire la storia degli esemplari, custoditi nel

convento, e i passaggi di proprietà, di cui furono protagonisti. La storia del convento

cappuccino fu piuttosto travagliata. La fondazione risalente al 1578, avvenne per

concessione di un terreno da parte del Consiglio municipale della città di Barcellona, nei

pressi delle mura fortificate della città. Inizialmente fu sede dell’infermeria dei Cappuccini,

che già risiedevano in città, ma presso un altro edificio, ubicato nel quartiere barcellonese

di Sarrià. In seguito, nel 1580 fu consacrata la chiesa conventuale e l’intera struttura

battezzata con il nome di Convento di Mont Calvari. Fu occupato dalle truppe francesi

durante l’assedio barcellonese del 1697 e per questo abbandonato dai frati che vi

risiedevano, rifugiatisi nel frattempo presso i conventi di Sant’Eulalia e di Santa Madrona

nella città di Barcellona. Nel 1714 il convento fu distrutto e mai più ricostruito.

Al suo interno, erano custoditi dei libri, di cui, per scongiurarne la dispersione irreversibile,

189

si pianificò il loro trasferimento nel Convento di Santa Madrona, fondato nel 1723 ,

arricchendo così la raccolta libraria costituitasi precedentemente. Gli esemplari che recano

190 191

il suddetto timbro sono i seguenti: Inc 104-1, rilegato con 104-2 , Inc 59.1 , Inc 707,

192

Inc 769 , Inc 555-2 rilegato con 555-1.

Il timbro del Convento dei Cappuccini di Santa Madrona, a inchiostro nero, è di forma

circolare (39 x 35 mm) e composto da tre cerchi concentrici, in cui è inserita la legenda

‘‘DE SANTA MADRONA’’ e al centro il trigramma cristologico ‘‘IHS’’ (JESUS) (Tav.

193 194

21). Gli esemplari che recano l’ex libris sono Inc 358.3 e Inc 359 .

Infine, è stato rintracciato il timbro che attesta la provenienza di alcuni esemplari dal

Monastero di Sant Cugat del Vallès. In realtà, il timbro non è di pertinenza dell’ente

ecclesiastico, ma bensì dell’organo che si occupò della gestione dei beni monastici, in esso

contenuti, a seguito del processo di alienazione, a cui furono sottoposti. L’organo in

questione è la Comisión Provincial de Monumentos Históricos y Artísticos della provincia

di Barcellona, creato nel 1844.

189 Gaietà BARRAQUER I ROVIRALTA, Los religiosos en Cataluña durante la primera mitad del siglo

XIX, F.J. Altés y Alabart, Barcellona, 1915-1917, vol. II, p. 343.

190 GW, 2290; IBE, 493; IGI, 763.

191 GW, M34480; IBE, 4695; IGI, 7922.

192 GW, M38729; IBE, 1078; IGI, 1757 & 7753.

193 GW, 2185; IBE, 435; IGI, 690.

194 GW, 2196; IGI, 700; IBE, 444. 68

Il monastero, fondato nel XIII secolo, subì le prime confische nel 1820, quando le leyes

desamortizadoras ordinarono la soppressione di alcune comunità religiose e l’alienazione

dei beni da esse posseduti. A questa fase corrisponde la prima dispersione del fondo

monasteriale, poiché la Real Orden del 22 novembre 1882 autorizzò Pròsper de Bofarull

i Mascaró, direttore dell’Archivio della Corona d’Aragona tra il 1814 e il 1849, a rilevare

dagli archivi e dalle biblioteche di tutti gli enti soppressi, compresi quelli di San Cugat le

opere di ambito storico e diplomatico, che sarebbero stati trasferiti presso l’Archivio della

Corona d’Aragona. In seguito, il ristabilimento del potere assolutistico in Spagna impose

la restituzione dei beni confiscati agli enti religiosi, ma nel caso di Sant Cugat non si sa

con esattezza cosa sia successo. Alcuni sostengono che molti libri non furono restituiti;

altri che furono restituiti nelle stesse casse che erano state utilizzate per il trasporto verso

l’Archivio; altri ancora pensano che la restituzione sia avvenuta in maniera integrale. I

moti rivoluzionari scoppiati a Barcellona nel 1835 si diffusero anche nell’area del Vallès;

il monastero fu preso d’assalto e parzialmente incendiato e, in quella circostanza, non fu

risparmiato neppure il primo piano del palazzo abbaziale, in cui era collocato l’archivio e

probabilmente anche la biblioteca, che tuttavia non subirono danni significativi. Ad ogni

modo, rimaneva l’urgenza di trasferire il contenuto dell’archivio-biblioteca in un luogo

più sicuro, così da evitare dispersioni e perdite significative.

Il governatore della provincia di Barcellona richiese nuovamente l’intervento di Bofarull,

affinché inviasse dei dipendenti dell’Archivio della Corona d’Aragona per salvare ciò che

era rimasto nel monastero. Si offrì volontario per svolgere l’incarico Josep Maria Mayolas,

il quale, a seguito di un sopralluogo, in una relazione dell’agosto 1835, documentava le

condizioni in cui vertevano i codici preziosi, le pergamene e carte non meglio identificate;

i supporti erano sparsi dappertutto nell’archivio-biblioteca, e sottoposti a continui

saccheggi e ruberie da parte degli abitanti della città. Accolta la segnalazione di Mayolas,

si organizzò il trasporto presso l’Archivio della Corona d’Aragona di documenti

d’archivio, parecchi manoscritti, incunaboli e alcuni libri a stampa del XVI secolo.

Restava però ancora nel monastero una cospicua parte dei testi a stampa, che furono lì

abbandonati per almeno una decina d’anni, fino all’intervento della Comisión Provincial

de Monumentos Históricos y Artísticos di Barcellona. L’organo amministrativo fu creato

nel 1844 con il compito di salvaguardare ciò che rimaneva dei beni architettonici e artistici,

degli archivi e delle biblioteche delle case dei religiosi precedentemente soppresse.

Nell’aprile del 1845 la Comisiόn comunicava che i libri rilevati sarebbero presto giunti

69 195

alla Biblioteca Provincial i Universitaria di Sant Joan e grazie a questa iniziativa,

secondo un documento anonimo e non datato, ma probabilmente risalente al 1845, furono

trasferiti ben 2.501 libri dal monastero di Sant Cugat. I libri giunsero all’interno di 71

ceste da basto, di cui una contenente libri ridotti in pessimo stato (libros maltratados); una

contenente opere prive di legatura e fogli non ripiegati (cuadernos y obras en rama) e

196

sette contenenti frammenti (fragmentos) . Ritornando alla determinazione delle

197 198

provenienze, Inc 153.2-1 e Inc 55-1 , entrambi volumi miscellanei, rispettivamente

nella c.a2r e nella c.AA2r presentano un timbro, attestante l’intervento della Comisión

Provincial. Questo elemento permette di risalire al Convento di Sant Cugat. Si tratta di un

timbro a inchiostro nero, di forma ovale

(39 x 32 mm), recante la legenda ‘‘Comisión de Monumentos Históricos y Artísticos de la

Provincia de Barcelona’’; al centro, lo scudo della Catalogna, sulla cui sommità si erge la

199

corona regia (Tav. 20).

4.1.3. Ex libris a stampa

Infine, tra gli ex libris, i meno attestati sono quelli a stampa, presenti in soli due esemplari,

provenienti entrambi dall’Università di Cervera, ovvero un volume miscellaneo Inc 155-

200 201

1 , Canon medicinae di Avicenna, e Inc 715 , contenente le opere di Virgilio. L’ex

libris è costituito da un’etichetta di forma rettangolare (50 x 28 mm), risalente al sec.

XVIII e posta nella controguardia anteriore, all’interno della quale si legge

195 Le notizie sulla storia della biblioteca del monastero di Sant Cugat sono state fornite dalla seguente opera

non ancora pubblicata e una delle prime che si concentra sulla storia del monastero e del suo fondo

bibliografico: Marina RUIZ FARGAS, Recostruint una biblioteca fragmentada: llibres procedentes del

Monestir de Sant Cugat al Fons Antic de la Universitat de Barcelona, in corso di pubblicazione. Ringrazio

l’autrice per avermene fornito il preprint.

196 ES CAT UB 839637, Libros de Sant Cucufate del Vallés entregados á la Biblioteca de Sant Juan, 1845.

197 GW, 1729; IBE, 319; IGI, 487.

198 GW, M47776; IBE, 5734; IGI, 9734.

199 Josep GRAHIT, Comisión de Monumentos Históricos y Artísticos de la Provincia de Barcelona:

memoria de la labor realizada por la misma en su primer siglo de existencia: 1844-1944, Ed. Comisión de

Monumentos Históricos y Artísticos, Barcellona, 1947, p. 31.

200 GW, 3121; IBE, 663; IGI, 1121.

201 GW, M49733; IBE, 6111; IGI, 10178. 70

‘‘BIBLIOTHECAE/ Almae Universitatis/ Cervariensis’’. Il perimetro dell’etichetta è

decorato da una cornice tipografica (Tav. 22).

4.2. Legatura

In assenza di altri elementi, la legatura può essere impiegata come un efficace strumento

per la determinazione della provenienza e una parte degli incunaboli analizzati, di cui era

ignota la provenienza, sono stati attribuiti a specifici conventi barcellonesi sfruttando

questo elemento. Tuttavia, è bene sottolineare che nel paragrafo seguente non si farà

riferimento alla legatura vera e propria – ad esempio la descrizione dei materiali impiegati

per realizzarla, lo stile decorativo, la tipologia di legatura, ecc. - per determinare la

provenienza, ma bensì ad altre informazioni presenti su di essa e che furono apposte

successivamente alla fase di rilegatura dell’esemplare. Gli elementi di riferimento

comprendono ad esempio l’apposizione del titolo sul dorso o l’inserimento degli elementi

topografici, secondo un preciso ordine.

Alcuni esemplari di cui si conosceva la provenienza certa presentavano gli elementi sopra

menzionati e sono stati usati come strumenti di confronto per quanti, invece, non si sapeva

da dove provenissero. Le ipotesi così avanzate, sono state in seguito verificate tramite la

consultazione degli antichi cataloghi manoscritti, dei relativi enti ecclesiastici.

Tale procedura è stata applicata, ad esempio, per gli incunaboli provenienti dal Convento

di Sant Agustí di Barcellona. Come riportato dal database Antics Posseïdors, una

caratteristica ricorrente negli esemplari agostiniani è la presenza di una sostanza chimica

dal colore giallastro a base di arsenico, usata per tenere lontani i topi dai libri e

scongiurarne il loro danneggiamento e tendenzialmente spalmata sul dorso, comunemente

chiamata orpimento. Altro elemento caratteristico del dorso è il titolo manoscritto, posto

nella parte superiore tra due doppi fi

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/08 Archivistica, bibliografia e biblioteconomia

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