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Theory, sulla quale ha preso corpo una parte rilevante della letteratura sulla
Corporate Governance.
La teoria dell’agenzia si basa su di un impianto concettuale che riesce a
raffigurare le dinamiche e i conflitti che nascono all’interno dell’impresa, anche se
con alcuni limiti, con specifico riferimento alle contraddizioni di interessi che
contrastano l’assunzione di comportamenti progressisti.
migliore per indagare gli assunti fondamentali dell’agency
Il modo theory è
partire dall’analisi della relazione di agenzia, che viene stabilita alla base della
relativa assunzione teorica.
Tutte le volte in cui due o più parti scelgono di cooperare per il raggiungimento di
un fine prestabilito si ha una relazione di agenzia. Tratto peculiare della relazione
di agenzia è la particolare natura del contratto che viene stipulato tra le parti. Si
tratta del contratto d’opera, nel quale una parte si impegna ad assegnare un bene o
un servizio all’altra parte, senza alcun vincolo di subordinazione. La costruzione
della relazione prevede la ripartizione di ruoli, tra gli azionisti (principal) ed i
6
. Il principale obbliga l’agente a rivestire una determinata
3
manager (agents)
mansione, che prevede una delega di potere all’agente.
Il modo in cui i servizi oggetto del contratto vengono erogati è deciso
autonomamente dall’agente, il quale esercita il potere decisionale e al quale spetta
una remunerazione caratterizzata da due parti: una variabile, decisa ex post, è di
gran lunga superiore alla parte fissa che invece è fissata ex ante.
L’essenza principale della teoria dell’agenzia è quella di rilevare e risolvere le
relazioni tra individui che hanno interessi in conflitto tra di loro. Tali conflitti
sono dovuti ad una serie di assunti la cui esplicitazione risulta essenziale in
quanto rappresentano elementi cardine dell’impostazione concettuale della teoria
stessa (Sorrentino, 1996).
La tesi proposta dalla teoria dell’agenzia fonda su due pilastri di notevole
importanza e senza i quali non troverebbe possibilità di accettazione.
La prima ipotesi consiste nel disallineamento tra gli interessi del principale e
quelli dell’agente. Presupposto imprescindibile della teoria è infatti la non
sovrapponibilità delle funzioni di utilità dei soggetti che interagiscono attraverso
un rapporto di delega. Risulta chiaro, che qualora gli interessi delle due figure
dovessero risultare convergenti, non ci sarebbe giustificazione nel delineare
l’azione del manager come opportunistica, dal
momento che non si configurerebbe alcuna insoddisfazione della volontà
proprietaria.
L’altro fondamento teorico, che risulta una ipotesi inevitabile della teoria
dell’agenzia, sta nella capacità riconosciuta agli stessi manager di comportarsi in
3 La teoria dell’agenzia definisce la relazione tra azionisti e manager come “un contratto nel quale
l’azionista assume il manager delegando determinate attività e talune responsabilità decisionali”
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maniera discordante dal mandato cui sarebbero vincolati. Tale discrezionalità di
azione trova le sue radici e quindi adeguate spiegazioni, nella teoria dei contratti
(Alchian, Demsetz, 1972). In un mondo ideale, dove tutte le possibili future
contingenze risultino prevedibili, sarebbe possibile definire contratti, cosiddetti
così come all’interno di
completi. Dal momento che nel rapporto principal-agent,
qualsiasi rapporto di delega, non è possibile prevedere tutte le eventuali
manifestazioni della futura fattispecie concreta, al fine di renderne conto nella
formalizzazione contrattuale, ne consegue una incompletezza dei contratti per
definizione, lasciando pertanto discrezionalità all’agente di comportarsi
ipoteticamente in maniera differente da quanto gli azionisti desidererebbero.
Le conseguenze che la proprietà dovrà affrontare per causa del comportamento
opportunistico previsto dalla teoria dell’agenzia sono sinteticamente identificabili
nel concetto di “agency o
cost” costo di agenzia (Jensen, Meckling, 1976). Il costo
di agenzia è poi tripartito in costo di monitoraggio, di incentivazione e perdita
residuale (monitoring cost, bonding cost e residual loss).
Allo scopo di diminuire il riallineamento di interesse risulta chiaro come accanto ai
costi di monitoraggio e controllo, la proprietà dovrà tener conto
anche del costo legato all’incentivazione del management. Il più delle volte, lo
strumento adottato per incentivare gli agent e raggiungere l’allineamento delle
posizioni di manager e proprietà, è quello di affiancare alla remunerazione
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monetaria una remunerazione in titoli della società- stock option - che abbiano il
merito di trasferire i rischi ed i rendimenti propri dell’azionista anche sull’agente 5 .
dell’agenzia, inoltre, prevede che i costi di monitoraggio ed
La teoria
incentivazione non siano sufficienti a rimuovere il rischio di espropriazione cui la
proprietà sarebbe sottoposta. Pertanto, la stessa incorrerebbe in una perdita
residuale causata dal comportamento del management che, nonostante sia stato
incentivato e controllato, persisterebbe nel non soddisfare appieno l’utilità del
La naturale conclusione del teorema della teoria dell’agenzia risiede
principal.
nell’incompatibilità tra la delega e la massimizzazione del valore.
Il problema del riallineamento e dell’incompletezza contrattuale da cui deriva la
teoria dell’agenzia non si esaurisce però nel classico rapporto tra proprietà e
La concezione dell’impresa come sistema di contratti incompleti
management.
assorbe la manifestazione di una serie di contratti di agenzia che non
necessariamente coinvolgono i soli soggetti, nella qualità degli azionisti, ed
amministratori.
Spesso accade che la proprietà delle imprese sia nelle mani di un block holder di
riferimento che ne controlla il pacchetto di maggioranza (assoluta o relativa).
Questa eventualità consisterebbe, allo stesso modo, all’azionista di maggioranza
di comportarsi in maniera opportunistica nei confronti di soggetti di minoranza
(Shleifer and Vishny, 1997). “di
Questo problema di agenzia, definito secondo tipo”, si configura come
conflitto principal-principal piuttosto che principal-agent, ma, così come quello
4 La stock option costituisce un accordo finanziario in base al quale ai dirigenti viene offerto il
diritto di acquistare delle azioni della società in cui lavorano ad una data futura e ad un prezzo
concordato nel momento in cui viene fornita l’opzione, di solito il prezzo di mercato corrente o
una cifra leggermente inferiore. Governance, strategie e innovazioni dell’impresa,
5 Mario Mustilli e Francesco Gangi, 2008, p. 5
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“di può gravarne in maniera sostanziale sulle performance
primo tipo”,
dell’impresa (si pensi al problema del transfer pricing ovvero alla possibilità di
assumere manager o director che abbiano relazioni economiche o addirittura
vincoli di parentela con la proprietà di maggioranza).
La teoria dell’agenzia non esaurisce, tuttavia, le possibilità di asimmetria e
conflitto nella relazione principal-agent e principal-principal, ma a ben vedere, la
stessa esistenza di un rapporto gerarchico che comporti una delega, accompagnata
da un asimmetria informativa e da un non perfetto allineamento di interessi, può
essere compatibile con il manifestarsi di un comportamento opportunistico.
dal quale deriva la teoria dell’agenzia,
Il cosiddetto simple financial model,
suppone il modello di un uomo esclusivamente votato alla massimizzazione del
proprio interesse personale che, pur di raggiungere il proprio scopo, risulta disposto
6
ad adottare comportamenti opportunistici .
La teoria dell’agenzia però, non è in grado di spiegare cosa avviene nel momento
in cui le funzioni di utilità dei soggetti legati da rapporti di delega risultino
perfettamente sovrapponibili. Tale eventualità è contemplata dalla stewardship
theory (Davis et al., 1997), ovvero dalla teoria che non identifica la posizione del
manager con quella del selfish agent ,al contrario, con quella dello steward
(Mazzoni,Mustilli, 2007) .
Lo steward, in tale senso, ritiene che la soddisfazione delle proprie necessità e dei
propri bisogni sia perfettamente compatibile con la realizzazione delle finalità
dell’intera organizzazione e, pertanto, lontano dal poterlo considerare un agente
6 Ibidem 10
irrazionale, si comporterà in maniera perfettamente adeguata con quanto
desiderato da chi gli ha conferito la delega.
Se il modello comportamentale si allontana da quello previsto dall’agency theory
e diviene compatibile con quello proprio della stewardship theory, viene
spontaneo affermare che l’arricchimento della struttura di governo realizzata
attraverso i meccanismi di controllo, monitoraggio ed incentivazione, non solo
perde la sua ragione d’essere, ma può addirittura essere controproduttivo.
nell’agency theory
La relazione che è basata sul controllo, nella stewardship
theory si fonda al contrario sulla fiducia (trust), pertanto un manager che viene
controllato nonostante abbia l’intenzione di essere fedele alle direttive che gli
giungono dalla proprietà potrebbe avvertire la sfiducia nei suoi confronti e quindi
essere demotivato piuttosto che incentivato. Inoltre l’eccessiva formalizzazione
dei protocolli di governo e controllo derivanti dai codici di corporate governance,
può concedere una continuità della struttura manageriale che risulterà appesantita
nella sua capacità decisionale, superando così con i costi del controllo quella del
managerial opportunism (Durden, Pech, 2006). dalla teoria dell’agenzia e quello
Pertanto le differenze tra il modello definito
proprio della stewardship theory sono varie e profonde.
Nella tabella sottostante sono riassunti i principali caratteri dei due modelli teorici
dominanti. Agency Theory Stewardship Theory
Manager visti come Agenti Stewardship Theory
Approccio al governo Economico e Finanziario Sociologico e Psicologico
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Modello di uomo Opportunista ed Egoista Collettività e Pro-
Organizzazione
Interessi di proprietà e Interessi divergenti Interessi convergenti
management
Struttura Controllo del Discrezionalità del
comportamento comportamento
Sentimento Sfiducia Fiducia
Commitment Basso Alto
Potere Istituzionale Personale
Orizzonte temporale Breve Lungo
Relazione con la Maggiori controlli Empowerment degli
complessità crescen