Si tratta di una grande manovra volta a risanare una situazione di partenza che già di per se era
drammatica dato che, secondo l’ISTAT, prima del Covid 19 solo 18,9% della popolazione si
avvaleva del servizio pubblico per raggiungere il proprio luogo di lavoro o per motivi di studio; con
la pandemia questa percentuale è diminuita ulteriormente, portando così a un grande intervento della
regione e delle singole città nel tentativo di sanare la situazione.
Al fine di questa indagine, anche per comprendere la diversità delle situazioni presenti in Italia, è
bene riportare un esempio di intervento volto ad arginare la crisi del settore di trasporto pubblico
verificatosi nel nord Italia. In questo caso si osserva quanto avvenuto nella regione Lombardia (la
quale presentava una mobilità antecedente al Covid pari al 74%, molto più elevata rispetto a quella
della Puglia, registrando quindi una perdita di ricavi molto più grande).
In questa regione le risorse stanziante sono pari a 62,4 milioni di euro per l’anno 2022, le quali si
devono aggiungere ai 222 versati negli esercizi precedenti. Queste misure sono fondamentali per
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mantenere in vita il sistema del trasporto pubblico lombardo, così da garantire l’erogazione del
servizio ai cittadini ed evitare di congestionare le metropoli come Milano, città che collasserebbe
sotto il peso del traffico automobilistico quotidiano ma non solo, perderebbe anche una forte entrata
di quegli utenti che, a scopo turistico, usano in mezzi pubblici per visitare la città (Regione
Lombardia, 2022). 28
Capitolo 3
Conseguenze a lungo termine e soluzioni potenziali
3.1 Bilancio dell’impatto generale della pandemia sul trasporto urbano
Come si è visto, l'epidemia di Covid 19, con il ceppo virale Severe Acute Respiratory Syndrome
Coronavirus 2 (SARS-CoV-2), ha colpito la popolazione mondiale partendo dall’epicentro a Wuhan,
in Cina, nel dicembre 2019. A causa della mancanza di misure iniziali di restrizione dei viaggi e degli
spostamenti nei diversi paesi, la diffusione del virus è avvenuta senza ostacoli. I primi casi
confermati di Covid 19 al di fuori della Cina avevano legami di viaggio con l'Italia e l'Iran,
innescando quindi una rapida diffusione del virus in 210 Paesi. A causa dell'allarmante aumento della
diffusione del virus, l'11 marzo 2020 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2020) ha
dichiarato l'emergenza mondiale per far fronte allo scenario pandemico globale. A maggio, l'OMS
(2020) aveva confermato un totale di 62.000 casi di infezione a livello globale, con un numero di
decessi pari a 3.72.000, e l'Italia aveva contribuito con 227.204 casi confermati e 31.017 decessi
(OMS, 2020).
Dalla diffusione del Covid 19, si è assistito forse al più grande cambiamento mai avvenuto nella
frequenza dell’attività di viaggio e più in generale negli spostamenti, con un ritmo di adattamento
alla situazione quasi istantaneo, dato che i governi si sono mossi per imporre vari livelli di restrizioni
soprattutto in questo ambito. Come si è visto, la pandemia ha chiaramente avuto un impatto
sull'attività dei pendolari, in quanto un maggior numero di persone lavora da casa (per scelta o per
costrizione), e ha fornito una leva politica che in precedenza non era mai stata presa seriamente in
considerazione come modo per contenere la crescente congestione del traffico sulle strade e
l'affollamento dei trasporti pubblici. Questo si traduce in una riduzione potenzialmente significativa
dei costi monetari e di tempo del pendolarismo, che non è solo un beneficio per gli individui, ma
anche per la società nel suo complesso e che, prima Covid 19, era vista come un'importante perdita
di introiti economici e di produttività. La quantificazione monetaria delle restrizioni ha portato a una
forte crisi del settore dei trasporti pubblici, ingigantendo tra le altre cose il divario esistente della
fruizione del servizio stesso tra nord e sud Italia (Ramella, 2020).
Per contenere la trasmissione del virus, in Italia sono state imposte restrizioni nazionali di blocco in
diverse fasi, limitando tutti i viaggi non essenziali. Le diverse fasi di blocco, così come si sono viste
in precedenza, mettono in evidenza l’evolversi della pandemia e la relativa necessità di contenere la
diffusione del virus, in un primo momento, e l’obbligo da parte della popolazione di imparare a
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convivere con esso, successivamente. Simili decisioni, quindi, hanno portato a drastici cambiamenti
nei modelli di spostamento delle persone, nelle attività quotidiane e a una significativa riduzione del
traffico stradale e dei livelli di utilizzo dei mezzi pubblici (Angeloni, 2021).
La situazione da cui l’Italia deve ripartire per pensare in maniera diversa il trasporto pubblico,
affinché questo possa riprendersi, è la seguente:
«I servizi considerati non interrompibili sono stati fortemente ridimensionati dalle
autorità competenti, la domanda di trasporto è crollata dall’inizio del lockdown (una
media del 50% con punte fino al 90%) a causa della chiusura di scuole e attività
economiche e della difficoltà per chi lavora di utilizzare un mezzo considerato
pericoloso. Una perdita economica per il settore stimato in circa 200 milioni al mese»
(De Girolamo, 2020).
È stato osservato, quindi, un forte calo della mobilità in tutte le città italiane a causa del timore della
diffusione del virus. Questa riduzione nell'uso dei trasporti pubblici, come si è visto, è stata il risultato
di preferenze personali e di misure governative per contenere la diffusione del virus.
Poiché muoversi mediante l’uso del trasporto pubblico significa viaggiare in spazi più stretti e
condivisi con altre persone significa, anche, aumentare le possibilità di contaminazione del virus
stesso ed è per questo motivo che molti degli utenti abituali di questo servizio ha preferito optare per
un mezzo alternativo, almeno fino a quando la pandemia non sarebbe stata contenuta. Gli studi a tal
proposito mettono bene in luce lo stato d’animo dei viaggiatori, per esempio un sondaggio condotto
nel Regno Unito ha rivelato che il 72% degli intervistati non utilizzerebbe i trasporti pubblici se non
venissero adottate misure di sicurezza e di igiene, mentre il 18% degli intervistati sarebbe felice di
riprendere i servizi non appena le restrizioni governative venissero abolite (Transport Focus, 2020).
Secondo Troko et al. (2011), la vicinanza con cui gli individui si spostano usando i trasporti pubblici
potrebbe portare a una maggiore probabilità di contrarre l'infezione. Sebbene la distanza sociale sia
diventata la nuova norma per ridurre il rischio di contagio, si è visto che le persone hanno iniziato a
prediligere gli spostamenti in auto a causa delle preoccupazioni relative all'igiene e alla trasmissione
delle malattie legate all'uso dei mezzi pubblici (Tirachini e Gatti, 2020).
Questo spostamento modale è stato indicato nella letteratura recente, dove il 5% degli intervistati in
è passato dal trasporto pubblico alla modalità privata (Pawar et al., 2020). Bucsky (2020) ha indicato
che la dipendenza dall'auto a Budapest durante la pandemia è aumentata dal 43% al 65%. Affianco
a questo calo drastico si registra un forte aumento del settore automobilistico e in molti paesi il
numero di vendite di automobili ha subito un’impennata, ne è un esempio l’India che nel mese di
30
luglio 2020 ha registrato un aumento dell’acquisto delle automobili superiore del 69% rispetto a
quello di giugno 2020.
Gli effetti del Covid 19, in generale, nel settore dei trasporti e in maniera più ampia negli spostamenti
delineano uno scenario in cui emerge che il veicolo privato risulta essere il mezzo più comodo e più
sicuro di trasporto durante la pandemia, mentre l’autobus viene visto come quello più rischio e in
grado di veicolare maggiormente il contagio. Questo aspetto è talmente radicato che anche
all’indomani del contenimento della malattia la popolazione prova ancora un certo sentimento di
scetticismo nei confronti del settore del trasporto pubblico, mettendo in evidenza la necessità di
individuare un sistema di spostamento alternativo rispetto a quello che usava prima dello scoppio
della pandemia (Ramella, 2020).
Questo cambiamento delle modalità di viaggio e la forte dipendenza dall'auto potrebbero avere
conseguenze negative, come l'aumento delle congestioni nelle strade, delle emissioni, dei tempi di
percorrenza, dei danni all'ambiente e degli incidenti. Inoltre, un eventuale incremento degli acquisti
delle autovetture da parte degli individui potrebbe portare a conseguenze drastiche per il sistema
economico italiano e, più nello specifico, per quello dei trasporti pubblici; un esempio tra tutti
potrebbe essere un aumento del costo della domanda in questo settore, il quale comporterebbe anche
degli effetti negativi in termini di accessibilità e sostenibilità (Agostino et al.,2020).
Di conseguenza, il governo italiano, così come gli altri, sta cercando di strutturare un nuovo futuro
per un sistema di trasporto pubblico più intelligente ed efficiente, in maniera tale da evitare
l'imminente crisi che deriverebbe dal crollo di questo settore oltre ai diversi danni ambientali ed
ecologici legati a un maggior uso dell’automobile; una simile revisione del sistema dei trasporti
pubblici italiani, dato che esso deve essere pensato in un’ottica green, non può non essere collegato
all’utilizzo delle nuove tecnologie, le quali (come si vedrà nei prossimi paragrafi) sono fondamentali
per sviluppare questo settore nel rispetto dell’ambiente. 31
3.2 Strategie proposte per affrontare le sfide emergenti: rigenerazione urbana verso un trasporto più
sostenibile
A seguito della pandemia di Covid 19 e della relativa crisi dei trasporti pubblici, i governi hanno la
possibilità di ripensare questo settore (ma più in generale il concetto di spostamento stesso) in
un’ottica nuova che tenga conto del rispetto dell’ambiente e che, allo stesso tempo, responsabilizzi
le istituzioni e gli stessi individui a proteggere la natura, a fare delle scelte ecosostenibili. Per questo
motivo la crisi pandemica può essere considerata come una possibilità per migliorare la società stessa
e per promuovere una versione green dei trasporti, inclusi anche quelli pubblici; è proprio da questo
presupposto che nasce l’idea di un trasporto ecologicamente responsabile o il trasporto responsabile
delle emissioni di carbonio (D’Agostino et al., 2020).
In effetti, dopo il Covid 19 emerge proprio la volontà delle nazioni di espandere e trasformare le
politiche e la pianificazi
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