Anteprima
Vedrai una selezione di 17 pagine su 79
Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 1 Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 2
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 6
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 11
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 16
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 21
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 26
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 31
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 36
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 41
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 46
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 51
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 56
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 61
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 66
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 71
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Antonio Morrocchesi interprete alfieriano e maestro di recitazione Pag. 76
1 su 79
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

CAPITOLO TERZO

Morrocchesi trattatista

1. Gli strumenti della Declamazione

Dopo il fondamentale incontro con Vittorio Alfieri, che può essere

considerato il fulcro della carriera artistica di Antonio Morrocchesi, è opportuno

concentrarsi su un secondo avvenimento altrettanto decisivo: è il 1811 quando

Elisa Baciocchi, granduchessa di Toscana, assegna al nostro attore la cattedra di

declamazione presso l’Accademia di belle arti di Firenze «pour la poésie italienne,

1

et pour le perfectionnement de la diction prosaïque». All’età di quarantatré anni il

sancascianese ebbe dunque l’opportunità di cambiare stile di vita mantenendosi

comunque all’interno dell’ambito teatrale. Con la nuova professione il

Morrocchesi riuscì a stabilirsi definitivamente a Firenze e soprattutto a

conquistarsi una stanzialità incompatibile con quel mestiere di attore che,

nonostante i grandi successi, lo aveva fin lì costretto a una vita nomade. Il ruolo di

docente non solo assicurò al Morrocchesi la stabilità di 2400 franchi annui, ma gli

permise anche di tramandare l’esperienza accumulata in più di venticinque anni di

onorata e ininterrotta attività. Egli, dimostrandosi un valido insegnante, poté

dunque trasmettere i canoni che gli permisero di interpretare l’Alfieri. Svelando i

segreti della propria arte, si impegnò anche nella stesura di un corpus teorico che

precedentemente non esisteva. Risale infatti al 1832 la pubblicazione dell’unico e

fondamentale compendio con il quale il Morrocchesi intese riassumere il proprio

operato: le Lezioni di declamazione e d’arte teatrale. A tal proposito, si osservi

che la riforma tragica non trovò mai un vero e proprio supporto teorico; questo

volume, oltre ad avere un preciso scopo pedagogico, può quindi essere

2

considerato come l’elaborato derivante dalle novità introdotte.

1 Maria Ines Aliverti, Comiche compagnie in Toscana (1800-1815), in «Teatro Archivio»,

n. 8 (1984), p. 197.

2 Tra lo spettacolo cruciale per l'avvento della riforma tragica (ovvero il Saul del 1794) e le

Lezioni di Declamazione e d'arte teatrale (pubblicato nel 1832) intercorsero ben quarantatré anni.

44

L’indice del trattato si dispone secondo una logica piuttosto rigorosa,

3

attraverso il ripetersi di unità formate da quattro Lezioni e seguite da due Discorsi

4

istorici. Antonio Morrocchesi decise dunque di alternare indicazioni

squisitamente pratiche a focalizzazioni di carattere storico. Affrontando la materia

su un fronte piuttosto ampio, non mancò quindi di illustrare gli aspetti tecnici ma

anche di ripercorrere i generi e le origini che interessarono la sua declamazione. A

partire dal frontespizio, è il titolo ad esporre chiaramente l’oggetto trattato, ovvero

“Declamazione”, “lezioni”.

la e la natura trasmissiva della struttura testuale: le Se

queste ultime sono il chiaro risultato di un intento pedagogico, la declamazione

non può certamente passare in secondo piano poiché è proprio con questa parola

che il Morrocchesi volle definire l’insieme delle proprie capacità teatrali. A tal

proposito troviamo un primo riferimento già a partire dal capitolo di apertura

5

intitolato Discorso Preliminare:

L’arte declamatoria è senza dubbio una parte integrale dell’amena letteratura,

imperciocchè qualsiasi componimento, allocuzione o lettura inlanguidisce sensibilmente

6

qualora con aggiustato modo ne venga disposta da quegli, che ne hanno l’assunto.

Nonostante si tratti di un passo piuttosto generico, si osservi come esso,

nella sua brevità, intenda individuare l’ambito della declamazione («L’arte

7

declamatoria è senza dubbio una parte integrale dell’amena letteratura» )

lasciando intuire allo stesso tempo parte del risultato finale («imperciocchè

8

qualsiasi componimento, allocuzione o lettura inlanguidisce sensibilmente» ). Un

lavoro che di conseguenza appare come il frutto di un’evoluzione, come il

risultato di una stratificazione che ha permesso un preciso riconoscimento grazie

all’attività svolta nel corso del tempo. Tale riferimento alla declamazione si

inserisce coerentemente all’interno dell’introduzione di questo volume

collegandosi alla tematica d’apertura. Come si è già detto, il Morrocchesi decise

3 Si intendono per unità gruppi di sei capitoli strutturalmente omologhi ripetuti (ovvero:

un'unità comprende quattro Lezioni e due Discorsi istorici).

4 Lezioni di Declamazione e d’arte Teatrale,

Cfr. Antonio Morrocchesi, cit., p. 367.

5 Cfr. Ivi, p. 11.

6 Ivi, p. 14.

7 Ibidem.

8 Ibidem. 45

di fondare il proprio esordio d’autore sottolineando il disagio e le manchevolezze

9

del teatro italiano del suo tempo; in questo modo il testo drammatico, e la

declamazione in particolare, si configurano come provvedimenti necessari per

arginare la situazione. Con queste osservazioni il volume assume dunque un

aspetto piuttosto sfaccettato e aperto a diversi approcci di lettura definendosi

contemporaneamente come un manuale di recitazione per aspiranti attori, una

reazione ad una situazione teatralmente arretrata e un elaborato teorico relativo

alla riforma del teatro tragico italiano di fine Settecento.

Il Discorso Preliminare tuttavia, oltre a introdurre gli effetti essenziali

della declamazione e a trovare una giustificazione della propria ragion d’essere

nelle circostanze storiche, pone l’accento su un altro punto fondamentale, come si

evince dal passo seguente: 10

Dopo aver egli [Alfieri nel suo Parere sull’Arte Comica in Italia ] dimostrato varie

soggiunge: “Ed in ultimo, di

prerogative, che dee possedere un buon attore, per esser tale

saper parlare, e pronunziare la lingua toscana; cosa, senza di cui ogni recita sarà sempre

ridicola. E prescindendo da ogni disputa di primato d’idioma in Italia è certo, che nelle

cose teatrali sono scritte per quanto sa l’autore sempre in lingua toscana; onde vogliono

esser pronunziate in lingua, ed accento toscano. E se in Parigi un attore pronunziasse in

teatro una sola parola francese con accento provenzale o d’altra provincia, sarebbe

11

fosse eccellente per la comica”.

fischiato, e non tollerato, quando anche

Il Morrocchesi ribadisce la propria appartenenza artistica al teatro tragico

di Alfieri sottolineando, tramite una citazione, il ruolo della lingua toscana. A

questo punto due cose sembrano assolutamente chiare: che il toscano è l’unico ed

insostituibile requisito per chiunque aspiri a diventare un buon attore, e che solo

un fiorentino autentico come il Morrocchesi, assoluto dominatore della lingua,

avrebbe potuto padroneggiare la teoria e la pratica alfieriana. Il Morrocchesi e

l’Alfieri sembrano dunque concordi anche per l’importante questione dell’idioma

che, oltre ad avere in Italia dei risvolti teatrali diversi rispetto all’estero («se in

Parigi un attore pronunziasse in teatro una sola parola francese con accento

9 A tal proposito cfr. Ivi, p. 11.

10 Parere sull’arte comica in Italia,

Vittorio Alfieri, Didot, Parigi 1788.

11 Lezioni di Declamazione e d’arte Teatrale,

Antonio Morrocchesi, cit., pp. 23-24.

46

provenzale o d’altra provincia, sarebbe fischiato, e non tollerato, quando anche

12

fosse eccellente per la comica» ), favorì la coesione tra i due artisti.

Dopo il sostanzioso Discorso Preliminare, Antonio Morrocchesi si

diffonde in lezioni vere e proprie illustrando gli elementi primi della

declamazione. Non credo possa essere trascurato, in questo come nei casi

seguenti, l’ordine degli argomenti dettato dal titolo dei capitoli. Il testo si struttura

quindi secondo una precisa gerarchia che, a partire dalle basi al pari di un

moderno manuale, elegge la voce a primo e irrinunciabile punto di partenza. Essa

gioca ovviamente un ruolo fondamentale trovandosi ad essere, per natura, la fonte

sonora primaria della comunicazione teatrale. Interessante è la definizione che il

Morrocchesi sceglie per descrivere la fisica dell’emissione vocale:

L’organo della voce umana può dirsi una specie d’istromento a fiato. La trachea o aspera

arteria, che è quel canale per cui l’aria, che si respira entra nei polmoni, è terminata verso

la bocca da una tenue apertura ovale nominata glottide, il di cui piccolo diametro è una

linea o poco meno; che l’aspera arteria molto contribuisse, e gran parte avesse nella

formazione della voce umana, lo hanno pensato e creduto quasi tutti, finché il Sig. Dodart

confutò questa opinione e pretese, che la sola glottide collo stringersi or più, or meno

formasse ogni voce, ed ogni tuono. Il Sig. Ferrein poi osservato avendo, che le labbra

della glottide sono cordicelle tendinose attaccate a certe cartilagini, inservienti a tenderle

più o meno, pensò che i tuoni della voce fossero quindi da ripetersi, e che queste urtate e

mosse dall’aria, che partendo dai polmoni passa per l’aspera arteria, risuonassero a guisa

di corse sopra le quali l’arco si striscia. Lasciando ai coltivatori della Fisica, e

dell’Anatomia il decidere sulla più certa teoria di questi ed altri autori riguardo alla voce,

per non deviare dal nostro proposito diremo; che la voce generalmente parlando è quel

suono che si forma nella gola e nella bocca per un meccanismo d’istromenti propri a

13

produrla.

Reputo particolarmente significativo il paragone con gli strumenti a fiato

14

(«L’organo della voce umana può dirsi una specie d’istromento a fiato» ) poiché

esso si avvicina moltissimo al comune approccio didattico della moderna tecnica

lirica. Il Morrocchesi sembra dunque riconoscere nella voce, e nella voce dedita

alla declamazione in particolare, una componente musicale importante. A

conferma di ciò si prendano in considerazione i due capitoli successivi (intitolati,

12 Ibidem.

13 Ivi, p. 33.

14 Ibidem. 47 15

nell’ordine, Lezione dell’Articolazione e Lezione della Pronunzia ) che illustrano

gli aspetti tecnici e la struttura delle capacità espressive della voce umana. Il testo

rivela che secondo il Morrocchesi la voce, tramite le linee guida dell’articolazione

e della pronuncia, ha la possibilità di dar luogo al primo elemento autonomo

dell’azione teatrale, ovvero l’aspetto sonoro della declamazione che in questo caso

appare significativamente prossimo al canto. A questo punto si accede in maniera

logica al quarto capitolo della prima unità intitolato Lezione:

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
79 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/05 Discipline dello spettacolo

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher balconi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del teatro e dello spettacolo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Guardenti Renzo.