vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
L’indagine condotta dall’azienda inizia
una popolazione spaventata dalla parola vegan.
interrogando gli italiani sul proprio rapporto con la cucina per gli ospiti: il 61% degli italiani è
amante delle cene tra amici e parenti ed il 30% riceve ospiti a casa almeno una volta a settimana.
Il timore che fra gli ospiti si presenti una persona che segue una dieta vegana sembra dilagare:
il 43% del campione di italiani entrerebbe in difficoltà se gli si presentasse un ospite vegano
perchè non saprebbe cosa cucinare. l’alimentazione
Come suggerisce questa indagine, vegana rimane ancora un campo poco
esplorato nelle cucine degli italiani perché vittima di errate convinzioni. Il problema è che
l’alimentazione vegana viene percepita come una lunga lista di privazioni e non come una dieta
ricca di alimenti che invece dovrebbero far parte delle abitudini quotidiane. Ad esempio, i
legumi rappresentavano fino qualche decennio fa un ingrediente principe delle tavole: ora
vengono dimenticati o relegati solo a specifici piatti (minestroni e zuppe) o a specifici periodi
dell’anno (le lenticchie di Capodanno).
In più esiste un problema di grave ignoranza alimentare: non ci si rende conto che molti dei
piatti che in Italia si consumano quotidianamente sono già vegani o comunque facilmente
l’olio d’oliva
veganizzabili. Ad esempio, utilizzare al posto del burro è una minuscola
accortezza che può rendere un piatto interamente vegetale. dell’alimentazione
Di nuovo è evidente come la percezione che gli italiani hanno vegana è
strettamente interconnessa alla loro cultura.
In Italia la dieta più diffusa è quella onnivora e, per gli italiani questa dieta è lo standard perché
è quella che si integra più facilmente con il preesistente insieme di cognizioni culinarie. A causa
fenomeno dell’esposizione
del selettiva, si è portati ad esporsi solo agli stimoli che sono per noi
più familiari, cioè quelli che rinforzano la nostra percezione del mondo (la carne si è sempre
mangiata, perché smettere di farlo?). Dal momento che siamo sempre stati abituati ad una dieta
onnivora non prestiamo sufficiente attenzione alle diete alternative ma piuttosto focalizziamo
l’attenzione sugli elementi che rafforzano i nostri atteggiamenti e le nostre valutazioni. Ecco
che quindi a causa del processo di ritenzione selettiva tratteniamo solo gli stimoli che
percepiamo come coerenti con la nostra prospettiva e che rafforzano il nostro sistema di
5
che l’inserirsi dell’alimentazione vegana nella
credenze. Inconsciamente è come se pensassimo
nostra vita potesse mettere in discussione anche il nostro gruppo sociale.
Il consumatore italiano in quanto dotato della cultura del cibo, finirebbe col sentirsi aggredito
nei fondamenti di ciò che lui stesso è e, messo di fronte a una proposta di alimentazione - che
non è così lontana da quella che già segue, ma che a causa della rappresentazione presentata nei
media gli sembra lontanissima - finirebbe per escluderla a priori. all’immagine
Il tema della ghettizzazione della dieta vegana è spesso dovuto che i media
generalisti hanno costruito di questa alimentazione: i vegani non si godrebbero i piaceri della
“strane”.
tavola, mangerebbero poco e solo cose
Quindi è evidente che la rappresentazione dei prodotti vegani nei media può avere un impatto
significativo sulla percezione del consumatore. È importante che i media rappresentino
l'alimentazione vegetale in modo equilibrato e accurato, senza perpetuare pregiudizi e
stereotipi.
3 Stereotipi sul consumatore vegano
3.1 modello del contenuto degli stereotipi di Fiske applicato ai vegani
Secondo il modello del contenuto degli stereotipi di Fiske, quelli che in Italia sono
maggiormente associati ai vegani sono il pregiudizio di tipo paternalistico, di tipo sprezzante e
di tipo invidioso. Di fatto, possiamo dire che esistono tre macro-percezioni dei vegani: chi
percepisce i vegani attraverso emozioni di pietà (pregiudizio paternalistico), chi li vede come
un gruppo di emarginati (pregiudizio sprezzante) e chi li vede come una minaccia per il proprio
stile di vita (pregiudizio invidioso). Di conseguenza possiamo dire che le emozioni rivolte a chi
un’alimentazione vegetale
segue possono essere sia negative (risentimento, disgusto, ostilità)
sia positive (pietà, simpatia). Nella maggior parte dei casi le condotte che si attuano sono di
evitamento ed esclusione.
3.2 stereotipi e rappresentazioni nei media
Ci sono diverse idee preconcette che circolano riguardo a coloro che
scelgono di adottare una dieta vegana. Uno dei principali stereotipi
riguarda la percezione del vegano come una persona moralista e
intollerante, che cerca di imporre la sua scelta alimentare agli altri.
Questo stereotipo può derivare dal fatto che alcune persone vegane
adottano un atteggiamento critico nei confronti di coloro che
mangiano carne o prodotti di origine animale. Tuttavia, è importante
sottolineare che questo atteggiamento non è universale e che la
1 Stereotipo vegano estremista, Instagram 6
maggior parte delle persone che adottano una dieta a base vegetale cerca solo di seguire la
propria scelta alimentare senza giudicare gli altri.
Un altro stereotipo comune riguarda la percezione del vegano
come una persona pallida, magra e malnutrita a causa della
mancanza di proteine animali nella sua dieta. Questa visione è
particolarmente evidente attraverso i social media: questo
stereotipo può essere fuorviante, poiché una dieta vegana
correttamente pianificata fornisce tutte le proteine, vitamine e
minerali necessari per una buona salute. Tuttavia, è vero che
una dieta vegana mal pianificata può portare a carenze
2 Stereotipo vegano denutrito, Instagram nutrizionali, come carenza di vitamina B12, calcio e ferro.
Inoltre, il vegano è spesso visto come una persona esigente e
difficile da accontentare quando si tratta di scegliere un
ristorante o un luogo in cui mangiare. Questo stereotipo è
causato dal fatto che alcuni ristoranti non offrono opzioni
vegane, o offrono solo poche opzioni di bassa qualità.
Altri stereotipi riguardano l'idea che i vegani mangino solo
cibo insipido e senza gusto, come insalate e verdure bollite.
Questo stereotipo è del tutto sbagliato, soprattutto perché
3 Stereotipo vegani al ristorante proprio la cucina italiana, offre una vasta scelta di piatti
tradizionali a base vegetale.
3.3 Il veganismo come terreno dove si rafforzano gli stereotipi di genere
Gli stereotipi di genere che influenzano la percezione del veganismo come femminile o debole
sono radicati nella cultura e nella società, e spesso si basano su preconcetti e valori antiquati.
Questi stereotipi sono il risultato di una lunga storia di idee rigide e limitanti sulle differenze
tra uomini e donne, che si riflettono nella percezione del cibo, della salute e dell'ambiente.
In molti contesti culturali, il cibo è visto come un modo per esprimere la propria identità di
genere e per comunicare le proprie idee sulla mascolinità o la femminilità. La carne e altri
prodotti animali sono spesso associati alla virilità e alla forza, mentre le diete a base vegetale
sono considerate "femminili" o "deboli".
Questi stereotipi si scontrano con l’indagine condotta da EURISPES nel 2020: secondo
l’indagine, una percentuale maggiore di uomini rispetto alle donne (22,6% contro il 15,2%)
scelgono di cambiare regime alimentare per mangiare meno e in modo più sano. Le donne
7
invece scelgono di cambiare dieta principalmente per curiosità e desiderio di sperimentare (13%
contro 5,7%).
La percezione stereotipata dei generi, relazionata con i regimi alimentari, si riflette anche nella
pubblicità, nei media e nella cultura popolare, dove gli uomini sono spesso rappresentati come
mangiatori di carne muscolosi e potenti (1), mentre le donne sono associate a diete leggere e
salutari (2). 2 spot dell’acqua rocchetta 2022
1 spot della carne montana 2017
Il perpetuarsi di tali immagini può rafforzare la percezione che un uomo vegano sia
probabilmente gay e che uno che consuma carne sia probabilmente etero.
Uno studio condotto nel 2022 dai ricercatori dell'Università di Lethbridge in Canada ha
dimostrato che i media hanno la capacità di influenzare la percezione del consumo di carne.
una “mascolinità
Secondo lo studio, il consumo di carne è stato associato agli uomini che hanno
fragile” e che utilizzano il mezzo della carne per “costruirsi” la virilità. I ricercatori ritengono
che questa associazione sia causata dal linguaggio maschile utilizzato nel marketing alimentare
della carne e dallo stereotipo secondo cui il consumo di carne aiuta a sviluppare maggiore massa
muscolare. Si può quindi concludere che la pressione della società e dei media abbia associato
il consumo di carne ad una categoria maschile.
Ecco perché esiste una preoccupante tendenza ad associare la sensibilità e l'attenzione all'etica
e alla sostenibilità con l'omosessualità o l'effeminatezza, che è basata su stereotipi di genere e
rappresenta un pregiudizio. Questa tendenza può portare a discriminazioni, bullismo e altre
L’autore del Manifesto Queer Vegan (2014) Rasmus
forme di violenza: la vegafobia.
Simonsen, sostiene che la vegafobia è collegata all’omofobia, perché la scelta di mangiare in
modo diverso, per i maschi in particolare, è legata all’effeminatezza e alla mancanza di virilità.
Di tutti gli intervistati, il 68,7% non crede che i due fenomeni siano correlati, mentre il restante
31,3% crede che il veganismo possa essere un territorio in cui si possono rafforzare gli stereotipi
“in
di genere. In particolare, le risposte alla domanda che modo essere vegano può rafforzare
possono essere ben riassunte due affermazioni: “l’essere vegano
gli stereotipi di genere?” con
e “dal
ti fa apparire meno mascolino” momento che è più facile trovare ragazze vegane che
8
al termine vegano l’idea di qualcuno che non mangia come
ragazzi vegani si tende ad associare
”.
un vero uomo
Pregiudizi sull’alimentazione vegana
4.
Le fonti di pregiudizi sull'alimentazione vegana possono derivare da diversi fattori sociali,
culturali e psicologici che influenzano la percezione e l'accettazione di questa scelta alimentare.
Uno dei principali pregiudizi sull'alimentazione vegana è basato sugli stereotipi culturali che la
vedono come una dieta insufficiente o non naturale. In molte culture, il consumo