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4.2 GLI SCHEMI E I PROSPETTI NELLA STIMA E NELLA RAPPRESENTAZIONE DEI FLU

SSI ATTESI

Sotto un profilo quantitativo, per valutare e descrivere i flussi di risultato attesi è utile redigere schemi e prospetti

relativi a:

1. i flussi economici;

2. i flussi finanziari;

3. l'evoluzione prevedibile e la composizione del capitale investito (situazione patrimoniale).

La previsione dei flussi attesi richiede la redazione di conti economici, rendiconti finanziari e stati patrimoniali

prospettici che mettano in evidenza la struttura del capitale investito e le modalità di copertura. I flussi economici

vengono rappresentati in un Conto Economico (CE) suddiviso per aree gestionali: operativo-caratteristica, accessoria,

finanziaria e fiscale, consentendo di determinare il reddito netto come somma dei risultati delle singole aree.

La gestione caratteristica si riferisce alle operazioni legate alla produzione e vendita di beni e/o servizi, che

rappresentano la missione principale dell'azienda. I vari schemi di conto economico prospettico possono differire

nella modalità di presentazione dei costi della gestione caratteristica, che, partendo dal fatturato, determinano il

"Reddito Operativo (Rop)" o "Earning before interest and taxes (Ebit)". Al di sotto di questo margine, tutti gli schemi

diventano uniformi. Le tre principali modalità di classificazione dei costi della gestione caratteristica sono: per

"natura", per "destinazione" e per "grado di variabilità".

La gestione accessoria, o atipica, comprende operazioni complementari rispetto alla gestione caratteristica, spesso

legate all'impiego di risorse eccedenti. Questo include operazioni di acquisizione o dismissione di strumenti

finanziari, partecipazioni o immobili, con finalità di investimento.

La gestione finanziaria riguarda operazioni suddivise in attive, che includono dividendi, utili su cambi e svalutazioni o

perdite su crediti finanziari, e passive, che si riferiscono al finanziamento con capitale di terzi.

Infine, la gestione straordinaria riguarda operazioni eccezionali per natura o frequenza, che non rientrano nella

gestione caratteristica dell'azienda.

Infine, la gestione fiscale comprende le operazioni legate all'area tributaria, ovvero tutte le attività e gli obblighi

fiscali dell'azienda, come il calcolo e il pagamento delle imposte.

In relazione alle tre logiche di classificazione dei costi della gestione caratteristica, si possono individuare i principali

modelli di conto economico prospettico:

1. Modello a valore della produzione ottenuta e a valore aggiunto: Questo modello classifica i costi per

"natura", ovvero in base alla natura dei fattori produttivi che hanno generato il costo. Si distinguono:

Costi interni: relativi ai fattori preesistenti in azienda, come le quote di ammortamento e le spese

o per il personale.

Costi esterni: relativi ai fattori acquisiti esternamente, come materie prime e servizi di

o manutenzione.

Questo modello evidenzia due principali margini prima del Reddito Operativo (Ro):

Valore aggiunto: è la differenza tra il valore della produzione e i costi esterni, rappresentando il

o valore che l'azienda aggiunge alle risorse acquisite dall'esterno.

Margine Operativo Lordo (MOL) o EBITDA: misura la redditività aziendale al lordo di ammortamenti,

o componenti finanziarie e imposte. Il MOL rappresenta il flusso reddituale operativo non influenzato

dalla discrezionalità di valutazione dei costi non monetari, come ammortamenti, accantonamenti e

svalutazioni.

Un altro modello di conto economico è quello al costo del venduto (Tabella 4.2). In questo modello, i costi della

gestione operativa vengono distinti in base alla loro "destinazione", cioè secondo le funzioni aziendali a cui sono

destinati i fattori produttivi. Le principali funzioni aziendali tradizionalmente considerati sono:

Funzioni industriali: relative alla produzione dei beni o servizi.

 Funzioni commerciali: legate alla vendita e distribuzione dei prodotti.

 Funzioni amministrative: riguardanti la gestione generale e le attività di supporto.

Questo modello consente di calcolare l'Utile Lordo Industriale o Gross Margin, che rappresenta il risultato

economico della gestione industriale. Il Gross Margin riflette la capacità della gestione industriale di contribuire alla

copertura dei costi non industriali, come quelli commerciali e amministrativi.

Un altro modello è quello del conto economico a margine di contribuzione (Tabella 4.3). In questo schema, i costi

sono classificati in base al loro "comportamento", ossia alla loro variazione rispetto al volume di produzione o

vendita. I costi sono distinti in:

Costi variabili: che cambiano in funzione del volume di produzione o vendita. Per esempio, i costi delle

 materie prime.

Costi fissi: che rimangono costanti entro un intervallo di produzione, indipendentemente dal volume. Per

 esempio, i costi di affitto e i salari dei dipendenti fissi.

Il modello a margine di contribuzione mette in evidenza il Margine Lordo di Contribuzione (MLC), che è una misura

fondamentale della redditività aziendale.

Il Margine Lordo di Contribuzione (MLC) rappresenta la differenza tra i ricavi e i costi variabili associati alla

produzione e vendita di beni o servizi. In altre parole, è il contributo che ogni unità venduta fornisce per coprire i

costi fissi e generare profitto. La formula per calcolare il MLC è:

MLC=Ricavi−Cos Variabili

Il MLC mostra quanto dei ricavi rimane dopo aver coperto i costi variabili e contribuisce quindi alla copertura dei

costi fissi. Un MLC positivo indica che, dopo aver coperto i costi variabili, l'azienda ha un surplus che può essere

utilizzato per coprire i costi fissi. Una volta coperti i costi fissi, qualsiasi ulteriore surplus contribuisce al risultato

netto dell'azienda. Un MLC positivo significa che l'azienda è sulla buona strada per generare profitto, una volta che i

costi fissi sono stati coperti.

Un MLC positivo indica che l'azienda sta generando abbastanza ricavi per coprire i costi variabili e contribuire alla

copertura dei costi fissi. Questo è un segno di sostenibilità operativa, poiché l'azienda può continuare a operare e

crescere finché riesce a mantenere il MLC positivo.

Un secondo schema da analizzare è quello di Stato Patrimoniale (SP) prospettico.

Il modello di Stato Patrimoniale prospettico è utilizzato per rappresentare la situazione patrimoniale futura di

un'azienda, focalizzandosi su come le risorse (impieghi) e le fonti di finanziamento (fonti) si distribuiscono e

interagiscono nel tempo. Questo modello può essere analizzato sotto due principali prospettive: il modello

finanziario e il modello gestionale.

Modello Finanziario

Nel modello finanziario, le attività e le passività vengono aggregate in base ai tempi di esigibilità e ritorno in forma

liquida. Questo modello fornisce una visione su come le risorse e i finanziamenti sono suddivisi tra breve e lungo

termine, ma ha dei limiti significativi:

Limitata Informazione sui Collegamenti Gestionali: Questo schema non approfondisce come gli impieghi e

 le fonti siano collegati alle diverse aree gestionali dell'azienda. Non fornisce dettagli specifici su come le

operazioni aziendali influenzano le risorse e i finanziamenti nel contesto delle attività operative.

Per superare i limiti del modello finanziario, il modello gestionale è più dettagliato e utile. Esso articola le voci

dell'attivo e del passivo in relazione alle aree gestionali di pertinenza, permettendo una comprensione più

approfondita della struttura patrimoniale e delle esigenze di finanziamento.

Nel modello gestionale, i principali elementi sono:

1. Capitale Fisso Netto:

Rappresenta gli investimenti in immobilizzazioni (beni durevoli) utilizzati nell'attività operativa

o dell'azienda.

2. Capitale Circolante Netto (CCN):

Il CCN è dato dalla differenza tra il capitale d’esercizio e le relative passività a breve termine.

o Rappresenta il fabbisogno netto originato dalle operazioni di gestione caratteristica come acquisti,

o trasformazione e vendita.

Include investimenti in crediti e magazzino, finanziati in parte dalle dilazioni di pagamento dai

o fornitori, debiti tributari, previdenziali e altre passività.

3. Capitale Operativo Investito Netto (COIN):

La differenza tra il capitale operativo e le passività di esercizio. Rappresenta il valore netto degli

o investimenti operativi.

4. Surplus Assets (SA):

Gli investimenti nella gestione extra-caratteristica, come immobili o partecipazioni non direttamente

o collegati all’attività operativa principale.

5. Capitale Investito Netto:

La somma del COIN e dei Surplus Assets. Rappresenta il totale degli investimenti necessari

o all'azienda.

Copertura del Capitale Investito Netto (CIN)

Il capitale investito netto (CIN) deve essere finanziato tramite:

Patrimonio Netto (PN):

 Include i mezzi propri dell'azienda, che provengono dai conferimenti dei soci (capitale di proprietà) e

o dalla nuova ricchezza generata dall’attività aziendale (capitale auto-generato).

Posizione Finanziaria Netta (PFN):

 Determinata come la differenza tra le passività finanziarie, le disponibilità liquide (eccedenti quelle

o necessarie per il funzionamento fisiologico dell’azienda) e i crediti finanziari.

La PFN riflette il grado di indebitamento dell'azienda.

o

L'ultimo schema da analizzare è il Rendiconto Finanziario (RF) prospettico che illustra la dinamica dei flussi finanziari

o di cassa.

Il rendiconto finanziario è uno strumento essenziale per determinare i flussi finanziari di un'azienda e per calcolare

gli Oneri Finanziari (OF), che sono utili per completare il conto economico prospettico. Esso consente di analizzare

come le risorse finanziarie vengono generate e utilizzate nell'ambito delle diverse aree gestionali, fornendo una

visione chiara della liquidità aziendale.

I flussi finanziari riportati nel rendiconto finanziario si formano sia nella gestione reddituale, sia nella gestione

patrimoniale.

Flussi Finanziari nella Gestione Reddituale

I flussi finanziari legati alla gestione reddituale derivano dalle operazioni che influenzano i ricavi e i costi dell'azienda.

Per determinare questi flussi, è necessario eliminare gli elementi non monetari, come gli ammortamenti e gli

accantonamenti, dai risultati reddituali. Ci sono due metodi principali per calcolare i flussi di cassa:

1. Metodo Diretto:

Segue un approccio top-down, partendo dalla parte alta del conto economico. Considera

o direttamente i ricavi e i costi che generano effettivi movimenti di cassa, come gli incassi dalle vendite

o i pagamenti ai fornitori. Questo metodo fornisce una rappresenta

Dettagli
A.A. 2024-2025
16 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher loredanavasluian16 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia del mercato mobiliare e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Politecnica delle Marche - Ancona o del prof Marasca Stefano.