TEMI
Questo romanzo che narra la "scalata sociale" del giovane provinciale malizioso Alfonso Nitti rivela
legami con illustri romanzi moderni come Il rosso e il nero di Stendhal, Papà Goriot di Balzac o Bel-
Ami di Maupassant, anche se Alfonso, a differenza degli eroi di questi romanzi, si limita a sognare il
successo, senza mai muovere un dito per conquistarlo, anzi fuggendo davanti alle occasioni che gli si
presentano.
Da un altro lato Una vita si rifà al modello del romanzo di formazione che segue il processo cui un
giovane si forma alla vita.
Alfonso inaugura un tipo di personaggio l'inetto, che ritornerà regolarmente nei libri successivi di
Svevo. --- L'inettitudine è sostanzialmente una debolezza, un'insicurezza psicologica che rende l'eroe
"incapace alla vita".
L'impotenza sociale di Alfonso, piccolo borghese declassato da una condizione originariamente più
elevata a una molto modesta, diviene impotenza psicologica che lo porta ad evadere "nei suoi sogni da
megalomane" per trovare consolazione dalle frustrazioni del reale.
La narrazione è condotta da una voce "fuori campo" che si riferisce ai personaggi in terza persona.
Ma il narratore non interviene, è impersonale.
Predomina nel romanzo la focalizzazione interna al protagonista --- cioè il lettore vede le cose come
le vede Alfonso e sa solo ciò di cui egli è a conoscenza. --Questa soggettivazione del
racconto
è un sintomo eloquente del passaggio dal romanzo realistico e naturalistico a quello
psicologico. --- Senonchè rispetto ad esempio al Piacere di D'Annunzio, dove il processo psicologico
conserva una logica chiara e coerente, in Una vita assistiamo ad una pluralità di piani contraddittori di
una psiche --- qui vi è già la percezione di quanto la coscienza soggiaccia agli impulsi di una zona più
remota e segreta che è l'inconscio ( nel 1892 Freud non aveva ancora pubblicato le sue teorie, ma
Svevo ha delle intuizioni che già si spingono genialmente nella stessa direzione)
Gli interventi del narratore in questo romanzo, così come in Senilità, vogliono smascherare
autoinganni e alibi costruiti dall'eroe e rivelano così un atteggiamento critico dell'autore verso il suo
personaggio.
Il secondo romanzo SENILITA' pag. 794 trama
A differenza del precedente, questo nuovo romanzo ruota esclusivamente intorno ai 4 personaggi
centrali e i fatti esteriori, l'intreccio romanzesco, la descrizione degli ambienti fisici e sociali hanno
poco rilievo. Qui Svevo vuole indagare la dimensione psicologica del protagonista: egli è un
intellettuale piccolo borghese (che ha subito un declassamento sociale), è un debole, un inetto che ha
paura di affrontare la realtà per questo si è costruito un sistema protettivo, conducendo un'esistenza
cauta all'interno del nido domestico accanto alla figura materna della sorella Amalia che gli garantisce
calma e sicurezza, ma implica la rinuncia al godimento, la mortificazione della vita. --- E' una sorta di
limbo che il titolo del romanzo definisce "senilità"
-, anche se in realtà Emilio è giovane
Però, nonostante il rifugio in questo calcolato sistema di rinunce, resta in Emilio un'inquietudine che
nasce da un desiderio irrefrenabile di godimento, di piaceri che assumono ai suoi occhi le sembianze
di Angiolina. ---- per lei Emilio esce dal nido e viene a contatto con il mondo esterno, dove emerge la
sua inettitudine ad affrontare la realtà.
Questa inettitudine è soprattutto immaturità psicologica --- nonostante il suo proposito di godere di
un'avventura facile, Emilio ha paura della donna e e del sesso e per questo sostituisce alla donna reale
di carne, una donna ideale, trasformando nei suoi sogni Angiolina in una creatura angelica e
purissima, chiaro equivalente della madre.
Emilio incarna il piccolo borghese declassato, psicologicamente impotente ad affrontare la realtà
esterna al nido domestico. E' l'inetto che si appoggia all'amico Balli che, però, diversamente da
Emilio risponde alla crisi dell'individuo come un "superuomo" , forte, sicuro di sè, dominatore.
Come in Una vita, anche in questo romanzo, i fatti narrati sono presentati come li vede lui, ma poiché
Emilio è un portatore di una falsa coscienza e si costruisce continuamente maschere, alibi,
autoinganni, la sua prospettiva e deformante, il suo punto di vista è inattendibile.
Questa inattendibilità viene denunciata da Svevo attraverso 3 procedimenti narrativi:
- la voce del narratore interviene nei punti essenziali con commenti e giudizi, spesso secchi e
taglienti, a smentire e a correggere la prospettiva del protagonista, a smascherare i suoi
autoinganni.
- Altre volte invece i giudizi sono affidati a minime sfumature ironiche, ad intrusioni appena
percettibili della voce narrante che si colgono nell'uso di un aggettivo o di un avverbio. Ex "in
passato egli aveva vagheggiato delle idee socialiste, naturalmente senza mai muover dito per
attuarle" (l'avverbio naturalmente esprime tutto il disprezzo sarcastico del narratore verso le
velleità del piccolo borghese che è incapace di agire nella realtà)
- spesso però di fronte alle menzogne e agli alibi di Emilio, il narratore tace perché basta il
contrasto che si viene a creare tra le mistificazioni di quest'ultimo e la realtà oggettiva.
Il terzo romanzo LA COSCIENZA DI ZENO - 1923
Nella sua struttura narrativa appare molto diverso dai 2 romanzi precedenti dai quali erano passati 25
anni durante i quali vi era stata un'evoluzione interiore di Svevo ma anche molte erano state le
trasformazioni nella società, attraversata dalla prima guerra mondiale.
Svevo abbandona il modello ottocentesco di matrice naturalistica del romanzo narrato da una voce
anonima ed esterna al piano della vicenda.
Per gran parte La coscienza di Zeno è una confessione autobiografica che il protagonista Zeno
Cosini scrive su invito del suo psicoanalista, il dottor S., a scopo terapeutico per agevolare la cura
vera e propria.
Svevo finge che il manoscritto di Zeno venga pubblicato dal dottor S. stesso, per vendicarsi del
paziente, che si è sottratto alla cura proprio nel momento in cui stava dando i suoi frutti (tutto ciò è
spiegato dal dottore in una prefazione con cui si apre il libro).
Al testo del memoriale si aggiunge infine una sorta di diario di Zeno (che Zeno aveva scritto come
parte integrante ella cura), in cui questi motiva il suo abbandono della terapia e si dichiara sicuro della
propria guarigione in coincidenza con i successi commerciali ottenuti durante la guerra con fortunate
speculazioni.
Il romanzo è dunque narrato dal protagonista stesso, dietro la finzione narrativa dell'autobiografia e
del diario, pertanto ha un impianto autodiegetico.
Questa finzione letteraria è anche una polemica contro la psicoanalisi. L'iniziale S sarebbe
interpretabile come l'iniziale di Sigmund Freud, ma potrebbe riferirsi anche all'autore stesso o fosse
ancora semplicemente l'analista triestino.
Il tempo misto
Il racconto, nonostante l'impostazione autobiografica, non presenta gli eventi nella loro successione
cronologica lineare.
Usa, invece, un tempo tutto soggettivo che mescola piani e distanze e che si spezza in tanti momenti
distinti.
La narrazione va continuamente avanti e indietro nel tempo seguendo la memoria del protagonista che
si sforza, per obbedire allo psicanalista, di ricostruire il proprio passato.
La narrazione in prima persona riproduce il linguaggio tipico di un borghese triestino che usa
l'italiano.
Gli argomenti dei capitoli
Dopo la prefazione del dottor S e un preambolo in cui Zeno racconta i primi tentativi frustanti di
scrivere qualcosa sulla sua vita e si perde in divagazioni sulla sua infanzia, condizionate dalla recente
visione del nipotino, figlio della cognata Anna Malfenti, gli argomenti dei vari capitoli
sono:
- il vizio del fumo e i vani sforzi per liberarsene
- la morte del padre
- la storia del proprio matrimonio
- il rapporto con la moglie e la giovane amante
- la storia dell'associazione commerciale con il cognato Guido Speier
- la psicoanalisi in cui Zeno sfoga il proprio livore contro lo psicanalista e racconta la propria
presunta guarigione.
TRAMA pag. 818-823
Il protagonista-narratore è un inetto, che Svevo stesso, nel profilo autobiografico, definisce un fratello
di Alfonso Nitti e di Emilio Brentani, anche se non è più un impiegato piccolo borghese,ma appartiene
alla ricca borghesia commerciale.
Abulico e incostante negli anni giovanili conduce una vita oziosa (passa da un'università all'altra
senza arrivare a prendere una laurea e senza dedicarsi ad un'attività seria).
Rapporto ambivalente con il padre
Il padre, facoltoso commerciante, non ha stima per il figlio che considera un irresponsabile.
Il vizio del fumo a cui Zeno collega intollerabili sensi di colpa, ha nel suo fondo inconscio proprio
l'ostilità verso il padre. ---Zeno ragazzo comincia a fumare rubando un sigaro acceso dimenticato
Quando è sul letto di morte, il padre lascia cadere un poderoso schiaffo sul viso del figlio che lo
assiste, e Zeno resta nel dubbio angoscioso se sia un gesto derivato dall'incoscienza dell'agonia o gli
sia stato dato deliberatamente con intenzione di punirlo. Zeno cerca così disperatamente di costruirsi
una giustificazione per pacificare la sua coscienza e per dimostrare a se stesso di non avere colpe nei
confronti del padre e della sua morte, che in realtà, nel suo inconscio, desiderava fortemente
La figura sostitutiva del padre
Morto il padre, l'inetto Zeno, che ha sempre bisogno di appoggiarsi ad un padre, cerca una figura
sostitutiva che trova in Giovanni Malfenti, un uomo d'affari che incarna l'immagine tipica del
borghese abile e sicuro sia nel suo lavoro sia nella vita di famiglia.
Malfenti è dunque l'antagonista.
Il matrimonio
Zeno decide di sposare una delle sue figlie, si direbbe solo per "adottarlo come padre".
Si innamora della più bella, Ada, ma con il suo comportamento goffo e stravagante sembra far di tutto
per alienarsi i sentimenti della ragazza, peraltro già fidanzata. Respinto da lei, chiede in sposa la
sorella minore, Alberta, e al rifiuto anche di questa, fa la sua proposta alla sorella più brutta, Augusta,
che in realtà si rivelerà la donna egli aveva scelto inconsciamente, perchè è amorevole ed affettuosa
come una madre e gli infonde sicurezza.
Augusta, come il padre, è l'antitesi di Zeno che non riesce a integrarsi nel mondo borghese.
La malattia di Zeno
Zeno è malato ---la sua malattia è la