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LE TRADUZIONI DAL GRECO E LA FILOSOFIA IN LINGUA ARABA

Maometto unificò il popolo arabo sotto il profilo religioso e politico: questa forza spirituale del popolo unito spiega le enormi conquiste territoriali dei califfi, i successori del profeta alla guida della comunità (la umma). Dall'VIII secolo gli arabi formano un impero che dai confini dell'India giunse fino al bacino mediterraneo, al Marocco e alla Spagna del sud (Andalusia). Nel secolo VIII Bagdad, sotto la dinastia degli Abbassidi (che governò il mondo islamico dal 750 al 1258), divenne la capitale dell'impero: i califfi cercarono di superare i bizantini sia sotto il profilo militare che culturale e di accreditarsi, quindi, come i veri eredi della civiltà greca. Iniziò quindi una vasta opera di traduzione della filosofia greca in lingua araba (spesso mediata attraverso la lingua siriaca). Nella "Casa della Sapienza" (Bayt al-Hikma) di Bagdad e in altri.

Centri del Medio Oriente furono tradotte le opere di Platone (come la Repubblica), Aristotele, i matematici e i medici dell'antica Grecia (Euclide, Ippocrate, Galeno) e il Liber de causis: quest'ultima è una raccolta di estratti dagli Elementi di Teologia del neoplatonico Proclo. Il Liber de causis e il relativo neoplatonismo influì tantissimo nella filosofia araba e nella Scolastica latina medievale.

IL KALAM LA TEOLOGIA RAZIONALE

La conoscenza dei filosofi greci determinò il nascere, nel mondo islamico, di una filosofia di ispirazione ellenizzante, tesa a coniugare la rivelazione coranica con la ragione. Ciò avvenne all'interno del movimento dei cosiddetti "Mutazilìti", una corrente di Sunniti che si dedicò allo studio del Corano, cioè della "Parola divina" (in arabo kàlima). All'interno della corrente dei mutaziliti si formarono quindi i primi mutakallimùn.

.)ةملك / i teologi tesi a spiegare in termini razionali i contenuti della fede ,)نومٔلكتم(islamica. Sotto il califfato abbaside di Bagdad prese forma, tra i musulmani, la letteratura del kalàm. Con il termine kalàm (ك in arabo, alla lettera “parola, discorso, linguaggio”) si intende la produzioneم,teologica islamica medievale, opera dei mutakallimùn, intenti ad una difesa kalā m Allā h (cioè della“Parola di Dio”), l’equivalente – in ambito cristiano – del Logos di cui parla il Vangelo di Giovanni. Il kalàmè perciò una sorta di “teologia speculativa o razionale”: si tratta di una apologia dei contenuti della fedemusulmana, condotta con un metodo razionale, logico-dimostrativo, sullo stile della filosofia greca.LA FALSAFA I PRIMI PASSI DELLA FILSOOFIA ARABO-ISLAMICAIn generale, le filosofie greche ad essere più riprese nel mondo islamico medievale furono

ilneoplatonismo e l'aristotelismo: dal neoplatonismo di Plotino e Proclo gli arabi ripresero il mondo diconcepire la Causa Prima (Dio), interpretata come unica, trascendente, ineffabile ed irrappresentabile;dal neoplatonismo ripresero anche la visione gerarchica che concepisce la realtà come unaprocessione dall'Uno (Dio) alla materia, passando per le gerarchie angeliche e per l'uomo; da Aristoteleripresero il modo di concepire la tripartizione dell'anima umana (vegetativa, sensitiva, razionale) e laconcezione di Dio come "motore immobile" dell'universo. Dalla fede islamica derivano delleconcezioni che impegnano anche la filosofia (in arabo fàlsafa / il filosofo è detto faylsúf /ةفسلف; فوسليف,mentre i filosofi sono detti falásifa /فلا : tutti termini che derivano dal greco φιλοσοφία). La fedeةفسebraica, quella cristiana e quella islamicadevono accordarsi con la ragione filosofica su questi elementi essenziali:
  1. l'idea della creazione del mondo dal nulla;
  2. l'identificazione di Dio con l'essere puro e con la fonte stessa di tutto l'esistente;
  3. la visione che Dio, causa prima, è un Dio provvidente, normativo (stabilisce norme di condotta) e remuneratore (dispensa premi e castighi, in base ai meriti individuali, nella vita eterna dopo la morte fisica dei fedeli);
  4. l'immortalità dell'anima individuale.
La filosofia araba si sviluppò dapprima in Medio Oriente (dall'VIII al XII secolo) con figure come quelle di Al-Kindi, Al-Farabi, Avicenna e Al-Gazali; nei secoli XII e XIII si sviluppò soprattutto in Occidente, nella Spagna andalusa, e la figura di maggior rilievo è senz'altro Averroè. IL DE INTELLECTU DI AL-KINDI I RAPPORTI TRA INTELLETTO PASSIVO E INTELLETTO ATTIVO Il primo filosofo arabo di cui ci sono pervenute le opere è Al-Kindi.

Vissuto a Bagdad nel IX secolo e amico dei grandi traduttori delle opere greche. La sua opera più famosa, tradotta anche in latino e quindi conosciuta dagli autori della Scolastica medievale (come Tommaso d'Aquino) è il De intellectu (Sull'intelletto umano). Nel De intellectu Al-Kindi riprende la tripartizione dell'anima umana teorizzata da Aristotele nel De anima (anima vegetativa, sensitiva e razionale) e distingue nell'uomo la presenza di un intelletto passivo o possibile da un intelletto attivo o agente. Si tratta dei due tipi di intelletto definiti da Aristotele come noûs pathetikòs e noûs poietikòs. Al-Kindi, come del resto tutti i successivi filosofi arabi, riprende la psicologia aristotelica e la interpreta con una forma mentis neoplatonica: l'uomo, in piena autonomia, possiede solo l'intelletto passivo; la conoscenza delle forme delle cose avviene solo grazie ad una illuminazione divina, cioè grazie

All'intelletto agente che è in Dio. Nell'atto conoscitivo l'uomo diviene partecipe della stessa vita divina.

AL-FARABI L'INTELLETTO UMANO E LA VITA POLITICA GUIDATA DALL'IMAM

La posizione di Al-Kindi viene ripresa da Al-Farabi (872-950 d.C.), docente a Bagdad ed autore di opere come La concordanza di Platone ed Aristotele; L'intelletto; La città virtuosa. Per Al-Farabi, come per Al-Kindi, l'uomo possiede solo l'intelletto passivo: la conoscenza umana è resa possibile solo grazie all'intelletto attivo che è in Dio. La conoscenza diviene quindi una vera e propria "visione in Dio". Colui che possiede in permanenza questa visione di Dio è l'imām, cioè l'uomo profetico: l'imām attinge direttamente da Dio la legge divina e la pone alla base della società politica, diventando così un capo religioso e politico insieme (dottrina tipica degli sciiti).

Ne La città virtuosa Al-Farabi riprende in chiave islamica l'utopismo della Repubblica di Platone: alla figura del filosofo-re (colui che ha contemplato la verità nel mondo delle idee), Al-Farabi sostituisce la figura dell'imam, "il capo della città virtuosa": "La sua anima è perfetta e unita all'Intelligenza Agente. Egli sa dunque come rendere virtuosa e felice la sua comunità". AVICENNA LA COMMISTIONE DI NEOPLATONISMO ED ARISTOTELISMO Con Ibn Sina, il cui nome latinizzato è Avicenna (980-1037), la fàlsafa nel Medio Oriente islamico raggiunge la sua maturità. Avicenna scrisse un'opera monumentale, il Libro della guarigione (Kitāb al-Šifāʾ) comprendente 18 volumi e articolato in parti corrispondenti a quelle del corpus aristotelico: Logica, Fisica, Metafisica, De anima. Scrisse anche il Canone della medicina, opera

Studiata anche nelle università dell'Europa fino al Cinquecento. Avicenna introduce in filosofia una prova dell'esistenza di Dio che sarà ripresa anche da Tommaso d'Aquino nella sua Summa teologica. Per Avicenna tutti gli enti che incontriamo nell'esperienza sono degli enti possibili, cioè enti che non hanno in sé la causa della propria esistenza. Poiché tuttavia essi esistono, devono di necessità aver ricevuto l'esistenza da un altro ente: l'argomentazione giunge così a dimostrare un ente necessario che ha in sé la causa della propria esistenza ed è la fonte stessa dell'essere: Dio è l'essere necessario nel quale essenza ed esistenza coincidono. Avicenna elabora un complesso sistema nel quale Dio è la causa prima dell'essere che produce le cose per emanazione: tale emanazione che procede dall'Uno avviene gradualmente in 10 Intelligenze: la decima

Intelligenza divina è l'intelletto agente, il "datore delle forme" (dator formarum). L'uomo conosce le cose del mondo (le forme degli enti) poiché diviene partecipe dell'intelletto agente divino. In Avicenna troviamo una commistione di elementi neoplatonici (l'emanatismo dall'Uno) con elementi aristotelici (la teoria dell'intelletto agente): egli cerca di conciliare l'aristotelismo platonizzante con la fede religiosa islamica. Il suo pensiero - come quello di Al-Kindi, Al-Farabi e Averroè - fungerà da modello agli scolastici del XII e XIII secolo che, nell'Europa cristiana, si richiameranno nuovamente ad Aristotele (tradotto dall'arabo al latino) e cercheranno di conciliare la filosofia con la rivelazione cristiana. Durante il XII secolo due novità cambiano il panorama culturale: la penetrazione della filosofia araba in Europa e la nascita delle università. La cultura araba tra il IX e

Il XI secolo ha assimilato e approfondito il pensiero greco fondendo aristotelismo e neoplatonismo e ha sviluppato originali indagini filosofiche e scientifiche. Avicenna ripensa il rapporto tra intelletto agente e potenziale, intelletto agente è separato e unico per tutti gli uomini che si distinguono invece per intelletto potenziale, rielabora la metafisica di Aristotele come scienza dell'ente in quanto ente cioè considerato a prescindere dalle determinazioni particolari. Avicenna divise i temi in logica, propedeutica alla filosofia, filosofia speculativa (fisica, matematica, e teologia) filosofia pratica (etica, economia e politica) e teologia in prima quella di derivazione greca e seconda di derivazione islamica. La sua gnoseologia è aristotelica ma anche platonica e potremmo dire quasi agostiniana e precartesiana perché ammette la possibilità della coscienza di sé anche prescindendo dall'esperienza, per lui tutti gli esseri.

sono necessari anche se in sè contingenti io nasco per decisione altrui e quindi sono necessitato a nascere ma poi muoio e dunque la mia è una struttura ontologica contingente.

AL-GAZALI LA REAZIONE DEI TRADIZIONALISTI ISLAMICI

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
48 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher francescalrs di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Guglielmo Marconi di Roma o del prof Valentini Tommaso.