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Organizzazione amministrativa dell'Impero Romano
Verso l'8 d.C., Augusto creò un servizio idrico e di protezione dagli incendi stabile per provvedere alla città di Roma. Il rifornimento granario delle province, con a capo un praefectus annonae dell'ordine senatorio, fu attribuito al praefectus Urbi.
L'Italia non fu interessata da riforme amministrative. Tutti gli abitanti erano cittadini romani. Le città italiche godevano di autonomia interna, erano dotate di un proprio governo municipale e non erano soggette all'imposta fondiaria. L'organizzazione del sistema stradale e delle comunicazioni, soprattutto a scopo militare, furono affidate a magistrati municipali e a un praefectus vehiculorum di ordine equestre.
Le province imperiali ricadevano sotto la responsabilità diretta di Augusto. Vi si trovavano una o più legioni e non erano "pacificate", cioè di frontiera o di più recente acquisizione. Crebbero da cinque a tredici e furono poi affidate ad altri governatori.
Appositi legati. Le altre province, di competenza del popolo romano, prive di legioni, i governatori erano senatori, scelti a sorte tra i magistrati che avevano ricoperto la pretura o il consolato. Restavano in carica un solo anno. L'eccezione era l'Egitto: era assegnato a un prefetto di rango equestre, nominato da Augusto stesso e responsabile dell'amministrazione e della giustizia. A seconda delle necessità, venivano attuate di volta in volta le soluzioni più idonee.
Furono stabiliti nuovi criteri per l'ammontare dei tributi: avevano come presupposto la misura dei terreni, sui quali veniva imposta una tassa fondiaria, e il censimento della popolazione, con cui si determinava il numero dei cittadini provinciali senza cittadinanza, che dovevano pagare la tassa pro capite.
Nel 6 d.C., fu creato l'erario militare, finanziato con i proventi di una tassa sull'eredità, con cui si garantiva ai soldati onorevoli un premio di congedo. Il servizio
Il servizio militare fu riservato ai volontari. L'esercito era formato da professionisti, che restavano in servizio per venti anni e ricevevano un soldo di 225 denari l'anno. Si poterono formare quindi 25 legioni, ciascuna designata da un nome e da un numero. Fu istituita una guardia pretoriana permanente, affidata a un prefetto di rango corpo d'élite, composto da nove coorti, reclutato tra cittadini romani, con alcuni equestre: era un privilegio come un soldo più elevato e lo stanziamento a Roma. Si costituirono anche contingenti regolari di truppe ausiliare di fanteria e cavalleria, reclutate tra popoli soggetti e comandate da ufficiali romani e capi di tribù locali. Al congedo, chi aveva militato in questi corpi riceveva la cittadinanza romana. La flotta era stanziata a Miseno e Ravenna, sottoposta al comando di un prefetto equestre. Anche i marinai congedati ricevevano la cittadinanza. Le acquisizioni militari vere e proprie furono limitate, durante il regno di Augusto,
Che si affidò molto alla diplomazia. I confini con il regno partico vennero stabilizzati grazie a trattati diplomatici e rapporti stretti con le province confinanti. Furono stretti trattati di amicizia che ponevano questi in l'imperatore: erano i regni clienti. Si crearono alcuni regni in rapporto di patronato-clientela stati cuscinetto nell'ambito dell'egemonia romana, che assolvevano la funzione di controllo. Gli interventi militari si concentrarono in Occidente, nella penisola iberica e nell'area alpina occidentale, sul confine renano e danubiano. Nuovi territori (Rezia, Vindelicia e Norico) furono conquistati dai figliastri di Augusto, Tiberio e Druso, tra 16-15 a.C. Tra 14 e il 9 a.C., fu occupata la Pannonia. Non si riuscì a conquistare definitivamente la Germania. Nel 6 una rivolta di tribù germaniche riuscì a fermare l'invasore e nel 9, nella foresta di Teutoburgo, Quintilio Vario fu sconfitto da Arminio e tre legioni furono
annientate. Prima preoccupazione di Augusto fu di integrare la famiglia nel nuovo sistema politico e nella propaganda ideologica, celebrandone l'ascendenza divina da Enea. Nella veste di pater familias sottolineava il carattere romano tradizionale della gens e il ruolo di primo piano assunto dalla famiglia gli consentì di trasferire al proprio erede clientele e prestigio.
Per la successione, si rivolse ai figli della terza moglie, Livia: Tiberio e Druso. Il primo sposò Giulia nell'11 a.C., ricoprì il consolato due volte e celebrò un trionfo per le campagne germaniche. Augusto pretese che adottasse Germanico, figlio del fratello Druso, nel 4 d.C. A Tiberio furono poi attribuite la potestà tribunizia e l'imperium proconsolare. Nel 13 celebrò il trionfo sui Germani e gli fu conferito un imperium pari a quello di Augusto. Alla sua morte, Tiberio poteva tranquillamente ereditare i suoi poteri.
La politica culturale si espresse nelle arti
figurative e nell'architettura, in pubbliche cerimonie, nella letteratura e nella monetazione, con il coinvolgimento di intellettuali nella promozione del senso di restaurazione morale e di pacificazione promosso dall'imperatore. Nelle Res Gestae Augusto stesso dei poeti dell'età augustea, ripercorse tutte le tappe del proprio operato. Le opere degli storici e spesso sotto la protezione di Mecenate, si possono ricostruire le idee e la politica culturale dell'epoca. Momenti importanti di esaltazione della figura di Augusto furono i ludi saeculares, tenuti a Roma nel 17 a.C. Il culto di Augusto si diffuse anche in Oriente e in Occidente era associato a quello di Cesare divinizzato; il suo compleanno era celebrato pubblicamente e il suo nome fu inserito nelle preghiere dei Salii.
I Giulio Claudi Alla morte di Augusto, avvenuta nel 14 d.C., Tiberio dichiarò in senato di non sentirsi in grado di assumere la pienezza dei poteri e suggerì di affidarli a
più persone: il senato non fu d’accordo e,anzi, lo spinse ad accettare i pieni poteri. Era impossibile concepire un ritorno alle formeanche per il senato. Tra il 14 e il 68 il potere rimase all’interno della famiglia Giulio-repubblicane,Claudia, composta dai discendenti degli Iulii e dei Claudii. Il problema della successione siripresentò: Germanico morì nel 19 e Druso minore nel 23, quindi, quando Tiberio morì, dovettesuccedergli Caligola, figlio di Germanico e Agrippina. Questa soluzione prescindeva sia dallauna preparazione istituzionale sia da un’adozione:carriera politica-militare sia da Caligola non erastato adottato da Tiberio e non aveva condiviso con lui né l’imperium proconsolare né la potestàtribunizia. Egli discendeva per linea femminile da Augusto e per linea maschile dai Claudi e daal ramo “antoniano” della famiglia, riprendendoMarco Antonio, tanto che decise di dare rilievoalcune
suggestioni della regalità orientale. Alla sua morte, il potere rimase nella famiglia di Germanico, con Claudio, il fratello, il primo princeps completamente estraneo alla famiglia degli L’ultimo Iulii. L'imperatore della dinastia fu Nerone: figlio di un aristocratico estraneo alla famiglia di Augusto, erede solo in linea materna, perché figlio di Agrippina minore e per adozione di Claudio.Tiberio regnò dal 14 al 37. Godette di scarsa popolarità, ma il suo governo fu sostanzialmente una positiva prosecuzione di quello augusteo. Dalle fonti emerge il problema del suo rapporto con il senato, ma, in esse, i tratti negativi del carattere dell’imperatore oscurano la sua volontà di rispettare le forme di governo repubblicano, evidente nel rifiuto degli onori divini. Tiberio fu un uomo valoroso sia a livello militare sia a livello governativo. Gestì in modo attento la libertà dei magistrati sia la situazione nelle province, perché non
venissero sfruttate. Fu un amministratore accorto. Portò a definitivo compimento la riforma del sistema elettorale, con il passaggio delle votazioni dai comizi popolari al senato, il quale rivendicò la propria libertà decisionale. Stabilizzò la frontiera sul Reno, ma non proseguì nelle conquiste germaniche. Alla morte di Germanico (probabilmente, un omicidio politico), Tiberio si ritrovò in contrasto con Agrippina: il problema fondamentale era la successione. La svolta nel regno di Tiberio si ebbe nel 23, quando il prefetto del pretorio, Seiano, cominciò a crearsi un forte potere personale, concentrando le truppe pretoriane a Roma e guadagnandosi la fiducia di Tiberio, tanto che, quando questo decise di lasciare Roma e rifugiarsi a Capri nel 26, Seiano riuscì a monopolizzare i contatti con lui e dominare così la politica della città. Riuscì a influenzare le decisioni dell'imperatore e cominciò a mirare
alla successione.Quando, però, nel 31, fece dichiarare Agrippina nemico pubblico e imprigionare i suoi figli,Antonia, madre di Germanico, riuscì a risvegliare i sospetti di Tiberio, che intervenne e feceprocessare e giustiziare Seiano. Negli ultimi anni di regno, scoppiò una crisi finanziaria e siacuirono i contrasti con il senato. Si aprì un periodo di terrore, con processi per lesa maestà:Agrippina si suicidò e i due figli furono uccisi. Come possibili successori restarono TiberioGemello, figlio di Druso minore, e Gaio Caligola, ultimo figlio di Germanico in vita. Tiberio linominò eredi congiunti, ma, alla sua morte, il senato riconobbe unico erede il maggiorenneCaligola.Caligola. Regnò dal 37 al 41 e il suo impero è ricordato soprattutto dalle sue stravaganze,amplificate da una storiografia ostile. Aveva il consenso popolare e dell’esercito, a cui si appoggiò,inaugurando una politica di donazioni, grandi
spettacoli e ambiziosi piani edilizi. Così facendo, esaurì tutte le riserve finanziarie. La diffidenza del senato si riflette nelle fonti storiografiche, ostili, che lo dipingono come un folle tiranno. Le fonti attribuiscono le sue stravaganze a una malattia mentale, come anche le sue inclinazioni verso forme di dispotismo orientale. In realtà, fece propri quei tratti della concezione monarchica orientali già messi in evidenza da Antonio. Decise di far di Mauretania, l’ultimo discendente di Antonio, dando uccidere, nel 40, re Tolomeo inizio a una guerra che si concluse solo sotto Claudio. In Oriente, ripristinò una serie di stati cuscinetto. Con gli Ebrei nacque un serio conflitto, perché l’imperatore tentò di imporre il posizionamento di una sua statua all’interno del Tempio di Gerusalemme. Nel gennaio 41, cadde vittima di una congiura dei pretoriani e la sua morte evitò che scoppiasse un conflitto in Giudea.
Regnò dal 41 al 54. Era zio di Caligola e, come il predecessore, non gode del consenso delle fonti, che lo presentano come uno