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IL NON SAPERE

Abbiamo detto che inizialmente Ma poi ne era rimasto deluso e se ne era

Socrate era stato allievo di allontanato, perché aveva capito che la

Anassagora e si era dedicato mente umana non è in grado di capire i

alla filosofia della natura “perché” ultimi delle cose

quindi la ricerca dell’arché è inutile perché noi non

possiamo conoscere i principi del mondo.

Perciò Socrate abbandonò gli studi cosmologici e si dedicò solo all’essere umano.

e disse che la filosofia deve

Infatti riprese l’oracolo di Delfi che essere un'indagine dell’uomo

diceva “conosci te stesso” su sé stesso.

A questo tipo di ricerca dedicò tutta la sua vita, perché pensava che una vita

senza ricerca non è degna di essere vissuta.

Socrate riteneva che il modo migliore per conoscere

Inoltre

se stessi è attraverso il rapporto con gli altri.

Il punto di partenza di questo dialogo, però,

Per questo la sua indagine deve essere la consapevolezza della

filosofica si basa sul dialogo. propria ignoranza

Perciò, quando l’oracolo (=il Solo se ammettiamo di non sapere le

sacerdote) di Delfi lo definì “il più cose, siamo disposti a interrogarci e a

sapiente tra gli uomini”, Socrate cercare le risposte per imparare.

rispose che il vero saggio è colui

che sa di non sapere.

In questa teoria Socrate riprende un po’ l’agnosticismo metafisico di Protagora e Gorgia,

che dicevano che sulle grandi questioni non siamo in grado di dire nulla con sicurezza.

Inoltre fa qui una polemica contro tutti

gli intellettuali e i filosofi che pensano di

avere tutte le certezze e quindi non

sentono il bisogno di cercare la verità.

La polemica di Socrate è anche

contro i sofisti, che appunto si

definivano “sapienti”. Lui invece si Invece chi sa di non sapere si

definisce “filosofo”, ovvero sforza di conoscere.

“amante della sapienza”: e il suo 4

amore per la sapienza è un

desiderio che lo spinge a cercarla

IL DIALOGO : IRONIA E MAIEUTICA

Socrate non scrisse mai nulla, cioè il confronto con l’altro per

perché per lui la ricerca filosofica si mezzo della parola.

fa attraverso il dialogo Esso si struttura in due momenti:

maieutica

ironia.

Socrate ricorre all’ironia, a giochi di Infatti Socrate finge ironicamente di

parole e a battute, per smascherare non sapere nulla e chiede al suo

l’ignoranza del suo interlocutore interlocutore di mostrargli le sue

(=colui con cui parla) conoscenze

All’inizio Socrate lo loda per la sua sapienza, ma poi comincia a fargli una serie di

domande e gli fa sorgere tanti dubbi.

Poi, con il metodo della confutazione, dimostra la debolezza e l’incoerenza di

queste conoscenze

in questa fase Socrate usa così provoca vergogna e rabbia

anche il metodo per assurdo all’interlocutore, che è costretto ad

che era stato usato da Zenone ammettere la propria ignoranza

L’ironia, allora, è il metodo grazie a cui l’interlocutore può purificare (=

liberare) la mente dalle sue false conoscenze e cercare la verità.

La maieutica è l’arte di far partorire

Socrate è come un ostetrico che aiuta

le anime a partorire (= a tirare fuori) le Infatti la verità non deve essere

loro verità e il loro genuino punto di inculcata dall’alto, ma deve essere

vista sulle cose una conquista personale, che

nasce dalla mente di ciascuno.

Perciò per Socrate la vera educazione è

un’auto-educazione, cioè il maestro deve aiutare 5

l’alunno a raggiungere da solo la conoscenza.

INDUZIONE, CONCETTI E VERITà

In che modo Socrate fa ciò? Cioè chiede all’interlocutore di dare una definizione

Attraverso una domanda: precisa di quello di cui si sta parlando

che cos’è? (es. cos’è la giustizia? cos’è la bellezza? cos’è la politica? ecc.)

Di solito la gente risponde facendo Questo tipo di ragionamento è detto

degli esempi, ma Socrate dice che induttivo, cioè si parte da una serie

non gli interessano gli esempi, vuole di esempi concreti per arrivare a una

la definizione generale. definizione astratta generale

Aristotele poi spiega che questa definizione è il concetto di una certa cosa.

Lo stile usato da Socrate durante il dialogo è

la brachilogia: cioè discorsi brevi, battute Con queste domande

veloci, domande e risposte. ottiene un effetto

positivo:

negativo: porta l’interlocutore a dare

mette in crisi l’interlocutore una definizione

soddisfacente

Per questo Platone descrive Socrate come un

“pungolatore di anime”, perché egli pungeva con le

domande il suo interlocutore. 6

Volendo trovare una definizione precisa (unica e universale) dei concetti (anche da un

punto di vista linguistico) Socrate va contro il relativismo dei sofisti

Però Socrate non costruisce una “scienza delle

definizioni” come poi faranno Aristotele e Platone

e soprattutto non vede in queste definizioni per lui le definizioni sono solo

un’entità metafisica eterna e superiore “esigenze” o “direzioni” della

ricerca.

Infatti, come i sofisti Socrate pensa che non esista una verità assoluta

però pensa che attraverso il confronto e il dialogo si può raggiungere un

accordo per trovare una verità comune

infatti si confrontano le diverse idee e si cerca omologhia= discorso comune

di trovare dei punti in comune e di scegliere le o ragione condivisa.

opinioni che sembrano più utili e valide

Quindi Socrate sottolinea sempre l’importanza del dialogo, che è un principio

fondamentale dell’essere umano, perché non potremmo esistere senza

dialogare con gli altri

il dialogo, quindi, è il sommo bene, che il dialogo inoltre è l’unico

rende la vita umana degna di essere vissuta principio indiscutibile,

perché se lo discutiamo

stiamo già dialogando

e se esiste la vita dopo la morte, dialogheremo anche lì. 7

L’ETICA

La definizione più importante che vuole trovare Socrate è quella di virtù

La virtù per i greci è il modo migliore ad es. la virtù del sole è risplendere, la

(=ottimale) di essere qualcosa: virtù del leone è la forza, ecc.

Quindi la virtù degli uomini è il modo

migliore di comportarsi.

In origine i greci pensavano che I sofisti invece pensavano che la virtù fosse

la virtù fosse innata, cioè data un valore che si conquista con impegno

dagli dei fin dalla nascita attraverso la paideia (=educazione)

Anche Socrate pensa che la virtù non è un dono gratuito ma una faticosa conquista

Inoltre egli ritiene che la virtù è una infatti, per essere uomini nel modo

forma di sapere, quindi una scienza migliore (=virtuosi) bisogna cercare,

ragionare e riflettere criticamente

sull’esistenza, cioè fare filosofia.

Secondo Socrate, dunque, non esistono il Bene e il Male in senso assoluto, ma di volta

in volta ciascuno di noi col suo ragionamento decide cosa è giusto e cosa no.

Questo pensiero di Socrate è definito razionalismo morale.

Dall’idea della virtù come scienza deriva anche un’importante conseguenza:

la virtù può essere insegnata e comunicata agli altri.

Perciò, dice Socrate, bisogna che ciascuno impari non solo le

tecniche utili per fare il proprio mestiere, ma impari anche il

mestiere di vivere, cioè la scienza del bene e del male..

Per Socrate non ha senso parlare di tante virtù, perché la virtù è unica ed è appunto

questa scienza del bene

Essa dunque è qualcosa di interiore, perciò i valori non sono cose

che riguarda la ragione e l’anima umana esteriori come la ricchezza, la 8

fama, la bellezza o la forza.

LA FELICITA’ E LA POLITICA

Questo pensiero di Socrate, però, non Anzi, lo scopo della virtù, per Socrate,

significa che bisogna allontanarsi da è proprio la felicità (=eudaimonia).

tutte le felicità terrene

La virtù non è una negazione dell’esistenza, ma anzi è il modo per rendere migliore e

più felice la nostra vita.

Infatti le persone non virtuose sono invece la virtù è un calcolo intelligente

quelle che non ragionano e si che ci aiuta a scegliere ciò che è più

abbandonano agli istinti (ad es. la utile per noi e per gli altri, in modo da

violenza) vivere più felici.

Da ciò deriva anche la politicità, perché l’uomo è un animale sociale e quindi per

essere felice deve saper vivere con gli altri

Perciò la politica consiste nel ragionare insieme

sulle cose della città per trovare il bene comune

I PARADOSSI DELL’ETICA SOCRATICA

Da questa concezione di virtù derivano due paradossi

1. Nessuno fa peccati volontariamente: infatti (cioè chi compie

chi fa il male lo fa per ignoranza del bene cattive azioni non sa

che sta compiendo il

male, ma ignora quale

quando facciamo qualcosa, pensiamo sia il vero bene)

sempre di fare ciò che per noi è un bene,

ma non ci rendiamo conto che ciò avrà

conseguenze negative perché non

abbiamo ragionato abbastanza.

Per questa idea Socrate è stato accusato di intellettualismo etico,

perché ha sottovalutato il ruolo della volontà, ovvero il fatto che a volte

noi sappiamo che una cosa è un male, ma la facciamo lo stesso perché

siamo spinti dai nostri istinti e desideri.

2. E’ preferibile subire il male che commetterlo: 9

infatti solo la virtù e il bene ci rendono felici, perché se facciamo qualcosa

di male, esso ci porterà sicuramente all’infelicità

IL DEMONE, L’ANIMA E LA RELIGIONE

Secondo le testimonianze, Socrate Egli infatti dice che c’è dentro di lui

pensava che la filosofia fosse una un demone che gli parla e gli

missione che gli era stata affidata consiglia cosa fare o non fare.

dalla divinità.

Questo demone, quindi, è come la voce della nostra coscienza, che ci guida

nelle nostre azioni e ci indica ciò che è giusto o sbagliato

quindi può essere questa idea deriva sia dalla concezione orfica

considerato come una dell’anima come prigioniera del corpo, sia

personificazione dell’anima dall’idea scientifica che l’anima è la sede della

vita intellettuale, cioè della ragione.

Ma pe

Dettagli
A.A. 2023-2024
11 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher stefantonellina di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Messana Vincenzo.