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Trattamento delle imposte differite e anticipate
Se il risultato civilistico è maggiore del reddito imponibile fiscale, le imposte differite, che sono imponibili negli esercizi successivi e quindi di competenza dell'esercizio e esigibili in futuro, vanno iscritte alla voce 20 del Conto economico (imposte sul reddito) e contabilizzato il corrispondente accantonamento al Fondo per imposte anche differite (voce B2 del passivo dello stato patrimoniale).
Se il risultato civilistico è inferiore al reddito imponibile fiscale, le imposte anticipate, che sono deducibili negli esercizi successivi e quindi di competenza futura e esigibili nell'esercizio, vanno iscritte con segno negativo alla voce 20 del Conto economico (quindi vanno tolte dalle Imposte sul reddito) e contabilizzate tra i crediti dell'attivo dello Stato patrimoniale (voce C. II 5-ter: Imposte anticipate).
Le imposte si distinguono in:
- Imposte correnti:
- di competenza dell'esercizio
- esigibili nell'esercizio
- Imposte differite:
- di competenza dell'esercizio
- esigibili in futuro
- Imposte anticipate:
- di competenza futura
- esigibili nell'esercizio
Registrazioni di chiusura
Obiettivo: chiusura di tutti i conti, economici e finanziari, al fine di redigere il bilancio di esercizio.
Innanzitutto, si chiudono i conti economici girando gli importi ad un conto transitorio denominato "contoeconomico". Si determina il risultato di esercizio. Poi si chiudono i conti finanziari nella voce transitoria "Bilancio dichiusura" (compresa la perdita o utile d'esercizio).
Riapertura dei conti
Si riaprono tutti i costi finanziari (e non i conti economici).
Poi bisogna effettuare scritture riguardo a:
- esistenze iniziali che vanno girate a CE come costo
- risconti attivi e passivi, che vanno girate a CE rispettivamente come costi e ricavi
- ratei attivi e passivi, che vanno girate a CE rispettivamente come ricavi e costi
Bilancio di esercizio
Dopo la chiusura dei conti, le imprese devono redigere il bilancio.
La sua redazione è obbligatoria solo per le società di capitali.
Esiste una versione in
forma abbreviata, utilizzabile sulle società più piccole. Il bilancio è composto da: - SP - CE - Rendiconto finanziario - Nota integrativa Poi relazione sulla gestione e relazione dei sindaci Riclassificazione del bilancio SP: attivo in ordine di liquidità crescente e passivo in ordine di esigibilità crescente. Le attività sono divise in: - immobilizzazioni - Attivo fisso - scorte - Attivo circolante crediti (liquidità differita) e liquidità (immediata) Le passività invece sono distinte in: - Patrimonio netto o capitale proprio (finanziamenti interni) - Passività consolidate (oltre l'anno) - Passività correnti (entro l'anno) - capitale Debiti consolidati e correnti sono i finanziamenti di fonte esterna di credito CE: riclassificazione a costo del venduto (dove costo del venduto = esistenze iniziali + acquisti - rimanenze finali) La forma scalare del CE ha il vantaggio di fornire risultati.intermedi:→risultato- Margine lordo (ovvero Ricavi – costo del venduto) della gestione caratteristica- Risultato operativo (ML – costi commerciali, amministrativi, industriali, del personale, ammortamenti)→AREA DELLA GESTIONE CARATTERISTICA →area- Saldo della gestione finanziaria (proventi finanziari – oneri fin) della gestione finanziaria→area- Saldo della gestione straordinaria (proventi straordinari – oneri straordinari) della gestione straordinariaRISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE: RO +- GF +- GSINDICIIndici economici: misurano la redditività dell'azienda, intesa come capacità di realizzare in futuro un reddito positivo. Sono economici quegli indici che hanno, almeno al numeratore o denominatore, un valore economico (cioè derivate dal CE)→redditivitàROE= RN/PN del capitale di rischio→redditivitàROI=RO/A della gestione caratteristica (risultato operativo/totale attività)Fra ROE e ROlcredito, il moltiplicatore della leva finanziaria amplifichi l'effetto positivo sul ROE, mentre in caso di valore negativo della differenza, il moltiplicatore amplifichi l'effetto negativo sul ROE. In sintesi, la leva finanziaria permette di amplificare gli effetti del ROI sul ROE, sia in positivo che in negativo, a seconda del rapporto tra capitale di credito e capitale proprio. La formula del ROE con la leva finanziaria può essere rappresentata come segue:<p>ROE = ROI + (ROI - costo del capitale di credito) x (capitale di credito/patrimonio netto)</p>
Dove:
- ROI rappresenta il rendimento sugli investimenti
- costo del capitale di credito è dato dagli oneri finanziari divisi per il capitale di credito
- capitale di credito indica il capitale preso in prestito
- patrimonio netto rappresenta il capitale proprio
La formula indica che la differenza tra il ROI e il costo del capitale di credito viene moltiplicata per il rapporto tra capitale di credito e patrimonio netto. Questo moltiplicatore determina se il ROE sarà maggiore o minore del ROI, a seconda dei valori dei componenti della formula.
La leva finanziaria è uno strumento utilizzato dalle aziende per amplificare il rendimento degli investimenti, ma comporta anche un aumento del rischio finanziario. Pertanto, è importante valutare attentamente l'utilizzo della leva finanziaria e considerare i potenziali effetti sul ROE.attivo
Il secondo indice che analizziamo è il rapporto tra mezzi di terzi e mezzi propri, che indica l'effetto moltiplicatore del credito. Le imprese con un rapporto sbilanciato a favore dell'indebitamento esterno beneficiano di un effetto moltiplicatore, mentre quelle con un gap negativo sono meno danneggiate grazie all'effetto moltiplicatore.
Gli indici patrimoniali analizzano le caratteristiche strutturali dell'impresa e le problematiche legate alla composizione della sua situazione patrimoniale. Questi indici compaiono sia al numeratore sia al denominatore, valori di SPI.
Il primo indice che descriviamo è il grado di autonomia finanziaria, che misura la dipendenza da terzi finanziatori. Esso si calcola dividendo il patrimonio netto per il totale attivo.passività
Questa grandezza indica quanta parte di 1 euro di finanziamenti proviene da mezzi propri (dei soci o dell'imprenditore) dell'azienda. Quindi, più è alto e più l'impresa si affida all'autofinanziamento per reperire i fondi da investire negli impieghi elencati tra le attività. Viceversa, più è basso e più l'impresa fa ricorso a fonti esterne per finanziare gli investimenti.
Una volta appurato il grado di autonomia finanziaria o, se vogliamo, simmetricamente, quale complemento a 1 dell'indice di cui sopra, il grado di dipendenza finanziaria, può essere interessante rispondere alla seguente domanda: "quanta parte dei finanziamenti esterni deriva dall'indebitamento a breve?"
Grado di indebitamento corrente = PB/P = passivo corrente/totale passività
Che fornisce peso dell'indebitamento a breve rispetto al totale delle fonti finanziarie
Con gli indici finanziari, si
analizzerà quanto può essere pericoloso un elevato indebitamento corrente, soprattutto per il fatto che esso va spesso a finanziare investimenti a lungo termine. Passando all'analisi del lato degli impieghi della Situazione Patrimoniale, vediamo l'indice che esprime il loro grado di elasticità. Grado di elasticità degli impieghi = AC/A = attivo circolante/totale attività Questo indice evidenzia il peso degli impieghi a breve rispetto al totale degli investimenti e quindi ci dice quanto è elastica la struttura attiva del patrimonio. Indici finanziari: hanno al numeratore e denominatore voci patrimoniali, ma la loro funzione consiste nello studio della situazione finanziaria dell'impresa, per verificare l'esistenza o meno di un duraturo equilibrio finanziario tra entrate ed uscite. Mettono in relazione fonti e impieghi tenendo conto dei rispettivi tempi di pagamento e riscossione. Un importante concetto è quello del Margine di tesoreria, cheè dato dalla differenza: liquidità immediata e differita - passivo corrente, cioe in formula (Li + Ld) - PB. Dal margine di tesoreria si percepisce la probabile situazione di liquidità aziendale, perciò un segno negativo del margine sta a significare che l’impresa non sarebbe in grado, con la liquidità di prima e seconda linea, di far fronte agli impegni assunti a breve termine, se ultimi scadessero tutti insieme. Trasformando il margine, che è in valore assoluto, in un rapporto, ossia in un valore relativo, avremo:
Quoziente di tesoreria = (Li + Ld)/PB = (liquidità immediata + liquidità differita) / passivo corrente
Che ci dice quanta parte di 1 euro di impegni a breve siamo in grado di onorare con le disponibilità a breve dell’impresa.
Analogamente, dal concetto di Margine di disponibilità (anche detto capitale circolante netto), che è dato dagli stessi termini del margine di tesoreria più le scorte
liquidità immediata + liquidità differita + scorte - passivo corrente Si ricava un valore della liquidità o illiquidità dell'impresa che tiene conto della possibilità di realizzo del magazzino (ovvero della possibile vendita a breve della merce immagazzinata) qualora ciò si rendesse necessario al fine di adempiere gli impegni di prossima scadenza. Quoziente di disponibilità = attivo circolante / passivo corrente = attivo circolante / passivo corrente Ossia quanta parte di 1 euro di debiti a scadenza ravvicinata siamo in grado di pagare con la liquidità immediata e diventa e con la vendita sempre a breve delle scorte. Il margine di liquidità immediata ci consente di capire la situazione di liquidità aziendale prendendo in considerazione esclusivamente la liquidità monetaria (C/C bancario o costale e denaro in cassa) e i debiti correnti. La formula è liquidità immediata - passivo corrente. Quoziente di liquidità immediata = liquidità immediata / passivo corrente = liquidità immediata / passivo correnteliquidità immediata/passivo corrente è l'indice della liquidità monetaria dell'impresa, perché mostra quanta parte di 1 euro di debito a breve possiamo saldare con le attività detenute in moneta.
Gli indici di produttività sono ad esempio i ricavi medi per addetto, RO per addetto, ...
Secondo il TUIR, la deducibilità dell'accantonamento al fondo svalutazioni crediti non è ammessa quando l'ammontare complessivo delle svalutazioni e degli accantonamenti ha raggiunto il 5% del valore nominale o di acquisizione dei crediti.
Beni a fecondità semplice: beni che esauriscono utilità al primo ciclo produttivo.
CAPITALE DI TERZI
Il capitale di terzi si divide in:
- apporti - debiti di finanziamento; di denaro nell'azienda da parte di terzi che possono essere banche o altri istituti di credito, obbligazionisti e altri finanziatori.
- detti - debiti di funzionamento, anche credito mercantile.