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R
8 2
1. a+(b+c) = (a+b)+c a, b (proprietà associativa dell’addizione), per cui si può scrivere tranquillamente
a + b + c; R;
8 2
2. esiste un unico elemento, 0, tale che 0 + a = a + 0 a
R
8 2
3. a esiste uno ed un solo elemento a, elemento opposto di a tale che a + ( a) = a + a = 0;
R
8 2
4. a + b = b + c a, b (proprietà commutativa dell’addizione);
• \ {0}, ·)
(R è un gruppo commutativo, ovvero
R
· · · · 8 2
1. a (b c) = (a b) c a, b (proprietà associativa della moltiplicazione), per cui si può scrivere
· ·
tranquillamente a b c; R;
· · 8 2
2. esiste un unico elemento, 1, diverso da 0, tale che 1 a = a 1 = a a
R 1 1 1
8 2 \ {0} · ·
3. a esiste uno ed un solo elemento a , elemento inverso di a, tale che a a = a a = 1;
R
· · 8 2
4. a b = b c a, b (proprietà commutativa della moltiplicazione);
• R
· · · 8 2
a (b + c) = a b + b c a, b, c (proprietà distributiva);
• ·,
è compatibile con + e ovvero R,
8 2
1. se a b, allora a + c b + c c
·
2. se 0 a e 0 b, allora 0 a b;
• )
(R, è completo.
4 Preliminari
Osservazione 1.3.2. 1. In realtà si dimostra che, in e↵etti, un tale insieme esiste ed è unico.
·
2. È consuetudine omettere il segno di moltiplicazione e scrivere ab in luogo di a b. Q.
3. Senza la richiesta finale della completezza, gli stessi assiomi sono soddisfati anche da
6
4. Se x y scriveremo anche y x. Se poi x y e x = y scriveremo, com’è naturale, x < y o x > y.
R
5. Le prime 3 proprietà dicono che è un campo.
In alcuni testi l’ultimo assioma di completezza viene presentato tramite un altro principio, ovviamente equivelente,
noto come R R
⇢ [
Principio di Dedekind: Siano A, B due sottoinsiemi non vuoti e disgiunti tali che A B = e a < b per ogni
R); R
2 2 2
a A e per ogni b B (si dice in tal caso che (A, B) è una sezione di allora esiste c tale che a c b per
2 2
ogni a A e per ogni b B. 2 2
Gli studenti più distratti leggono questo assioma nel modo seguente: per ogni a A e per ogni b B con a < b
R
2
esiste c tale che a c b, che è un’a↵ermazione ben diversa, si guardi l’enunciato del successivo Teorema 1.3.5.
R,
⇢ 6 ;,
Definizione 1.3.3. Se A A = è illimitato superiormente (risp. inferiormente), si pone sup A = +1 (risp.
1).
inf A = R R
1 1.
Per questo motivo risulta allora sup = e inf = N
2
Teorema 1.3.4 (Assioma di Archimede). Per ogni x, y > 0 esiste n tale che nx > y.
Q). R Q
2 2
Teorema 1.3.5 (Densità di Per ogni x, y con x < y esiste q tale che x < q < y.
Questo è un risultato utilissimo nella pratica, perché implica che ogni numero reale può essere approssimato, con la
precisione richiesta, da un numero razionale. N
Teorema 1.3.6 (Principio d’induzione). Sia P una proprietà definita in un sottoinsieme M di tale che
• P (1) è vera,
• N,
2
da P (n) discende P (n + 1) per ogni n
N.
8 2
allora P (n) è vera n
Il supporre vera P (n) per poi verificare P (n + 1) è comunemente chiamato passo induttivo o ipotesi induttiva.
Anche se a prima vista non se ne capisce il motivo, il teorema precedente è equivalente al
N
Teorema 1.3.7. Ogni sottoinsieme non vuoto di ammette minimo.
N
2
Esempio 1.3.8. Per ogni n la somma dei primi n numeri naturali è
n(n + 1)
S(n) = 1 + 2 + . . . + n = .
2
Infatti se n = 1, S(1) = 1. Se poi supponiamo che sia vera la S(n) (ipotesi induttiva), abbiamo
n(n + 1) (n + 1)(n + 2)
S(n + 1) = S(n) + n + 1 = + n +1= ,
2 2
che è la formula di S(n + 1). 6
Esempio 1.3.9. Dimostriamo per induzione che per ogni q = 1 risulta
n
X n+1
1 q
k
q = .
1 q
k=0
1 q
Infatti se n = 0 risulta 1 = . Supponiamo vera la formula per n e dimostriamola per n + 1:
1 q
n+1 n
X X n+1 n+2
1 q 1 q
k k n+1 n+1
q = q + q = (per ipotesi induttiva) + q = ,
1 q 1 q
k=0 k=0
cioè P (n + 1).
1.4 Il valore assoluto 5
R̄ R [ {1, 1},
Può anche essere utile introdurre la nozione di retta reale estesa = che per brevità viene scritta
1, 1]. ±1
anche come [ Osserviamo però che questa scrittura è solo un simbolo, e non deve far pensare che siano
R. R
1 1 8 2
numeri, benché, in e↵etti, sia vero che < a < a Tra l’altro, alcune proprietà di (ma non tutte) si
R̄,
possono estendere facilmente a ad esempio
• R;
1 1 8 2
a + = a
( 1 se a > 0,
• · 1
a = ;
1 se a < 0
• 1 · 1 1;
=
( 1 se a > 0,
1
• = ;
a 1 se a < 0
• R;
a 8 2
= 0 a
1 ( 1 se a > 0,
• a
1 = 0 se a < 0. 1 1
In definitiva, non si riesce a dare un senso a e 0·1, che potremo comunque recuperare, in alcuni casi, intendendo
quei valori come limiti (si vedano i Capitoli 2 e 4).
Per il futuro sarà anche utile introdurre la terminologia seguente, del tutto coerente con il sentire comune.
Definizione 1.3.10. Diremo che un numero reale x è positivo se x 0, strettamente positivo se x > 0, negativo se
x 0 e strettamente negativo se x < 0.
R R R R
+ {x 2 1) {x 2 1,
Porremo anche con = : x 0} = [0, e = : x 0} = ( 0].
1.4 Il valore assoluto
R
In introduciamo una funzione importantissima, detto valore assoluto o modulo.
R
2
Definizione 1.4.1. Se x definiamo valore assoluto di x il numero
( x se x 0,
|x| =
x se x 0.
Risulta facile dimostrare le seguenti disuguaglianze:
• R
|x| 8 2 |x|
0 x e = 0 se e solo se x = 0;
• R;
±x |x| 8 2
x
• R 1 1
|xy| |x||y| 8 2 | |x| |x | |x| 6
= x, y (da cui x| = e = se x = 0);
• R
|x |x| |y| 8 2
+ y| + x, y (disuguaglianza triangolare);
• R;
|x| |y| |x 8 2
y| x, y
• R
|x| 8 2 8
M se e solo se M x M x e M > 0. R, R R R
⇥ !
Il valore assoluto definisce naturalmente una distanza ( metrica) in cioè una funzione d : tale che
• R
8 2
d(x, y) 0 x, y e d(x, y) = 0 se e solo se x = y;
• R
8 2
d(x, y) = d(y, x) x, y (proprietà di simmetria);
• R
8 2
d(x, y) d(x, x) + d(z, y) x, y, z (disuguaglianza triangolare). R.
|x
Infatti basterà definire d(x, y) = y| e verificare che in e↵etti questa funzione è una distanza in
x
6 2 {
Infine, se x = 0 chiameremo segno di x il numero segn(x) := 1, 1}.
|x|
6 Preliminari
R
1.5 Topologia in R
2
Definizione 1.5.1. Sia x e r > 0. Si chiama intorno sferico di centro x e raggio r l’insieme I(x , r) di tutti i
0 0 0
numeri reali che istano da x meno di r, ovvero
0 R
{x 2 |x |
I(x , r) = : x < r}.
0 0
Un qualsiasi insieme U contenente un intorno sferico di centro x si dice intorno di x .
0 0
In definitiva, ogni intorno di un punto contiene un intorno sferico centrato nel punto stesso.
Esempio 1.5.2. Gli insiemi [ 1, 1], ( 1, 1), [ 1, 1), ( 1, 1] sono tutti intorni del punto 0. Non lo sono invece gli
R
insiemi ( 1, 0] o [0, 1]. Invece è sempre intorno di ogni suo punto.
±1
Benché non siano numeri reali, è utile anche definire gli intorni di infinito. Più precisamente:
R
1 2 1) ⇢
Definizione 1.5.3. Si dice che U è un intorno di se esiste a tale che (a, U . Analogamente diremo che
R
1 2 1, ⇢
V un intorno di se esiste b tale che ( b) V . Q
3 1) [ { 1, 1,
Esempio 1.5.4. L’insieme (14 , 13} è un intorno di mentre non lo è. Analogamente, ( ⇡] è un
R
1, 1 1.
intorno di e lo è sia di che di
Quindi, una volta individuato un intorno U , ne troviamo infiniti altri prendendo insiemi che contengono U . Cosa
succede se invece prendiamo degli insiemi contenuti in U ? Se la scelta è fatta in maniera oculata, otteniamo ancora un
intorno. Infatti, indicando con x anche infinito, abbiamo, in modo pressoché automatico dalla definizione di intorno:
0
Teorema 1.5.5. Sia U un intorno di x , allora esiste un intervallo V contenuto in U che è ancora intorno di x .
0 0
R̄.
2 \
Siano U e V due intorni di x Allora anche U V è un intorno di x .
0
0
Vale un altro risultato, piuttosto utile, ad esempio per dimostrare l’unicità del limite (quando esiste), comunemente
noto come R̄,
2 6
Teorema 1.5.6 (Separabilità della topologia euclidea). Siano x, y x = y. Allora esistono un intorno U di x e
\ ;.
un intorno V di y tale che U V =
R
⇢ 2
Definizione 1.5.7. Sia A e x A. Si dice che x è un punto interno ad A se esiste un intorno di x contenuto
0 0 0
in A. R
⇢
Un insieme A si dice aperto se ogni suo punto è interno.
R R
⇢ \
Un insieme C si dice chiuso se C è aperto.
La parte interna di un insieme A, denotata con , è l’unione di tuti i suoi punti interni.
A
È facile dimostrare la seguente
Proposizione 1.5.8. Un insieme è aperto se e solo se coincide con la sua parte interna.
R R
2 {x 2
Se a, b indichiamo con (a, b) l’intervallo : a < x < b}, che risulta aperto, e infatti è chiamato
R
{x 2
intervallo aperto. Invece, posto [a, b] = : a x b}, risulta che questo intervallo è chiuso, in quanto
R \ 1, [ 1),
[a, b] = ( a) (b, che è aperto. Per questo motivo [a, b] si chiama intervallo chiuso. Notiamo che un aperto
R
di non ha mai massimo o minimo, mentre se è chiuso li ha solo se è limitato, e non ne ha se è illimitato: [a, b] ha
1, 1)
minimo a e massimo b, il chiuso ( 3] non ha minimo (ma ha massimo in 3) e il chiuso [2, non ha massimo (ma
ha minimo in 2). 1) 1,
D’altra parte, gli intervalli [a, b) e (a, b] non sono né aperti né chiusi. Inoltre (a, e ( b) sono aperti, cosı̀ i
1, 1)
loro complementari ( a] e [b, sono chiusi.
R
Ovviamente anche è aperto, per cui l’insieme vuoto è chiuso. Ma anche l’insieme vuoto soddisfa la definizione di
R R ;
aperto, per cui il suo complementare è anche chiuso. Si può dimostrare in e↵etti che e sono gli unici sottoinsiemi
R.
contemporaneamente chiusi e aperti in
R
Infine sono aperti in gli insiemi R R, R N,
\ {a} 8 2 \
a
mentre sono chiusi gli insiemi R, N, Z.
{a} 8 2
a
R
1.5 Topologia in 7
Teorema 1.5.9. L’unone di una famiglia qualsiasi di aperti è un aperto.
L’intersezione di una famiglia qualsiasi di chiusi è un chiuso.
L’intersezione di un numero finito di aperti