Estratto del documento

Pompeo:

o - “ è un grande nome di cui è rimasta solo l'ombra”, è stato un grande ma

ora non lo è più

=>similitudine= è stata una quercia che però ora non a onda più le radici

nella terra.

-Malgrado il potere e ettivo di Pompeo si sia estinto, è ancora venerato.

Anche la quercia era un albero sacro, venerato

Cesare: dietro al Cesare di Lucano c'è il Catilina di Sallustio bramosia di

o potere, assenza del limite

Ritratto di Catone

Questi i costumi, questa la irremovibile disciplina del duro Catone,

o consistono nel mantenere l'equilibrio, rispettare limiti e seguire la natura

(essenziale nello stoicismo)

Dedicare la vita a vantaggio della patria e non credere di essere stato

o generato per sé, ma per tutto il mondo=non vivere la vita solo a proprio

vantaggio, ma a vantaggio di tutto il mondo

Per la città è un padre, un marito, cultore della giustizia, nessuno degli atti di

o Catone aveva la propria base la voluptas, cioè il piacere egoistico

Manca l'invocazione alle Muse e la dedica al Mecenate (=anti eneide)

• Cosa c'entra Crasso?

• ASPETTI STILISTICI=>C'è una tendenza ALL’ACCUMULAZIONE, uso di

metafore complesse e di periodi lunghi: barocco antelitteram

In latino ha allitterazioni e onomatopee

• Lucano è uno dei 5 poeti che Dante incontra nel libro.

• Come mai la Pharsalia è rimasta in circolazione nel medioevo? Perché è

• stoica.

Catone considera lecita una forma di suicidio quello in cui vieni istigato

• all’uccisione di qualcun altro. (suicidio catone=suicidio di Roma => vittoria di

Cesare)

ff ffi fi ff

Seneca

Muore a Roma nel 65. Non si sa come è andato a Roma. Ha avuto un con itto con Caligola, lo

condanna a morte ma nel mentre Caligola viene ucciso. Quindi da condanna a morte diventa in

esilio.

Nel 54 diventa imperatore Nerone, e Seneca non solo diventa il suo insegnante ma cura anche

l’esercito e la politica estera.

Scrive tantissimo:

Dialoghi (sono 7. Non sono veri dialoghi, sono piuttosto brevi ma hanno sempre un

destinatario)

De brevitate vitae: tema epicureo per eccellenza. L’uomo deve raggiungere la

virtus, di conseguenza deve durare un tempo ragionevole per avere la possibilità di

raggiungerla (82-83 anni). Per le morti premature, la colpa è solo nostra. L’attività

umana che ci avvicina al deus è la meditazione,(meditazione = tempo passato ad

individuare dentro noi stessi la presenza del Deus) non il lavoro perché era ricco

De otio

De ira

De tranquillizzate animi

De proventi Come mai C'è il male se c'è Dio ed è buono? Siccome la natura

partecipa nel Deus e il Deus coincide col bene, non è realmente male ma può

apparirci come tale perché c'è un difetto nella Virtus, non uniformiamo la nostra

ratio alla ragione naturale(= Deus)

De costantia sapientia: non puoi valutare la tua costanti nché la prova non ti viene

contro, non ti verrà messa davanti(es. : occuparsi di glio disabile)

De vita beata: qui la distanza tra stoicismo e cristianesimo è tanta. Qui tratta il tema

è meglio

dei soldi, lui infatti era ricchissimo. E il riassunto del suo pensiero è:

essere ricchi che poveri. Qui la distanza tra epicureismo e stoicismo è pochissima.

Questo dialogo è diviso in più parti:

Egestas: mancanza del necessario, non arrivare a ne mese

(da evitare assolutamente)

Pauperitas: possesso del necessario ma mancanza del

super uo

Divitias: ricchezza, essere tranquilli economicamente (da

preferire alla paupertas perché rende più semplice dedicarsi

alla meditazione, in quanto hai la mente libera)

Per il cristianesimo di cili da conciliare con la santità

Gli epicurei e gli stoici invece riescono a conciliarla a patto che la Divitias dipenda

dalla Virtus (=autosu cienza interiore).

Perdite di tempo che ti fanno allontanare dal Deus: lavorare, il gioco, leggere il

super uo, andare al circo:

L’otium e il negotium-> il negotium(impegno politico) è superiore allo studio e alla

contemplazione spirituale, in quanto rende il mondo migliore. L’unica situazione in

cui l’otium è superiore al negotio è in circostanze in cui il negotium non si puó

praticare usando la Virtus(=momento di dittatura)

Scrivere della propria politica vuol dire vivere per secoli e secoli.

Il mondo è creato da un’intelligenza superiore che gli stoici greci e romani

chiamavano deus/logos. E il compito dell’uomo è arrivare al logos.

• Cosa avrebbe detto delle paralimpiadi Seneca? Perdita di tempo alla quale evidentemente il

deus non ti ha destinato (in quanto disabile). Anche se, tu vincendo vinci dei soldi e quindi

arrivare al logos.

Trattati (i bene ci e le naturales questiones)

I bene ci: rapporto tra princeps e aristocrazia.

La donazione deve avvenire naturalmente senza pretendere qualcosa in cambio. Perché si

avvicina al logos.

fl

fl fi fi ffi ffi fi fi fi fl

Seneca analizza tutti i fenomeni naturali per spiegare che l’universo è troppo perfetto per essere

casuale. Il saggio vedendo la natura vede l’impronta del deus.

Consolazioni (le scrive tutte e tre durante l’esilio)

La povera marzia perde il glio adolescente. Cosa si dice a questo punto? Lui scrive che la morte

non è una cosa brutta ma bella perché si ricongiunge al logos.

Il male apparente è al centro di molti dialoghi (de provvidenza e de costanza sapienti).

Il male che dipende solo da noi è la perdita della virtus. Il male non esiste

Lettere a Lucilio

Queste lettere hanno un destinatario, piuttosto giovane, a digiuno di stoicismo.

Il principio primo veniva chiamato dai greci come logos, ovvero pensiero. Vivere secondo ragione

vuol dire vivere secondo natura. Inoltre il logos è contemporaneamente natura e ragione. Io non

ho ancora gli perché ho fatto un progetto di vita.

Seneca elogia Lucilio perché tratta bene i suoi schiavi, e racconta come venivano trattati quelli

che venivano torturati. Seneca dice che, in quanto esseri umani, hanno una scintilla di logos, e

quindi non bisogna trattarli male perché tutto il male fatto a loro, verrà fatto di conseguenza al

logos

Per questa analogia dice che il Princeps è simile al Logos:….. a ancato dal losofo che deve

curarne l'anima

Inoltre dice che, quelli che venivano trattati male, appena avevano l’occasione tradivano. Mentre

quelli non maltrattati, che avevano la possibilità di parlare durante i banchetti, non avrebbero

parlato in caso di tortura di nemici.

Gli schiavi non sono nostri nemici, siamo noi che ce li rendiamo nemici. (no abolizione schiavitú!)

Seneca poi racconta di come venivano svolti i banchetti, e lui fa apposta a descriverlo in modo

schifoso.

Inoltre dice che è un abominio trasformare un uomo in un’a ettatrice/raccoglitore di sputi… il vero

sfortunato è il padrone, per aver pensato e agito in questo modo.

Il punto in comune tra l’uomo libero e lo schiavo è il logos.

Chi lo dice che domani non sarai tu schiavo e lui padrone?

Due ragioni per non trattare male il tuo schiavo: una di principio (entrambi esistono, entrambi

hanno il logos); e una di strategia (lo schiavo che tratti male ti tradirà)

La nostra passione più cieca e irrazionale è l’ira. Questa è la più pericolosa per due motivi:

• Filoso co: perdita di irrazionalità.

• Può avere gli e etti più negativi sugli altri. E più l’iracondo è potente, più è peggio. Di

conseguenza chi ha il potere massimo, ovvero il princeps, deve più di ogni altro evitare l’ira.

Il contrario dell’ira è la clemenza. Una persona ci fa del male ma ci passi sù.

La clemenza ha un altro vantaggio, infatti colui che è clemente è spiritualmente superiore.

Più la pena è grande più c’è una paura di sottofondo.

Tragedie, il confronto è catartico.

Satira menippea, opera satirica. In parti in versi e in parti in prosa.

Apokolokyntosis, divinizzazione di una zucca.

De brevitate vitae strenua inerzia.

Questa condizione di spirito Orazio l’aveva de nita come

Tu credi che io stia parlando di quelli che sono dominati dalle necessità? No, ma anche quelli che

buttano il tempo per non averlo dedicato a se stesso.

Qui, alla base ci potrebbe essere un egocentrismo spaventoso. La virtus è raggiungibile

attraverso un dialogo continuo con se stessi.

Ognuno vive in funzione di qualcun altro

Come se Seneca trovasse sempre una scusa per non fare le cose.

Petronio

Muore suicida nella congiura contro Nerone nel 66 d. C.

fi fi ff fi fi ff ffi fi

Si pensa che sia l’autore del “Satyricon”, anche se non si sa di per certo. Forse è

Annales (Gaio Petronio

la stessa persona di cui Tacito ne descrive la morte negli

alias arbitro per l’espressione “arbiter elegantiae” usata da Tacito)

Di Petronio non sappiamo nulla, sappiamo solo quelle che ci dice Tacito riguardo

alla sua personalità e alla sua morte

Vive di notte, è dedito ai piaceri della vita=>famoso in tutta Roma

Uno che vive e se la gode quando c’è da vivere, ma quando c’è da lavorare è

perfettamente ingrato di farlo, infatti fu console e proconsole in Bitinia

Fu anche consigliere estetico di Nerone, il quale non fa nulla senza consultarlo

A ettazione dei vizi: l’autore fa nta di essere così per costruirsi un personaggio.

=>mostra di essere dedito ai vizi ma non lo è davvero

Le rock star, invece, dopo un po’ di anni abbandonano il personaggio nella vita

reale ma non nell’immaginario pubblico.

Socrate e Seneca si in iggono la pena di morte, una morte eroica.

Petronio=parodia

Cosa fa invece Petronio? Si taglia le vene e poi chiude la ferita, riaprendola e

chiudendola di continuo, poi va a chiacchierare con gli amici.

Infatti lui dice che la massima forma d’arte è la vita e che quindi si devono provare

tutte le emozioni, bisogna sperimentare tutto. Dato che la morte si può

sperimentare solamente una volta, cerca di avvicinarsi ad essa piú volte per

godersela no in fondo, nché la morte sopravviene con il sonno.

Sembra di essere davanti ad un esteta. (=D’Annunzio, Wilde)

Fino al 1400 non si seppe nulla del Satyricon, no a quando Poggio Bracciolini

scoprì il manoscritto (codice anonimo) e venne portato in Dalmazia. Questo ci fa

capire che a Roma non è circolato perché nessuno scrittore dell'epoca ne ha mai

parlato

Ci &egra

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

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