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CORNELIO GALLO E GLI INIZI DELL'ELEGIA LATINA

Del primo poeta elegiaco, Cornelio Gallo, abbiamo pochissime informazioni e la sua produzione poetica è andata totalmente perduta. Egli nacque intorno al 70 a.C. a Forum Iulii, nella Gallia Narbonense. Egli fu compagno di scuola e amico di Virgilio e si schierò dalla parte di Ottaviano durante le guerre civili in Egitto; dopo la vittoria fu nominato praefectus Aegypti, ma cadde in disgrazia e subì la condanna dell'esilio e la confisca dei beni. Morì suicida nel 26 a.C. (ricordiamo che Virgilio gli dedica la X egloga). Vi è una notizia secondo cui Virgilio avesse concluso il IV libro delle "Georgiche" con le lodi di Gallo per poi sostituire questa parte con la storia di Aristeo, dopo che l'amico era caduto in disgrazia. Come poeta, Gallo fu autore di 4 libri di elegie intitolate "Amores", nei quali canta la sua passione per Licòride. Nella sua poesia era centrale.

L'elemento erotico ma svolgeva un ruolo importante anche il mito el'erudizione geografica. Nel 1979 vi fu un ritrovamento papiraceo che ci ha restituito una decina di versi attribuiti a Gallo. In essi compaiono alcuni elementi fondanti di questo genere poetico: la donna occupa una posizione centrale come fonte di ispirazione e destinataria della poesia; il poeta dichiara la sua condizione di schiavo nei confronti della domina della sua esistenza; vita vissuta con sofferenza contro i valori portanti del mos maiorum; si rileva la poetica del corteggiamento mediante la poesia che avrà una funzione importante negli altri elegiaci.

TIBULLO LA VITA E LE OPERE

Sulla vita di Albio Tibullo sappiamo poco; le informazioni che abbiamo vengono da qualche accenno contenuto nelle sue elegie e in componimenti di altri poeti. Nato probabilmente fra il 55 e 50 a.C., nel Lazio, sarebbe morto intorno al 19. Faceva parte di una famiglia agiata appartenente al ceto equestre e fu amico di Messalla Corvino.

che riuscì a conservare una posizione di prestigio anche sotto il regime augusteo e che Tibullo seguì in alcune campagne militari. Visse gli ultimi anni in una campagna laziale. Sotto il nome di Tibullo, l'antichità ci ha trasmesso una raccolta di elegie, dette "Corpus Tibullianum", divisa in 3 libri (diventati 4 con la divisione del terzo in due parti, in età umanistica), che unisce a componimenti autentici, poemetti spuri e testi di altri autori provenienti dal circolo di Messalla. Il canzoniere di Tibullo è dominato dalla figura della donna amata, Delia, il cui nome, come d'uso tra i poeti elegiaci, era uno pseudonimo. La donna è descritta come volubile, amante del lusso e dei piaceri mondani e capricciosa. Il poeta vive con lei una relazione tormentata, caratterizzata dal rischio del tradimento. Nel II libro, compare una seconda figura femminile, Nemesi ("vendetta"), una figura dai.

tratti più aspri, una cortigiana avida e che scalzerà Delia dal cuore del poeta.

IL MITO DELLA PACE AGRESTE

Tibullo è comunemente noto come poeta dei campi, della serena vita agreste. Nell'elegia d'apertura del I libro, egli dichiara la propria scelta di vita, quella di una figura ideale di contadino dai beni modesti, capace di vivere l'amore con intensità e di farne poesia. Anche in Tibullo è presente lo scenario abituale della poesia elegiaca, la vita cittadina, che fa da sfondo alle avventure dovute all'amore e alla passione. Una tendenza tipica della poesia elegiaca è quella di costruirsi un mondo ideale, uno spazio di evasione, dalle delusioni di una relazione tormentata. Questa delusione trova sfogo nel mondo del mito. In Tibullo, il mondo del mito è assente e la sua funzione è svolta dal mondo agreste. La campagna tibulliana è uno spazio di felicità, di vita semplice e serena e pervasa da un

Senso di religiosità. Tibullo fa di questo spazio ideale il luogo del rimpianto e del desiderio e lo contempla come un scenario di un'età dell'oro. In questo spazio troviamo anche elementi autobiografici della vita di Tibullo (come lui bambino che corre per casa).

L'altro tema dominante della poesia tibulliana è quello della pace: vengono trattati gli argomenti dell'antimilitarismo, della condanna della guerra e degli orrori di quest'ultima.

TIBULLO O POETA DOCTUS

Tibullo aveva probabilmente una grande familiarità con le opere dei grandi poeti ellenistici. Il fatto che nelle sue opere non fosse presente una particolare erudizione o miti non gli toglie l'etichetta di poeta doctus. Egli utilizzava poche parole scegliendo in maniera accurata quelle più espressive. Egli, per il suo stile semplice e chiaro, sciolto e raffinato, era ammirato già dagli antichi. Il fascino della sua poesia era dovuto ai toni spesso sognanti.

e alla sua lieve ironia, che contribuivano a rendere una naturalezza espressiva.

LA FORTUNA

La fortuna di Tibullo fu superiore a quella dei poeti che, come Properzio, appaiono ai lettori moderni più meritevoli. Da una parte si ha il partito "classico", pronto ad ammirare l'equilibrio di Tibullo, e dall'altra quello opposto, che apprezza la costruzione ruvida ma infallibile di Properzio. Tibullo fu apprezzato dal suo pubblico contemporaneo e da quello poco successivo alla sua epoca, mentre fu "oscurato", perdendo fama, dalla tarda antichità e dal Medioevo, per poi tornare a brillare in età umanistica e durare per tutto il Settecento e oltre (Goethe scrisse le Elegie Romane, e Giosuè Carducci lo ammirò).

IL CORPUS TIBULLIANUM

L'Ègdamo del III libro del "Corpus indirizzati ad una donna di nome Neèra, I primi 6 componimenti Tibullianum", sono opera di un poeta, L'Ègdamo. Oggi sappiamo che non

Può trattarsi sicuramente di Tibullo, in quanto l'anno di nascita presenta delle incongruenze. Tra le ipotesi più plausibili avanzate per identificare il personaggio troviamo quella di Ovidio; in realtà questa opzione dovrebbe essere scartata per ragioni linguistiche-stilistiche. Si pensa comunque che sia un poeta della cerchia di Messalla.

Il panegirico di Messalla e gli altri componimenti

Alle 6 elegie di Lìgdamo, seguono un carme di 211 esametri e altri 13 componimenti che costituiscono il IV libro. Il carme, intitolato "Panegyricus" è un elogio a Messalla Corvino, del quale celebra la virtù e ripercorre la brillante carriera. L'autore è ignoto ma con molta probabilità faceva parte del circolo.

Per quanto riguarda gli altri 13 componimenti, sono attribuiti a Tibullo solo i primi 5 e gli ultimi 2, mentre le elegie dalla 7° alla 12° sono brevi biglietti d'amore attribuiti a Sulpicia (caso

Pressoché unico di poesia latina "al femminile". Indipendentemente dall'identità degli autori si può affermare con molta probabilità che tutti i componimenti siano opera di poeti del circolo di Messalla.

PROPERZIO

LA VITA E LE OPERE

Sesto Properzio nacque in Umbria, forse ad Assisi, fra il 48 e il 49 a.C. La famiglia, benestante, era di equestre, ma in seguito alle sanguinose guerre che colpirono l'Italia del 41-40 rango subì vari lutti e confische di terre. Ormai in condizioni disagiate, Properzio si trasferì a Roma, dove venne accolto in circoli eleganti finché anche Mecenate lo ammise nella sua cerchia nel 28 a.C. Il giovane poeta aveva già pubblicato un libro di poesie d'amore, noto con il nome greco "Monòbiblos" ("libro singolo"). In esso, il poeta si dice innamorato di Cinzia, una donna colta e raffinata che non gli risparmia gelosie e litigi. Come nel caso della

“Delia” di Tibullo, anche la “Cinzia” di Properzio è uno pseudonimo; il vero nome è Hostia.

Nel II e III libro, pubblicato verso il 25 e il 22 a.C., Cinzia domina ancora il campo ma sulla sua relazione con il poeta incombe il “discidium”, la separazione definitiva. Compaiono anche le prime tracce del rapporto con la cerchia di Mecenate: il poeta celebra i trionfi militari di Augusto nella 10° elegia. Nel IV libro, pubblicato forse nel 16 a.C., torna la figura di Cinzia; in questo, Properzio si dedica a raccontare miti della tradizione romana ed italica, anche se in forma spesso oscura. La morte del poeta va collocata negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione di quest’ultimo libro.

Il primo canzoniere in nome della donna amata, la raccolta poetica “Cynthia” il “Monòbiblos”, come si usava Properzio pubblicò anche in precedenza. Properzio si presenta come prigioniero da un anno per la

passione per lei. Cinzia è una donna elegante e di cultura letteraria e musicale, che vive da cortigiana negli ambienti frequentati da politici e letterati. Legarsi a una tale donna, significa per Properzio, compromettersi socialmente; di questa degradazione egli ne fa, però, un vanto: il poeta-amante si compiace della sua sofferenza e vede Cinzia come unica ragione della sua esistenza. Il poeta porta all'estremo il rifiuto del mos maiorum; un'esistenza dedita all'otium, al servitium nei confronti della donna amata, che viene narrata dal poeta, così come per le altre parti della sua vita, rendendola materia della sua poesia, poesia che vede come unico mezzo per conquistare e corteggiare l'amata. Egli sogna per sé e Cinzia i grandi amori del mito, le passioni che vanno oltre la morte, e vorrebbe rendere permanente il suo legame con lei secondo (castitas, pudor, fides): qui si può notare il processo

di recupero e trasformazione dei valori del mosmaiorum. A causa dell'insoddisfazione amorosa del poeta, nasce in lui il bisogno di evadere nel mito, dovei due amanti sono trasfigurati in personaggi mitici e vivono i loro amori.

Il canzoniere maggiore e il distaccoMecenate cercò di orientare Properzio verso forme poetiche nuove e di fare di lui un collaboratore dellapolitica e dell'ideologia augustea. Nella nuova raccolta (libri II e III), più ampia, troviamo queste pressioni ele opposizioni del poeta, essa vide la luce tra il 25 e il 22 a.C. Il II libro si apre con una recusatio, unelegante rifiuto del poeta, che si dichiara inadatto ad affrontare la creazione di un poema epico-storico. NelII libro, l'atteggiamento di Properzio è più complesso rispetto al I libro: da un lato vi è il senso di disagio peruna vita incompiuta, dall'altro il rapporto con Cinzia si fa più sofferto. Questo, porta Properzio, nel III libro,

consente di immergerci in un mondo di sentimenti e emozioni profonde. In particolare, l'elegia amorosa è un genere letterario che si concentra sull'amore e sulle relazioni romantiche. Tuttavia, nel caso di Properzio, l'atteggiamento dell'autore è meno appassionato rispetto ad altri poeti elegiaci. Nel libro in questione, Properzio esplora una varietà di temi, cercando di allontanarsi dall'amore. Le elegie amorose sono meno frequenti, e l'autore sembra voler esplorare altri aspetti della vita e della società. Tuttavia, nonostante il suo desiderio di allontanarsi dall'amore, il libro si conclude con un discidium a Cinzia, suggerendo che l'amore è ancora presente nella sua vita. L'elegia di Properzio ci offre uno sguardo intimo e profondo sulle emozioni umane, e ci invita a riflettere sulle complessità dell'amore e delle relazioni.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
115 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Rit02 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua e letteratura latina I e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Salerno o del prof Lanzarone Nicola.