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Da Tiberio a Claudio vi fu disinteresse nell'incentivare la letteratura che sostenessa il regime, lasciò

spazio a una ripresa dell'alessandrinismo neoterico. Che anzi Tiberio promosse. Poesia minore,solo

intrattenimento raffinato,cimento tecnico: Orazio, Manilio, Persio hanno polemizzato contro i facili

successi di questa. Epigrammisti greci operanti a Roma che scrivono in occasioni, anche per la

famiglia imperiale anche la produzione di alcuni poemetti mitologici o "di genere" ed epigrammi di

eredità catulliana, poi raccolti nell'Appendix Vergiliana e risalenti in buona parte all'età augustea e

giulia-claudia.

Poesia didascalica

Germanico , rielaborazione e traduzione elegante del poemetto astronomico di Arato. È figlio

• di Druso,fratello di Tiberio, e Antonia, figlia di Marco Antonio e della sorella di Augusto.

Nato nel 15 a.C. Marito di una nipote diretta di Augusto è adottato da Tiberio nel 4 d.C.

Morì prematuramente nel 19. era considerato il successore più probabile di Tiberio. Saranno

imperatori suo figlio Caligola, suo Fratello Claudio e il figlio di sua figlia Nerone. Fu fatto

un mito "liberale" di Germanico,dopo la sua morte, nell'ambito della contestazione contro

Tiberio. Cercava di costruire l'immagine di sè: carismatico condottiero carico di presagi a

suo favore. Era visto come aperto, generoso pieno di qualità e in coerenza protettore dell'arte

e poeta egli stesso. Aveva attorno a sè una corte di poeti che lo celebravano. Anche Ovidio,

seppur ormai in esilio. Abbiamo i suoi Arati phenomena. Da Arato traduce la prima parte sui

"phenomena", cioè sulla sarta del cielo. La seconda parte è ispirata ai"Diosemeia" le

previsioni del tempo, ma non secondo i segni atmosferici dettati da Arato, ma bensì

spiegandoli con l'influsso dei pianeti e dei segni zodiacali. Dedicato a Augusto, dopo la sua

morte che con la Pace permette agli scienziati di dedicarsi agli studi. Dal gusto della poetica

ellenistica per la tematica ardua: fare poesia elegante su temi difficili. In quel periodo

astronomia e astrologia erano temi d'attualità, non in senso letterario: penetrazione di forme

di filosofia e religione orientali, e con le consueguenti concezioni fatalistiche connesse

anche alla situazione politica contemporanea. Forse aveva voluto fissare nelle stelle il suo

destino regale.

Manilio : didascalica astrologica. Tutto sull'idea di fatalismo rigido che vede nella storia e

• nel cosmo un ordine provvidenziale. Non abbiamo notizie biografiche su di lui.

Astronomica: 5 libri tra la fine del regno di Augusto e gli inzi di Tiberio. I libro posteriore al

9 d.C. IV libro allude al 14 d.C. Affinità col poema di Germanico. Contenuto: astrologia,

cioè la scienza dell'influsso degli astri sul destino degli uomini. Linguaggio tecnico arduo

richiedono un lettore colto in materia. Ma come nella tradizione didascalica il tema centrale

è variato con altri argomenti di interesse generale. L'astrologia penetra a Roma nel I a.C,

nella cultura aristocratica; permeata di stoicismo (rifiutata da Panezio storico e da Cicerone).

Da molto erano però nelle credenze popolari. Nel I d.C era in Roma comunemente

accettata,tra le altre forme di religiosità orientale: in queste si cercava conforto alle

incertezze e angosce esistenziali e coltivata nella famiglia e nella corte imperiale, in

connessione col culto divino degli imperatori e con la loro pretesa di avere un ruolo

provvidenziale garantito da un ordinamento trascendente. Consigliere personale di Tiberio

era stato Trasillo, filosofo-astrologo. C'erano stati a Roma e in Grecia trattati di atrologia,

ma mai un poema sul tema. Suo modello Lucrezio: poesia scientifica e ricca di tensione

emotiva ed intellettuale. Già delle Georgiche di Virgilio e della tradizione precedente

giustificare l'inusuale tema scientifico attaccando gli scontati temi mitici e storici. Ma in

Manlio: l'idea dell'esaurimento della tematica tradizionale è espressa con un'intensità

singolare, da connettere al senso di vuoto e difficoltà a trovare una motivazione nuova alla

poesia,che caratterizza l'eta tardo e post-augustea. Mette in gioco la stanchezza del pubblico

per i temi usati,per una letteratura sentita come accademica e non più vitale. Tema della

stanchezza della letteratura del I secolo è comune(età giulio-claudio e poi Persio, Marziale,

Giovenale). Manlio non cerca di sedurre il pubblico,sa che la sua è una poesia ardua. La sua

è ricerca della verità. Sente l'esigenza,come Lucrezio, di far discepoli ma al contempo

disprezza il pubblico volgare, che cerca solo facile intrattenimento (come Persio). Manilio

ha una salda fede nella ragione, che può arrivare a conoscere tutto. Manilio polemizza anche

contro la simbologizzazione dell'astrologia, ma crede alle simpatie fra cielo e terra. E nel

suo poema di fatto sfrutta quella simbologizzazione. In lui il provvidenzialismo stoico

sorregge l'ideologia del principato, ma ridotto è il panegirismo. Da Lucrezio: severità

arcaizzante, coerente con il tono di rivelazione religiosa che non vuole l'argomantazione

razionale. Neologismi tecnici. Poi tendenza neoterica alla concisione elegante. Oscurità e

durezze sintattiche da questa anche però. Esametro virgiliano ed ovidiano. Viva passione

didattica. L'insegnamento morale ha come fine la serenità dell'uomo, qui di matrice storica:

sapere accettare il proprio destino,già fissato in un ordine cosmico.

Grattius , didadascalica sulla caccia. Cynegeticon: forse ultimi anni di Augusto. Anche

• questo tema. C'era solo prosa greca in erito, a che ne sappiamo noi. Riferimenti mitologici

rari e terminologia tecnica. Modello: Georgiche. Secondo la tradizione è variato da brevi

digressioni, tra cui una di rimpianto sulla perduta semplicità di Roma arcaica. Dtile

povero,impaccio e ingenuità declamatoria.

STORIOGRAFIA ED ERUDIZIONE DA Tiberio a Claudio

In questo periodo tema che interessa gli autori di storia: tempestoso passaggio al nuovo regime.si

confrontano le posizioni di chi, sulla linea della tradizione senatoria vede nel principato la

sopraffazione della res publica e di chi,allineato col nuovo regime sostiene la tesi ufficiale: il

principato ha provvidenzialmente restaurato la res publica, dissoltasi nella tragedia delle guerre

civili.

La storiografia di tradizione senatoria mostrerà il principato come una degenerazione rispetto alla

libertas aristocratica e giudicherà gli imperatori in base in base allo spazio che concedono ad essa

nel loro governo. Da qui la pesante svalutazione dei giulio-claudi, soprattutto di Tiberio nella

storiografia successiva che forse si era elaborata nello stesso periodo tiberino. Ma di quell'epoca

possediamo solo il celebrativo compendio di Velleio Patercolo e che riflette l'ottica dei ceti

emergenti, che nel nuovo regime trovano riconoscimento e giusta risposta alle loro ambizioni.

Velleio Patercolo (25/20 a.C - )

Famiglia equestre, campana. Fece carriera nell'esercito. Le notizio autobiografiche le ricaviamo

dalla sua stessa opera.

Opera dedicata a Marco Vicinio, per omaggiare il suo consolato nell'anno 30 d.C. Velleio si dedicò

all'otium dopo la carriera. Il consolato in questione è quasi designato come punto d'arrivo della

storia.

Historia Romana

2 libri. La sezione iniziale è caduta e così non ne conosciamo il titolo. Quello che sappiamo è

l'usuale ma probabilmente non è antico. Forse cominciava solennemente con la guerra di Troia,

antiche fondazioni di città greche e romane dalle leggende sui ritorni degli eroi da Troia. Non

abbiamo la parte su Enea. Agli storici interessava molto la parte sulla fondazione delle città,

(Origines di Catone,per es.) qui molto importanti. Nel I libro leggende, storia greca, cenni di

orientale e storia romana fino alla caduta di Cartagine e Corinto (146 a. C). E' perduta la sezione

dalla fondazione di Roma alle guerre macedoni (171 a.C). il II libro va dalle guerre puniche al 30

d.C. Tratta solo la storia di Roma, unica rilevante.

Opera come un compendio di storia universale, della quale Roma era il culmine. E storia che

culminava nel regno di Tiberio,celebrato alla fine con enfasi. In quest'opera ancora più evidente la

sproporzione solita nella storiografia romana: trattava molto più della storia attuale: (I libro: 1000

anni circa. II libro 175. 80 capitoli per i primi 85 anni,91 per i successivi 90-dal consolato di Cesare

in poi-) la trattazione più estesa è quella sul nuovo regime.

Iltento moralistico e edificante: abbastanza scoperto. Forse come fonte anche documenti ufficiali.

Ottica diversa da quella senatoria. È espressione della piccola nobiltà italica che deve al nuovo

regime l'ascesa. Qui l'ascesa dei nuovi ceti italici e provinciali, la mobilità sociale è un fatto

positivo, non di corrompimento dell'originaria base romana e laziale dello stato. Dunque la

celebrazione non sarà qui imposizione propagandistica ad opera di Tiberio, ma sincera gratitudine di

un ceto che deve la sua fortuna al regime.

A tema anche gli homines novi, qui si parla di Seiano ministro di Tiberio.

Il ritratto che fa Tacito è invece molto più cupo, lui è espressione della storiografia senatoria.

Il ritratto positivo convive col senso di decadenza tipico della storiografia da dopo Sallustio.

Riprende l'idea che con Cartagine era caduto in metus hostilis e da lì: avaritia, luxuria, otium. Di qui

la decadenza morale e politica che ha portato alle guerre civili, iniziate con le agitazioni graccane e

culminate nelle proscrizioni.

L'opera compendiaria era fruibile da chi non avesse nè molta cultura nè molto denaro. Orientava

velocemente i nuovi ceti, dava loro un pò di cultura generale,utile in società.

Qualche excursus sulla produzione letteraria: per dare alcune notizie di cultura generale. Sulla

decadenza nella lettertura: tema ricorrente in questi periodi.

Lo stile è dimesso,accessibile, non per alti scopi. Linguaggio più elaborato nei ritratti dei

personaggi importanti e nelle considerazioni moralistiche,dal modello di Livio. Si compiace di una

sentensiosità convenzionali. Ricerca antitesi, parallelismi effetti concettistici o declamatori. Mostra

anche i segni di una non ben assimilata influenza del gusto e dei colori della retorica

contemporanea, accesi nell'apostrofe contro Antonio e nel panegirico finale. Linearità un po'

elementare del racconto e vivacità dei ritratti.

Valerio Massimo

a metà tra storiografia e retorica stanno gli Exempla. Notizie autobiografiche dall'opera stessa. Privo

di sostanze familiari si appoggiò a Sesto Pompeo,un discendente di Pompeo il gr

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
12 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ErikaErika di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Caldini Roberta.